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lunedì 27 settembre 2010

Sindrome aerotossica: probabile un collegamento con le scie chimiche

La sindrome aerotossica è oggetto di un numero crescente di articoli ed inchieste televisive inquietanti. Con l'espressione “sindrome aerotossica" viene designata una serie di danni neurologici derivanti dall'inalazione di aria contaminata a bordo di un aeromobile. Il fenomeno colpisce tanto i piloti quanto il personale di cabina nonché i passeggeri, producendo talvolta conseguenze gravi ed invalidanti. Di solito si attribuisce il problema ai vapori tossici di olio lubrificante che filtrano all’interno delle cabine dei velivoli, ma alcuni ricercatori sospettano che la sindrome sia dovuta, invece, ai composti chimici delle chemtrails. Questi composti penetrano nelle cabine piloti e nelle sezioni passeggeri, visto che l'aria contaminata viene prelevata dall'esterno, solitamente, da uno o più motori. Bisogna, infatti, chiedersi il motivo per cui il problema è nato attorno alla fine degli anni '90 del XX secolo, proprio in concomitanza con l'avvio del "Progetto Teller". La reticenza degli organi preposti alla "tutela della salute", la levata di scudi per opera delle compagnie aeree che minimizzano il problema, la scarsità di studi medici sul fenomeno inducono a sospettare che la sindrome in oggetto sia legata, in qualche modo, alle operazioni di avvelenamento della biosfera.

Il 27 aprile 2009 fu presentata un'interrogazione al Parlamento europeo, a firma di Caroline Lucas. La riportiamo.

“Studi condotti negli ultimi decenni hanno dimostrato che numerosi passeggeri di voli civili hanno iniziato ad ammalarsi, colpiti da una serie di sintomi a breve e a lungo termine come affaticamento cronico, disturbi del sonno, amnesie temporanee, crisi improvvise, dolori neuromuscolari, debolezza, disturbi alla respirazione (se gravi, senza un sistema di supporto vitale, potrebbero essere fatali), nonché problemi gastrointestinali, cardiovascolari, alla pelle e perdita di concentrazione. Si ritiene che la causa di questa situazione sia imputabile, principalmente, a organofosfati neurotossici che contaminano l'aria nelle cabine degli aerei per errori di progettazione del sistema di prese d'aria. Dal 1999 questa condizione è stata definita «sindrome aerotossica» e, secondo gli autori, la contaminazione degli aeromobili civili sta potenzialmente mettendo a rischio la salute e la sicurezza di migliaia di passeggeri e del personale quotidianamente in viaggio su linee aeree commerciali.

Benché la sindrome aerotossica ed i noti rischi per la salute umana associati a tale difetto di progettazione dei velivoli siano fenomeni sempre più conosciuti, sono stati compiuti pochi sforzi volti a esaminare a fondo il problema e ad affrontare seriamente la questione. Non è sufficientemente promossa la ricerca scientifica, fondamentale per ottenere elementi sulla sindrome aerotossica che consentano di verificare se le persone in volo siano soggette a un'esposizione tossica e, in caso affermativo, di far fronte con responsabilità alla questione. Di conseguenza, in aria, la salute e la sicurezza di migliaia di persone restano potenzialmente minacciate; a terra, pochissimi medici sono di fatto al corrente di questa sindrome (non si tratta di una malattia riconosciuta) e non esistono orientamenti nazionali per le procedure diagnostiche.

Nel 2006 l'Agenzia europea della sicurezza aerea ha reso noto di voler riesaminare e modificare entro il 2009 le specifiche di certificazione applicabili ai grandi aeromobili (CS-25). Può la Commissione fornire informazioni in merito a quali progressi sono stati compiuti a tale proposito, nonché quali ulteriori interventi intraprenderà al fine di affrontare i rischi alla salute associati all'aria contaminata nei velivoli, visto il crescente numero di prove a dimostrazione del problema?”


Un’altra interrogazione fu inoltrata il 22 settembre 2009 dall’olandese Frieda Brepoels. Si noti la risposta evasiva dell’onorevole Antonio Tajani.

“La sindrome aerotossica, nota anche come «lo scandalo dell’amianto del trasporto aereo», è oggetto di un numero crescente di studi e articoli inquietanti. Con il termine «sindrome aerotossica» viene designata una serie di problemi di salute derivanti dall’inalazione di aria contaminata a bordo di un aeromobile. Il fenomeno colpisce tanto i piloti quanto il personale di cabina e i passeggeri e produce talvolta conseguenze gravi quali l’incapacità lavorativa.

