giovedì 27 febbraio 2014

Mens insana in corpore insano

Intossicazione da metalli, patologie e deterioramento cerebrale



Tra le varie sostanze inquinanti al giorno d’oggi diffuse in massa nell’ambiente, i metalli pesanti sono i più dannosi: infatti si legano con le strutture cellulari in cui si depositano, ostacolando lo svolgimento di determinate funzioni vitali. I gruppi sulfidrici (SH), normalmente presenti negli enzimi che controllano la velocità delle reazioni metaboliche nel corpo umano, si legano facilmente ai metalli pesanti. Il complesso metallo-zolfo risultante interessa tutto l'enzima che non può funzionare normalmente, giacché perde la propria funzionalità di catalizzatore.

L'eliminazione di tali metalli avviene solo in minima parte per salivazione, traspirazione ed allattamento. Il carente smaltimento dei metalli porta al fenomeno della bioaccumulazione. La bioaccumulazione implica un aumento nella concentrazione di un prodotto chimico in un organismo con il passare del tempo, confrontata alla concentrazione del prodotto chimico nell'ambiente.

I residui si accumulano negli esseri viventi ogni volta in cui sono assimilati ed immagazzinati più velocemente di quanto sono scomposti (metabolizzati) o espulsi. I metalli si concentrano, danneggiandoli, in particolare in alcuni organi (soprattutto encefalo, fegato e reni) e nelle ossa. Inoltre sono spesso un fattore aggravante o determinante in numerose malattie croniche, come le affezioni neurodegenerative ed autoimmuni. L’assorbimento naturale di metalli è cresciuto esponenzialmente negli ultimi cinquant’anni anni con l'aumento del livello di industrializzazione e soprattutto a causa della geoingegneria clandestina.

A proposito di metalli pesanti e di altri veleni, Mike Adams di “Naturalnews”, ammonisce: “A meno che non siate in uno stato di totale negazione di una realtà incontrovertibile, noterete che l’umanità sta diventando una razza di quasi mutanti, cui sono rimaste ben poca salute e sanità mentale. Un uomo che cresce oggi negli Stati Uniti e che si nutre di cibi industriali è solo una pallida ombra del giovane vigoroso che lavorava nelle fattorie solo tre generazioni fa. L’attuale leva di giovani è fragile, debole, inetta, pesantemente viziata dalla consolle dei video giochi, dagli psicofarmaci, dalla televisione, dalle scuole con l’aria condizionata e dai curricula annacquati. Gli adolescenti ed i giovani sono inebetiti, depauperati di nutrienti, di sole e di aria salubre.

Di fatto, le persone intorno a noi sono iper-medicate, ipernutrite e allo stesso tempo malnutrite. I loro organismi sono pesantemente contaminati da sostanze chimiche distruttive, metalli pesanti, aromi sintetici, ormoni… Hanno perso quasi tutte le funzioni cognitive di alto livello ed ora sopravvivono con la funzione cerebrale dell’encefalo rettile: ecco perché vediamo una sempre maggiore diffusione di crimini sessuali, di abusi e di tossicodipendenze nella società odierna.

Il consumo di cibo industriale è diventato una specie di lento suicidio, che si ripete senza che ce ne accorgiamo ogni giorno, ora che le multinazionali agroalimentari hanno invaso società un tempo sane
”.

Correttamente Mike Adams sottolinea il pesante contributo dato dalle cosiddette "scie chimiche" all’avvelenamento globale. Infine in modo appropriato l’autore connette il decadimento intellettivo delle nuove generazioni (e non solo) alla contaminazione del cibo, dell’aria, dell’acqua, del suolo. E’ giunto il momento di invertire la rotta, prima che sia troppo tardi, prima che l’ultimo essere umano sia tramutato in un patetico simulacro di sé stesso.

Fonte: thelivingspirits.net

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Range finder: come si sono svolti i fatti

lunedì 24 febbraio 2014

La deviazione della corrente a getto è all’origine dei fenomeni climatici estremi

Un’altra conferma delle conclusioni cui eravamo giunti per mezzo di analisi indipendenti proviene da un recente studio. La ricerca riguarda lo spostamento e la frantumazione della corrente a getto, fenomeni che avevamo già osservato soprattutto all’interno di alcuni articoli pubblicati su Tanker enemy meteo. Ora alcuni meteorologi ratificano quanto tempo fa da noi rilevato grazie ad un approccio empirico. Dobbiamo, però, evidenziare due difetti dell’indagine scientifica condotta: gli esperti non ricordano che, come è sottolineato dai matematici e fisici tedeschi, Bludorf e Grozar, la jet stream non è solo un vento di alta quota, ma ha pure proprietà elettromagnetiche. Sono caratteristiche che la rendono vulnerabile alle manipolazioni con campi elettrodinamici. Inoltre non si chiarisce che la liquefazione dei ghiacci artici non è un evento naturale, quanto la conseguenza dei riscaldatori ionosferici e delle coltri chimiche che intrappolano l’energia termica negli strati bassi dell’atmosfera. Il CO2? Lasciamo la fandonia del ‘global warming’ collegato alle emissioni di biossido di carbonio ai negazionisti ed ai deficienti.



Pallab Ghosh: "Ci dovremo abituare ad inverni in cui fenomeni meteorologici estremi potrebbero durare per settimane o addirittura mesi".

