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domenica 2 agosto 2015

Oltre la guerra climatica: bioingegneria e strategie militari



Il curatore di Chemtrailsplanet, traendo spunto da un articolo pubblicato da un quotidiano organico al regime, trova l’abbrivo per catapultare il lettore dallo scenario della “guerra climatica” preoccupante quanto si vuole, ma riduttivo, alla dimensione ben più minacciosa della bioingegneria egemonizzata da una sorta di A.I., intelligenza artificiale. Se ricordiamo che di recente lo stesso Stephen Hawking, figura senza dubbio addentro agli arcana imperii, ha lanciato l’allarme circa i pericoli insiti in una tecnologia di cui gli uomini possono perdere totalmente il controllo a favore di un Golem informatico, comprendiamo quanto sia realistico il quadro descritto e paventato. In ogni caso, anche qualora queste perniciose tecnologie belliche e di controllo globale dovessero restare nelle mani dei vertici militari, siamo sicuri che sono in pessime mani.

Ammette una testata mainstream come “U.S.A. today”: "Il traffico aereo e l'ambiente sono in rotta di collisione. Le emissioni degli aerei inquinano la biosfera e minacciano entro il 2050 di diventare una delle maggiori cause dei cambiamenti climatici" [1], hanno concluso gli esperti britannici.

In verità, l’articolo di “U.S.A. today” non è neppure la classica punta dell’iceberg: deve essere aggiornato e completato, includendo tra gli inquinanti legati alla biogeoingegneria oltre ai soliti metalli, anche agenti patogeni responsabili della Sindrome di Morgellons: sono microorganismi che sono stati denominati “cross domain bacteria” [2] dallo scienziato statunitense Clifford Carnicom del Carnicom Institute.

Queste forme di vita bio-ingegnerizzate, disperse in atmosfera, sono in grado di interfacciarsi con le reti di intelligenza artificiale come Jade 2: depositandosi nel sangue umano, nell’encefalo ed in altri organi, i filamenti di dimensioni nanometriche creano i presupposti del Morgellons. Queste fibre biosintetiche sono inconsapevolmente inalate attraverso la respirazione, ingerite con il cibo e l’acqua.

Jade 2 è un sistema di intelligenza artificiale, una tecnologia informatica quantistica che produce simulazioni di combattimenti olografici ed ha la possibilità di impiegare grandi quantità di dati che sono raccolti da cavie umane per generare programmi atti ad identificare ed eliminare insorti, ribelli o chiunque sia contrassegnato come bersaglio da neutralizzare.

Il sistema del campo di battaglia Jade 2 è cognitivo ed intuitivo. Può esaminare precedenti piani tattici eseguiti e definire strategie "nuove e migliori" per aumentare l’efficacia nell’uccidere. Jade 2 ha la capacità di comunicare per mezzo di droni attraverso la tecnologia Occom che è una delle integrazioni di prossima generazione di tale apparato.

In breve, Jade 2 non coincide con campagne militari dirette da generali e comandanti, ma con azioni strategiche gestite da un megacomputer.

Fonti:

- AVIATION PUBLIC HEALTH CRISIS: Geoengineering Pathogens and Jet Fuel Toxins
- JADE 2: Orwellian Artificial Intelligence Network Masters Human Domain
- Lo scienziato Clifford Carnicom individua una nuova specie di esseri viventi: i cross domain bacteria
- Transbiologia (articolo di Sophia Smallstorm)

[1] I "cambiamenti climatici" sono provocati dalla geoingegneria clandestina e non dal biossido di carbonio.

[2] I C.D.B., ossia Cross domain bacteria sono organismi classificabili come ‘una nuova forma di vita’, al di fuori delle tassonomie tradizionali. Essi presentano alcune caratteristiche simili a quelle dei batteri estremofili in grado di vivere in condizioni ed in ambienti ostili, con temperature estreme, in terreni o acque iperacidi o iperalcalini nonché nei carburanti aeronautici. Contemporaneamente non assomigliano a nessun organismo conosciuto. La loro capacità di aggregazione spontanea e quella di generare bio-pellicole condivise, li porta a produrre comunità filamentose a rapido accrescimento. Da notare infine la loro predisposizione a parassitare i globuli rossi umani, legandosi ad essi per costituire un aggregato nuovo a causa del quale gli eritrociti diminuiscono in modo drastico la loro capacità di scambiare molecole di ossigeno.

Articoli correlati:

- Chlorovirus, il patogeno che sta infettando milioni di persone, proviene dai biocarburtanti
- Lo scienziato Clifford Carnicom individua una nuova specie di esseri viventi: i cross domain bacteria
- Transbiologia (articolo di Sophia Smallstorm)

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Range finder: come si sono svolti i fatti

sabato 16 agosto 2014

Lo scienziato Clifford Carnicom individua una nuova specie di esseri viventi: i cross domain bacteria


Fummo lungimiranti anni fa, quando ridefinimmo la geoingegneria clandestina “bio-ingegneria”: nei fatti gli obiettivi di queste proditorie operazioni trascendono lo stesso ambito militare per collocarsi nel dominio di un’avanzata e sinistra biotecnologia. Sophia Smallstorm docet. Proponiamo un articolo del curatore di Freeskies. Il testo è relativo a recenti studi compiuti dallo scienziato statunitense Clifford Carnicom. Egli ha individuato una nuova forma di vita, i cross domain bacteria, cioè “batteri che travalicano i confini delle specie viventi conosciute”. Ci chiediamo se questi bizzarri microbi abbiano qualche attinenza con la pioggia rossa di Kerala (India) e con le precipitazioni chimico-biologiche di Oakville (stato di Washington, Stati Uniti d’America).

Il geniale ingegnere e ricercatore indipendente statunitense, Clifford E. Carnicom, studia da anni quella perniciosa ed al contempo misteriosa malattia denominata (forse impropriamente) sindrome di Morgellons. Con la sua équipe di ricerca ed i suoi mezzi personali, è giunto a risultati sorprendenti, grazie soprattutto alla sua mentalità, libera e priva di censure (o peggio di auto-censure) accademiche.

Il suo lavoro si sta concentrando ultimamente sulla classificazione di un nuovo tipo di batteri, riscontrato nei soggetti affetti dal Morgellons. Egli ha denominato questi patogeni C.D.B., ossia Cross domain bacteria. La sua intuizione ed uno scrupoloso lavoro di laboratorio lo hanno portato a definire tali organismi come ‘una nuova forma di vita’, al di fuori delle tassonomie tradizionali.

Questi microorganismi presentano alcune caratteristiche simili a quelle dei batteri estremofili in grado di vivere in condizioni ed in ambienti repulsivi, con temperature estreme, in terreni o acque iperacidi o iperalcalini nonché nei carburanti avio. Contemporaneamente non assomigliano a nessun organismo conosciuto. La loro capacità di aggregazione spontanea e quella di generare bio-film condivisi, li porta a produrre comunità filamentose a rapido accrescimento. Da notare infine la loro predisposizione a parassitare i globuli rossi umani, legandosi ad essi per costituire un aggregato nuovo a causa del quale gli eritrociti diminuiscono in modo drastico la loro capacità di scambiare molecole di ossigeno.

Da dove provengano tali organismi e come siano stati introdotti nella biosfera è difficile da stabilire: occorre, però, osservare che Carnicom da decenni denuncia quel crimine contro l’umanità che prende la dicitura corrente, ma di origine militare, di “scie chimiche” (chemtrails). La mappa planetaria dei pazienti colpiti dal Morgellons tende a coincidere, infatti, con le aree del pianeta maggiormente afflitte dalla nefasta operazione di irrorazione clandestina bio-chimica dei cieli, la bio-geoingegneria illegale.

Fonti:

- La suggestione oscura della libera ricerca, 2014
- C.D.B. characteristics, 2014

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mercoledì 6 agosto 2014

Bioterrorismo governativo: le conclusioni dell’ingegnere Clifford Carnicom


Elana Freeland, autrice di “Chemtrails, H.A.A.R.P. and the full spectrum dominance of planet Earth”, incontrò l’ingegnere Clifford Carnicom nell’ormai lontano 2003 per acquisire informazioni circa i risvolti biologici della geoingegneria clandestina. La ricercatrice scrive:

Lo scienziato indipendente e ricercatore sul Morgellons, Clifford Carnicom, ebbe delle intuizioni a proposito dell’aspetto biologico inerente alle chemtrails. Queste intuizioni sono in gran parte credibili non solo per l’autorevolezza dello specialista succitato, ma pure perché le sue conclusioni sono confermate da altri studi condotti secondo differenti angolazioni e metodologie”.

I seguenti sono i dieci capisaldi focalizzati da Carnicom.