In questo contesto, l’interrogante chiede alla Commissione di rispondere ai seguenti quesiti: 1. Nella risposta all’interrogazione scritta P3005/09, il commissario Tajani fa riferimento alla direttiva 89/391/CEE(1) per quanto concerne la salute dei lavoratori durante il lavoro.

Può la Commissione indicare quali misure sono state adottate dai 27 Stati membri per informare il personale di cabina e proteggerlo dalla sindrome aerotossica? È evidente che la citata direttiva non offre garanzie per i passeggeri. È disposta la Commissione, di concerto con gli Stati membri, ad assumere iniziative finalizzate a tutelare i passeggeri dalla sindrome aerotossica? In caso affermativo, di quali iniziative si tratta e per quando sono previste? In caso negativo, per quale motivo?

2. Nella risposta all’interrogazione scritta P3005/09, il commissario Tajani fa riferimento al fatto che i diversi studi scientifici condotti su questo argomento non avrebbero fornito conclusioni definitive. Può la Commissione specificare a quali studi si riferisce il commissario Tajani?

3. Nella risposta all’interrogazione scritta P‑3005/09, il commissario Tajani fa riferimento all’intenzione dell’AESA di pubblicare un invito a raccogliere informazioni sul tema. Può la Commissione riferire in merito agli sviluppi di tale iniziativa?"



Riteniamo che la sindrome potrebbe essere ascritta ad alcuni componenti tipici delle scie chimiche oltre che al triclesilfosfato. Infatti molti di questi caratteristici sintomi sono diagnosticati, nelle giornate contraddistinte da intensa attività di irrorazione chimico-biologica, anche tra le persone che non viaggiano in aereo. Consideriamo, infine, la sintomatologia descritta nell'interrogazione e quella collegabile all'esposizione ad altre sostanze neurotossiche presenti nelle chemtrails.

Come si può vedere dal prospetto sinottico, parecchi disturbi ed affezioni appaiono simili o identici. Sono soltanto coincidenze?






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martedì 5 aprile 2016

Sindrome aerotossica: quando e perché



Abbiamo dedicato numerosi articoli alla sindrome aerotossica, pezzi sia di cronaca sia epidemiologici. In questi anni i media di regime, specialmente in Italia, o hanno ignorato il problema o hanno abilmente depistato, ad esempio insistendo sull’ipotesi secondo la quale sarebbero dei lubrificanti ad essere all’origine della sintomatologia diagnosticata.

Che la sindrome sia correlata ad una contaminazione proveniente dall'esterno è dimostrato dal seguente particolare: in cabina l’aria è riciclata ogni tre minuti (fonte Boeing). Occasionalmente, quindi, il velivolo si trova ad attraversare zone di atmosfera con alte concentrazioni di composti tossici e nocivi.

Infatti, in genere, gli episodi di "fumo in cabina" accadono durante la fase di salita o in quella di discesa, allorquando l'aereo "taglia", per pochi istanti, gli strati di copertura artificiale che si trovano a quote basse o medie, ossia tra i 1500 ed in 6000 metri.

Le fasi più pericolose del volo sono quindi quelle in cui si attraversano le falde chimiche: esse, come è possibile constatare sia attraverso l’osservazione sia per mezzo di strumenti scientifici, aleggiano ad altitudini più o meno costanti, quelle sopra indicate.

Ricapitoliamo i principali sintomi della sindrome aerotossica che coinvolge personale di bordo e passeggeri.

