lunedì 27 novembre 2023

E' ufficiale: i forti terremoti sono provocati dalle armi ionosferiche

Un prestigioso studio, che indaga l'origine di taluni terremoti e reso pubblico nell'ormai lontano mese di maggio del 2011 sul portale della Cornell University (QUI), è passato del tutto inosservato. Ne possiamo benissimo intuire i motivi, visto che i ricercatori imputano ai riscaldatori ionosferici i sismi. La ricerca, firmata dagli scienziati Dimitar Ouzounov, Sergey Pulinets, Alexey Romanov, Alexander Romanov, Konstantin Tsybulya, Dimitri Davidenko, Menas Kafatos, Patrick Taylor, determina, sulla base di granitici elementi probanti, che una buona parte dei recenti sommovimenti tellurici di magnitudo elevata (sopra i 7 gradi della scala Richter) è da ascrivere alle sperimentazioni che interessano la ionosfera, per mezzo dell'emissione di basse frequenze. Ci vengono in mente le stazioni di H.A.A.R.P., in Alaska, e Tromsø, in Norvegia, che sono tra i più noti "riscaldatori ionosferici", anche se ne esistono molti altri (almeno venti), ubicati in varie parti del mondo.

Lo studio, censurato dai media ufficiali, è dirompente, in quanto mette a tacere, una volta per tutte, i negazionisti di regime che, di norma, tacciano di "complottismo" le voci fuori dal coro che accusano i Governi di provocare i terremoti. Ora ne abbiamo le prove certificate.
Di seguito il report della ricerca che, in formato PDF, potete visionare e scaricare (QUI) dai nostri server.


L'atmosfera sopra il Giappone si riscaldò rapidamente prima del terremoto di magnitudo 9.0 Richter. Secondo gli scienziati, le emissioni infrarosse sopra l’epicentro erano aumentate drammaticamente nei giorni precedenti il ​​devastante sisma che colpì le isole nipponiche.

I geologi si sono interrogati a lungo sui resoconti di strani fenomeni atmosferici avvenuti nei giorni precedenti i rovinosi terremoti, ma è stato difficile ottenere buoni dati a sostegno di questi rapporti.

Negli ultimi anni, tuttavia, diversi gruppi di ricerca hanno allestito stazioni di monitoraggio atmosferico nelle zone sismiche, usufruendo dei satelliti che inviano informazioni sullo stato dell'alta atmosfera e della ionosfera durante un evento tellurico. Nel 2010 furono esaminati alcuni dati, provenienti dalla sonda spaziale DEMETER: essi mostravano un aumento significativo dei segnali radio a frequenza ultrabassa, prima del terremoto di magnitudo 7.0, scossa che colpì Haiti il 12 gennaio 2010.

Dimitar Ouzounov del Goddard Space Flight Center della NASA nel Maryland e alcuni collaboratori analizzarono le caratteristiche del disastroso terremoto di Tohoku e Fukushima (Giappone) verificatosi il giorno 11 marzo 2011. I loro risultati, anche se preliminari, aprono gli occhi.

Fu accertato che prima del sommovimento di magnitudo 9.0, il contenuto totale di elettroni, presenti nella ionosfera, era aumentato notevolmente sopra l’epicentro, raggiungendo il culmine tre giorni prima del cataclisma. Allo stesso tempo, le osservazioni satellitari evidenziarono un forte incremento delle emissioni infrarosse sopra l’epicentro: esse toccarono il picco nelle ore immediatamente precedenti il ​​terremoto. In altre parole, l’atmosfera si era riscaldata. Queste osservazioni sono coerenti con un’idea definita "meccanismo di accoppiamento litosfera-atmosfera-ionosfera". L'idea è che nei giorni che precedono un sisma, le forti sollecitazioni di una faglia sul punto di cedere provocano il rilascio di grandi quantità di radon.

La radioattività di questo gas ionizza l'aria su larga scala e ciò provoca una serie di effetti a catena. Poiché le molecole d’acqua, caricate negativamente, sono attratte dagli ioni positivi presenti nell’aria, si innesca un fenomeno di condensazione su larga scala dell’acqua, ma tale processo sprigione anche energia termica (calore) ed è questo che provoca le emissioni infrarosse. "I nostri primi risultati mostrano che il giorno 8 marzo del 2011 è stato osservato un picco della radiazione infrarossa rilevata dai satelliti", affermano Ouzounov e colleghi. Queste emissioni influisconio sulla ionosfera e sul contenuto totale di elettroni. È evidente che la troposfera e la ionosfera sono strattamente collegate, tanto che, quando uno strato è perturbato, le alterazioni si riverberano sulle altre falde atmosferiche.