• Le operazioni clandestine di aerosol rivelano una liaison tra il Pentagono e le industrie farmaceutiche.
• Il Pentagono ha intenzione di sperimentare patogeni sulla popolazione ignara. E’ plausibile che la S.A.R.S. (severe acute respiratory syndrome) sia stata una patologia il cui agente biologico è stato creato in laboratorio, ma ci si attendeva che il tasso di mortalità fosse più alto, intorno all’80 per cento.
• Le industrie farmaceutiche stanno realizzando enormi profitti, grazie alla sempre maggiore incidenza di affezioni letali e no.
• Batteri e virus sono liofilizzati e quindi inseriti nei filamenti destinati ad esseri dispersi.
• I metalli diffusi in atmosfera determinano un aumento delle temperature e creano un habitat adatto alla proliferazione di virus e batteri.
• Molti stati in cui sono compiute le attività di geoingegneria illegali non hanno mai accordato il loro assenso. Gli aerei commerciali sono uno fra i sistemi per la diffusione di chemtrails.
• Parecchi fra gli artefici delle operazioni di biogeoingegneria sono vecchi amici e partners commerciali di Bush senior.
• Lo scopo finale consiste nel controllo dei cicli demografici attraverso la diffusione di composti chimici, patogeni etc.
• Le persone che hanno tentato di rivelare la verità per lo più sono state perseguite “legalmente” o uccise.
• Questi sono i tempi più pericolosi e cupi che stanno vivendo l’umanità ed il pianeta.

Come giudicare il “decalogo” stilato da Carnicom? Ci sembra che, sebbene egli concentri l’attenzione sulla realtà statunitense, il suo spaccato sia verosimile ed applicabile un po’ a tutta la nostra martoriata Terra. Come avvenga di preciso la propagazione degli agenti biologici è tema da approfondire, ma che le chemtrails siano anche una forma di bioterrorismo governativo è probabile. Si pensi almeno a tutti quegli “esperimenti” condotti dall’esercito britannico e statunitense su cittadini inconsapevoli: furono sparsi microorganismi e composti nocivi. Le scie chimico-biologiche sono il naturale coronamento di una politica scellerata… pluridecennale.


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venerdì 18 luglio 2014

L’applicazione delle conoscenze scientifiche relative alla formazione delle scie di condensazione dimostra l’esistenza della geoingegneria clandestina

In un non recente, ma fondamentale studio l'ingegnere Clifford Carnicom ha dimostrato in modo incontrovertibile che le scie di condensazione non possono essere persistenti. Precisiamo che, da anni, sono impiegate anche scie non persistenti: sono comunque artificiali, non coincidenti con le contrails. Ciò puntualizzato, le conclusioni di Carnicom inceneriscono tutti i sofismi pseudo-scientifici con cui i negazionisti tentano di equiparare presunte "scie di condensa" alle nuvole: sono fenomeni differenti che obbediscono a leggi fisico-chimiche non del tutto sovrapponibili. Una vera scia di condensazione è come il vapore acqueo che si può formare in inverno, con temperature molto rigide ed elevata umidità, quando si espira: chi potrebbe affermare che quella nuvola di vapore può durare ore o addirittura giorni?



E’ stato sviluppato un modello preliminare per stimare il tempo necessario affinché una vera scia di condensazione si dissipi. Si presume, all’interno di questa discussione, che la scia sia composta per lo più di vapore acqueo. Il modello scientifico elaborato concorda molto bene con con i dati storici e con l'osservazione delle contrails. Si avverte che questo studio prescinde dal fenomeno della formazione delle nuvole: l'introduzione di particelle di aerosol (nuclei di condensazione), uno dei fattori da cui dipende la loro generazione è un ambito differente che deve essere esaminato separatamente. Le conclusioni che derivano dallo studio di questo paradigma sono le seguenti.

1. Le scie composte da vapore acqueo si dissolvono rapidamente, come la fisica e la chimica di questo modello dimostreranno. All’interno di un insieme separato e distinto di eventi, le nuvole si possono formare, se concorrono almeno tre circostanze, ossia temperatura, umidità relativa e nuclei di condensazione. Se certe "scie" si trasformano in "nuvole", si deve concludere che il loro materiale di composizione non è vapore acqueo.

2. Le condizioni in esame mostrano che i cristalli di ghiaccio all'interno di una scia possono attingere il punto di fusione e appunto fondersi grazie al calore fornito dalla radiazione solare.

3. Come dimostrato sia dalla osservazione storica sia da questo modello, il tempo previsto per la dissipazione di una scia è breve, al massimo due minuti. Questo presuppone che la scia sia composta essenzialmente da vapore acqueo, secondo la classica definizione di "contrail".

4. Il tasso di dissipazione della scia di condensa dipende soprattutto dalle dimensioni dei cristalli di ghiaccio e dalla quantità di radiazione solare.

La ratio di base del modello inerente al dissolvimento di una scia di condensazione, paradigma basato su chimica, matematica e fisica della termodinamica è la seguente:

Tempo per la dissipazione = [massa di acqua cristallina * (Q + calore di fusione)) / potenza dove Q è la quantità di calore necessaria per aumentare la temperatura di una sostanza (ghiaccio)].

O anche

t (sec) = (m (kg) * Ht (kj / kg)) / P (watt)

dove t è il tempo necessario per la dissoluzione della contrail (trasformazione), in secondi, m è la massa del cristallo di ghiaccio in chilogrammi, Ht è il calore di trasformazione di ghiaccio in kilojoule per chilogrammo, P è la potenza applicata al sistema in watt.

Calcolare l'energia interna o entalpia del vapore acqueo spesso coinvolge diversi cambiamenti di stato, giacché l’H2O può essere solida, liquida o aeriforme, secondo le varie condizioni di temperatura e pressione. Nel caso di una scia composta di vapore acqueo, il calore di trasformazione consisterà di due fasi. La prima è la quantità di calore necessaria per innalzare la temperatura del cristallo di ghiaccio da una temperatura sotto zero a 0 gradi C. Questo valore sarà designato come Q nel caso di specie. Il secondo segmento di calore indispensabile sarà quello che scioglie il cristallo di ghiaccio in forma liquida. I processi principali coinvolti nella formazione delle scie quindi riguardano le fasi seguenti.

1. L'emissione di vapore acqueo dal velivolo.
2. Il congelamento del vapore acqueo a temperature sotto lo zero (almeno – 40 gradi C.) in cristalli di ghiaccio.
3. Il riscaldamento dei cristalli di ghiaccio al punto di fusione per irraggiamento solare.
4. La fusione del cristallo di ghiaccio grazie alla radiazione solare sino al punto in cui il vapore acqueo volta non è più visibile. Questo processo riporta l'acqua alle condizioni in cui è stata emessa dal motore.

Vediamo ora di quantificare i componenti di questo modello con elementi che sono tipici o rappresentativi delle condizioni di formazione delle scie di condensazione.

Massa

Supponiamo che abbiamo una dimensione delle particelle a cubetti (cristalli di ghiaccio nucleati) di dimensione d su un lato, misurata in micron (designati con u). Dato inoltre che la densità del ghiaccio è 917gm/cm3, la massa della particella è la seguente:

massa = (d (u) * (1E-6 m / u)) ^ 3 * (1E6cm3/m3) * (.917gm/cm3) * (1E-3kg/cm3)

oppure

massa = (d ^ 3 * 9.17E-16 cm3 gm kg m3) / (m3 cm3 gm)

Q + Calore di fusione

Q è uguale alla quantità di calore necessaria per aumentare la temperatura del cristallo di ghiaccio dalla temperatura ambiente a 0 gradi C. Il calore specifico del ghiaccio è dato come 4.21 kJ / (kg C) a 0 gradi C. Il calore specifico varia solo leggermente rispetto alla temperatura ed alla pressione e sarà quindi usato questo valore. J si riferisce a joule di energia.

Il calore di fusione del ghiaccio è 335kJ/kg. E’ necessaria questa quantità di energia per sciogliere il ghiaccio.

Pertanto la quantità di calore necessaria per trasformare il cristallo di ghiaccio è la seguente:

dQ + calore di fusione = 4.21 kJ / (kg C) * dT + 355kJ/kg

dove dQ è la quantità di calore che permea i cristalli di ghiaccio, il calore di fusione è la quantità di calore necessaria per fondere il cristallo di ghiaccio e dT è la variazione di temperatura dall'aria ambiente a 0 gradi Celsius.

Il modello ora diventa:

t (sec) = (d ^ 3 * (9.17E-16) cm ^ 3 gm kg m ^ 3 * ((((4.21kJ/kg) * dT) / (kg C))
+ 355kj/kg)) / P * (m ^ 3 cm ^ 3 gm)

Potenza (P)

L'energia della radiazione solare è data in termini di metro watt/quadrato. Valori rappresentativi misurati vanno all’incirca da 200 a 700 watt / m ^ 2. Per arrivare alla potenza applicata al cristallo di ghiaccio, prenderemo la superficie del cristallo esposta perpendicolarmente alla luce solare e applicheremo la radiazione solare al cristallo. La radiazione solare viene applicata in modo continuo alla superficie fino a quando la fusione è completa.