• Nausea
• Vomito
• Vertigini
• Sonnolenza
Perdita di coscienza

Il problema è stato portato all’attenzione mondiale dal comandante Susan Michaelis fondatrice, insieme con Tristan Loraine, del sito intitolato ad una ipotetica "Toxic Free Airlines". La comandante Michaelis nel 2007 pubblicò l’"Aviation Contaminated Air Reference Manual", corposo manuale che tratta della scarsa qualità dell’aria che si respira a bordo degli aerei. Susan aveva al suo attivo oltre 5.000 ore di volo, quando dovette ritirarsi dal servizio, causa malattia, dopo aver volato per tre anni sul BAe 146. Il comandante Tristan Loraine, pilota dal 1986 al 2006, scrisse il libro "Toxic Airlines". Nel 2006, mentre era ai comandi di un Boeing 757 in decollo da Heathrow, si era verificato quello che in gergo viene definito un "fume event" e successivamente Tristan ebbe la sgradita sorpresa di trovare tracce di TCP, l’additivo per lubrificare motori, nel suo sangue. A seguito del peggiorare delle condizioni di salute fu costretto a lasciare il servizio. Nell’aprile 2008 la BBC trasmise l’inchiesta "Something in the air" che trattava della malattia non ancora chiarita, definita come "Chronic Fatigue Sindrome" (CFS) ed il sito della Toxic Airlines ebbe allora il suo momento di popolarità.

La patologia è stata pure la causa di danni permanenti ed invalidanti e talora di decessi riscontrati tra dipendenti delle compagnie civili e passeggeri. I tecnici a terra, i piloti ed il personale di bordo sono perfettamente al corrente di quanto sta accadendo, ma nella paura di perdere il lavoro, tacciono. Per quanto potranno farlo ancora?


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domenica 24 aprile 2011

Campagna dei piloti contro la sindrome aerotossica

La sindrome aerotossica è oggetto di un numero crescente di articoli ed inchieste televisive inquietanti. Con l'espressione “sindrome aerotossica" viene designata una serie di danni neurologici derivanti dall'inalazione di aria contaminata a bordo di un aeromobile. Il fenomeno colpisce tanto i piloti quanto il personale di cabina nonché i passeggeri, producendo talvolta conseguenze gravi ed invalidanti. Ufficialmente si attribuisce il problema ai vapori tossici di olio lubrificante (Tricresyl phosphate) che filtrano all’interno delle cabine dei velivoli, ma alcuni ricercatori sospettano che la sindrome sia dovuta, invece, ai composti chimici delle chemtrails, in primis lo Stadis 450, contenente venefico bario in quantità preoccupanti. Questi composti penetrano nelle cabine di pilotaggio e nelle sezioni destinate ai passeggeri, visto che l'aria contaminata viene prelevata dall'esterno, solitamente, da uno o più motori. E' d'uopo chiarire che, stante le caratteristiche degli attuali turbofan a doppio flusso, è praticamente impossibile una contaminazione da fumi tossici dalla sezione di combustione (posta all'interno della gondola motore), in quanto l'aria per la cabina non viene pompata da questo settore, ma da quello posto all'esterno della gondola.

Recentemente nel Regno Unito è sorta un’associazione per denunciare l’inerzia ed il cover up delle autorità circa la sindrome aerotossica. L’iniziativa si deve ad alcuni piloti collocati a riposo, per motivi di salute, in largo anticipo rispetto all’età pensionabile. I piloti, però, non hanno compreso la vera origine della patologia, che, inesistente sino alla metà degli anni ‘90 del XX secolo, si è poi manifestata con casi sempre più frequenti, proprio in concomitanza con l'avvio del "Progetto Teller". La reticenza degli organi preposti alla "tutela della salute", la levata di scudi per opera delle compagnie aeree che minimizzano il problema, la scarsità di studi medici sul fenomeno inducono a pensare che la sindrome in oggetto sia legata, in qualche modo, alle operazioni di avvelenamento della biosfera.

Ringraziamo "nienteecomesembra" per la preziosa segnalazione.

Gli attivisti del Warwickshire (Regno Unito) sperano in un nuovo documentario sulla sindrome aerotossica che potrebbe costringere l'industria aeronautica ed il governo ad agire. Gli ex piloti John Hoyte di Fenny Compton, e Tony Watson, di Kenilworth, dicono che sono stati costretti a terra dalla sindrome aerotossica, il risultato dell'esposizione ai vapori di olio usati nei motori degli aerei, vapori che si diffondono nella cabina attraverso il sistema di ventilazione. Essi hanno costituito l’Aerotoxic asssociation per diffondere la conoscenza e le iniziative per una soluzione al problema. Hoyte è recentemente apparso in "Broken wings", un nuovo documentario incentrato sul BAe 146, un aereo particolarmente interessato dal problema.

