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mercoledì 20 settembre 2017

Che cosa sta succedendo all'avifauna?



Che cosa sta succedendo all’avifauna? In vari articoli anche recenti, ci siamo occupati della vegetazione e dei danni causati alla flora dalle operazioni di biogeoingegneria clandestina, ma quali sono le conseguenze sull’avifauna? Questo breve articolo non mira ad essere uno studio accurato, ma una testimonianza che, per quanto empirica, non è priva del tutto di valore, giacché l’esperienza è uno dei cardini del metodo scientifico.

Durante l’estate 2017 abbiamo compiuto alcune escursioni nell’entroterra ligure per documentare le condizioni ambientali sottoposte alla formidabile pressione biochimica. Ci ha sorpreso e rattristato non solo l’estrema povertà del patrimonio entomologico (imenotteri, coleotteri, lepidotteri…), ma pure la rarità dei volatili: specie fino a qualche lustro addietro piuttosto diffuse (passeriformi vari, rapaci diurni e notturni etc.) sono diminuite in modo impressionante o talora sparite. Abbiamo poi constatato che anche in ecosistemi dove il bosco ed il sottobosco sono ancora alquanto rigogliosi, in qualsiasi ora del giorno, non si ode neppure un cinguettio: regna un silenzio gelido, irreale. Si potrebbe ipotizzare una pressoché totale estinzione di varie specie di pennuti…

Non è così: in realtà, in concomitanza con il sorvolo di aerei chimici, scende il silenzio sulle aree boschive, sulle radure, sui prati ed i pascoli: il rombo dei velivoli e gli inquinanti dispersi sono percepiti dall’avifauna come una grave interferenza alla necessità ed al piacere di comunicare? La risposta è forse in un’esperienza di qualche settimana fa: ci recammo in un’area agreste non distante dal centro urbano. Era una rara giornata dal tempo naturale, con cielo blu cobalto e fantastici, maestosi cumuli. Si era deliziati da un concerto di ciangottii dai più diversi timbri ed altezze: all’improvviso udimmo il solito rimbombo di un aviogetto con la sua “bella” scia. Nell’arco di un minuto o poco più, quei canti armoniosi si spensero per lasciare il posto ad un’inquietante quiete. Sarà stata una coincidenza? Certo, il numero dei passeriformi è scemato notevolmente nelle città, nelle campagne e nelle aree silvestri, mentre aumentano petulanti gabbiani, tortore e colombi, ma qualcos’altro accade e sta accadendo…



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sabato 20 giugno 2015

Alluminio: è strage di api



È giunta un’altra conferma (l’ennesima) di quanto gli scienziati, quelli veri - non i dilettanti alla C.I.C.A.P.- e gli attivisti denunciano da anni, vale a dire che la moria delle api e di altri imenotteri (vespe, bombi etc.) è da addebitare in primo luogo all’alluminio disperso negli ecosistemi attraverso le scellerate operazioni di geoingegneria clandestina. Ne danno conto alcune testate giornalistiche britanniche e tedesche. Ricapitoliamo le cause del declino subìto dagli imenotteri in questi ultimi lustri.

• Alluminio ed altri metalli neutossici diffusi nell’ambiente
• Uso indiscriminato di insetticidi neonicotinoidi
• Attacchi di parassiti
• Campi elettromagnetici

Di recente alcuni scienziati britannici hanno rilevato altissimi livelli di alluminio nell'organismo delle api: la contaminazione riguarda soprattutto le pupe. Tale accumulo porta al morbo di Alzheimer negli esseri umani.

Il calo della popolazione globale di questi imenotteri è innescato dalla contaminazione dovuta all’alluminio, secondo quanto riferisce la pubblicazione "Public library of Science - the international online magazine”.

Sono i biologi della Keele University e della Sussex University, nel Regno Unito, ad aver stabilito il nesso tra alluminio e moria delle api, anche se altri fattori giocano un ruolo negativo, come la mancanza di fiori o gli attacchi di parassiti. Gli studi comunque dimostrano che le api suggono nettare e polline che contengono alluminio.

L'alluminio è notoriamente neurotossico ed influisce sulle funzioni cognitive. Gli insetti impollinatori fanno affidamento sulle funzioni cognitive nel loro comportamento di tutti i giorni e questi dati agitano lo spettro di un deterioramento cerebrale da alluminio. E’ come se le api fossero affette da demenza.

Gli entomologi hanno scoperto che il contenuto in alluminio nelle pupe degli imenotteri oscilla da 13 a 193 ppm (parti per milione), laddove un contenuto di alluminio di circa 3 ppm in genere attiva la malattia di Alzheimer negli esseri umani.

Un’altra causa della quasi estinzione che sta colpendo le api è da ricercare negli insetticidi neonicotinoidi, molto usati in agricoltura.



Fonti:

- deutschewirschaftsnachrichten.de
- dailymail


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domenica 7 dicembre 2014

Italia: dalla deindustrializzazione alla distruzione dell’agricoltura

Ahi serva Italia, di dolor ostello,
nave sanza nocchiere, in gran tempesta,
non donna di province, ma bordello.


(Dante Alighieri, Purg. VI, vv. 1-3)



Anni fa la globalizzazione fu “venduta” come una panacea: avrebbe creato nuovi posti di lavoro in un mercato flessibile, avrebbe portato ad una benefica concorrenza con conseguente riduzione dei prezzi, avrebbe consentito alle nuove generazioni di vivere e lavorare all’estero, avrebbe creato un mercato mondiale in cui vendere ed acquistare tutto ed il contrario di tutto, avrebbe abbattutto le frontiere ideologiche. Naturalmente era un imbroglio.

La globalizzazione, che ha favorito solo le multinazionali, mentre ha danneggiato o distrutto piccole e medie imprese, è stata ed è solo un pretesto ed uno strumento per strappare il tessuto economico di alcuni stati, avvantaggiando l’apparato produttivo di altri paesi, dove la manodopera costa meno ed in cui i lavoratori non sono sindacalizzati. Così i B.R.I.C. (Brasile, Russia, India, Cina) e pochi altri paesi impazzano con le loro materie prime e manufatti in quasi tutto il pianeta, mentre l’Occidente langue sempre più. In particolare talune nazioni europee (soprattutto Grecia ed Italia in questo periodo) sono vittime di politiche fiscali e finanziarie vessatorie, ideate solo per soggiogare ed impoverire. Un popolo debole, affamato, indebitato fino al collo è più facile da controllare ed accetterà obtorto collo anche misure draconiane con il miraggio di risollevarsi.