Potenza assorbita = d ^ 2 * (watt / m ^ 2) * (1E-6 m / u) ^ 2

e da 1 watt = 1 joule / sec

Potenza assorbita = d ^ 2 * (J / (m ^ 2 s) * (1E-12) m ^ 2 / u ^ 2

Il modello ora diventa:

t (sec) = (d (u) ^ 3 * (9.17E-16) cm3 gm kg m ^ 3 * ((4.21kJ/kg * dT kJ / kg
C) + (335kj/kg))) / (d (u) ^ 2 * (J / (m ^ 2 s) * (1E-12) m ^ 2 / u ^ 2)

Semplificato si ottiene la seguente formula:

t (sec) = ((d (u) * (9.17E-13) * (4.21dT + 335) J cm ^ 3 gm kg m ^ 3 s
m ^ 2) / (W * 1E-12 J m ^ 2 m ^ 3 cm ^ 3 gm kg)

o t (sec) = (d (u) * (9.17E-13) * (4.21dT + 335)) sec / (W *
1E-12)

o t (sec) = (d (u) * 0,917 * (-4.21T + 335)) / Watts/m2

dove d è misurata in micron, T è la temperatura dell'aria dove si possono formare le scie di condensazione, misurata in gradi centigradi e la radiazione solare è in watt per metro quadrato.

Saranno ora considerati casi rappresentativi e l'applicazione di questo modello. La ricerca indica che la dimensione delle particelle emesse dagli aeromobili è compresa tra 30 e 200 micron (Goethe MB – Ground based passive remote sensing of ice clouds with scattered solar radiation in the near infrared – Max Planck Inst. Meteorol.). La temperatura dell'aria ad altitudini di volo è comunemente -40, - 50 gradi. C. La radiazione solare normalmente varia tra i 400 ei 700 watt per metro quadrato.

Nelle tabelle presentate, d è la dimensione dei cristalli di ghiaccio lungo un lato del cubo, T è la temperatura dell'aria dove si possono formare le contrails, e P è la radiazione solare in Watt/ sq m; t è il periodo di tempo che è necessario per la scia o per i cristalli di ghiaccio affinché si dissipino (cioè si trasformi da ghiaccio in vapore acqueo).

d (micron) T (deg. C.) P (watt / mq) t (sec)

1 -50 600 1 sec.
10 -50 600 8
30 -50 600 25
50 -50 600 42
100 -50 600 83
1 -40 400 1
10 -40 400 12
30 -40 400 35
50 -40 400 58
100 -40 400 115
1 -30 700 1
10 -30 700 6
30 -30 700 18
50 -30 700 33
100 -30 700 60

Questo modello copre la gamma di dimensioni attesa per eventuali particelle che dovrebbero essere emesse dagli aeromobili; la maggior parte delle particelle sospese nell'aria va da 0-100 micron. E' interessante notare che le dimensioni delle particelle considerate in questo modello sono generalmente reputate troppo grandi per servire come nuclei di condensazione nelle nubi; la dimensione media prevista per i nuclei di condensazione è estremamente piccola e dell'ordine di 0,1-0,2 micron. Una particella da 10 micron è considerata estremamente ampia rispetto ai nuclei di condensazione delle nuvole. Questa distinzione nelle dimensioni, quando abbinata con i risultati del modello precedente, indica inoltre la necessità di considerare la formazione delle nubi come un processo fisico separato e distinto da quello della scia di condensa. Tale analisi dovrebbe necessariamente valutare il ruolo significativo che le particelle di aerosol, deliberatamente o meno introdotte, avrebbero sulla nucleazione della nuvola e sul processo di formazione.

Come si vede, i risultati di questo modello concordano molto bene con le proprietà osservate delle scie. Questo lavoro si basa sull’analisi di processi fisici, chimici e matematici della termodinamica rispetto all'acqua ed ai vari stati di fase. È stato anche preso in esame il fenomeno della sublimazione, ma è stato appurato che non è applicabile a causa dei requisiti di pressione atmosferica estremamente bassi, necessari affinché la sublimazione si verifichi (P <.006 atm). La maggiore variazione all'interno di questo modello è connessa con la dimensione del particolato. Si è visto che le scie composte di particelle più piccole si dissipano entro 30 secondi o meno e che le scie formate anche da particelle relativamente grandi dovrebbero disperdersi entro un paio di minuti al massimo.





Conclusione

Se la dissipazione di una scia osservata non è conforme al modello di cui sopra, allora la logica conclusione che si deve trarre è la seguente: il materiale di emissione non è probabile che sia vapore acqueo. Come accennato in precedenza, la fisica della formazione delle nuvole è un processo separato dipendente dalla temperatura, dall’umidità relativa, dal tipo di nuclei di aerosol e dalla dimensione dei nuclei di condensazione (granelli di sabbia, di polvere, pollini etc.)

Clifford Carnicom

Fonte: chemtrailsplanet.net


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giovedì 8 maggio 2014

Il Carnicom institute si accinge ad esaminare i batteri reperiti nei filamenti diffusi con le operazioni di biogeoingegneria

Vincent Freeman del Carnicom institute dà conto delle ricerche che saranno a breve intraprese a proposito di batteri reperiti nei filamenti (le fibre estratte dalla pelle delle persone affette dal Morgellons ed i filamenti dispersi in atmosfera, n.d.t.): sembrano essere forme di vita anomale, probabilmente frutto di bioingegneria. Vi terremo informati sulle risultanze delle analisi, non appena saranno disponibili.



Il Carnicom institute ha raccolto con successo fondi per eseguire delle analisi attraverso le API, strisce reattive. Queste strisce permetteranno di analizzare i C.D.B., ossia i cross domain bacteria (C.D.B.), che sono stati isolati da Clifford Carnicom. I C.D.B. sono peculiari forme batteriche che sono state reperite nei filamenti: sono stati individuati sia nell’aerosol sia in talune forme biologiche. I cross domain bacteria sembrano essere la più piccola forma di vita auto-replicante finora scoperta nei filamenti. Paiono altresì la chiave per la crescita e lo sviluppo delle fibre. Infine la presenza di cross domain bacteria nel sangue rende gli esami prioritari.

Dal momento che i C.D.B. sembrano svolgere un ruolo cruciale nel ciclo di vita dell'organismo, abbiamo scelto di concentrare i nostri sforzi di ricerca verso l'individuazione di una possibile retrobioingegneria. I C.D.B. sembrano essere una nuova specie vivente e, attraverso apposite osservazioni, intendiamo trovare una conferma di questa ipotesi. I fondi che abbiamo raccolto con successo ci permetteranno di confrontare i non identificati C.D.B. con tutti i principali ceppi noti di batteri.

Le strisce API sono essenzialmente piccole schede di cartone, con circa venti cellette di plastica ciascuna. Abbiamo collocato campioni di batteri nelle cellette. A seconda del ceppo batterico e delle sue proprietà, si hanno dei cambiamenti di colore. Queste variazioni cromatiche forniscono informazioni sui batteri, sulla loro struttura e metabolismo.

Possiamo quindi convertire i risultati cromatici in un codice numerico, inserire questo codice in un data base e confrontare ciascun marker con i codici di ceppi batterici conosciuti. Così le strisce API sono fondamentali per le nostre esigenze di ricerca e ci aiuteranno ad esaminare ed a comprendere la natura dei C.D.B., siano essi batteri, funghi o una combinazione tra miceti e batteri o forse qualcosa di completamente diverso.

Fonte: Carnicom institute

Articoli correlati:

- Colonie di batteri killer nei carburanti avio: la contaminazione arriva dal cielo
- Filamenti aviodispersi: ulteriori conferme che le compagnie civili sono all'origine dell'inquinamento della biosfera


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lunedì 10 marzo 2014

Morgellons: è possibile contrastare l’atroce patologia con gli anti-ossidanti?

N.B. Il presente articolo, elaborato da Clifford Carnicom, ha un mero valore informativo. Esso, per nessuna ragione, intende sostituire o affiancare i consigli e le cure del proprio medico cui bisognerà rivolgersi per ogni anamnesi, diagnosi e terapia.

Lo scienziato Clifford Carnicom ha recentemente pubblicato un breve studio in cui fornisce dei consigli per la cura del Morgellons, la terribile sindrome collegata alle cosiddette “scie chimiche”. Carnicom ritiene possano essere utili per il trattamento del Morgellons degli antiossidanti (chelanti) che privano i batteri del “substrato” ferroso di cui i patogeni sono in parte composti. Assistiamo ad una svolta nella terapia di una sindrome che letteralmente strazia e lacera la pelle dei malati? Lo auspichiamo.

E’ stata conseguita l’inibizione della crescita del Morgellons in un ambiente di coltura. Gli agenti primari di riduzione sono una serie di potenti antiossidanti, ossia l’acido ascorbico (vitamina C), N-Acetilcisteina (nota anche come N.A.C.) ed il glutatione.