Un recente studio dimostra che la corrente a getto ha assunto in questi ultimi tempi un percorso tortuoso. Il lavoro è stato presentato alla riunione annuale dell'Associazione americana per l'avanzamento della scienza (A.A.A.S.). con sede a Chicago. Il fenomeno potrebbe essere stato causato del recente riscaldamento dell'Artico (di origine artificiale, n.d.t.). Lì temperature le sono cresciute due o tre volte più velocemente rispetto al resto del globo. La professoressa Jennifer Francis della Rutgers University nel New Jersey osserva: “Questo sembra suggerire che i modelli climatici stanno cambiando: ecco perché le persone stanno notando che il tempo nella loro zona non è più quello di una volta”.

UN AIUTO PER TANKER ENEMY - Il Comitato "Tanker enemy" dal 2006 è impegnato nella divulgazione e nella denuncia dello spinoso tema noto come "scie chimiche" o "geoingegneria clandestina", tramite la pubblicazione di articoli, video, documenti, traduzioni e per mezzo di varie iniziative (ad esempio, l'indagine sulle polveri sottili). Questo lavoro ha richiesto e richiede un impegno quotidiano con il conseguente dispendio di energie e risorse. In questi anni il blog "Tanker enemy" e quelli collegati hanno garantito, anche grazie al contributo di lettori e sostenitori, un'informazione indipendente e circostanziata a tal punto da suscitare la reazione del sistema. Questa reazione si è tradotta, oltre che in attacchi di ogni genere, nell'apertura di procedimenti "legali", volti all'oscuramento del blog e dei siti ad esso correlati. Sono procedimenti all'origine di notevoli difficoltà pratiche e di cospicui esborsi per avvocati e consulenti tecnici. Auspichiamo perciò un fattivo sostegno sotto forma di donazioni e di altri interventi (gratuito patrocinio, consulenze...) affinché il Comitato possa continuare ad agire nell'interesse della collettività. Un sentito ringraziamento a tutti coloro che accoglieranno, per quanto nelle loro possibilità, il presente appello. Il Vostro contributo è assolutamente fondamentale al fine di permetterci di proseguire con il nostro operato. Qui la pagina Paypal per eseguire una donazione.

La jet stream serpeggiante è stata all’origine della forte perturbazione che si è abbattuta sul Regno Unito e dell'inverno gelido nel New England e nel Midwest degli Stati Uniti. "Dobbiamo aspettarci che inverni così rigidi si succedano sempre più spesso”, osserva la professoressa Francis. La corrente a getto, come suggerisce il nome, è un flusso d'aria ad alta velocità nell'atmosfera da cui dipendono molti fenomeni atmosferici. In parte è alimentata dalla differenza di temperatura tra la regione artica e la zona delle medie latitudini. Se la differenza è notevole, la corrente a getto tende ad accelerare: è come un fiume che scorre giù per una collina ripida e che supera tutti gli ostacoli. Se la discrepanza di temperatura diminuisce a causa di un riscaldamento artico, la corrente a getto si indebolisce e, come un fiume in pianura, si snoda ogni volta che incontra un impedimento.

Ciò si traduce in situazioni climatiche che tendono a bloccarsi per settimane su certe aree. Si spinge anche il freddo più a sud ed il caldo più a nord. Esempi di quest'ultimo caso sono l’Alaska e parte della Scandinavia che hanno conosciuto condizioni eccezionalmente calde nell’iverno 2013-2014. Regno Unito, Stati Uniti ed Australia stanno sperimentando condizioni meteorologiche estreme. Ci si chiede se le attuali situazioni atmosferiche siano dovute a variazioni naturali o fattori artificiali. Secondo la professoresa Francis, è troppo presto per dirlo. "L'Artico si è riscaldato rapidamente solo negli ultimi quindici anni”, osserva. […]

"Fondamentalmente il forte riscaldamento che potrebbe essere la matrice di queste alterazioni è legato allo scioglimento del pack, perché la coltre di ghiaccio agisce come un coperchio che separa l'oceano da un clima più freddo”, ha spiegato il dottor Serreze. "Se si toglie il coperchio, il calore proveniente dal mare si sprigiona nell'atmosfera”.

Fonte: bbc.co.uk

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Range finder: come si sono svolti i fatti

giovedì 20 febbraio 2014

Tecnologie abilitanti per sistemi di monitoraggio aeroportuale

Pubblichiamo l’abstract di uno studio inerente agli apparati di monitoraggio alll’interno degli scali aerei. Il linguaggio è tecnico, ma il disegno complessivo non è così difficile da comprendere. I sistemi illustrati nel testo riguardano l’implementazione di tecnologie radar di nuova generazione funzionanti in banda Ka, frequenze nel range delle microonde. Naturalmente questi sistemi sono connessi all’installazione di impianti ad hoc che, irradiando potenti campi elettromagnetici, provocano patologie più o meno gravi. Tali tecnologie esigono che l’atmosfera sia resa elettroconduttiva, donde la diffusione di nanoparticolato metallico, chiave di volta della geoingegneria clandestina. Si noti nel punto 2 la citazione dei MEMS, i microelectromechanical systems, ossia la cosiddetta “polvere intelligente” o ‘smart dust.



Scopo del progetto è la ricerca industriale necessaria allo sviluppo ed alla messa a punto di tecnologie abilitanti orientate alla realizzazione di componenti microelettronici e microelettromeccanici per trasmissione e ricezione rispondenti ai requisiti di larga banda, alta potenza, alta velocità ed alta integrazione nonché dei relativi packaging orientati alla specifica applicazione.