Le scellerate iniziative attuate dai vari governi italiani, diligenti interpreti di volontà superiori, hanno causato la deindustrializzazione: molti imprenditori hanno chiuso e stanno chiudendo i battenti; chi ha potuto, ha delocalizzato, ossia ha trasferito gli impianti all’estero. Le conseguenze: operai in cassa integrazione o ricollocati o licenziati, disoccupazione crescente, tensioni sociali… Per distruggere il secondario sono stati usati una tassazione esosa, il cosiddetto “cuneo fiscale”, nonché una normativa farraginosa, astrusa e persecutoria che scoraggia chicchessia ad intraprendere un’attività economica anche di tipo individuale. Les jeux sont fait: l’Italia si avvia a diventare un paese ex industriale in cui quasi tutte le merci devono essere importate.

Tuttavia, a differenza di quanto ipotizzava qualche economista, “la terra dove il sì suona” non è destinata a tornare ad un livello agricolo, poiché il settore primario è oggi gravemente compromesso, a causa dell’applicazione di norme assurde e soprattutto grazie a decenni di geoingegneria clandestina. Moria di api, contaminazione dei suoli, parassiti, piogge torrenziali e siccità ad hoc stanno falcidiando i raccolti, portando alla rovina agricoltori ed allevatori non ancora “convertitisi” all’agricoltura ed alla zootecnia industriali, magari tangenti con gli interessi delle aziende leader nel campo delle biotecnologie.

Anni fa prevedemmo e paventammo che ciò sarebbe successo. Il quadro è fosco, poiché i farabutti non si accontentano di dominare e di arricchirsi sempre più. I banchieri internazionali sono molto potenti e spregiudicati, ma al di sopra di loro agiscono altri figuri dagli scopi ancora più inconfessabili.

Come ci spiega lo spaventoso Henry Kissinger, ex segretario di stato durante , già consigliere di papa Benedetto XVI: “Non riposeranno fino a quando non sarà tutto distrutto” .


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lunedì 10 gennaio 2011

La Geoingegneria clandestina ed altre manipolazioni porteranno ad una carestia globale

Vergogna! A tutti quelli che continuano a nascondere la scelleratezza della Geoingegneria (scie chimiche) e che propagandano la fandonia del "riscaldamento globale da CO2 di origine antropica"! L'articolo che segue traccia il percorso verso la fame globale, dalle agenzie internazionali al consumatore, passando per le corporazioni e gli speculatori.

Sette motivi per cui la mancanza di cibo diventerà una crisi globale

L'inflazione è qui ed è qui per rimanere. Possiamo vedere che peggiora ogni volta in cui dobbiamo acquistare generi alimentari. I prezzi delle derrate di base come frumento, mais, soia e riso sono saliti alle stelle dal luglio 2010, a livelli record. Ci possiamo solo aspettare che questi prolungati aumenti di prezzo continuino, mentre la carente produzione alimentare comincia davvero a mietere vittime. L'estate scorsa la Russia ha vietato le esportazioni di grano per assicurare l'approvvigionamento della nazione, decisione che ha suscitato denunce di protezionismo. La comunità agricola degli Stati Uniti sta già ventilando il razionamento del mais per l'etanolo, per contrastare problemi di approvvigionamento. Non abbiamo visto ancora niente in termini di protezionismo circa il cibo.

La penuria alimentare globale ha costretto la F.A.O. (naturalmente la F.A.O. orchestra le carestie che finge di voler combattere, nota di Tanker enemy) a riunioni di emergenza nelle quali è stato affermato che è necessaria "un'azione urgente". Puntano sulle condizioni meteorologiche estreme come fattore principale per spiegare la crescente scarsità di cibo. Tuttavia anche la speculazione sui beni di prima necessità è stata additata come causa. Sembra che la crisi rappresenti inoltre l'occasione perfetta e la giustificazione per le grandi multinazionali agro-alimentari che producono sementi transgeniche, per introdurre obtorto collo i loro prodotti all'interno dei mercati scettici quali Europa e Giappone, come alcuni appunti recentemente trapelati suggeriscono. Una cosa è certa: la scarsità di cibo, probabilmente, seguiterà a peggiorare e diventerà una crisi alimentare globale su vasta scala.

Qui sono indicati sette ragioni per cui la penuria di cibo si estenderà su scala mondiale.

1. Condizioni meteorologiche estreme

Le condizioni meteorologiche estreme sono state e sono un grave problema: la siccità estiva e le ondate di calore che hanno devastato il raccolto di grano della Russia, le "inondazioni bibliche" in Australia e in Pakistan hanno distrutto molte coltivazioni. Non finisce qui: un inverno estremamente freddo e la neve hanno colpito tutta l'Europa e gli Stati Uniti. Colture di prima necessità stanno crollando in tutte queste regioni con il rischio di rendere un raccolto, già fragile nel 2010, ancora più critico nel 2011. [...]

2. Collasso della comunità delle api

Il quotidiano "The Guardian" ha riferito questa settimana di uno studio dell'U.S.D.A. sulla diminuzione delle colonie di api negli Stati Uniti: "Il numero di esemplari di quattro comuni specie di bombi, negli Stati Uniti, è sceso del 96% solo nell'ultimo decennio". Si ritiene generalmente che le api impollinino circa il 90% delle colture commerciali del mondo. Ovviamente, se questi numeri sono anche solo lontanamente accurati, allora il nostro approvvigionamento alimentare è in gravi difficoltà. Fortunatamente per noi, i giganti degli O.G.M. hanno semi che non richiedono l'impollinazione aperta affinché diano i loro frutti.

3. Collasso del dollaro

La speculazione sui beni di prima necessità ha comportato una massiccia inflazione che sta già creando livelli di crisi nelle regioni povere del mondo. I prezzi dei prodotti alimentari sono saliti soprattutto perché gli scambi avvengono con un dollaro sempre più debole. I commercianti punteranno sulle circostanze descritte in questo articolo per giustificare le loro scommesse, ma anche sul fatto che il cibo rappresenta un investimento tangibile in un'epoca di carta inutile. Poiché i problemi del debito negli Stati Uniti possono solo peggiorare e nazioni come la Cina e la Russia stanno abbandonando il dollaro come moneta internazionale, il biglietto verde diventerà sempre meno appetibile, provocando un ulteriore aumento dei prezzi.

4. Inasprimento delle normative

Ancor prima che alla F.D.A. fossero dati nuovi ampi poteri per disciplinare le produzioni alimentari, con la recente legge di ammodernamento della sicurezza alimentare (ingannevole circonlocuzione dietro cui si nasconde il diabolico "Codex alimentarius", nota di Tanker enemy), le piccole aziende agricole venivano perquisite e ne veniva regolamentata l'attività. Ora la nuova legge pone essenzialmente la "sicurezza" alimentare sotto la direzione del Dipartimento della Sicurezza Nazionale attraverso cui il cartello agro-alimentare usa il governo per consolidare ulteriormente il controllo sul settore. Un'attiva azione di polizia viene intrapresa contro agricoltori sospettati di non rispettare le normative sulla qualità.