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lunedì 6 novembre 2023

Variazione dell'asse terrestre e mutamenti climatici

Secondo un recente studio, condotto da alcuni ricercatori dell’Università di Seul, l'asse terrestre, dal 1998 al 2023, si è spostato di quasi un metro, ma è negli ultimi 5 anni che la velocità di spostamento è aumentata, tanto da incidere sul flusso delle correnti a getto e, di conseguenza, dei fenomeni meteorologici. La variazione dell'angolo di inclinazione della Terra si è avvertita ovviamente per quanto riguarda l'esposizione rispetto al Sole. Infatti, ad un'attenta osservazione nonché sulla base di verifiche statistiche, risulta che - alle nostre latitudini - il Sole sorge e tramonta con un certo anticipo. Il cambiamento appare piuttosto sensibile e facilmente rilevabile. Alcuni anni fa, gli Inuit avevano notato che la nostra stella non si leva più dove erano abituati a vederla spuntare: è un dato empirico, ma che non può essere ignorato.

L'asse terrestre è attualmente inclinato di 23° 26' 10.5" rispetto alla perpendicolare al piano dell'eclittica. L'entità dell'inclinazione varia ciclicamente tra circa 22° 30' e circa 24° 30' con un periodo di 41 000 anni; attualmente è di 23° 26'10.5" e in diminuzione. Inoltre l'asse terrestre ruota lentamente intorno alla perpendicolare all'eclittica, descrivendo un doppio cono e compiendo un giro ogni 25 800 anni (52″ all'anno). Questo moto è chiamato precessione degli equinozi ed è dovuto alla forza di marea esercitata dalla Luna e dal Sole. Infine vi sono delle oscillazioni dell'asse di minore entità (circa 20′) e con un periodo più breve (circa 18,6 anni): quest'ultimo moto è detto nutazione.

Come al solito i sostenitori del cambiamento climatico di origine antropica imputano la variazione dell'angolo dell'asse terrestre nonché dei fenomeni meteo estremi alle attività umane ma è esattamente il contrario.

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Range finder: come si sono svolti i fatti

mercoledì 27 settembre 2023

Lo "Stato Maggiore della Difesa" e la guerra psicologica contro i cittadini

Lo Stato Maggiore della Difesa affronta la questione del controllo mentale della popolazione, valutando i limiti (legali) e le opportunità fornite dalle ultime tecnologie (sensori nanotecnologici, farmaci, armi elettromagnetiche etc.), al fine di contrastare la "disinformazione" e le "notizie false" ("fake news") che, ad opinione dei relatori, sono un pericolo per la sicurezza nazionale. Il documento che alleghiamo è davvero istruttivo, poiché non solo conferma che le tecnologie per controllare il comportamento degli individui sono già disponibili, ma anche che le stanno già adoperando. Attualmente il loro unico ostacolo è di tipo legislativo, ma è sintomatico il fatto che gli autori del corposo ed inquietante testo intendono giustificare il loro operato trincerandosi dietro al paravento della "difesa" nei confronti di un nemico da combattere: la disinformazione. Siamo al cospetto della solita inversione arcontica per cui chi diffonde menzogne si atteggia a detentore della "verità", arrogandosi il diritto di combattere ed isolare chi, invece, davvero informa e avverte l'opinione pubblica delle insidie provenienti da istituzioni ed enti governativi che hanno usurpato tutto l'usurpabile.

Di seguito un breve estratto delle conclusioni (scritte in un italiano obbrobrioso) contenute nel rapporto in questione.

Ringraziamo l'amico Danilo per averci fornito il documento.

COGNITIVE WARFARE - STATO MAGGIORE DELLA DIFESA
La competizione nella dimensione cognitiva

IL COGNITIVE WARFARE NEL CONTESTO MULTIDOMINIO

La pervasività dei molteplici aspetti che concorrono alla competizione nella dimensione cognitiva e le possibili prospettive evolutive del fenomeno rappresentano un fattore di assoluta complessità le cui sfide e opportunità, se non adeguatamente affrontate, potrebbero avere significativi impatti sull’intera società a livello globale. Risulta quindi immediatamente evidente come il "Cognitive warfare" e le sfide derivanti dalla portata del fenomeno esulino da competenze esclusive di un unico Dicastero o Paese e necessitino di un’azione corale e sinergica da sostenere, sia a livello nazionale sia internazionale, anche attraverso un processo di crescente coinvolgimento e responsabilizzazione dei numerosi stakeholders, anche privati.