Il futuro dei sistemi di monitoraggio dello spazio aereo ed aeroportuale, secondo le indicazioni emergenti dal mercato di riferimento, passa attraverso la realizzazione di sistemi radar multifunzione di nuova concezione, basati su array di antenne elettronicamente attive gestite attraverso la fase del segnale di sorgente (MPAR = Multifunction Phased Array Radar), in quanto questa tipologia di nuovi sistemi radar consentirà di sostituire almeno cinque diverse tipologie di radar oggi usati: i radar rotanti (MRCR = Mechanically Rotating Conventional Radar), i radar di sorveglianza dello spazio aereo (ASR = Air Surveillance Radar), i radar di sorveglianza del traffico aereo (ARSR = Air Route Surveillance Radar), i radar ad effetto doppler per la sorveglianza delle condizioni atmosferiche locali (TDWR = Terminal Doppler Weather Radar), i radar di previsione meteorologica noti come NEXRAD.

Tale capacità è legata alla possibilità, insita in un radar MPAR di definire, attraverso la sua caratteristica di formatura digitale del fronte d'onda RF (radiofrequenza, n.d.r.), più fasci di microonde ciascuno con controllo dell'apertura e della declinazione del lobo principale di radiazione, in modo tale da inseguire contemporaneamente diversi bersagli con un fronte d'onda adattabile al bersaglio stesso.

Lo sviluppo di radar MPAR richiede la messa a punto di numerose tecnologie abilitanti sia a livello di componenti sia di integrazione del sistema. Il presente progetto si propone di intervenire sullo sviluppo delle seguenti tecnologie abilitanti.

1) Tecnologie di progettazione, simulazione, realizzazione del back-side di dispositivi attivi a larga banda per alta potenza trasmissiva che siano destinati a diventare lo stato dell'arte dei dispositivi di potenza a microonde per MMIC HPA, in particolare tecnologie di back-side per dispositivi HEMT in GaN/AlGaN epitassiale su substrati di Carburo di Silicio e Silicio a bassa resistività termica.

2) Tecnologie di progettazione, simulazione, realizzazione e test di componenti complessi necessari al controllo in fase degli array di antenne riconfigurabili che sono il cuore pulsante del radar MPAR, in particolare phase shifter a 5 o 6 bit basati su RF Switch in tecnologia MEMS operanti con bassa perdita di inserzione e con alto isolamento RF fino a frequenze della banda Ka, anche qui componenti destinati a svolgere il ruolo di nuovo stato dell'arte per ciò che concerne dispositivi di switching integrabili in MMIC.

3) Tecnologie per packaging innovativo dei dispositivi RF attivi e passivi sviluppati con i due passi precedenti, quindi packaging su substrati ceramici ad alta conducibilità termica per i dispositivi attivi di potenza a larga banda, ivi compresi i packaging in HTCC AlN multistrat packaging microelettronico 0-level per i dispositivi complessi di controllo della fase del segnale RF con tecnologia che consenta un facile assemblaggio del componente sulle board di integrazione e packaging a basso costo su substrati polimerici flessibili per i componenti che abbiano requisiti di dissipazione di potenza meno stringenti.


Fonte: ponrec.it

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domenica 16 febbraio 2014

Rallenta la Corrente del Golfo: verso una piccola era glaciale?

Già nel 2010, basandoci specialmente su alcune ricerche di Alessandro ed Alessio De Angelis, lanciammo un allarme circa la possibile “frenata” della Corrente del Golfo, evento foriero di una riduzione delle temperature nell’emisfero settentrionale. La causa della decelerazione andrà ricercata nell’inquinamento dell’oceano a seguito dell’incidente (?) alla piattaforma petrolifera della BP, oltre che negli sconvolgimenti causati dai riscaldatori ionosferici e dalle attività chimiche. Oggi arriva la conferma di quanto paventato.



La Circolazione meridionale atlantica (Atlantic Meridional Overturning Circulation o A.M.O.C.), una delle principali correnti oceaniche mondiali da cui dipende anche la Corrente del Golfo, sta rallentando. E’ un fenomeno che, secondo alcuni esperti, potrebbe portare ad una glaciazione in tempi relativamente rapidi.

Lo afferma uno studio del National Oceanography Centre di Southampton, pubblicato dalla rivista “Ocean Science”. Lo studio si basa sull’osservazione della corrente all’altezza del ventiseiesimo parallelo Nord a partire dall’aprile 2004 all’ottobre 2012. L’analisi è stata compiuta , combinando le misure di diversi sensori, compresi quelli sottomarini lungo il percorso della Gulf Stream. Nei secondi quattro anni del periodo, scrivono gli autori, l’A.M.O.C. è risultata più lenta di 2,7 milioni di metri cubi al secondo, mentre per la Corrente del Golfo la riduzione è stata di 0,5 milioni di metri cubi al secondo. […]

Le conseguenze, spiega il climatologo Vincenzo Ferrara (E.N.E.A.), potrebbero essere disastrose. “Arriva la conferma che la Corrente del Golfo è in fase di decelerazione. Questo significa che aumenta il rischio di un nuovo stadiale come lo ‘Youger dries’, cioè di un cambiamento improvviso del clima verso una glaciazione millenaria del nord Europa e di parte dell’emisfero boreale”.

Lo scenario, simile a quello descritto nel film ‘The day after tomorrow’, non è comunque immediato, stando all’esperto. “L’eventuale glaciazione non riguarda noi: il processo è lento rispetto alla vita umana, ma molto rapido rispetto ai normali tempi geologici del pianeta”, precisa Ferrara. “Ricordate la pellicola ‘The day after tomorrow’? Tutto accadeva molto velocemente: nell’arco di qualche settimana, invece che nel corso di almeno un centinaio di anni, ma la sostanza è più o meno quella”.


Fonte: imolaoggi.it

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mercoledì 12 febbraio 2014

I filamenti aerei secondo il C.I.C.A.P.