5. Aumento dei prezzi del petrolio

Nel 2008, le quotazioni record del petrolio hanno superato i 147 dollari al barile, spingendo i prezzi alimentari a nuovi massimi. Il riso è triplicato in sei mesi durante l'impennata dei prezzi dell'oro nero. Il prezzo del greggio influisce sui costi di produzione a più livelli: dall'aratura dei campi ai fertilizzanti ed ai pesticidi, dalla raccolta al trasporto. Proiezione per il 2011: molti esperti stimano che il prezzo dell'oro nero possa salire a 150-200 dollari al barile nei prossimi mesi. Da come il petrolio ha chiuso nel 2010, al suo massimo di 95 dollari al barile in due anni, è probabile che possa continuare a salire. Ancora una volta, un indebolimento del dollaro inciderà sui prezzi del greggio e di conseguenza su quelli dei generi alimentari.

6. Aumento dell'inquinamento del suolo

Le attività di Geo-ingegneria si sono svolte e si svolgono su grande scala negli Stati Uniti (non solo, nota di Tanker enemy) da decenni. Conosciute tra i ricercatori indipendenti come "scie chimiche", il governo ha ora ammesso questi "esperimenti", sostenendo che si tratta del piano "B" per combattere il riscaldamento globale. I brevetti coinvolti in queste irrorazioni riguardano pesantemente l'alluminio. La contaminazione da alluminio sta uccidendo piante ed alberi e rendendo sterile il terreno per la maggior parte delle colture. Per un'incredibile coincidenza, le aziende O.G.M. hanno brevettato semi resistenti all'alluminio per salvare la situazione.

7. Giganti O.G.M.

A causa della crescente consapevolezza degli effetti nocivi sulla salute provocati dagli alimenti geneticamente modificati, molti paesi hanno respinto questo tipo di colture. Pertanto sembra che abbiano bisogno di una crisi alimentare affinché le aziende produttrici di sementi transgeniche riescano ad introdurle nei paesi attualmente contrari a questi prodotti. [...] Poiché i giganti degli O.G.M. controllano già gran parte dei prodotti alimentari, sembra che essi possano anche manipolare facilmente i prezzi per conseguire il controllo globale del cibo.

L'equazione è abbastanza semplice: il cibo è una merce relativamente poco elastica in termini di domanda. In altre parole, la gente ha bisogno di mangiare, non importa quanto l'economia vada male. Così la domanda può essere misurata fondamentalmente dalla dimensione della popolazione. Dunque la domanda rimane costante, mentre le pressioni sull'alimentazione sopra indicate continuano a peggiorare, i prezzi alimentari potranno andare in un'unica direzione: su, su e su.

Mentre le agenzie internazionali si arrampicano sugli specchi per trovare "risoluzioni", potrebbero spendere la loro energia altrettanto bene, cominciando a discutere se per caso questo scenario da carestia non sia stato creato appositamente a scopo di profitto (e per schiavizzare l'umanità, nota di Tanker enemy). Indipendentemente da ciò, la persona media sarebbe molto saggia, se facesse scorte alimentari come investimento e per tentare di sopravvivere alle carestie future.

Traduzione: Dakota Jones

Revisione e note: Comitato Tanker enemy

Fonte: ilupidieinstein





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giovedì 21 ottobre 2010

I parchi oggi

L'uomo ha sovvertito ampiamente la natura, mettendo a coltura la terra e ricavandone campi e prati, giardini e parchi. In questo modo, nel corso dei secoli, l'aspetto originario delle aree bucoliche e silvestri è cambiato e, con esso, la composizione del mondo vegetale ed animale. Numerose piante selvatiche sono scomparse, altre si sono adattate alle mutate condizioni, altre ancora sono arrivate dalle steppe dell’Europa orientale e dall'America. Molte di esse si sono insediate come erbe "infestanti" nei campi di cereali, sui viottoli, al margine delle strade, tra le macerie, in mezzo alle siepi, lungo gli steccati e sui muri. Anche molti animali albergano nelle vicinanze degli stanziamenti umani: alcune specie dell'avifauna sono di casa nei parchi urbani e nei giardini. Passeri, rondoni, cicogne, taccole e gufi nidificano nelle case, sui tetti o sui comignoli; cinciallegre, merli, fringuelli, pettirossi, cardellini e molti altri passeriformi vivono tra i cespugli e gli alberi delle aree verdi all'interno delle città. Vivono o vivevano?

I sensi ottusi e l'ovattata indifferenza in cui siamo sprofondati ci impediscono di notare come i parchi ed i verzieri, piccole oasi di verde nel grigio deserto delle città, abbiano subìto una metamorfosi in questi ultimi anni: la flora, bene o male, sembra, per ora, resistere, ma i volatili che riempivano l'aria di canti, dove sono finiti? Un tempo non era difficile intravedere, tra le fronde delle piante, qualche capinera o un fiorrancino o un pettirosso dalla vivace livrea. Talora si udiva il cinguettio di un verzellino o di un ciuffolotto scarlatto. Gli stessi merli ed i passeri domestici sono sempre più rari, mentre è un caso del tutto eccezionale imbattersi in una calandrella o in un rigogolo dal bel piumaggio giallo dorato.

Al sorgere del sole o al tramonto, il chiassoso concerto dei passeriformi si è affiochito in uno sparuto e flebile bisbiglio o, peggio, si è spento in un silenzio spettrale. Un po' alla volta, ma in modo irreversibile, le irrorazioni clandestine, principale causa della moria che ha colpito pipistrelli, imenotteri, coleotteri, piccoli mammiferi, anfibi... hanno provocato pure lo sterminio dell'avifauna, privata del suo nutrimento, costituito da piccoli insetti, vermi, semi, frutti. Un tempo, dopo un acquazzone, si vedevano frotte di merli che beccavano i lombrichi spinti sulla superficie della terra dalla pioggia scrosciante. Oggi dopo sporchi piovaschi, i giardini sono ancora più squallidi e muti.

Tutto ciò è avvenuto tra l'incuranza di molti fra noi: le madri con i loro figli si recano nei giardinetti per attaccarsi al cellulare, mentre i pargoli si arrampicano su strutture ludiche di plastica e di ferro o scorrazzano tra aiuole soffocate dal cemento.

Non bisogna, però, lamentarsi: le zone verdi sono, oggigiorno, aree wi-fi. Ci collegheremo alla Rete, immersi in un ambiente elettromagnetico particolarmente salubre: la tecnologia è il futuro, la tecnologia è la nostra salvezza.