Risulta quindi necessario sviluppare, a tutti i livelli (whole of society), una profonda consapevolezza della portata del fenomeno e delle sfide correlate per affrontare al meglio rischi e opportunità connesse allo sviluppo del Cognitive warfare. Tale consapevolezza di una risposta whole of government, dovrà necessariamente essere sviluppata attraverso la ricerca del coinvolgimento attivo della Difesa, in coordinamento con il comparto intelligence nazionale, già nelle fasi di monitoraggio di possibili azioni ostili.

Tenuto conto del livello di interconnessione globale e del livello di sviluppo delle innovazioni tecnologiche, il "Cognitive warfare" sarà sempre più usato per la condotta di operazioni anche sotto la soglia di conflitto spostando il focus dello scontro dai tradizionali campi di battaglia alle menti. Un qualcosa di intangibile, ma che potrebbe diventare un’arma potentissima.

L’associazione di una tipologia di Warfare56 alla dimensione cognitiva è giustificato dall’incremento di azioni nell’Information environment, poste a sistema con gli sviluppi tecnologici, quelli delle neuroscienze e di tutti quei nuovi strumenti che sfruttano l’ambiente informativo e lo spettro elettromagnetico per influire sui processi cognitivi. Già da qualche decennio, sulla base delle esperienze militari, la NATO annovera negli approcci dottrinali alla gestione delle crisi il "behaviour centric approach" volto a condizionare l’audience, ovvero attori, stakeholder e popolazione. In linea generale, mentre proseguono le attività di approfondimento in ambito NATO per definire meglio le caratteristiche del "Cognitive warfare", emerge la necessità di rilevare e comprendere le insidie e le sfide sottese, al fine di formulare ipotesi ed elaborare accurati assessment nella prospettiva di breve, medio e lungo termine.

COGNITIVE WARFARE PDF

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mercoledì 30 agosto 2023

Le alluvioni nel passato sono collegate ai test atmosferici eseguiti dal CNR?

Ricordate le devastanti alluvioni del 1966? Proprio nel fatale 1966 furono condotti esperimenti di “cloud seeding”, cioè di “inseminazione delle nubi” con agenti chimici. Il colmo è che la Commissione Euroea, interpellata sul tema, finge di non saperne niente se non dal 2018.

Titolo dello studio, in inglese: “A Biennal Systematic Test of some Newly-Developed Cloud-Seeding Nucleants, under Orographic Conditions” (documento allegato - vedi link). Tre ricercatori – Alberto Montefinale, Gianna Petriconi [1] (Ricordate la Petriconi?) ed Henry Papee, spiegano che, dal gennaio del 1966 al giugno del 1968, fu condotto un “test sistematico” di sollecitazione delle nuvole sui Colli Prenestini, ad est di Roma. Obiettivo: provocare l’aumento delle precipitazioni mediantedispersione di aerosolin atmosfera.

Riassunto: "Un esperimento sistematico di inseminazione delle nuvole è stato condotto nelle Colline Prenestine, ad est di Roma, nel periodo gennaio 1966 - giugno 1968. L'obiettivo era determinare se l'uso di nuclei giganti di condensazione monodispersi, emettitori di elettroni, e di nuclei giganti di formazione del ghiaccio di AlzSa, entrambi recentemente sviluppati nei nostri laboratori, potrebbero aumentare le precipitazioni su un'area circostante al sito di dispersione dell'aerosol. Il metodo di valutazione prevedeva confronti di precipitazioni cadute durante la settimana successiva all'aerosol di circa 15 kg di particolato, alle precipitazioni raccolte nelle due settimane successive a tale periodo. I risultati mostrano che, nonostante una quantità relativamente piccola di nuclei utilizzati per l'operazione di semina e nonostante un disegno di valutazione dei dati apparentemente svantaggiato, i rapporti normalizzati e cumulati degli eventi di precipitazione, associati a quei periodi di tempo, indicano aumenti significativi durante l'estate e l'autunno e diminuzioni significative durante la stagione invernale, sull'area considerata. NdR".
[1] La Dottoressa Gianna Petriconi fu tra coloro che presentarono un brevetto utile ad impedire la formazione di nubi (vedi articolo QUI). Un brevetto del CNR, ovviamente. E' possibile modificare le condizioni meteorologiche e manipolare i cicli pluviometrici, intervenendo sulle nubi tramite l'impiego di carburanti idonei? La risposta è affermativa. Infatti trattasi di un brevetto risalente al lontano 1973 e nel 1977 assegnato al Consiglio Nazionale per le ricerche (C.N.R.). Nel testo è spiegato in modo approfondito com'è possibile alterare la composizione del combustibile al fine di abbattere l'umidità atmosferica e dissolvere le formazioni nuvolose che potrebbero causare precipitazioni piovose. Ciò è possibile additivando alluminio, magnesio ed altri elementi alcalini che, reagendo con i solfuri di scarto, derivanti dalla combustione, determinano una fine miscela di nanopolveri igroscopiche. E' quindi evidente com'è vantaggiosa ed economica la collaborazione delle compagnie civili, giacché la capillarità delle rotte commerciali permette di intervenire ovunque si intenda distruggere o deviare intere perturbazioni. Cade così ogni fantasiosa spiegazione negazionista, volta a screditare quella che, secondo i media di regime, sarebbe solo una leggenda metropolitana nata dalla sfrenata fantasia di due fantomatici appassionati di bioterrorismo. Curioso, come dicevo, che gli stessi autori del brevetto, poi scrivono un libro proprio su quelle nubi che, ora, grazie a quello stesso brevetto, non esistono più.