Oggi il C.I.C.A.P., per tentare di nascondere la verità a proposito dei filamenti aviodispersi (derivanti dalla decomposizione dei carburanti) [1] ha diffuso la fandonia dei ragni migratori che migrano in ogni stagione. Sarebbero Aracnidi dai mirabolanti poteri, in grado di tessere tele gigantesche, ad ogni latitudine, in ogni mese dell’anno, a tutte le quote. Che cosa scriveva, però, il comitato di negazionisti qualche anno addietro? Quali furono le conclusioni di analisi condotte in tempi non sospetti? Scopriamolo insieme. Tra le altre cose, potremo appurare che la scienza (?) del C.I.C.A.P. è come la storia nel romanzo "1984" di Orwell, soggetta a continue revisioni ed aggiustamenti affinché essa risulti organica ad esigenze di mistificazione. Non è quindi scienza, ma, nel migliore dei casi, ideologia, un'ideologia incarnazione di un potere tanto iniquo quanto ottuso.



Secondo il racconto di un testimone oculare, una copiosa caduta di filamenti bianchi si sarebbe verificata a Vercelli e dintorni il giorno 8/11/1999 a partire dalle 13:30 circa. Il fenomeno sarebbe durato parecchie ore: secondo la stessa testimonianza, infatti, esso sarebbe stato ancora in atto alle ore 16,30. La testimonianza (raccolta da Massimiliano Grandi, socio del C.I.S.U., Centro Italiano Studi Ufologici) è corredata da un filmato, ripreso la mattina successiva dal testimone oculare in località Carisio (VE), che mostra un campo cosparso dei suddetti filamenti. Vari campioni di presunti "capelli d'angelo" sono stati raccolti, in data 11/11/1999, da Matteo Leone, anch'egli socio del C.I.S.U.

Qui di seguito riporto il rapporto preliminare di sopralluogo e prelievo redatto da Matteo Leone.
Rapporto preliminare di sopralluogo e prelievo su caso di "capelli d'angelo".

In data giovedì 11 novembre 1999, ore 10 circa, sono giunto in località Carisio (VC), nei pressi della corrispondente uscita dell'autostrada A-4 TO-MI per eseguire un sopralluogo ed eventuali prelievi relativi ad un caso di "capelli d'angelo". Seguendo le indicazioni pervenute la sera prima, grazie ad un testimone sopraggiunto in sede per l'occasione, uscendo dal casello di Carisio, mi sono diretto verso Vercelli. Dopo alcune centinaia di metri, avendo individuato una strada sterrata, mi sono fermato per cercare tracce dei filamenti biancastri segnalati dal testimone in questione. Ancora in automobile ho avuto modo di vedere, sulla superficie anteriore di un cartello stradale, dei filamenti bianchi. Sceso dall'auto, ho constatato che i filamenti erano presenti anche sul lato posteriore del cartello e che il loro aspetto era simile a quello delle ragnatele.

Altri filamenti, sebbene in quantità ridotta, risultavano presenti tra i fili d'erba e i rami degli alberi sul bordo dei campi coltivati. Le condizioni meteorologiche inclementi (freddo, pioggia e vento: la pioggia, in particolare era cominciata la notte prima, tra mercoledì e giovedì) hanno impedito un sopralluogo più approfondito all'interno dei campi. La consistenza dei filamenti appariva tenace ed appiccicosa. Questo faceva sì che i filamenti manifestassero la tendenza a saldarsi reciprocamente dando luogo a grumi di materiale biancastro ben visibile. Il vento pur forte non era in grado di vincere il carattere appiccicaticcio del materiale (una volta raccolti risultava difficile perderne qualcuno per via del vento). Questo ha comportato una certa laboriosità nel processo di raccolta dei campioni, poiché questi rimanevano più facilmente incollati ai guanti che alla superficie interna dei sacchetti usati. Il colore bianco tendeva a scurirsi con la manipolazione, specie se associata a compressione e sfregamento. La distribuzione dei filamenti variava notevolmente con le zone. In alcune era visibile un filamento ogni qualche metro quadro, in altre la densità era molto minore e difficilmente quantificabile. La quantità complessiva di materiale "visto" non è comunque paragonabile a quella - assai superiore - visibile nel filmato girato dal testimone di cui sopra. Sono stati "riempiti" cinque sacchetti: alcuni contenenti solo uno o due filamenti singoli di breve lunghezza, altri contenenti varie "matasse".Le operazioni di perlustrazione e prelievo sono durate circa un'ora. Non è stata effettuata alcuna indagine d'ambiente.
Matteo Leone - Socio CISU

Rapporto preliminare ultimato in data 17/11/99

Uno dei campioni raccolti è stato consegnato da Matteo Leone al sottoscritto (Davide Vione), presso il Dipartimento di Chimica Analitica dell'Università di Torino affinché eseguissi analisi volte a chiarire, per quanto possibile, la natura del campione. Qui di seguito sono riportati procedure analitiche e risultati.

Metodologie di analisi

Aspetto del campione Alla vista, il campione appare di colore bianco, di aspetto filamentoso e di composizione omogenea. Si può escludere una presenza rilevante di materiali estranei (come terriccio, erba etc.), il che facilita il lavoro di analisi. La metodologia adottata prevede una serie di test di dissoluzione con diversi reattivi, allo scopo di identificare la natura del campione per confronto del suo comportamento con quello, noto, di altri materiali. Tale procedura permette di verificare le ipotesi preliminari che sono state formulate. Qui di seguito è riportata la procedura dettagliata per la preparazione di uno dei reattivi, specifico per la seta, in quanto tale preparazione richiede particolare attenzione. Ho ritenuto opportuno inserirla in quanto tale test, eseguibile anche sul campo, permette velocemente di verificare una delle ipotesi che sono state formulate riguardo ai "capelli d'angelo", vale a dire che si tratti delle ragnatele di particolari specie di ragni. Mi auguro che tale procedura possa risultare utile in casi futuri.