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domenica 28 marzo 2010

Le dieci piaghe della California

Ripercussioni delle scie chimiche in California

Pubblichiamo un sommario delle conseguenze causate dalle irrorazioni clandestine in California. Ciascun aspetto potrà essere approfondito, grazie ai collegamenti, ma già solo l'elenco è molto eloquente.

Durante gli ultimi quattro anni, le chemtrails hanno provocato in California, uno degli stati più bersagliati della Federazione, i seguenti perniciosi effetti. La ricerca è stata compiuta dal giornalista indipendente di Los Angeles, Michael J. Murphy, autore di un corposo articolo che ci ripromettiamo di proporre, non appena sarà possibile.

1) Decremento della produzione relativa all’energia solare ricavata da pannelli foto-voltaici, pari al 50-60 per cento.

2) 48 analisi dell'acqua piovana rivelano che il contenuto di alluminio è passato da 7 parti per miliardo a 3450 parti per miliardo, con un aumento del 49.186 per cento.

3) Moria delle conifere, in particolare delle sequoie.

4) Diminuzione delle zone in cui i salmoni depongono le uova, da 160.000 ad 8.000, con una flessione del 95 per cento!

5) Riduzione del numero degli anfibi pari all'80 per cento.

6) Il PH del suolo forestale è passato da 5,5 a 7.

7) La "sindrome del naso bianco" ha ucciso tra il 90 ed il 100 per cento dei pipistrelli in almeno dieci stati.

8) Sono stati rilevati casi di trote con deformazioni.

9) Il raccolto delle patate ha conosciuto un calo dell'80 per cento.

10) Falcidia delle api e di altri imenotteri.


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domenica 28 febbraio 2010

La scomparsa della nebbia

Pubblichiamo un articolo la cui fonte originale è l'A.N.S.A. Il testo, che si riferisce al fenomeno della diminuzione della nebbia in alcuni ecosistemi, sciorina i soliti infingimenti e le arcinote vacue circonlocuzioni per nascondere la vera causa di questa anomalia meteorologica. Da almeno quindici anni, infatti, l'agronoma californiana Rosalind Peterson ricorda, nelle sue accorate ed inascoltate denunce, che le scie chimiche igroscopiche stanno danneggiando in modo irreparabile le foreste di conifere che si estendono in ampie plaghe della California. Non è solo il carente apporto di umidità alla vegetazione ad essere pernicioso: le chemtrails hanno avvelenato le sorgenti ed i corsi d'acqua, determinato un drastico decremento delle piogge, all'origine di rovinosi incendi. Il cielo della California, un tempo terso, è oggi opaco e tramato di scie. La moria delle api - da questi imenotteri dipende soprattutto l'impollinazione dei mandorli - ed il Morgellons (con 1.000 nuovi casi al giorno diagnosticati negli Stati Uniti!) sono altre nefaste ripercussioni dell'operazione "scie chimiche".

Nonostante queste evidenze, gli "scienziati" si trincerano dietro il solito ambiguo ed insulso sintagma "cambiamenti climatici", una frode linguistica in cui si invertono le cause con le conseguenze o che, simulando di esprimere tutto, non dice alcunché. Si evocano la variazione di gradiente, i mutamenti nella circolazione atmosferica: queste manifestazioni sono effetti e non cause dei fenomeni o, semmai, co-fattori, poiché il collasso degli ecosistemi è provocato dalle tonnellate di veleni che impunemente sono sparsi nella biosfera. Piogge alcaline, piogge acide, contaminazioni dei bacini idrici, foschie artificiali, siccità, alluvioni, frane e valanghe (favorite dalla Pseudomonas Syringae, un batterio che è diffuso con gli aerei chimici), sterilità dei suoli, riduzione dell'avifauna sono il tragico corollario di un'attività che non conosce sosta e che anzi si intensifica ogni giorno di più. Non è un caso se questi disastri innaturali datano quasi sempre dalla metà degli anni 90 del XX secolo, proprio il periodo in cui le operazioni di aerosol clandestino cominciarono a diventare più frequenti e coordinate. Le "coincidenze" sono isole.

Di seguito l'articolo che è stato anche digrossato sotto il profilo linguistico, per via dei numerosi strafalcioni.



La nebbia scompare, vittima dei cambiamenti climatici (sic): la Pianura padana ne registra una riduzione del 30-35% in vent'anni, mentre sulle coste statunitensi si è calcolato che ogni giorno è presente tre ore di meno. Si lancia così un allarme per gli ecosistemi. A rilevare il fenomeno negli Stati Uniti sono stati i ricercatori dell'Università di Berkley che hanno evidenziato come questo cambiamento potrebbe incidere negativamente sul benessere delle foreste. Lo studio, che sarà pubblicato sulla rivista "Proceedings of the National Academy of Sciences", ha sottolineato come la drastica riduzione della nebbia, accompagnata da un aumento della temperatura media, possa causare ripercussioni negative sulle foreste di sequoie che coprono la costa orientale degli Stati Uniti: la nebbia, riuscendo a prevenire la perdita di acqua dagli alberi, svolgeva un ruolo fondamentale nel mantenimento dell'ecosistema costiero, che adesso si trova in 'serio' pericolo. Dalle analisi eseguite lungo la costa orientale degli Stati Uniti è stato evidenziato che, solo nell'ultimo secolo, in estate è stata riscontrata una perdita giornaliera di nebbia di circa tre ore. Un evento questo che i ricercatori ritengono 'pericoloso' per il benessere ambientale: sequoie, animali e piante, non potendo più contare sul particolare clima umido delle zone costiere, non riescono a perpetuare il naturale processo di rigenerazione.

Il fenomeno è 'ben visibile anche in Europa: in Italia la nebbia è in netta regressione ed è stata calcolata una riduzione del 30-35 per cento negli ultimi 20 anni in Pianura padana, catalogata, fino agli anni '90, come una delle zone più nebbiose del mondo. ''Da quell'anno in poi non sono stati più registrati i picchi massimi ed i giorni di nebbia si sono notevolmente ridotti anche se gli ultimi due anni hanno fatto registrare un ritorno a una situazione simile agli anni '60-'90'', ha riferito Giampiero Maracchi, ordinario di Climatologia all'Università di Firenze. ''Il periodo tra gli anni '60 e '90 e' stato caratterizzato da valori medi di nebbia molto elevati - ha spiegato Maracchi - mentre poi la media '80-'99 è caratterizzata già da una fase di cambiamento della circolazione atmosferica e del clima''.