La fotografia qui sotto mostra il risultato di un processo di coltura che è stato sottoposto all’azione di questi antiossidanti ed il loro effetto sulla crescita: gli effetti sono rapidi e ripetibili. La fonte di questa coltura è il risultato di una serie di processi di incubazione, raccolta, isolamento, estrazione e purificazione. Le colture originali sono basate sull'impiego di una varietà di campioni umani, animali e vegetali che singolarmente producono identiche forme di crescita. [...]



Al centro di questa patologia, è la presenza di batteri delle dimensioni infinitesimali, pari a pochi submicron: sono batteri molto resistenti che hanno la proprietà di sviluppare la formazione di una guaina, simile ad un filamento. Tale rivestimento serve ulteriormente ad ospitare, proteggere e trasportare questi stessi batteri. [...] La guaina protettiva e resiliente appare composta in gran parte di cheratina (proteina), ma risulta impermeabile ed impenetrabile, a differenza di altre strutture cheratiniche come i capelli. È anche noto che il ferro è un costituente principale della composizione di certi batteri come gli amminoacidi. [...]

I terreni di coltura dei campioni prelevati da pazienti affetti dal Morgellons sono composti da acqua, carboidrati (fruttosio) e da un complesso chelato di metallo che include ferro, manganese e zinco. I metodi di coltura sono rapidi e ripetibili. Gli esperimenti rilevano l’efficacia degli antiossidanti e la riduzione di composti di ferro nei batteri.

E’ stato affermato che il termine “Morgellons” è del tutto insufficiente a descrivere la natura di questa forma di vita e la sua ubiquità nell'ambiente. La comunità scientifica sarà costretta a colmare questa lacuna nell’ambito della letteratura medica.

Clifford Carnicom, 31 gennaio 2014


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venerdì 10 agosto 2012

Il quotidiano britannico "Dailymail" denuncia una strana forma di inquinamento da nanoparticolato... che singolare coincidenza (di Corrado Penna)

In un articolo pubblicato il 31 luglio 2012 dal quotidiano “Dailymail” nella sua edizione on line, pezzo intitolato “Danger in the air: atmospheric particles a fraction of the width of human hair could be driving climate change”, ovvero "Pericolo nell'aria: particelle atmosferiche della dimensione di una frazione di capello umano potrebbero influire sul cambiamento climatico", si legge di piccole particelle che potrebbero essere responsabili anche della formazione delle nuvole, dell'assorbimento e della riflessione della luce.

L’équipe, che ha condotto questa ricerca, è della Harvard University ed i suoi studi sono stati pubblicati sulla rivista ‘Proceedings of the National Academy of Sciences’. Gli scienziati sperano che il loro lavoro possa in futuro contribuire ad affrontare il problema dell'inquinamento causato dalle nanoparticelle che provocano affezioni al cuore ed ai polmoni e che si trovano soprattutto nell'atmosfera delle città.

Allan Bertram, direttore del gruppo di studio sugli aerosol atmosferici dell'Università della Columbia Britannica, specialista che ha partecipato alla stesura del dossier, asserisce: “Abbiamo avuto conferma sperimentale che cambiamenti nell'umidità relativa possono separare i materiali organici da quelli inorganici nelle singole particelle atmosferiche in modo che si creino due fasi distinte, come l'olio si separa dall'acqua. Il fatto che ci siano due fasi liquide piuttosto che una può cambiare la quantità di reazioni chimiche cui vanno incontro le particelle e può variare la quantità di luce che le particelle riflettono o assorbono nonché avere effetti sulla loro capacità di fungere da nuclei di condensazione per le nuvole”.

Curiosamente queste mezze verità rilasciate dalla stampa internazionale sembrano combaciare con quanto viene denunciato da decine di migliaia di cittadini (inascoltati dalle istituzioni), ovvero che viene intenzionalmente immesso nell'aria nanoparticolato sia per la manipolazione del clima (controllo delle precipitazioni, alterazione dell'irraggiamento solare) sia per altri scopi ancora più subdoli.

Ecco, infatti, come commenta un lettore del “Dailymail”.

“Ecco qualcosa per chi dubita che ci siano aerei che volano al di sopra di tutte le nazioni dell'O.N.U., diffondendo ogni giorno composti chimici su di voi e sui vostri cari, senza alcun consenso da parte vostra [...] Andate a vedere il sito Flightradar24 e guardate gli aerei che volano sopra la vostra testa: quando vedete un aereo che lascia una scia, controllate su Flightradar 24: scoprirete che il velivolo non viene segnalato. Gli aerei commerciali che non lasciano scie si vedono, ma curiosamente quelli con la scia non sono segnalati. Quindi chiunque abbia un paio di sinapsi cerebrali si renderà conto che quegli aerei che disperdono composti chimici nel cielo non vogliono che tu ed io sappiamo da dove decollano e dove vanno”.[...]

Intanto il numero di malati di Parkinson, malattia correlata all'inquinamento da alluminio (metallo fortemente tossico per il sistema nervoso centrale) aumenta. Sul sito
medicinalive leggiamo: “Si celebrerà il prossimo 26 novembre la terza edizione della Giornata nazionale della malattia di Parkinson, atta ad aumentare l’informazione (sic) circa una patologia che colpisce sempre più persone con il passare del tempo. Attualmente i malati di Parkinson in Italia sono 200 mila”.

Di quante altre curiose coincidenze ha bisogno la gente, prima di rendersi conto della triste realtà?


Fonti:
dailymail, scienzamarcia


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Range finder: come si sono svolti i fatti

sabato 30 giugno 2012

Transbiologia (articolo di Sophia Smallstorm)

Sophia Smallstorm compendia un articolo di Clifford Carnicom, ingegnere e ricercatore indipendente. Lo scenario delineato ha addentellati con una nuova forma di biologia – che la Smallstorm chiama “transbiologia” – e con le farneticazioni del Transumanesimo.

L’ingegnere e ricercatore indipendente Clifford Carnicom ha recentemente scoperto che siamo pieni di "nuovi organismi": essi non corrispondono ad alcuna forma di vita biologica nota. Filamenti di ogni tipo invadono gli organismi vegetali ed animali: sono di origine sconosciuta. Essi inglobano alcuni componenti microscopici che non sono classificabili. Alcuni sono simili alla clamidia (un parassita batterico che in genere causa infezioni urogenitali), altri sono affini al micoplasma (un parassita batterico che si trova tipicamente nei mammiferi) e certuni sono analoghi ad eritrociti: assomigliano a globuli rossi, ma in qualche modo risultano modificati o progettati.

La pseudo-clamidia non sembra essere batterica, poiché sopravvive all’uso di farmaci normalmente efficaci e ad alte temperature. Anche il simil-micoplasma non è del tutto batterico, in quanto è resistente agli antibiotici ed a condizioni estreme di calore. Gli pseudo-eritrociti riescono a replicarsi al di fuori di qualsiasi organismo ospite. Questa è biosupertecnologia!

Quando si considerano i tre domini che comprendono le forme di vita sulla nostra terra (Archibatteri, Eubatteri ed Eucarioti) e si confrontano le proprietà di ciò che il ricercatore ha scoperto nelle sue capsule di Petri (una capsula di Petri - detta anche: piatto, piastra, disco, scatola di Petri - è un piatto cilindrico di vetro o plastica coperto, usato dai biologi per le colture biologiche n.d.t.), si è condotti verso una conclusione che confonde. Gli organismi definiti Archibatteri possono vivere in assenza di ossigeno e si trovano pure in biomi con temperature molto alte o bassissime, ad esempio nei crateri vulcanici e sotto la banchisa. Tuttavia, come ha appurato Carnicom grazie all’esame di tessuti umani, vive qualcosa in noi che assomiglia agli Eubatteri, ma che si comporta come gli Archibatteri così da suggerire l’ipotesi che ha avuto luogo una sorta di incrocio delle due forme.


Consideriamo ora i filamenti. I filamenti presenti in natura generalmente sono ascrivibili ai funghi (i funghi appartengono al dominio degli Eucarioti. I filamenti dei funghi si chiamano ife, n.d.t.), ma le fibre reperite non possono essere abbinate ad alcun tipo di fungo conosciuto.[...]

Il nostro ricercatore conclude: "Sembra si tratti di organismi che trascendono le classificazioni che sono state elaborate per le diverse forme di vita. Siamo al cospetto di un crossover orchestrato, un incrocio che attraversa le linee dei tre domini della vita su questo pianeta". In altre parole, qualcosa oggi appare negli esseri viventi (anche animali) che è una nuova forma di vita, una forma transbiologica, che non può essere classificata in base a ciò che sappiamo: essa sembra essere stata progettata, resiste ai tentativi di debellarla ed è in grado di autoreplicarsi.