Hoyte, che ha sofferto di disturbi alla vista ed ha avuto problemi del linguaggio, tanto da essere alla fine messo a terra con largo anticipo, crede che sarà difficile che l'industria aeronautica ed il governo riconoscano mai la malattia. Egli ha asserito: "Il fumo è stato vietato nei luoghi pubblici, ma per qualche ragione il governo ritiene che i fumi tossici negli spazi ristretti di un aereo vadano bene".

La sindrome aerotossica è causata da un particolare sistema di aerazione in uso dai primi anni 50 del XX secolo, secondo cui, per mantenere la pressione in cabina, l'aria viene aspirata dall'esterno del velivolo. In un primo momento ciò era ottenuto per mezzo di pompe meccaniche (poste lungo la fusoliera - N.D.T.), ma ora l'aria compressa dal turbofan (L'80 per cento dell'aria accelerata dalla ventola è diretto al condotto di by-pass e garantisce l'80 per cento dell'aria fredda del motore. E' da qui che arriva anche l'aria per la cabina - N.D.T.) viene miscelata con l'aria del ricircolo all'interno dell'aereo. In alcuni casi, residui di olio contenente fosfato tricresile, una neurotossina, entrano nella cabina attraverso l'impianto di aerazione.

Watson, andato in pensione a soli 43 anni per motivi di salute, riferisce che spesso i piloti ignorano i sintomi neurologici, fino a quando non diventano gravi, anche perché i medici non sanno diagnosticare la malattia. Egli crede che il problema potrebbe essere risolto con appositi filtri, che impediscano al fosfato tricresile di diffondersi nella cabina. Watson ha affermato: "La gente non ne sa abbastanza. La Civil aviation authority ammette che trenta passeggeri possono essere stati colpiti, ma sappiamo che il numero di intossicati è molto più alto. Le prove ci sono, ma le autorità decidono di non guardare".

Fonte: leamingtoncourier.co.uk

Articolo correlato: Il motore turbofan ed i possibili dispositivi di aerosol






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venerdì 29 settembre 2017

Filtri “contro” la sindrome aerotossica



Un’indiretta ammissione della sindrome aerotossica, ancora oggi pervicacemente negata perché problema connesso alla biogeoingegneria clandestina alias scie chimiche, proviene dalla compagnia Easyjet che ha deciso di installare dei filtri ad hoc. Si consideri, però, che il nanoparticolato è talmente sottile che questi sistemi di depurazione dell’aria lasciano comunque passare molti veleni. Temiamo si tratti di un cataplasma su una gamba di legno: prendere l’aereo è e resta molto pericoloso.

La EasyJet ha intenzione di installare sui suoi aerei appositi filtri per impedire che i fumi tossici entrino nelle cabina di pilotaggio ed in quella passeggeri: questo è de facto un riconoscimento della "sindrome aerotossica".

L’ostinata negazione del problema, per opera delle compagnie aeree, è responsabile di diverse morti di piloti e di centinaia di incidenti in cui i piloti hanno perso i sensi talvolta mentre erano ai controlli.



La EasyJet ha riferito al “Sunday Times” che "le preoccupazioni per la salute" l'hanno portata a lavorare con un fornitore commerciale, Pall Aerospace (sic), per "sviluppare e progettare un nuovo sistema di filtraggio dell'aria per cabine" a partire dall’anno prossimo.

In questi anni il Servizio sanitario nazionale britannico ha istituito un "percorso di assistenza" per le vittime di fume events. Una nota che spiega l’iniziativa dell'Autorità per l'Aviazione Civile, recita: "Esistono evidenti prove che alcune persone sperimentano sintomi acuti come conseguenza della sindrome aerotossica".

Tristan Loraine, un ex capitano della British Airways ha dichiarato: "Questo è il primo riconoscimento pubblico per opera di un vettore circa un problema che questo settore, inclusa la mia compagnia aerea, ha trascorso decenni a negare”. […]



Le anomalie nelle guarnizioni del motore possono contaminare l’aria in cabina con residui dell’olio motore, fluidi idraulici e lubrificanti. Negli aeromobili metà dell’aria filtrata entra nel ricircolo, insieme con l’aria di sfiato solo in parte depurata.

Il nuovo sistema di "filtraggio totale" (sic) sperimentato dalla EasyJet per la prima volta filtra anche l'aria di sfiato ed include altresì un rilevatore di contaminazione. La EasyJet ha insistito che non stava assumendo una posizione sulla sindrome aerotossica, che "rimane un'area di incertezza scientifica".