I ricercatori statunitensi, grazie alle informazioni su visibilità', vento e temperatura concesse dagli aeroporti, hanno attribuito la causa del fenomeno alla 'notevole' diminuzione, nel corso degli anni, della differenza di temperatura tra costa e interno del Paese. Processo questo che ha implicato, secondo le analisi, un calo del 33% degli eventi nebbiosi. Un esempio del cambiamento è stato registrato tra l'università di Berkley, nella Baia di san Francisco, e la città di Ukiah a nord della California: all'inizio del XX secolo si stimava una differenza diurna di temperatura di 17 gradi Fahrenheit, mentre oggi sono solamente 11. ''I dati - ha affermato James A. Johnstone, autore dello studio - suffragano l'idea che la nebbia costiera della California del Nord è diminuita in connessione al calo del gradiente di temperatura tra costa e interno. Nonostante sia basso il rischio che le sequoie mature muoiano, questo processo può intaccare fortemente la crescita di nuovi alberi: andando a cercare altrove acqua, alti tassi di umidità e temperature più fresche - ha concluso Dawson - si avranno effetti sull'attuale gamma (?) di sequoie, delle altre piante e degli animali che vivono in questi fragili ecosistemi''.


Leggi qui l'articolo tratto da Tiscali.it


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mercoledì 24 febbraio 2010

Scie chimiche in Costa Rica

In Costa Rica si è assistito ad una massiccia irrorazione aerea prima delle elezioni e durante la giornata dedicata al voto. Le operazioni chimiche sono state anche concomitanti con l’iniziativa del governo che ha decretato l'obbligatorietà delle vaccinazioni "contro" l'influenza A. Sul blog Freeskies sono stati pubblicati a proposito di questi eventi, alcuni brevi ma significativi brani estratti da un più ampio articolo inerente alla correlazione tra scie tossiche e tornata elettorale. Alcune osservazioni vengono a taglio: anche un piccolo stato meso-americano come il Costa Rica, che, fino a qualche anno fa, poteva essere considerato un eden, è ora teatro di micidiali attacchi chimico-biologici. Le attività di aerosol clandestino si intensificano in occasione delle consultazioni elettorali, probabilmente per indurre la popolazione a recarsi alle urne, con la diffusione di sostanze psicotrope. Vengono dispersi composti velenosi di cui le prime vittime sono gli insetti ed i volatili: a causa, infatti, del loro veloce metabolismo, essi manifestano per primi i sintomi da intossicazione.

Riportiamo gli excerpta.

"Per tutta la mattina, gli aerei hanno creato una griglia di scie. Quando un amico mi ha chiamato per avvisarmi, era mezzogiorno: in cielo splendeva ancora il sole. Abbiamo realizzato un video con un telefono cellulare.[...] Dopo un po' di tempo, il cielo ha perso il suo blu: era diventato completamente rannuvolato su tutta la valle che si allunga per circa novanta kilometri.[...] L'election day è stato totalmente coperto: in prima serata, ha cominciato a piovere piano. La pioggia è caduta per tutta la notte”.

"Oggi mi sono recato in montagna e ho notato che le farfalle e gli altri insetti parevano completamente storditi e non volavano. Il governo ha emanato un decreto con il quale chiunque può essere convocato per essere vaccinato ‘contro’ l'influenza H1N1 obbligatoriamente: bisogna solo sperare (sapendo quello che è successo in
Ucraina lo scorso anno) che non abbiano irrorato con gli aerei sostanze nocive come quelle che sembrano aver intossicato gli insetti ed i volatili".

Leggi qui l'articolo pubblicato su Freeskies.



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domenica 9 agosto 2009

Il punto di non ritorno

Il peggio è già accaduto. (M. Heidegger)

Quasi ogni giorno gli aerei chimici riversano tonnellate di veleni in tutta la biosfera. Ciò avviene da alcuni decenni. Quali sono le ripercussioni di questa "metodica distruzione della Terra"? Le conseguenze sono evidenti: moria delle api, di molte specie dell'avifauna, degli anfibi, danni alla vegetazione, alle colture, inquinamento delle falde acquifere e delle sorgenti, dei suoli agricoli, dell'aria. Respiriamo veleni, beviamo veleni, ingeriamo veleni con gli alimenti, quotidianamente.

Molti si sono accorti che le mosche che ronzavano nelle afose giornate estive sono scomparse: anche le rondini, i balestrucci, i rondoni e tutti gli altri volatili che si nutrono di insetti e che con gli insetti nutrono i nidiacei, si stanno estinguendo. Gli stessi passeri, un tempo numerosi in città, sono diminuiti in modo drastico. Uccisi zanzare e mosche con l'etilene dibromuro (o dibromide), l'intera catena ecologica ne ha risentito: i pipistrelli, le rane, le vespe, i grilli, le cicale, le lucciole, le falene sono ormai sull'orlo dell'estinzione. Se ci si reca in campagna in una notte estiva, si resta raggelati dal silenzio spettrale che regna, appena spezzato da qualche lontano frinire.

Intanto tra la popolazione la percentuale dei tumori, dei linfomi non Hodgkin, delle leucemie... è in aumento. Le malattie neurodegenerative sono sempre più diffuse e l'età di insorgenza si abbassa. Spore fungine, virus e batteri, sparsi con gli aerei della morte, stanno determinando un incremento di patologie di ogni tipo nelle varie fasce d’età.

E' una galleria degli orrori: l'ozonosfera è stata strappata, la magnetosfera danneggiata, gli ambienti tutti sono contaminati. Se alle scie tossiche, aggiungiamo le scorie delle centrali nucleari, le nanoparticelle degli inceneritori, i composti inquinanti che provengono dalle discariche, dalle attività industriali e dal traffico veicolare (vedi il cancerogeno benzene, usato come additivo nella benzina "verde") etc., ci accorgiamo che siamo vicini ormai al collasso.

Varie attività di geo-ingegneria oceanica, pur essendosi rivelate fallimentari (in teoria, avrebbero dovuto diminuire la quantità di biossido di carbonio, favorendo la proliferazione di alghe, attraverso lo spargimento di ferro nell'idrosfera), continuano. Ormai sono pochissime e dall'estensione limitata le aree del pianeta quasi incontaminate: a ritmi incalzanti, le foreste pluviali ed altri biomi sono aggrediti, incendiati, inquinati.

Le piogge che cadono sono piene di elementi e composti nocivi e trasformano la terra in una landa sterile. Sovente sono precipitazioni acide contenenti biossido di zolfo: danneggiano l’agricoltura e corrodono i monumenti. Altre zone sono state desertificate, impedendo le precipitazioni. Le temperature salgono, a causa delle manipolazioni climatiche. Le correnti atmosferiche portano i veleni in ogni dove: non esistono confini. Micidiali onde elettromagnetiche, sormontando ogni barriera, sommergono anche gli angoli più sperduti.

Il settore primario, quello da cui dipende il sostentamento, presto cederà con un calo sia nella produzione sia nella produttività. Si creerà un effetto domino che porterà ad una crisi alimentare senza precedenti ed al dissesto nell'erogazione dei servizi.