Homo sapiens appartiene al gruppo degli Eucarioti (comprendente Protisti, Funghi, Piante ed Animali). Se ora, però, in noi pullulano componenti degli altri gruppi siamo ancora homo sapiens? Una prospettiva del genere è delineata in libri come “Homo evolutis” di Juan Enriquez e Steve Gullans. Il movimento transumanista sta spingendo per la creazione di un nuovo tipo di uomo con questo nome. I postumani non saranno come noi e noi forse siamo già adatti alla ricetta per la creazione di questa specie futura.

Fonte: www.911weknow.com

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Range finder: come si sono svolti i fatti

martedì 22 maggio 2012

Il Morgellons: una nanotecnopatologia

Da quando la biologa Mary Leitao diagnosticò una malattia poi denominata impropriamente Morgellons, pazienti e scienziati si sono interrogati su questa atroce affezione. Vero è che, all’inizio, parve una patologia enigmatica ed è vero che, ancor oggi, il C.D.C. di Atlanta brancola (o meglio... finge) di brancolare nel buio, ma la complessa sintomatologia del Morgellons si spiega distinguendo tra l’eziologia ed una serie di fattori predisponenti e reazioni dell’organismo. Così ha ragione la Dottoressa Hildegarde Staninger che individua ipso facto la causa del morbo nelle fibre e nelle nanostrutture disperse con scellerate operazioni di bio-geoingegneria alias scie chimiche. La presenza di ife fungine, di parassiti e di batteri, ma anche di costituenti sintetici, reperiti nei pazienti, si comprende ricordando che le fibre che fuoriescono dalle lesioni e dai follicoli dei malati, sono il risultato di un cross over organico-inorganico, come dimostrato da Carolyn Williams Palit. Si ottiene in questo modo la quadratura del cerchio, concludendo che il Morgellons, malattia tipica dei tempi di ferro in cui viviamo, è una nanotecnopatologia. Per comprenderne l’origine, sarà necessario guardare il cielo. Di seguito un’ottima summa sul Morgellons, dovuta al biologo Samuele Venturini. Un sentito ringraziamento all’amico G. per la segnalazione.

Ultimamente sia in televisione sia soprattutto in Internet si è sentito molto parlare del “Morbo di Morgellons”. Ma di che cosa si tratta? Perché così tanta confusione regna attorno a questo argomento? Con il seguente articolo intendo quindi esporre una panoramica, seppure generica, dedicata a tale fenomeno.

La storia

Il termine “Morgellons” compare per la prima volta intorno all’anno 1600 in un testo medico e in tale circostanza indicava un’anomala crescita di peli o capelli sulla parte dorsale del corpo [1]. Occorre attendere l’anno 2002 per la ricomparsa di questa patologia o quanto meno del suo nome. Circa nove anni fa una biologa – Mary Leitao – notò che sua figlia presentava strani sintomi, assimilabili proprio alla descrizione fatta da Browne nel testo medico del XVII sec. e decise di denominare allo stesso modo questa malattia.

Non reperendo informazioni riguardanti questa patologia e trovando solo pochissimi medici in grado di ascoltarla o quanto meno di indagare tale fenomeno, decise insieme con alcuni di loro di diagnosticare una nuova patologia: il morbo di Morgellons appunto. Questi medici inoltre aderirono alla Morgellons Research Fonudation (MRF) [2] al fine di studiare i molti casi di "parassitosi" irrisolti, frettolosamente liquidati dalla medicina convenzionale come "malattie psichiatriche". Attualmente, secondo la MRF, il numero di famiglie che hanno almeno una persona affetta da tale patologia è pari a 15.623.

I sintomi

Diversi sono i sintomi con cui si manifesta il Morgellons e forse è anche per questo motivo che la medicina ufficiale non è stata ancora in grado di classificare meglio tale patologia. Tra le sue caratteristiche quindi si possono annoverare le seguenti: punture, sensazione che qualcosa cammini sotto la pelle, lesioni cutanee, fibre o filamenti che emergono dalla pelle, dolori muscolari, affaticamento, diminuzione della memoria, disfunzioni della capacità cognitiva, disturbi dell’umore. Sebbene anche il C.D.C. (Center for Disease Control and Prevention) stia indagando tale malattia, a tutt’oggi non si conoscono ancora tutti i sintomi e di conseguenza le relative cure. Nel corso del tempo, il Morgellons è stato confuso o associato ad altre malattie le quali presentano sintomi simili come il morbo di Lyme (patologia batterica), le parassitosi deliranti o la sindrome da affaticamento cronico. Nonostante ciò il Morgellons presenta comunque delle differenze che non possono essere trascurate e che lo rendono ancora una malattia non classificabile.

Gli studi dei ricercatori indipendenti

Come abbiamo visto poc’anzi, è ancora difficile delineare in modo chiaro il morbo di Morgellons. Ciò potrebbe essere dovuto al fatto che sono ancora poche le persone e soprattutto le istituzioni che stanno svolgendo una ricerca attiva a tal proposito. Anche la confusione mediatica non aiuta in questa ricerca. Le ricerche condotte da alcuni scienziati e ricercatori indipendenti [3, 4, 5, 6, 7] hanno portato a formulare alcune ipotesi che, a mio parere, vale davvero la pena di analizzare per smentire o confermare le congetture che andremo a citare più avanti.

Il dott. Edward Spencer (neurologo) ha ipotizzato che il Morgellons possa avere origine dallo spargimento di nanopolveri, dette "smart dust" o "M.E.M.S." (Micro Electrical Mechanical Sensors), usate in ambito militare. La dott.ssa Hildegarde Staninger (tossicologa) ha accertato che il Morgellons è collegato alla presenza di fibre di silicone e polietilene all’interno del corpo della persona affetta. Ella ha avanzato anche l’ipotesi secondo cui queste nanofibre hanno un collegamento con le scie chimiche (o chemtrails). Secondo le ricerche della dottoressa Staninger e del dott. Swartz, il Morgellons sembra essere la conseguenza di invasioni dei tessuti umani per opera di nanomacchine, nanofilamenti, nanosensori, dotati della capacità di autoassemblarsi e di replicarsi. I campioni di fibre e filamenti estratti dai pazienti affetti dal morbo di Morgellons bruciano ad una temperatura non al di sotto dei 760°C circa e, se osservate al microscopio, tali fibre non presentano strutture paragonabili ad organismi procarioti od eucarioti e pertanto possono essere considerate alla stregua di macchine. Sempre dagli studi compiuti su campioni biologici di pazienti, si sono osservate fibre di colore bianco, rosso, nero e blu che fuoriuscivano direttamente dalla pelle dei malati di questo morbo. Ulteriori analisi eseguite su questi filamenti hanno fatto propendere per un’origine artificiale degli stessi. Una delle spiegazioni della manifestazione del Morgellons potrebbe ricercarsi quindi in un meccanismo di rigetto dell’organismo verso questi invasori esterni.

Tra i vari componenti dei nanofilamenti rinvenuti dalle analisi sono stati trovati poliestere, composti organici, polietilene, silicio. E’ stato notato anche un comportamento elettrostatico manifestato proprio da queste fibre. Diversi ricercatori inoltre hanno osservato come i filamenti del morbo di Morgellons siano comparabili con i filamenti bianchi che vengono sparsi in atmosfera durante il passaggio degli aerei impegnati nelle operazioni di bio-geoingegneria (scie chimiche). Recentemente, a causa proprio di questa patologia, in Germania una donna di 55 anni si è tolta la vita, perché non riusciva più a convivere con il morbo di Morgellons: con il suo gesto ha voluto attirare l’attenzione sulla sua malattia che le faceva crescere fibre sottopelle.

La letteratura scientifica

Abbiamo visto in maniera molto generica, ma ricca di spunti per approfondimenti futuri, alcune delle caratteristiche del Morgellons. Abbiamo visto anche ricercatori indipendenti che svolgono studi su questa patologia. Sappiamo anche che il C.D.C. sta raccogliendo dati e vuole indagare anch'esso su questa – a tutt’oggi – misteriosa patologia. Ma che cosa dice la letteratura scientifica a tal proposito? Esistono articoli specifici che trattano questo argomento? Se fosse una malattia inventata, allora nessun medico, nessuna istituzione e nessuna rivista scientifica dovrebbe parlare di questo tema e sarebbe già stato smentito in maniera efficace. Ma così non è stato e, anzi, esistono documenti scientifici che confermano e riconoscono il morbo di Morgellons come una patologia. Non solo, ci sono state anche diagnosi di medici e dermatologi (qualcuno anche in Italia) che si riferivano proprio al Morgellons. A titolo esemplificativo, uno specialista in dermatologia, dopo aver visitato una paziente con sintomi caratteristici, scrisse nel referto "ipotizzabile Sindrome di Morgellons".