Almeno 292 incidenti di fumo in cabina negli aeromobili britannici sono stati registrati tra il giugno 2014 ed il maggio 2015. La sindrome è stata segnalata in 96 casi.

Nel 2012 un primo ufficiale di una compagnia aerea britannica Richard Westgate, è morto dopo essere stato avvelenato dall'aria della cabina. [1]

Le compagnie riconoscono che i fumi delle cabine possono causare disagio a breve termine, ma citano studi (sic) che hanno rilevato che “le preoccupazioni per un rischio significativo per la salute dei passeggeri di linea e dell’equipaggio non sono giustificate”. Tuttavia, nel mese di giugno, una relazione di una rivista dell’Organizzazione mondiale della sanità ha rilevato che l’aria aerea contaminata “può ragionevolmente essere collegata a sintomi acuti e cronici, secondo un nesso di causalità”.



Fonte: Theaustralian.com.au

NOTA: L'articolo della fonte, redatto da Andrew Gilligan, è stato rimosso. Qui la copia cache in formato PDF.

[1] Un'altra vittima recente della sindrome aerotossica è il Comandante della compagnia Etihad. L'episodio è occorso il 27 settembre 2017. Il velivolo era partito da Abu Dhabi ed era diretto ad Amsterdam, Olanda, quando, poco dopo il decollo, il pilota ha avuto un malore che gli è stato fatale. Il copilota ha dovuto eseguire un atterraggio di emergenza, dirottando il volo in Kuwait. Una volta a terra i soccorritori sono saliti a bordo, ma per il comandante era tardi. La notizia è stata diffusa dalla compagnia degli Emirati arabi uniti attraverso un comunicato stampa.


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lunedì 4 gennaio 2021

Paura su un volo della "British Airways": la sindrome aerotossica colpisce ancora!

Inauguriamo questo annus terribilis, il 2021, con una cronaca sulla sindrome aerotossica (alias "fumo in cabina"). Questa volta a farne le spese è il co-pilota in un volo della "British" Airways, decollato da Londra e diretto ad Atene. Il comandante ha dovuto anticipare l'atterraggio a Zurigo, viste le precarie condizioni del secondo in cabina. Riportiamo l'articolo pubblicato su Ilmessaggero.it.
Momenti di tensione sul volo della "British Airways", decollato da Londra e diretto ad Atene. Mentre l'aereo sorvolava la Croazia, il copilota è improvvisamente crollato in terra all'interno della cabina, svenuto, privo di sensi. Il capitano, in un primo momento, ha pensato di fare ritorno nella capitale britannica, ma le condizioni del collega sono peggiorate, costringendolo ad un atterraggio d'emergenza a Zurigo, l'aeroporto più vicino in quel momento.

Che cosa è successo al co-pilota? Che tipo di malessere ha avuto? La compagnia aerea ha mantenuto il massimo riserbo sulla questione, dichiarando solamente che "il primo ufficiale semplicemente non si è sentito bene". Ma ciò che è avvenuto a bordo ha destato molta preoccupazione. [...] Un portavoce della "British Airways", in un comunicato, ha rassicurato, dicendo che l'aereo è rimasto sotto il pieno controllo del comandante e ha affermato: "La sicurezza dei nostri clienti e dell'equipaggio è sempre la nostra massima priorità e le nostre squadre si sono prese cura dei clienti, prima che proseguissero il loro viaggio".


"Sindrome aerotossica: quando e perché"

Abbiamo dedicato numerosi articoli alla sindrome aerotossica, pezzi sia di cronaca sia epidemiologici. In questi anni i media di regime, specialmente in Italia, o hanno ignorato il problema o hanno abilmente depistato, ad esempio insistendo sull’ipotesi secondo la quale sarebbero dei lubrificanti ad essere all’origine della sintomatologia diagnosticata.

Che la sindrome sia correlata ad una contaminazione proveniente dall'esterno è dimostrato dal seguente particolare: in cabina l’aria è riciclata ogni tre minuti (fonte Boeing). Occasionalmente, quindi, il velivolo si trova ad attraversare zone di atmosfera con alte concentrazioni di composti tossici e nocivi. Infatti, in genere, gli episodi di "fumo in cabina" accadono durante la fase di salita o in quella di discesa, allorquando l'aereo "taglia", per pochi istanti, gli strati di copertura artificiale che si trovano a quote basse o medie, ossia tra i 1500 ed in 6000 metri.