Qualsiasi intervento per tentare di ripristinare i fragili equilibri ambientali, di fronte a questo pesante attacco alla flora, alla fauna ed all'umanità, è votato al fallimento: è come togliere, con un bicchiere, l'acqua da un'imbarcazione che sta rapidamente affondando. Né la marginale agricoltura biologica né la ridicola produzione di energie rinnovabili né qualche movimento per la protezione degli ecosistemi potranno invertire o solo correggere la rotta. Questo accade perché le istituzioni sono corrotte ed a causa della massa decerebrata che, con le sue scelte eterodirette, imprime il moto all’infernale macchina degli eventi, destinati a precipitare in una serie di catastrofi di proporzioni planetarie. Naturalmente i primi a subire le conseguenze deleterie del crollo saranno i sostenitori del sistema, sia quelli consapevoli sia gli ignari.

La crisi, benché abbia origini artificiali, essendo stata orchestrata dalle élites, ha effetti molto reali, tangibili e, con il passare del tempo, le sue manifestazioni sociali, economiche e politiche si aggraveranno fino a deflagrare in modo distruttivo.

Il pericolo di pandemie, i cui virus possono esseri diffusi con gli aerei, la militarizzazione della società, la distruzione delle residue libertà, sostituite dalla licenza, completano il quadro sin qui tratteggiato sicché è comprensibile, se non si riesce a presagire nulla di buono per l'immediato futuro.

Dopo, forse...



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venerdì 3 aprile 2009

Moria delle api: il problema si aggrava

Pubblichiamo un breve articolo sulla moria delle api negli Stati Uniti, dove, come in Europa ed altrove, il problema si sta acuendo. Era dunque probabilmente un'invenzione giornalistica la recente notizia, secondo la quale gli imenotteri erano tornati in gran numero in California.

Giova ricordare che le cause principali della moria sono i campi elettromagnetici, le colture geneticamente modificate, i neonicotinoidi e le scie chimico-biologiche contenenti, oltre al gel di silicio, anche virus. Di fronte a tale quadro appare per lo meno grottesco che si tenti di arginare il problema con vaccini prodotti da una società specializzata in biotecnologia... E' come affidare un paziente alle amorevoli cure del dottor Mengele.



Il Dipartimento statunitense dell’agricoltura ha confermato i dati di Pettis et al. usciti su PloS-One a proposito del calo del numero delle api: 31% nel 2007, 37% nel 2008. Non si è notato alcun miglioramento, nonostante i principali apicoltori siano seguiti dai centri di ricerca, applichino i trattamenti anti-varroa, rinnovino le famiglie con nuove regine, senza mischiarle con quelle precedenti, curino questi imenotteri con fungicidi per la Nosema ceranae, un parassita diffuso negli Sati Uniti come nei paesi affacciati al Mediterraneo…

Stamattina mi ha chiamato un amico israeliano che produce vini spesso pregiati (non gliene rimane quasi più, solo poche bottiglie tenute da parte per i vecchi clienti). Abbiamo discusso della mortalità delle api che in Israele è dovuta anche alla siccità; abbiamo accennato anche alle promesse (sic) del vaccino “orale” Remebee. E’ stato messo a punto dal genetista Ilan Sela che aveva isolato il virus della paralisi acuta (I.A.P.V.), i cui sintomi corrispondono in parte a quelli della sindrome da spopolamento degli alveari o C.C.D.

Il vaccino è finanziato e prodotto dalla Beeologics, una nuova azienda biotecnologica di Miami e l’anno scorso è stato usato nell'ambito di un test clinico da Jamie Ellis dell’Università della Florida. Altri tests dovrebbe essere esefuiti, ma - a quanto sento dire - non ha dimostrato una grande efficacia.

Leggi qui l'articolo tratto da dweb.repubblica.it





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martedì 27 gennaio 2009

L'ape e la goccia killer (articolo di Manuela Cartosio)

L'articolo che pubblichiamo, tratto dal quotidiano Il Manifesto ed a firma di Manuela Cartosio, passa in rassegna le varie ipotesi circa la preoccupante moria delle api: l'interpretazione prevalente attribuisce la diminuzione degli imenotteri all'uso dei neonicotinoidi. Questa spiegazione è plausibile, ma, con Franco Bovone, ricordiamo che questi insetti spesso muoiono in aree in cui in cui non si usano fitofarmaci. “Nel Parco naturale Capanne di Marcarolo – sottolinea Bovone – le api continuano a morire, sebbene non si usino i pesticidi indicati come causa e non vi sia attività antropica inquinante". Dunque che tra i motivi della quasi estinzione siano indicate le onde elettromagnetiche e le scie chimiche è quanto mai corretto.

«Basta far politica sulle api!», tuona Agrofarma. A mandare su tutte le furie l'associazione delle imprese produttrici di fitofarmaci è la «guttazione». E' la spiegazione, parzialmente inedita, del perché un po' in tutto il mondo le api stanno morendo a sciami. L'hanno presentata alcuni ricercatori dell'Università di Padova al Congresso degli apicoltori, in corso a Sorrento.

La responsabilità degli insetticidi neonicotinoidi nella moria delle api è già sufficientemente acclarata, tant'è vero che persino in Italia ne è stato sospeso l'impiego (anche se solo temporaneamente, in attesa di raccogliere ulteriori prove scientifiche). I neonicotinoidi sono usati per «conciare» i semi del mais, prima della semina. Finora si pensava che gli effetti micidiali sulle api derivassero dalla dispersione dei neonicotinoidi al momento della semina o dall'inquinamento del polline e del nettare da essi causato. I ricercatori di Padova aggiungono una terza via di trasmissione, le «gutte», le gocce d'acqua essudate sulla punta delle foglie dalle piantine di mais.

In quelle gocce il Dipartimento di Chimica patavino ha rinvenuto una concentrazione di neonicotinoidi di una decina di milligrammi per litro. Ne basta molto meno per uccidere un'ape. "Se beve l'acqua contaminata, muore entro 2-10 minuti, afferma il professor Vincenzo Girolami. Se si limita a sfiorarla con la ligula (la lingua a proboscide), ci vogliono 20-40 minuti, ma il risultato è lo stesso".

"Questa scoperta, commenta Francesco Panella, presidente degli apicoltori, fa ancor più risaltare la superficialità con cui sono state concesse le autorizzazioni all'uso di molecole ad effetto neurologico sistemico, «che trasformano le piante tal quali in insetticidi perenni». Inoltre, se il veleno viaggia anche attraverso le gocce di linfa, ne consegue che il problema non si risolve, modificando le seminatrici e migliorando le tecniche di concia.