Tra i vari studi scientifici se ne possono annoverare alcuni. Nel 2007 sul "New Scientist" compare un articolo dal titolo: “The itch that won’t be scratched”. Qui, un ufficiale dell’esercito britannico racconta al giornalista di aver trovato per anni delle fibre di vario colore e di varia lunghezza che fuoriuscivano da lesioni pruriginose sulla sua pelle. Queste fibre possono essere sottili come una ragnatela, ma forti abbastanza da trainare la pelle quando vengono estratte. Un’altra persona intervistata ed affetta da Morgellons racconta di avere avuto lesioni contenenti fibre nere sugli arti e sul viso, con sensazioni di punture e di qualcosa che strisciasse sotto pelle. “E’ come se qualcosa ti stesse mordendo dappertutto”, racconta una donna del Maryland. Queste descrizioni fanno sospettare che qualche parassita possa essere coinvolto in questa patologia, ma i trattamenti antiparassitari sia sul corpo sia nell’ambiente domestico non hanno alcun effetto.

Nonostante quindi le varie testimonianze ed evidenze cliniche acquisite, molti medici non riconoscono il Morgellons come una nuova patologia, ma lo classificano come un disturbo psichiatrico, una sorta di parassitosi delirante (DP). Diversi esperti, però, hanno dei dubbi che il Morgellons sia solo una DP.

Un farmacologo dell’Oklahoma State University volle indagare meglio questa patologia e decise di scrivere alla MRF (Morgellons Research Foundation) per reperire qualche campione di fibra da analizzare, dato che sarebbe stato abbastanza semplice verificare la natura di tali filamenti. Il dott. Wymore ricevette pochi giorni dopo alcuni campioni che osservò quindi al microscopio. Egli notò una certa similitudine tra le fibre dei vari pazienti, ma non trovò alcuna corrispondenza con le fibre naturali reperibili nell’ambiente. Una collega pediatra del dott. Wymore analizzò con un dermatoscopio alcuni pazienti e vide chiaramente i filamenti sotto pelle. La caratteristica particolare era che tali fibre si notavano anche sotto la pelle non lesionata. Ciò non compariva assolutamente nei gruppi di controllo e in pazienti con altre patologie dermiche.

Questi medici continuarono ad approfondire tali indagini e riuscirono a portare alla polizia scientifica forense di Tulsa dei campioni di fibre di malati di Morgellons da analizzare. Gli esperti confermarono che le fibre non provenivano da abiti, tappeti, biancheria o lenzuola. Fu eseguita anche un’analisi spettrofotometrica e questi filamenti non trovarono alcuna corrispondenza con 880 composti comunemente impiegati nella produzione di fibre per uso commerciale. I solventi per l’estrazione delle tinture non rilasciarono alcuna colorazione. Infine provarono a sottoporre le fibre ad una gas-cromatografia procedendo con un graduale riscaldamento delle stesse a circa 370°C e registrando i composti vaporizzati. I risultati mostrarono una piccola quantità di biossido di carbonio emesso, tuttavia le fibre rimasero intatte. Qualsiasi materiale organico dovrebbe normalmente vaporizzarsi ed i componenti inorganici ridotti in cenere a seconda del tempo che si impiega a raggiungere la temperatura massima. Ma ciò che è accaduto è stato soltanto un iscurimento delle fibre.

Il direttore dei Clongen Laboratories (un’organizzazione privata di ricerca in Maryland) trattò dei filamenti che gli erano stati inviati da un malato di Morgellons. Usò degli enzimi per estrarre il D.N.A. dalle fibre. Quando lo sequenziò trovò che apparteneva ad un fungo. Il direttore quindi ipotizzò che le ife fungine potessero comporre le fibre del Morgellons. Tuttavia un biochimico della Stony Brook University trovò che all’interno delle lesioni dei malati di Morgellons era contenuto l’Agrobacterium, un genere di batteri che causano tumori nelle piante. Il gruppo di controllo risultò negativo al ceppo in esame. Questo batterio viene impiegato commercialmente nella produzione di piante geneticamente modificate (OGM) e – almeno in condizioni di laboratorio – è in grado di inserire il proprio D.N.A. in cellule umane.

Secondo altri psichiatri e medici, alcuni sintomi psichici delle persone affette da Morgellons potrebbero essere dovuti all’azione che il sistema immunitario, mediante l’uso di citochine, esplica a causa della presenza di un agente patogeno all’interno del corpo. Un’eccessiva produzione di citochine può avere effetti deleteri sul sistema nervoso provocando disturbi mentali.

Solitamente, quando una patologia è sconosciuta, viene considerata come delirante. Recentemente, però, anche il mondo accademico sta consideranto il Morgellons come una seria e reale affezione.

Nel 2006 la dottoressa Leitao del MRF, insieme con altri due medici, pubblicò un articolo sull'"American Journal of Clinical Dermatology" intitolato: “The Mystery of Morgellons Disease – Infection or delusion?”. In questo studio viene spiegato come il Morgellons sia una patologia cutanea misteriosa che fu descritta più di 300 anni fa. La patologia è caratterizzata dall’estrusione di filamenti e fibre dalla pelle in correlazione con altri sintomi sia neuropsichiatrici sia dermatologici. A tale proposito, il Morgellons assomiglia e può essere confuso con la malattia di Lyme dato che la risposta alla terapia antibatterica risulta essere per certi aspetti simile, suggerendo che il morbo di Morgellons possa essere collegato ad un non meglio definito processo infettivo. Ulteriori ricerche cliniche e molecolari sono necessarie per chiarire questo mistero.

Tra gli articoli più recenti, cito quello del 2010, apparso sul giornale Clinical, Cosmetic and Investigational Dermatology dal titolo: “Morgellons disease: analysis of a population with clinically confirmed microscopic subcutaneous fibers of unknown etiology”. L’eziologia del Morgellons è sconosciuta ed i criteri diagnostici devono essere ancora definiti. Lo scopo di questo studio è quello di identificare i sintomi prevalenti nei pazienti con la conclamata presenza di fibre sottocutanee per sviluppare una definizione casistica del Morgellons. Questo ampio studio clinico costituisce la base per una definizione di casistica precisa e clinicamente utile per il morbo di Morgellons.

Anche nel 2011 è stato pubblicato un'altra ricerca su questo morbo sul giornale "Oral Surgery, Oral Medicine, Oral Pathology, Oral Radiology and Endodontology", inititolato: “An oral ulceration associated with Morgellons disease: a case report”. Questo caso evidenzia un'ulcerazione orale in una giovane donna associata alla malattia di Morgellons, una condizione che non è mai stata precedentemente descritta nella letteratura dentale. Un numero crescente di individui auto-segnala questa condizione ed i fornitori di servizi sanitari e dentali devono ben conoscere questa patologia.

Non esiste ancora una terapia per questa malattia, a volte qualche trattamento antiparassitario sembra portare effetti benefici ma il problema poi tende a persistere. Occorre quindi conoscere meglio questa patologia per studiare una cura dagli effetti duraturi.

Le ipotesi ed i brevetti

Varie sono le ipotesi relative alle cause scatenanti il morbo di Morgellons. Io stesso ho potuto osservare da vicino dei campioni biologici di un paziente affetto da questa patologia e, come altri ricercatori indipendenti, ho notato una disarmante somiglianza con i filamenti polimerici sparsi con le scie chimiche. Esistono quindi due principali filoni di ricerca: quello relativo alle cause naturali (agenti patogeni come batteri o funghi sia conosciuti sia nuovi) e quello relativo alle cause artificiali (inquinamento, nanotecnologia, biotecnologia, armi). In questo ultimo caso vale la pena citare la ricerca di un cittadino statunitense secondo cui il Morgellons sarebbe da imputare all’uso di un antiparassitario della Monsanto, il Roundup. Potrebbe quindi trattarsi di un effetto collaterale dovuto all’impiego di un nuovo tipo di sostanza impiegata in ambito agricolo, mischiando biotecnologie, OGM e nanotecnologie.

Abbiamo accennato anche alla possibilità che il Morgellons sia provocato da nanomacchine, nanofibre, in grado di auto-assemblarsi, auto-replicarsi e capaci di reperire l’energia sufficiente per queste funzioni direttamente dal corpo o dall’ambiente in cui si trovano. Ebbene, tutte queste ipotesi sono plausibili e meritevoli di studio per meglio comprendere l’eziologia del Morgellons.

Forse alla maggior parte delle persone potrebbe risultare difficile prendere atto di quanto sin qui letto, ma nell’era delle nanotecnologie e soprattutto della nanomedicina [8], ciò che un tempo pareva fantascienza ora risulta essere realtà. A tale riguardo, ritengo utile esporre alcuni brevetti, quindi documenti ufficiali. Al lettore poi spetterà unire le varie conoscenze in questa sede trasmesse, al fine di costruirsi una propria idea sull'argomento ed auspicabilmente stimolare la ricerca per chiarire chiarire l'enigma Morgellons.