Preparazione del reattivo di Loewe

Il saggio di Loewe è un test di dissoluzione specifico per la seta. Data una sostanza incognita, se essa è insolubile nel reattivo di Loewe si può concludere che non si tratta di seta. Se la sostanza è solubile, vi sono buone probabilità che si tratti di seta, ma è consigliabile fare altre prove di controllo. La tela di ragno, molto simile alla seta, è solubile nel reattivo di Loewe. […]

La procedura da seguire è la seguente

Dissolvere 10 grammi di solfato di rame (CuSO4•5H2O) in 100 millilitri di acqua distillata. Il solfato di rame è un composto solido di colore blu chiaro, solubile in acqua,e la soluzione che si ottiene ha un bel colore blu-azzurro. Agitare bene la soluzione (bastano una bacchetta o un bastoncino, purché puliti) fino a completa dissoluzione del solfato di rame: non deve rimanere un deposito solido sul fondo. Aggiungere alla soluzione 5 grammi (4 millilitri) di glicerina. Agitare la soluzione fino a renderla omogenea.

Aggiungere delle pastiglie di idrossido di sodio (NaOH) solido, agitando bene la soluzione fino a dissoluzione completa di ogni pastiglia. Inizialmente la soluzione diventa torbida ed assume una colorazione azzurra più chiara (è il colore dell'idrossido di rame): bisogna continuare ad aggiungere idrossido di sodio e ad agitare. Proseguendo con l'aggiunta di pastiglie di idrossido di sodio, la soluzione assume un colore blu scuro e ridiventa limpida (l'idrossido di rame si dissolve): il reattivo di Loewe è pronto.

Si consiglia vivamente di provare il reattivo su un filo di seta o su della tela di ragno: se il reattivo scioglie la seta (la reazione è rapida ed avviene in 1-2 minuti) questo significa che si è operato correttamente. In caso contrario, vuol dire che si è commesso qualche errore nella preparazione. In tal caso è necessario rifare tutto da capo, cercando si capire quale errore è stato commesso. Se ciò che si è preparato non scioglie la seta, è del tutto inutile provarlo su un campione incognito (capelli d'angelo o altro).

La tela di ragno è un materiale molto facile da reperire. Va tuttavia notato che le ragnatele che si possono trovare in casa sono generalmente ricoperte da uno strato di polvere, tanto che di solito appaiono nerastre (la tela di ragno pulita è bianca). Beninteso, il reattivo di Loewe scioglie la ragnatela ma non lo sporco che la ricopre, per cui non ci si può aspettare la dissoluzione completa di un campione sporco. Le stesse considerazioni vanno svolte per i campioni di capelli d'angelo, assicurandosi che non sia presente materiale estraneo.

Risultati dei test eseguiti

In tabella sono riportati i risultati dei test di dissoluzione eseguiti sul campione di "capelli d'angelo" (filamenti polimerici, n.d.r.) con diversi reattivi. La stessa tabella riporta il comportamento di altri materiali con gli stessi reattivi impiegati. Le caselle bianche indicano che il materiale è insolubile nel reattivo adoperato. Le caselle colorate indicano che, al contrario, il reattivo è in grado di dissolvere il materiale. In caso di solubilità parziale si è usata una colorazione mista. Si noti che il campione di "capelli d'angelo" è risultato insolubile in tutti i reattivi utilizzati.

L'immagine mostra che i capelli d'angelo non sono sciolti da nessuno dei reagenti che normalmentesciolgono le fibre. Seta e tela di ragno si dissolvono nel reattivo di Loewe e nell'acido solforico concentrato; cellulosa, rayon, lana di pioppo e cotone in acido solforico concentrato e (parzialmente) in acido cloridrico concentrato; le fibre acriliche nel dimetilsolfossido; il nylon in acido solforico concentrato e(parzialmente) in acido cloridrico concentrato; i capelli d'angelo in nessuno dei reattivi citati.

Conclusioni

I risultati riportati in tabella indicano che il campione di "capelli d'angelo" non può essere identificato con alcuno dei materiali riportati. Tale risultato permette comunque di escludere le ipotesi preliminari. Relativamente al campione esaminato, si può dunque concludere quanto segue:

non si tratta di tela di ragno;
non si tratta di cellulosa o di materiali simili alla cellulosa (il che esclude la possibilità che si tratti di lana di pioppo o di rayon).

Davide Vione per il C.I.C.A.P.


[1] I carburanti contengono idrocarburi non saturi e sono pertanto soggetti all'ossidazione la quale determina un peggioramento del combustibile, reso manifesto dalla formazione di gomme, sviluppo di colore ed abbassamento del numero di ottani. La polimerizzazione implica la formazione di catene. Da qui i filamenti di ricaduta. Non casualmente lo STADIS 450, contenente sali di bario, è un additivo che dovrebbe prevenire la formazione di depositi polimerici, come risulta dalla nota del produttore.

STADIS 450
Product Id: 10061

The purpose of an antioxidant additive is to extend the induction period and control gum formation by terminating the free radical chain reactions involved in hydrocarbon oxidation. The antioxidant selection and concentration levels depend on various factors, including storage conditions and petroleum fuel composition...