Agrofarma definisce la guttazione «un'ipotesi improbabile». Il mais, argomenta l'associazione, non produce nettare, quindi è «curioso» che le api, per dissetarsi, ricorrano ad una pianta per loro «così poco attrattiva». «Colpisce la natura tutta politica delle accuse lanciate dagli apicoltori». Questi ultimi, secondo Agrofarma, continuano «ad alzare la posta», alimentano «una deriva ideologica che non trova mai fine». Anche la faccia tosta di Agrofarma è infinita. Nella sua nota sostiene che «al momento non esistono evidenze scientifiche che dimostrino un nesso causa-effetto tra l'impiego di agrofarmaci e lo spopolamento degli alveari». E' vero che sul banco degli imputati ci sono anche le onde elettromagnetiche e le scie chimico-biologiche rilasciate nell'aria (contengono metalli, batteri, virus), ma i fitofarmaci sono i maggiori indiziati.

Contro i nuovi insetticidi puntano il dito gli apicoltori giunti a Sorrento da mezza Europa: «Sono incompatibili con la natura e con la vita». Per Manuel Izquierdo, del sindacato agricolo Coag, il crollo nel 2008 della produzione di miele in Spagna ha una causa «inequivocabile»: l'impatto sempre più massiccio e deleterio degli insetticidi sulle campagne spagnole. L'associazione degli apicoltori italiani stima che la scorsa primavera nella sola Pianura Padana siano state spopolate 40-50mila arnie.

La moria delle api, oltre a far diminuire la produzione di miele, mette a rischio l'impollinazione delle principali colture alimentari.

Leggi qui l'articolo pubblicato sul quotidiano Il Manifesto.



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giovedì 28 agosto 2008

Operazioni aeree clandestine con diffusione di aerosol chimico-biologici (prima parte)

Pubblichiamo la prima parte di un chiaro ed analitico articolo di Franco Bovone, Presidente della Commissione naturalistica del Parco naturale della Capanne di Marcarolo, Regione Piemonte.

Leggi qui la seconda parte.

Operazioni aeree clandestine con diffusione di aerosol chimico-biologici. Motivazioni tecniche, conseguenze geopolitiche, implicazioni economiche.


INTRODUZIONE

Da diversi anni i nostri cieli sono interessati da un'attività inconsueta con passaggi frequenti di aerei impegnati nella diffusione di aerosol chimico-biologici di diversa natura. Tali operazioni vengono pervicacemente negate dalle autorità preposte al controllo dei cieli, esponendo i ricercatori che ne denunciano l'esistenza all'accusa di allarmismo ingiustificato, relegandoli nel silenzio o definendoli visionari.

L'aspetto sconcertante della questione non è l'operazione in sé, poiché, purtroppo, gli attacchi agli ecosistemi hanno una triste e lunga storia, quanto il fatto che la totalità, o quasi, delle persone, non si renda conto che ciò sta avvenendo.

In questa sede non si intende affrontare il problema della prova dell'esistenza o meno del fenomeno, lasciando ad altri la sterile diatriba e l'attraversamento della palude creata ad arte dai disinformatori, prezzolati o meno, della distinzione dalle scie di condensa naturali dei motori in quota. Non siamo appassionati all'argomento, essendo solo un misero espediente per intorbidire le già torbide acque.

Il vero problema da affrontare, da un punto di vista tecnico, geopolitico e socioeconomico, è il motivo per cui vengono realizzate, visto che un'ora di volo costa 12000 € (dati Min. Int. per i voli antincendio dei Canadair).

LA CRONISTORIA

Il progetto nasce negli U.S.A. nei primi anni '90 dalla mente eticamente poco sensibile del Professor Teller, padre della bomba H, ufficialmente come contromisura nei confronti del cosiddetto effetto serra (progetto copertura con particolato metallico). Iniziano quindi le sperimentazioni in campo aperto e, conseguentemente, i primi avvistamenti in U.S.A. e Canada. L'irrorazione fornisce subito inaspettati vantaggi nelle telecomunicazioni, viene integrata con diversi prodotti, coperti da brevetti registrati, inerenti al controllo climatico e dall'originario progetto N.A.S.A., passa sotto controllo del Pentagono: si cominciano a definire le caratteristiche di quello che sarebbe diventato di lì a breve un componente di un sistema integrato di “arma ambientale”.

Per capire che cosa significhi “arma ambientale”, è necessario richiamare l'articolo pubblicato su Limes n. 6/07, rivista di geopolitica del Prof. Caracciolo, a firma Gen. Fabio Mini, già Capo di Stato Maggiore della N.A.T.O. in sud Europa e nei Balcani, per anni associato alle unità operative U.S.A., insignito della medaglia alla Legione d'Onore al Merito del Presidente degli Stati Uniti, il quale introduce un concetto fondamentale per capire gli avvenimenti attuali e futuri: “Owning the Weather (possedere il clima), la guerra ambientale globale è già cominciata”. Il Generale indica, anche nel titolo, la realtà di una guerra già cominciata, avente due caratteristiche fondamentali: globale (= mondiale) ed ambientale, nel senso che usa l'ambiente non solo come teatro od obiettivo bellico, ma anche come arma. Citando tra l'altro gli studi dell'ingegner Thomas Bearden (scienziato americano, studioso di elettronica, fisica quantistica, onde longitudinali, autore del libro recente “Oblivion: America at the brink” - Oblio: l'America sull'orlo dell'abisso), il Generale dichiara che esiste la possibilità, impiegando l'immissione in atmosfera di onde elettromagnetiche ELF e VLF (frequenze estremamente basse e frequenze molto basse) di manipolare, tramite l'interazione con la ionosfera e la magnetosfera, le correnti in alta quota (jet streams) e quindi il clima, le grandi correnti oceaniche, le piattaforme tettoniche con possibilità di attivarne le proprietà piezoelettriche, innescando e/o implementando fenomeni naturali come tifoni, terremoti e tsunami, i quali possono poi montare anche per conto proprio.

In questo contesto, si inseriscono le operazioni di aerosol chimico (in verità mai citate dal Generale), diffuso in atmosfera allo scopo di rendere possibili questi programmi che necessitano di un ambiente elettroconduttivo (atmosfera irrorata con metalli) e condizioni meteo particolari.

Ovviamente la disinformazione e la strategia della negazione (citata dal Generale come essa stessa facente parte integrante del sistema d'arma) sono d'obbligo, considerando che la guerra ambientale e le manipolazioni climatiche sono vietate da una convenzione O.N.U. del 1977.