US6696285: Nanomachine fueled by nucleic acid strand Exchange (ovvero nano macchina alimentata dallo scambio di filamenti di acidi nucleici);
US7531472: Nanofiber and method of manufacturing nanofiber (ovvero nanofibre e metodo per fabbricare nanofibre);
US20030134281: Nanomachine compositions and methods of use (ovvero composizione della nanomacchina e metodi di utilizzo);
US20060051401: Controlled nanofiber seeding (ovvero: semina controllata di nanofibre);
US20070293927: Gene and cell delivery self expanding polymer stents (ovvero consegna genica e cellular mediante polimere che si autoespandono);
US20090075354: Nanofiber structures for supporting biological materials (ovvero strutture di nanofibre per il sostegno di materiale biologico);
US20100090180: Self-replicating materials (ovvero materiali auto-replicanti);
US20100196435: Materials and methods for delivering compositions to selected tissues (ovvero materiali e metodi per la consegna di composti a tessuti selezionati);
US20110172404: Self-assembly of nanoparticles through nucleic acid engineering (ovvero auto-assemblaggio di nanoparticelle attraverso l’ingegneria degli acidi nucleici)
US20110229551: Drug delivery compositions and methods using nanofiber webs (metodi e consegne di composti farmacologici utilizzando tele di nanofibre);
US20110236974: Compositions and methods for making and using laminin nanofibers (ovvero composizioni e metodi per la produzione e l’utilizzo di nanofibre di laminina);
Nei seguenti tre brevetti viene citata espressamente, all’interno degli stessi, la patologia del Morgellons in un contesto di potenziale terapia della stessa:

US20090202442: Enerceutical activation of the alternative cellular energy (ACE) pathway in therapy of diseases (ovvero attivazione enerceutica della via dell’energia cellular alternative nella terapia delle patologie);
US20090081314: Glycemic control, diabetes tratment, and other treatments with acetyl cholinesterase inhibitors (ovvero controllo glicemico, trattamento del diabete e altri trattamenti con gli inibitori della acetil-colinesterasi);
US20090047267: Process for the preparation of a non-corrosive base solution and methods of using same (ovvero processo per la preparazione di una soluzione basica non corrosiva e metodi di utilizzo della stessa).
Considerazioni finali.

Occorrono ancora studi ma quello che è importante è non dare nulla per scontato ed in questo caso, come in altri, è bene utilizzare il famoso “principio di precauzione” che la scienza stessa insegna. E’ bene approfondire le ricerche sul Morgellons in quanto essendo ancora una patologia non del tutto conosciuta risulta potenzialmente pericolosa. Fortunatamente vi sono diversi ricercatori indipendenti e Istituzioni che stanno facendo luce su questo fenomeno dai molteplici aspetti. Siccome è in gioco la vita delle persone è fondamentale non dare nulla per scontato perché la vera scienza mette sempre in dubbio sé stessa alla continua ricerca dedita alla comprensione dei vari fenomeni che si prestano per essere affrontati. La scienza è al servizio dell’uomo e non deve precludersi nessuna ipotesi. La medicina inoltre la si impara dai pazienti, non solo dai libri e nelle Università.

Bilbiografia

[1]http://www.duepassinelmistero.com/Morgellons.htm
[2]http://www.morgellons.org/
[3]http://www.morgellons-research.org/morgellons/
[4]http://morgellons-info.blogspot.com/
[5]http://www.rense.com/general76/morgdef.htm
[6]http://www.rense.com/Datapages/morgdat1.htm
[7]http://www.carnicominstitute.org/articles/bio2011-7.htm
[8]http://www.nanomedjournal.org

Autore: Samuele Venturini

Fonte: Larunabianca.it

Articolo correlato: S. Venturini, "Filamenti bianchi polimerici - Un'analisi critica", 2012

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Range finder: come si sono svolti i fatti

mercoledì 18 gennaio 2012

Aumentano i casi di corridori colpiti da arresto cardiaco

Una recente ricerca dimostra che un numero sempre maggiore di maratoneti è colpito da infarti. Troveremo sempre qualcuno pronto a fornire spiegazioni tanto rassicuranti quanto speciose, ma non saremo molto lontani dal vero, se penseremo che l’aumento degli attacchi cardiaci fra gli atleti possa essere ricondotto alla dispersione, tra gli altri veleni, di bario, il metallo pesante che indebolisce i muscoli… ed il cuore è un muscolo. Il noto detto latino “mens sana in corpore sano” (ma in Giovenale l’espressione possedeva un significato diverso da quello che gli si attribuisce oggi) ha ormai assunto una valenza ironica: sono proprio gli sportivi, soprattutto quelli che praticano attività agonistica all’aperto, a rischiare di più. Il ritmo respiratorio più veloce, associato ad una maggiore inspirazione d’aria (contaminata da nanoparticolato metallico e polimeri) implica le conseguenze che si possono facilmente immaginare. Per quanto riguarda la sanità mentale, infine, è sufficiente scorrere codesta lista per vedere dov’è finita.

Il rischio di arresto cardiaco durante una maratona o una mezza maratona è solitamente basso, ma, negli ultimi dieci anni, è significativamente aumentato. Lo afferma uno studio statunitense appena pubblicato sul “New England Journal of Medicine”. Secondo i ricercatori, gli uomini corrono un rischio maggiore rispetto alle donne. Gli studiosi asseriscono che rappresentano un pericolo maggiore per le arterie e il cuore le maratone rispetto alle mezze maratone.

"I risultati suggeriscono che i corridori ed i loro medici devono rendersi conto che le malattie cardiache possono prendere piede anche su atleti che sembrerebbero essere il ritratto della salute", ha spiegato Aaron Baggish, coautore dello studio e medico del Massachusetts General Hospital. "Essere un corridore è uno dei modi migliori per rimanere in buona salute e ridurre il rischio di malattie, ma ovviamente non garantisce una protezione dalle malattie al 100 per cento", ha aggiunto. "Le persone che riscontrano maggiori difficolta' sono quelle con disturbi congeniti o che hanno comunque sviluppato questo tipo di disturbi durante il normale processo di invecchiamento".

La partecipazione alle gare sulla lunga distanza è rapidamente aumentata negli ultimi anni. Solo negli Stati Uniti la partecipazione alle maratone (42 km) è quasi raddoppiata negli ultimi dieci anni, arrivando a coinvolgere nel 2010 circa 2 milioni di persone. I risultati della ricerca sono basati su un archivio che ha riunito tutte le maratone e mezze maratone svolte negli Stati Uniti da gennaio 2000 fino al maggio 2010, arrivando a comprendere informazioni su 10,9 milioni di iscritti.

In tutto, sono stati diagnosticati 59 casi di arresti cardiaci, 42 dei quali fatali; il che significa un rischio di uno su 184.000 corridori, con un rischio di morte improvvisa di uno su 259.000. "Una percentuale complessivamente bassa", ha detto Baggish. Il rischio di arresto cardiaco è stato di cinque volte superiore negli gli uomini rispetto alle donne, triplicando negli ultimi cinque anni di studio. "Tende a cimentarsi a questo tipo di gare anche gente che è stata precedentemente sedentaria ed è chiaro che in questi casi prevalgono fattori di rischio cardiovascolare maggiori", ha concluso.


Fonte: ecplanet


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Range finder: come si sono svolti i fatti

venerdì 8 luglio 2011

A.R.P.A. ed Aeronautica militare: la strana coppia

Di recente l'A.R.P.A.T. ha inteso chiudere la questione scie chimiche, aperta dal Comitato Stop Scie Mugello, con questo comunicato:

Nel testo i responsabili concludono in questo modo:

"Ogni ulteriore azione che a questo proposito cerchi di diffondere la convinzione che ARPAT stia mancando al suo mandato istituzionale sarà conseguentemente trattata come denigratoria e lesiva dell'immagine dell'Agenzia, anche in via legale".

E' evidente che questi uffici politicizzati hanno solo il ruolo di pachidermi inutili ed allorquando si pongono loro questioni fondamentali per la tutela dell'ambiente e della salute del cittadino, minacciano di adire le vie legali, nel tentativo di rimettere in riga il cittadino che osa ribellarsi a questo inaccettabile stato delle cose.

Il bario è senza dubbio uno degli elementi dispersi, ma le autorità approfittano della poca chiarezza sul tipo di sali di bario dispersi (titanato di bario in particolar modo) e quindi adducono sempre la giustificazione che il bario (generico) si trova nella crosta terrestre. Questo può essere un punto debole della protesta, poiché la disinformazione istituzionalizzata (le affermazioni dell'A.R.P.A.T. sono sovrapponibili a quelle di Paolo Attivissimo e soci) rilascia sempre la stessa dichiarazione e cioé: "Il bario è comunemente presente nella crosta terrestre". Suggerirei quindi di non focalizzarsi solo su questo elemento. A questo link, infatti, si può rilevare che le acque minerali sono contaminate anche da altri elementi non tutti abbondanti in ogni luogo del pianeta. Si pensi all'arsenico, poco abbondante in natura, ma reperito in alte concentrazioni nell'acqua. Questo vale anche per l'uranio.