In merito alla differenza che esiste tra "Cloud Seeding" e "Hygroscopic Cloud Seeding" LEGGI L'ARTICOLO QUI.

L'esperimento del 1966: A Biennal Systematic Test of some Newly-Developed Cloud-Seeding Nucleants, under Orographic Conditions.


Il Dottor Antonio Raschi (CNR), tra le altre cose cita anche il 1966...

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mercoledì 9 agosto 2023

Riflessioni di una notte di mezza estate

Sono principalmente due gli atteggiamenti radicati nell’opinione pubblica: questi pregiudizi impediscono non solo di analizzare in modo plausibile gli eventi, ma pure di passare dall’indignazione all’azione.

Ci riferiamo all’attesa del “salvatore”, ossia di un uomo “politico” onesto e capace che tolga le castagne dal fuoco al popolo vessato da classi dirigenti depravate oppure ad una guida (un intellettuale, uno scienziato, un uomo di chiesa…) in grado di lottare per la verità e la giustizia in ogni campo; l’altro limite è il dualismo, ossia l’idea che sulla scena interna e globale si combattano due forze, Destra e Sinistra, Occidente (Stati Uniti d’America, Regno Unito, Unione europea con i loro satelliti) e BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa ed alleati).

Per quanto riguarda la tendenza ad una visione dicotomica (buoni contro cattivi nello scacchiere geopolitico), basta ricordare un solo episodio. Un paio di mesi fa, l’aviazione russa centrò (per sbaglio) un deposito militare della N.A.T.O. ubicato in Ucraina: né La Federazione russa rivendicò il successo bellico né gli Stati Uniti denunciarono l’operazione. Tutti zitti e… Mosca. Perché? Perché ai vertici sono tutti d’accordo: persino la Corea del Nord, come la Cina e quasi tutti i governi del mondo, fuorché pochi Stati africani i cui presidenti furono neutralizzati, hanno partecipato alla farsa del patogeno mortale, tutti promuovono l’agenda digitale, la moneta elettronica programmata, la transizione “verde”, il credito sociale, attuano deleterie operazioni di geoingegneria, tutti raccontano la storiella delle missioni lunari e le fandonie sulla stazione spaziale internazionale che esiste solo come set televisivo.

E’ ovvio che una reale conflittualità oppone certi potentati, ma è un dissidio che non investe la cupola (termine non casuale), una discordia che è simile ai feroci litigi che divampano fra i banditi dopo che hanno rapinato una banca. Infatti, perpetrato il crimine, i delinquenti cominciano a scontrarsi per spartirsi il bottino, perché ognuno pretende di avere di più rispetto a quello che si era pattuito, quando si era organizzato il colpo.

Insomma, “Ogni Stato è una dittatura” (Gramsci) e “Non esistono poteri buoni” (De André). Poi, alcune dittature sono un po’ più morbide, ma sono pur sempre tirannidi. Inoltre occorre guardare dietro le quinte: a volte si cita Trump come messia. Trump? E’ un uomo di paglia, controllato dal genero, rampollo di un’influente e ricchissima famiglia di origini… ucraine.