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sabato 8 febbraio 2014

Frutta e verdura contaminate da metalli pesanti

Un articolo non recente, ma purtroppo sempre attuale, ci sprona a domandarci: di che cosa ci nutriamo, anche quando scegliamo per la nostra dieta frutta fresca e secca, verdure ed altri alimenti il più possibile naturali? Meglio non pensarci… In particolare i kiwi, frutti originari della Nuova Zelanda, ricchi soprattutto della salutare vitamina C (acido ascorbico), risultano spesso contaminati, perché le falde freatiche sono inquinate. E’ il caso soprattutto dei kiwi, di altra frutta ed ortaggi coltivati nel Lazio: sono prodotti pieni di metalli… Che strano! Sono gli stessi veleni contenuti nelle “scie chimiche”! L’aspetto ignominioso è il seguente: né la regione Lazio né altri enti hanno avvisato gli agricoltori e la popolazione. Organi preposti, tecnici dell’A.R.P.A., ministro dell’ambiente… è proprio il caso di chiedersi: Kiwi li ha visti?



“L’ignoranza è una brutta bestia“, e quando si parla di “ignoranza” mi riferisco a colui che ignora, che non conosce in modo adeguato un fatto, un dato, qualcosa e, a fronte di questo, non si rende conto delle possibili conseguenze dovute ad un atto specifico della persona stessa.

Succede nelle province di Roma e Latina, nella cosidetta Valle d’oro di Borgo Montello: piantagioni di insalata, pomodori, uva da tavola, ma sopratutto di kiwi. Tutta roba venduta in Italia. Tutta roba tossica. E noi, come sempre, ignari di tutto. E chi di competenza, come sempre, se ne resta nel suo silenzio.

Nelle falde a pochi metri dalle coltivazioni sono stati trovati “veleni” che hanno contaminato le varie piantagioni, in particolar modo quella dei kiwi. Al confine est della Valle d’oro c’è dagli anni ’80 una macchia grigia: inizialmente era piccola, appena visibile, ma, col passare del tempo, si è estesa fino a divenire un mostro da 50 ettari, un tumore che si allarga sulla terra, lambendo i confini del fiume Astura. E ovviamente questa “macchia grigia” contiene le sue “tossine”, metalli pesanti come piombo, arsenico, ferro, manganese. Tutte sostanze cancerogene, capaci di concentrarsi nei prodotti agricoli e, di conseguenza, nel nostro organismo. In particolar modo l’arsenico. Per non parlare della spazzatura che i camion del comune di Latina gettavano in un terreno adiacente. La cosa davvero grave e scandalosa è che nessuno né la regione né il comune di Latina, ha avvisato del pericolo la popolazione e i coltivatori. Sì, perché loro ne erano già al corrente e anche da un po’. Già nel 2009, infatti, i tecnici dell’A.R.P.A. Lazio hanno iniziato a cercare la traccia dei veleni fuori dagli invasi della discarica cresciuta a dismisura: c’era il timore che le sostanze normalmente presenti nelle falde avessero superato il fiume, confine labile con le coltivazioni.

UN AIUTO PER TANKER ENEMY - Il Comitato "Tanker enemy" dal 2006 è impegnato nella divulgazione e nella denuncia dello spinoso tema noto come "scie chimiche" o "geoingegneria clandestina", tramite la pubblicazione di articoli, video, documenti, traduzioni e per mezzo di varie iniziative (ad esempio, l'indagine sulle polveri sottili). Questo lavoro ha richiesto e richiede un impegno quotidiano con il conseguente dispendio di energie e risorse. In questi anni il blog "Tanker enemy" e quelli collegati hanno garantito, anche grazie al contributo di lettori e sostenitori, un'informazione indipendente e circostanziata a tal punto da suscitare la reazione del sistema. Questa reazione si è tradotta, oltre che in attacchi di ogni genere, nell'apertura di procedimenti "legali", volti all'oscuramento del blog e dei siti ad esso correlati. Sono procedimenti all'origine di notevoli difficoltà pratiche e di cospicui esborsi per avvocati e consulenti tecnici. Auspichiamo perciò un fattivo sostegno sotto forma di donazioni e di altri interventi (gratuito patrocinio, consulenze...) affinché il Comitato possa continuare ad agire nell'interesse della collettività. Un sentito ringraziamento a tutti coloro che accoglieranno, per quanto nelle loro possibilità, il presente appello. Il Vostro contributo è assolutamente fondamentale al fine di permetterci di proseguire con il nostro operato. Qui la pagina Paypal per eseguire una donazione.

Dal 2010 l’ente ambientale che dipende dalla Regione Lazio ha iniziato a prelevare i campioni delle falde acquifere sui bordi dei campi, oltre il fiume. Il risultato è stato davvero impressionante. L’arsenico, ad esempio, prendendo come limite di legge i 10 microgrammi per litro, l’A.R.P.A. ne ha rilevato valori fino a 30 volte superiori la norma. Per intenderci e per farvi capire meglio la gravità della situazione, nel giugno del 2010, ad esempio, un campione conteneva 260 microgrammi di arsenico per litro, mentre nel gennaio del 2011 (quindi sette mesi dopo) in un altro prelievo il campione conteneva ben 382 microgrammi per litro! Per non parlare del piombo, il cui valore risulta essere al di sopra dei valori consentiti, del ferro e del manganese (additivo per carburanti aeronautici - n.d.r.), entrambi con tassi di concentrazione al di sopra della media consentita in quella zona. Questi dati, partiti dagli uffici dell’A.R.P.A. Lazio il 20 marzo del 2012, sono contenuti in un rapporto mai divulgato alla popolazione. Un secondo rapporto, consegnato invece lo scorso maggio, risulta essere introvabile, mantenuto sotto riserbo dagli uffici ambientali della Regione Lazio. Perché è stato tenuto segreto? Perché i dati sono adesso rassicuranti e quindi era inutile fomentare eventuali allarmismi oppure questo secondo rapporto si è rivelato “catastrofico” e, come sempre, si preferisce il silenzio per non doversi assumere le proprie responsabilità? Non ci è dato saperlo.