Elementi potenzialmente tossici nelle acque minerali italiane

Secondo un gruppo di ricercatori di quattro università, molte marche hanno concentrazioni di berillio, manganese, alluminio, boro, arsenico e perfino uranio che sarebbero proibite dai parametri internazionali. Sotto accusa la norma del nostro paese che è meno restrittiva e ha limiti diversi per l'acqua del rubinetto e quella in bottiglia”.

Le A.R.P.A. non analizzano un bel piffero di niente. Semmai nascondono i dati e lo sappiamo bene tutti. Penso quindi che, per metterli nell'angolo, si debbano invalidare le loro dichiarazioni, puntando su due elementi cardine:

a) Le quote di volo [ Video ][ Foto ]
b) Gli elementi ed i composti da ricercare.

L'articolo sopra segnalato evidenzia la presenza di elementi in concentrazioni che superano i limiti di legge stabiliti dall'Unione europea.

Avendo dimostrato in mille modi che le quote di volo degli aerei che vediamo noi (notte e giorno) sono non superiori ai 2.300 metri (quote cumulo) e quindi con parametri inidonei alla formazione di condensa (siamo a temperature nettamente superiori allo zero), l'intero documento dei tecnici A.R.P.A.T. è da definirsi inefficace... spazzatura. Tra l'altro, per loro stessa ammissione, per redigere il faldone hanno eseguito una ricerca su Internet. La Russa, in risposta ad una delle tante interrogazioni parlamentari, aveva affermato che quello che si trova sulla questione è solo materiale diffuso sulla Rete e quindi destituito di qualsiasi attendibilità scientifica. Non dovrebbe valere il medesimo discorso per l'A.R.P.A.T., visto che ha attinto alle pagine di disinformazione ben note come Nimbus, MD-80, contrailscience.com etc., già diverse volte colte in falsificazioni da manuale?

E' l'A.R.P.A.T. che ci deve dimostrare che i cumuli stanziano a 13.000 metri. E' sempre l'A.R.P.A.T. che deve confutare l'inoppugnabile documentazione video e fotografica dimostrante il sorvolo di questi aerei scianti a quote cumulo, comprese tra 800 e 2.300 metri. Sino a quando essi non possono dimostrarci che abbiamo torto, possono blaterare quello che vogliono.

Altro aspetto importante: i carburanti dei jet non sono additivati [*] di acqua, come asseriscono i vari Colonnello De Simone & Co. E' una fandonia colossale e lo abbiamo dimostrato qui. Inoltre non esistono in natura le nubi che ora mostrano i vari siti, compreso quello della N.A.S.A.

Infine l'A.R.P.A.T. minaccia querele, se solo si ardisce mettere in discussione i loro dogmi. Che ci provino! Vediamo chi mente! Vediamo chi ruba il denaro del contribuente per analisi inutili o, peggio, per nascondere dati scottanti sull'inquinamento ambientale.



La risposta del Ministero della Difesa al Comitato No Scie Chimiche Italia (CoNoSci):

OGGETTO: Lettera aperta del Comitato No Scie Chimiche Italia

STATO MAGGIORE DELL'AERONAUTICA

Riferimento: Lettera aperta prot. s.n. in data 3l marzo 2011. LA Dispoli (RM) ROMA - IL VICE DI GABINETTO (Gen. B.A. Luca Goretti)

In esito a quanto chiesto con la lettera a riferimento, si precisa che l'Aeronautica Militare interessata sulla tematica, ed in particolare, sui quesiti posti in essa:

- In esecuzione dei propri compiti d'istituto è interessata esclusivamente alla previsione di scie di condensazione da vapore acqueo per le attività operative e non ha alcuna competenza e conoscenza di scie di diversa natura e genesi;

Questo è il nodo, esimio Generale Goretti. Come potete prevedere le "velature", le vostre fantomatiche scie di condensazione, se queste, in tutta evidenza, non sono dovute al passaggio di aerei ad alta quota, bensì ad aerei a bassa quota e che quindi non si tratta di condensazione?

Con codesta risposta l'Aeronautica ammette in modo indiretto di essere al corrente della attività di aerosol clandestine. I militari, infatti, prevedono con definizioni, quali "innocue velature" o "nubi alte e sottili" etc. il passaggio per opera di aerei intenti ad oscurare il cielo mediante la dispersione di metalli igroscopici ed elettroconduttivi che tutto sono tranne che scie di condensazione ad alta quota. Le foto ed i filmati dimostrano che si tratta, invece, di scie rilasciate a quote cumulo (non oltre i 2.300 metri) dunque con livelli di temperatura superiori allo zero e quindi non adatti alla genesi del fenomeno della condensazione. Voi siete talmente a conoscenza dei voli di questi aerei senza livrea, contrassegni identificativi ed invisibili ai radar, che siete in grado di preannunciare, a distanza di giorni, gli effetti sul tempo che le scie chimiche provocano. Siete Voi, Generale Goretti, ad ammetterlo con queste Vostre improvvide dichiarazioni.

- Non ha mai condotto studi o campagne sperimentali o operazioni aeree finalizzate alla sperimentazione di nuovi sistemi d'arma a radio-onde o ad alterazioni clirnatiche, che in qualche misura possano comportare attività di irrorazione di sostanze chimiche nell'atmosfera;

Allora ci siamo sognati l'installazione di quattrodici (14) nuovi radar che operano nella banda delle microonde, i quali funzionano solo se l'atmosfera è intrisa di bario (si veda il progetto R.F.M.P. - LINK 1 - LINK 2)? La messa in funzione di decine di droni ad ampio raggio, che si avvantaggiano di un'atmosfera additivata di sali di bario, è una nostra invenzione?

- Non ha programmato né intende pianificare la progettazione di studi/sperimentazionie e/o operazioni del tipo anzidetto;

- Non ha mai autortzzato velivoli militari o civili, nazionali o stranieri, a condurre simili operazioni nello spazio aereo nazionale.

Per quale motivo i nostri cieli sono allora attraversati, giorno e notte, da velivoli che l'aeronautica non intercetta? Per quale motivo il sindacato dei controllori di volo si è lamentato del cosiddetto "traffico sconosciuto" e per quale motivo gli addetti dell'E.N.A.C. sono stati precettati e costretti al silenzio? Per quale motivo l'Italia ha sottoscritto il documento denominato "Cieli liberi", con il quale i velivoli dell'O.N.U. sono liberi di scorrazzare sopra ogni nazione, senza alcun piano di volo autorizzato? Per quale motivo i radar civili per il controllo del traffico aereo sono posti a valle dei radar militari?

Ciò si riscontra anche in occasione di puntuali risposte fornite dal Dicastero ad interrogazioni parlamentari occorse nel recente passato.

Risposte ridicole nonché mendaci su cui è meglio tacere e comunque contraddette dalle implicite ammissioni del Quirinale.

Per quanto precede e tenuto conto degli elementi in possesso, si ritiene verosimile affermare che gli episodi descritti non siano attribuibili a velivoli dell'Amministrazione della Difesa.

Se stanno così le cose, perchè non vi date all'uncinetto?


LI D91 - Mar Ligure

Area delimitata dalla congiungente i punti/Area bounded by line joining the following points:

434300N 075200E – 435700N 082000E
435500N 092000E – 433100N 093000E
431700N 093000E – 434300N 075200E

Intensa attività aerea militare

Heavy military air activity

HR: MON-FRI 0900-2400

1. Ente ATS responsabile / Responsible ATS unit: Milano SCCAM.

2. Informazioni sulla reale occupazione possono essere richieste direttamente a Milano SCCAM o tramite Milano ACC.

Information on effective occupation can be requested directly to Milano SCCAM or through Milano ACC.

3. Ai piloti è richiesto di prestare attenzione alla natura pericolosa delle attività che si svolgono all’interno di questa area.

The airmen’s attention is drawn to the dangerous nature of the activity taking place in this area.

[*] Water in jet fuel - It is very important that jet fuel be free from water contamination. During flight, the temperature of the fuel in the tanks decreases, due to the low temperatures in the upper atmosphere. This causes precipitation of the dissolved water from the fuel. The separated water then drops to the bottom of the tank, because it is denser than the fuel. From this time on, as the water is no longer in solution, it can freeze, blocking fuel inlet pipes. Removing all water from fuel is impractical, therefore fuel heaters are usually used on commercial aircraft to prevent water in fuel from freezing. There are several methods for detecting water in jet fuel. A visual check may detect high concentrations of suspended water, as this will cause the fuel to become hazy in appearance. An industry standard chemical test for the detection of free water in jet fuel uses a water-sensitive filter pad that turns green if the fuel exceeds the specification limit of 30ppm (parts per million) free water.




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