La diffusione delle sostanze chimiche sta subendo una trasformazione: sempre più spesso le tracce delle sostanze rilasciate sono poco persistenti e talora visibili solo in particolari condizioni di luce e con l'ausilio di strumenti ottici o telecamere. E' evidente il tentativo di dissimulare il fenomeno che, in quanto visibile, rappresenta di tutto il sistema l'anello debole. Altre volte gli aerei solcano il cielo, tracciando scie da un orizzonte all'altro. Quando l'intenzione è quella di rompere i fronti nuvolosi, l'umidità atmosferica viene intercettata dalle sostanze igroscopiche quali il bario e l'ambiente viene avvolto da una foschia persistente, ben visibile sul mare dove il fenomeno, in natura, è assai raro.

IMPATTO SUGLI ECOSISTEMI

Nel 2002 l'Italia ha firmato la Convenzione Italia – U.S.A. per la ricerca sui cambiamenti climatici, che prevede, tra le altre cose, sperimentazioni in natura di condizioni estreme, quali si verificherebbero tra cento anni sugli ecosistemi a seguito dei cambiamenti climatici, e l'adozione delle relative contromisure. La ricaduta dei particolati metallici a base di alluminio, bario, litio e polimeri vari, (rilevati nelle analisi eseguite in Italia, Spagna, Grecia ed U.S.A.), causa variazione del Ph dei suoli, aridità, morte dei batteri necessari per l'assorbimento nutritivo delle piante, morte di alcuni insetti utili, in particolare le api, necessarie per l'impollinazione (nel Parco Naturale continuano a morire, sebbene non si usino i pesticidi indicati come causa e non vi sia attività antropica inquinante).

L'uso massivo esteso a quasi tutte le aree coltivate del pianeta di tali sostanze, sta portando al crollo delle produzioni di cereali e di generi alimentari, con conseguente aumento indotto dei prezzi. I fenomeni meteorologici si estremizzano con prolungati periodi di siccità e di piovosità alternati, studiati a tavolino per causare il massimo danno alle colture.
A breve, saremo costretti a ricorrere alle colture O.G.M., strada senza ritorno che porterà alla scomparsa delle sementi autoctone riproducibili, in cambio di sementi sterili.
E' evidente la capacità intimidatoria di un tale sistema integrato, nei confronti di un qualunque governo o gruppo organizzato che volesse opporvisi.


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sabato 23 agosto 2008

Le api pungono la Bayer (articolo di Luca Fazio)

Pubblichiamo un articolo tratto dal quotidiano Il Manifesto: è un punto di svolta nella questione "scie chimiche" per almeno due motivi. In primo luogo, perché, per la prima volta, una testata di livello nazionale, cita correttamente le chemtrails come concausa della moria delle api; inoltre perché si è compreso che le irrorazioni chimiche, da alcuni ingenuamente considerate solo una tattica diversiva, sono dannosissime. Si stanno estinguendo, infatti, anche gli anfibi, le ostriche e molte specie dell'avifauna. Di ciò renderemo conto, appena possibile.

Werner Wenning, presidente del Consiglio Direttivo della Bayer, dovrà rispondere di un'accusa pesantissima davanti al tribunale di Friburgo: aver invaso il mercato mondiale con pesticidi pericolosi che hanno causato e stanno causando, una morìa di massa delle api in tutto il mondo.

E' una delle catastrofi ecologiche che più preoccupano gli scienziati: le api, infatti, sono preziosissime per l'impollinazione di molti vegetali e sono considerate vere e proprie sentinelle dell'ecosistema, tanto che gli alti tassi di mortalità registrati ovunque, negli ultimi anni, possono avere ripercussioni pesanti su diversi settori dell'agricoltura. I pesticidi della Bayer - insieme con le onde elettromagnetiche per la telefonia e le scie chimiche e biologiche rilasciate nell'aria (metalli, batteri, virus) - sono da dieci anni sul banco degli imputati. Adesso, anche formalmente.

La potentissima multinazionale tedesca, leader in più settori (salute, agricoltura, polimeri, chimica) con vendite stimate oltre i 30 miliardi di dollari l'anno, è stata denunciata ieri dalla Coalizione contro i pericoli derivanti dalla Bayer (C.b.g.), un'associazione nata come iniziativa locale nel 1978 e che oggi è attiva in quarantasei paesi del mondo (www.cbgnetwork.org). L'ultima azione legale è stata possibile grazie alla collaborazione con gli apicoltori tedeschi del Baden-Wuerttemberg che, lo scorso maggio, hanno perso migliaia di alveari, in seguito all'accertata intossicazione con il pesticida clothianidina.

Secondo il Centro di ricerca sulle piante coltivate, 29 su 30 delle api esaminate erano morte dopo essere entrate in contatto con la sostanza incriminata che, insieme con l'imidaclopride ,viene usata nella coltivazione della rapa, della barbabietola da zucchero e del mais. I due insetticidi vengono esportati in 120 paesi, con il risultato che la Svizzera si è ritrovata con il 25% di api in meno e l'Italia, la Germania e la Francia con metà delle api morte; in Francia, dove l'imidaclopride è vietata dal 1999 e l'approvazione della clothianidina è stata appena respinta, in dieci anni sono morte 90 miliardi di api, con un calo della produzione di miele attorno al 60%. Il fenomeno si è registrato anche negli Stati Uniti con proporzioni ancora più catastrofiche: 60-70% di api morte.

Harro Schultze, avvocato della C.b.g., è convinto che la Bayer gioca sporco. «Il pubblico ministero - ha dichiarato - deve chiarire quali sono stati i tentativi della Bayer di opporsi ad un bando dell'imidaclopride e della clothianidina, in seguito alla sospensione di entrambe le sostanze in Francia. Abbiamo il sospetto che abbia presentato studi difettosi per sminuire il rischio di residui del pesticida nelle piante».

Philipp Mimkes, portavoce della C.b.g., ha chiesto che la multinazionale ritiri dai mercati mondiali tutti i neocotinoidi come i due insetticidi in questione. «I rischi - ha dichiarato - sono noti da più di dieci anni. Con vendite annuali per quasi 800 milioni di euro, l'imidaclopride e la clothianidina sono tra i prodotti più importanti della Bayer. Questa è la ragione per cui si oppone alla proibizione del loro uso». I rassicuranti studi della Bayer sui suoi prodotti sono stati rispediti al mittente anche dall'Agenzia per la regolamentazione dei pesticidi del Canada. «Tutti gli studi sul campo - si legge in una nota - sono stati trovati carenti sia nell'impostazione sia nella conduzione e sono quindi stati considerati solo come informazione aggiuntiva. La clothianidina può mettere a rischio le api mellifere ed altri impollinatori, se l'esposizione avviene attraverso il polline ed il nettare delle coltivazioni avviate con semi trattati».

Ringraziamo il gentilissimoLoryyy69 per la segnalazione.

Leggi qui l'articolo pubblicato dal quotidiano Il Manifesto.



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