Le fasi più pericolose del volo sono quindi quelle in cui si attraversano le falde chimiche: esse, come è possibile constatare sia attraverso l’osservazione sia per mezzo di strumenti scientifici, aleggiano ad altitudini più o meno costanti, quelle sopra indicate.

Ricapitoliamo i principali sintomi della sindrome aerotossica che coinvolge personale di bordo e passeggeri.

• Nausea
• Vomito
• Vertigini
• Sonnolenza
• Perdita di coscienza

Il problema è stato portato all’attenzione mondiale dal comandante Susan Michaelis fondatrice, insieme con Tristan Loraine, del sito intitolato ad una ipotetica "Toxic Free Airlines". La comandante Michaelis nel 2007 pubblicò l’"Aviation Contaminated Air Reference Manual", corposo manuale che tratta della scarsa qualità dell’aria che si respira a bordo degli aerei. Susan aveva al suo attivo oltre 5.000 ore di volo, quando dovette ritirarsi dal servizio, causa malattia, dopo aver volato per tre anni sul BAe 146. Il comandante Tristan Loraine, pilota dal 1986 al 2006, scrisse il libro "Toxic Airlines". Nel 2006, mentre era ai comandi di un Boeing 757 in decollo da Heathrow, si era verificato quello che in gergo viene definito un "fume event" e successivamente Tristan ebbe la sgradita sorpresa di trovare tracce di TCP, l’additivo per lubrificare motori, nel suo sangue. A seguito del peggiorare delle condizioni di salute fu costretto a lasciare il servizio. Nell’aprile 2008 la BBC trasmise l’inchiesta "Something in the air" che trattava della malattia non ancora chiarita, definita come "Chronic Fatigue Sindrome" (CFS) ed il sito della Toxic Airlines ebbe allora il suo momento di popolarità.

La patologia è stata pure la causa di danni permanenti ed invalidanti e talora di decessi riscontrati tra dipendenti delle compagnie civili e passeggeri. I tecnici a terra, i piloti ed il personale di bordo sono perfettamente al corrente di quanto sta accadendo, ma nella paura di perdere il lavoro, tacciono. Per quanto potranno farlo ancora?

Per approfondire la questione si leggano i nostri precedenti articoli su Tanker enemy.

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sabato 24 maggio 2014

Sindrome aerotossica su un volo della U.S. Airways



La sindrome aerotossica è un insieme di sintomi collegati alle operazioni chimiche. Gli episodi che riguardano questo problema sono sempre più frequenti tra passeggeri e personale di bordo, sebbene di rado la cronaca ne dia conto, a causa della censura sul tema. Infatti non pochi viaggiatori ci hanno riferito di aver accusato malesseri dovuti all’inalazione di composti chimici che tendono a contaminare l’aria della cabina passeggeri e della stessa cabina di pilotaggio, aria prelevata dall’esterno e, precisamente, da una o più gondole motore. I responsabili delle compagnie aeree e degli scali ogni volta promettono che si compiranno indagini. Dubitiamo che tale indagini, se mai verranno condotte, porteranno a conclusioni veritiere. E' interessante notare come gli stessi piloti operino repentine cabrate, al fine di superare gli strati di copertura igroscopica altamente neurotossici. Sono sottili coltri presenti a circa 1.700 metri di quota ed in specialmodo create ad hoc durante interventi atti ad inibire le perturbazioni in arrivo dall'Atlantico. In questi due casi le precauzioni non sono state evidetemente sufficienti.



Un altro volo, dopo che era decollato dall’Italia è stato dirottato su Dublino, perché diversi componenti dell’equipaggio hanno mostrato strani sintomi. E’ la seconda volta in meno di due settimane in cui un aereo, partito da Venezia con destinazione Philadelphia, deve essere diretto su uno scalo intermedio, a causa di ‘malati’ a bordo.

Durante il volo, alcuni assistenti hanno accusato nausea, senso di stordimento, vertigini. Il velivolo perciò è stato costretto ad atterrare a Dublino. Al momento non è noto che cosa abbia causato il problema. L’inchiesta è in corso.