Basti questo: sono analisi già svolte in numerosi altri articoli e presenti pure in “Attacco dal cielo: geoingegneria clandestina ed altri crimini governativi”, testo cui rinviamo per gli approfondimenti.

Vediamo ora il primo aspetto. E’ sintomatico quanto ha coinvolto di recente il Dottor Stefano Montanari e la Dott.ssa Antonietta Gatti che sono stati accusati di aver agito in modo poco limpido nel momento in cui hanno trasformato la loro s.r.l. (con un capitale di circa 900.000 euro) in fondazione, asserendo di essere rimasti privi di liquidità, dopo aver donato tutto, senza precisare che l'ente è intestato ai vari componenti della famiglia Montanari. Sulla vicenda non ci pronunciamo – ognuno si formerà un’opinione usando il discernimento – ma vorremmo solo ribadire che non bisogna mai affidarsi all’eroe di turno. Bisogna ricordare che la disinformazione è tutt’uno con l’”opposizione voluta ed autorizzata dal sistema” (G.C. Argan): a nostro avviso, la galassia del negazionismo non è occupata solo da Federico De Massis alias Task Force Butler, nonostante la sua abnorme mole, e dai depistatori di professione. A loro vanno aggiunti molti “attivisti” e “divulgatori” il cui ruolo è quello di mantenere la “mandria umana” (S. Freixedo) nel recinto, illudendola che sia libera di pascolare dove vuole.

Ora, lo scopo principale di ciascuno di noi deve essere quello di informare in maniera il più possibile oggettiva e corretta, di avvisare gli altri dei pericoli incombenti: se avremo salvato anche una sola vita umana, se avremo risolto un paio di problemi contingenti, ci potremo ritenere soddisfatti, perché le minacce che ci sovrastano sono numerose e gravi ed è impossibile stornarle tutte.

Vogliamo elencarne alcune? Una possibile nuova e coercitiva campagna di “vaccinazione” di massa, la digitalizzazione del denaro, l’innalzamento dei limiti relativi alle emissioni delle antenne del 5G etc., la totale corruzione dell’intero sistema politico nazionale ed internazionale, l’attacco al settore primario attraverso la geoingegneria clandestina (alcune regioni italiane sono afflitte da una siccità micidiale), i disastri ambientali attribuiti al biossido di carbonio, ma provocati dal binomio scie chimiche-campi elettromagnetici, la transizione pseudo-ecologica con il corollario dei Lager da 15 minuti e la mobilità elettrica, i focolai di guerra che potrebbero preludere ad un conflitto di portata planetaria, il disfacimento dell’assetto sociale e dell’etica, la costante contraffazione delle notizie per opera sia dei media ufficiali sia di ampi settori appartenenti alla cosiddetta “controinformazione”…

Poi, se uno è turbato dai ragguagli che si diffondono per far conoscere ed allertare sui temi più diversi, può sempre acquistare un libro sulla legge dell’attrazione, la risonanza, l’intelligenza quantica che crea la realtà e cose del genere. Dunque, dopo aver applicato le efficacissime e miracolose regole contenute in questi saggi, in pochi minuti, con l’intento ed il pensiero positivo, plasmerà “il migliore dei mondi possibili” (Leibniz). Così saremo tutti contenti! Se questi metodi dovessero fallire, non disperiamo: ci restano gli amuleti.

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martedì 1 agosto 2023

Arthur Firstenberg, La tempesta invisibile Storia dell’inquinamento elettrico

Stazioni radio base, wi-fi, 5G… : l'elettromagnetismo ha plasmato il mondo moderno e contemporaneo. Come ha influito, però, sulla nostra salute e sull'ambiente? Negli ultimi 220 anni, la società ha sviluppato la convinzione universale che l'elettricità è "sicura" per gli esseri viventi ed il pianeta. Lo scienziato e giornalista Arthur Firstenberg smentisce questa convinzione, raccontando la storia dell'elettricità in maniera inedita e documentata.

Nel saggio "La tempesta invisibile", Firstenberg ripercorre le vicende legate all'elettricità dal principio del XVII secolo ad oggi, dimostrando che molti problemi ambientali, così come le principali malattie della civiltà industrializzata - patologie cardiache, diabete, tumori etc. - sono connessi all'inquinamento elettromagnetico.

Scheda del libro

Autore: Arthur Firstenberg con introduzione di Pietro Ratto
Titolo: La tempesta invisibile
Editore: Bibliotekha edizioni
Anno di pubblicazione: 2021

Articolo correlato: E’ tutto vero: gli alberi ostacolano il 5G

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