Corrado Carruba, commissario dell’A.R.P.A. Lazio, ha spiegato che quei dati non sono stati forniti perché manca una valutazione finale da parte dell’I.S.P.R.A., mentre la Regione Lazio ha dichiarato che il rapporto non è ancora disponibile perché incompleto.

Di avviso diverso l’I.S.P.R.A., chiamata in causa dall'agenzia regionale diretta dal Dottor Carruba, che con le sue dichiarazioni ha voluto in un certo senso smentire quanto dichiarato dalla regione e dall’Arpa Lazio: “Si ritiene che i dati siano pubblici e che siano accessibili presso gli enti preposti. L’approfondimento tecnico del modello concettuale del sito insistente nell’area delle discariche di Borgo Montello, è del tutto indipendente dal procedimento amministrativo di bonifica e/o messa in sicurezza che resta in capo agli enti preposti”.

Intendiamo ancora continuare a far finta di niente? Vogliamo ancora causare inutili morti dovute a "disattenzioni" e negligenze di questo tipo?
Davvero non ci sono parole.

Fonte: dionidream.com


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martedì 4 febbraio 2014

Comprendere il caos climatico


E’ imminente una piccola era glaciale? Alcuni scienziati avvertono che il Sole è ‘andato a dormire’ e che le temperature potrebbero scendere ancora nel corso del 2014. Il 2014 sarebbe dovuto essere ricordato come l’anno del ‘massimo solare’. I ricercatori hanno constatato, invece, che l’attività solare è solo una frazione di quella che ci si aspettava, con condizioni molto simili a quelle registrate nella meta del XVII secolo, quando una piccola era glaciale investì la Terra. Nel 1645, all’inizio dell’era del minimo di Maunder, ghiacciò addirittura la superficie del Tamigi.

L’attività solare è al minimo degli ultimi 100 anni. I ricercatori credono che questa fase potrà causare importanti variazioni nelle temperature globali.

“Qualsiasi sistema di misurazione si adoperi, è evidente che il picco solare sta scemando”, asserisce il Dr. Richard Harrison del Rutherford Appleton Laboratory nell’Oxfordshire. “Sono fisico solare da trent’anni e non ho mai osservato nulla di simile’.

Lucie Green della U.C.L. ritiene che le cose potrebbero essere differenti oggigiorno, considerando l’apporto antropico sul clima globale. La Green dichiara: ‘L’attività umana potrebbe contrastare tale andamento, anche se risulta assai difficile elaborare delle previsioni’.



Come si può notare da questa carrellata di autorevoli pareri, sembra che il pianeta si stia avviando verso il raffreddamento. Tuttavia il già complesso sistema climatico mondiale è reso ancora più complicato dalle operazioni di geoingegneria clandestina il cui impatto sulle dinamiche atmosferiche è pesante ed indiscusso. Dane Wingington, studiando gli andamenti termici ed altre variabili meteorologiche regioni, ritiene che in alcune aree del globo le temperature stiano scendendo, mentre in altre esse stanno crescendo. Qui sono associate ad una grave carenza di precipitazioni. E’ palese che è arduo districarsi: vediamo allora di valutare i fattori che incidono sul clima attuale per tentare di preconizzare gli sviluppi futuri.

1. Attività solare
2. Interventi di geoingegneria abusiva
3. Altri aspetti naturali ed antropici

1. Già alcuni scienziati russi e l’astronomo statunitense Eric Dollar [1] tempo addietro avvisarono che l’attività della nostra stella era sempre più debole e ciò induceva a presagire un raffreddamento globale.

2. La geoingegneria clandestina determina squilibri e sconvolgimenti disparati, ora provocando un incremento delle temperature ora generando l’effetto contrario. In alcuni casi favorisce la siccità, in altre circostanze alluvioni. Le chemtrails, abbinate all’azione dei riscaldatori ionosferici, catalizzano ed estremizzano le manifestazioni naturali o ne alterano il corso, aggiungendo caos al caos. In particolare lo spostamento e la frantumazione della corrente a getto possono spiegare le aberrazioni meteorologiche di questo inverno.

3. Tra gli eventi che sono decisivi non si può trascurare l’influsso delle correnti marine: il rallentamento della Gulf stream è destinato a rendere rigido il clima di molte regioni dell’emisfero settentrionale.

Sviscerati questi tre parametri ed i loro numerosi risvolti, si può tentare di definire dei modelli predittivi che dovranno, però, essere continuamente adattati all’evoluzione dei vari “ingredienti” (naturali e no) ora in sinergia ora in conflitto tra loro. In questo quadro confuso, una cosa sola è certa: ghiaccio o fiamme, sarà grama.


Fonti:

- evoluzioneclima.it
- freeskies.over-blog.com
- geoengineeringwatch.org
- tankerenemymeteo.blogspot.it


[1] Un altro “eretico” è lo scienziato Eric Dollar. Dollar ha dedicato quattro anni a studiare il Sole alla Sonoma State University, prima che il suo laboratorio fosse chiuso d’autorità. Egli ritiene che il Sole non sia una gigantesca fornace a fusione nucleare che sprigiona luce e calore bruciando combustibile, ma un corpo celeste in grado di convertire energia da un’altra dimensione. L’ipotesi, che può sembrare peregrina, non è del tutto nuova: è possibile che le stelle attingano l’energia dall’etere, come ventilato da taluni studiosi. Qui, però, ci interessa in particolar modo un’altra osservazione di Dollar: egli ritiene che uno degli scopi di H.A.A.R.P. e degli altri riscaldatori ionosferici sia quello di creare uno strato di plasma artificiale, ogni qual volta la debole attività solare non alimenta la ionosfera naturale. E’ una conclusione che merita di essere considerata ed approfondita, perché conferma quanto sappiamo a proposito degli interventi ad opera dei militari per cui la ionosfera è indispensabile ai fini delle comunicazioni radio.

Dichiara l’astronomo: “Sono cicli di ventidue anni, di inattività e di attività. Un ciclo cominciò agli albori del Rinascimento. Un picco si verificò durante la Seconda guerra mondiale ed ora nel ciclo 24 il Sole si addormenta, non crea la ionosfera, come se le fasi solari stessero per finire. Oggi il flusso solare è 140 circa e dovrebbe essere almeno 200: ora l’astro lavora a metà potenza per questa parte del ciclo, quindi non genera la ionosfera utile per comunicare. Col minimo solare si indebolisce così lo spettro radio: adesso siamo al massimo solare e non è meglio del minimo. Perciò la domanda è la seguente: quando il Sole entrerà nel minimo nei prossimi sette anni, quanto sarà ‘morto’? L'ultimo minimo è stato da primato: l’emissione energetica non è mai scesa sotto 60, mentre questa volta ha toccato 58 sicché non si poteva comunicare".

La flessione nelle prestazioni nelle comunicazioni ionosferiche fornisce un'indiretta indicazione per quanto concerne le attività di geoingegneria spacciate come "solar radiation management", volte a mitigare gli effetti dell'attività solare. In realtà sarebbe il contrario, ossia le operazioni di aerosol sarebbero finalizzate al mantenimento di una coltre elettroconduttiva utile a bilanciare la diminuzione di efficienza dello strato ionosferico.

Vedi Eric Dollar: Il Sole non è un Reattore Nucleare, 2013

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sabato 1 febbraio 2014

Neve igroscopica


Giungono raggelanti – è proprio il caso di dirlo – notizie un po’ da tutto il mondo. La neve caduta copiosa in questo inverno polare contiene veleni di ogni sorta: metalli pesanti, polimeri e persino uranio impoverito (Synthetic procedure for uranium oxide supported MCM-41). E’ una neve artificiale: non si scioglie e non produce acqua a contatto con fonti di calore, ma si brunisce ed emette un forte odore di plastica bruciata. Il disastro di Fukushima e diaboliche sperimentazioni sono all’origine di quest’altro fenomeno meteorologico indotto. Molti testimoni, tra l’altro, riferiscono che i cani, i quali amano scorrazzare sui prati innevati, sono, invece, riluttanti anche solo ad uscire all’aperto, dopo la caduta di questa neve polimerica. In Romania sono stati analizzati alcuni campioni da un laboratorio certificato: di seguito gli inquietanti risultati.

Siamo al cospetto di una neve a base di polimeri altamente igroscopici, prodotti attraverso un processo chimico che vede coinvolto l'uranio impoverito. Ne consegue un materiale idoneo a catturare l'umidità atmosferica ed indebolire le perturbazioni, facilitando le comunicazioni radar-satellitari che, come già dimostrato in questo articolo, non tollerano presenza di acqua nelle nubi. L'effetto al suolo è quanto osservato in questi giorni
.



Quali sostanze chimiche dannose si trovano nella neve? Ecco i risultati delle analisi di laboratorio I.C.A. Chi avrebbe mai pensato che la neve può essere estremamente dannosa? Contiene molti veleni, tra cui metalli pesanti, nitrati e DDT, un pesticida particolarmente dannoso per gli esseri viventi.

Come è possibile che la neve sia contaminata? La contaminazione avviene attraverso il ciclo naturale dell'acqua. I composti nocivi penetrano nelle falde freatiche, le cui acque che si riversano nei fiumi e nei laghi. Con l’evaporazione gli inquinanti si concentrano nelle nuvole, infine nelle precipitazioni.

"Sono veleni destinati ad incidere per decenni sulla salute delle persone", ha dichiarato, il Dottor Gheorghe Mencinicopschi, direttore dell'A.C.I.

Il piombo nella neve caduta a Bucarest arriva a 76.72 mg / litro. E’ un livello otto volte superiore al massimo consentito. Questo è incredibile! L'avvelenamento da piombo causa la caduta di unghie e capelli. Danneggia anche il sistema nervoso soprattutto nei bambini.

Il cadmio (tipico ingrediente delle chemtrails, ritrovato anche a bordo di un Ryanair... n.d.t.) è in concentrazioni di 0,075 mg / litro. E’ un metallo pesante altamente tossico. Nei bambini si accumula nei reni e può provocare la morte.

I nitrati raggiungono 11.35 mg / litro. “Una concentrazione di 50 mg / litro può uccidere un bambino in poche ore. Non è uno scherzo ", ha spiegato Mencinicopschi.

I nitriti toccano gli 0.16 mg / litro. Essi possono provocare neoplasie al sistema linfatico.

Lindano, 0,0593 microgrammi / litro – E’ un pesticida neurotossico oncogeno.

DDT, 0,0415 microgrammi / litro. E’ un pesticida vietato nei paesi industrializzati sin dal 1970 perché cancerogeno.

Olî lubrificanti, 28 mg / decimetro cubo. "Sono oncogeni e la loro concentrazione risulta molto elevata", ha asserito Mencinicopschi.



Fonte: ecomagazin.ro


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