Dopo l'atterraggio a Dublino nel pomeriggio di lunedì 19 maggio, i componenti dell'equipaggio sono stati esaminati da alcuni medici che hanno dato loro il permesso di tornare a casa. I responsabili della compagnia hanno riassegnato i passeggeri ad altri vettori.

Un analogo episodio si era verificato circa due settimane prima, in concomitanza con pesanti operazioni di geoingegneria clandestina, riscontrabili dalle mappe satellitari del periodo: quella volta gli steward e le hostess avevano lamentato nausea, lacrimazione e vertigini.

Fonte: News.com

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lunedì 4 febbraio 2013

I piloti della “British Airways” sono vittime della sindrome aerotossica (articolo di Ted Jeory)

La sindrome aerotossica continua a mietere vittime tra piloti ed assistenti di volo, ma le compagnie aeree si ostinano a negare il problema, tentando di smentire l’evidenza. Nell’articolo, di cui abbiamo tradotto le parti salienti, il Dottor Peter Julu lancia l’allarme. Lo specialista individua un nesso tra la sindrome in oggetto ed un’analoga affezione che colpisce gli agricoltori abituati ad usare insetticidi a base di organofosfati. E’ plausibile tale nesso? Se c’entrassero, invece, gli ingredienti velenosi della Geoingegneria clandestina? Questo spiegherebbe per quale ragione le compagnie aeree sono tenacemente impegnate ad occultare. Non dimentichiamo che le analisi di un campione di polvere prelevato dall'interno di un velivolo commerciale avevano rilevato bario, cadmio ed alluminio che non sono componenti degli organofosfati, ma sono sempre elementi neurotossici e cancerogeni.

Due dei piloti più talentuosi della British Airways sono morti dopo anni di esposizione ai fumi tossici degli aerei passeggeri. Karen Lysakowska, 43 anni, è stata sepolta martedì scorso, mentre Richard Westgate, anch’egli di 43 anni, è deceduto quattro giorni prima. Entrambi credevano di essere stati intossicati dall'aria della cabina, un’aria talmente inquinata che costringe regolarmente i piloti ad indossare maschere d’ossigeno per respirare. Gli avvocati di Westgate intendono portare in tribunale la questione della sindrome aerotossica, una patologia cronica che rende migliaia di piloti nel mondo inadatti al loro compito. […]

Molti piloti lamentano cefalea, difficoltà di concentrazione ed altri disturbi, ma questi sintomi sono spesso ignorati o conducono a diagnosi errate. La donna pilota Lysakowska, che è stata tra gli avieri di maggior talento della sua generazione, dopo aver ricevuto un premio speciale come cadetto venti anni fa, aveva chiesto ai suoi superiori della British Aiways di affrontare lo spinoso tema. Era stata, infatti, esonerata dal servizio per problemi di salute nel 2005. E’ morta di tumore.

Richard Westgate era diventato un pilota commerciale nel 1998. Aveva volato con le compagnie aeree più piccole, prima di essere assunto dalla British Aiways nel 2007, anno in cui cominciarono ad acuirsi fastidiosi sintomi: perdita di memoria, emicrania, stanchezza cronica, sbalzi d'umore.

Il dottor Mulder, che ha seguito il calvario di Westgate, ricorda che dapprincipio la malattia del pilota fu confusa con una forma di depressione. [...]

Prima di morire, Westgate aveva incaricato il suo avvocato, Frank Cannon, che era anche un pilota, di citare in giudizio la British Airways per presunta violazione delle linee guida circa la salute e la sicurezza. Nonostante le richieste di molti piloti e delll'Aerotoxic Association, le compagnie aeree non installano sistemi di rilevamento della qualità dell'aria. Al contrario, esse si basano sui risultati di studi commissionati dal governo. Sono ricerche i cui risultati sono stati contestati: la più recente di queste indagini, condotta dalla Cranfield University, nel Buckinghamshire, ha concluso che l'aria della cabine di pilotaggio è sicura.[…] Il personale di bordo attribuisce la sindrome agli organofosfati ed agli oli lubrificanti usati nei motori a reazione.

Le compagnie aeree hanno cercato di sostenere che l’avvelenamento da monossido di carbonio è all’origine dei sintomi, ma il dottor Peter Julu, neurofisiologo, non è d'accordo. Egli imputa la sintomatoologia agli organofosfati. Il Dottor Julu spiega: “Sono sostanze chimiche che attaccano il sistema nervoso. In particolare è preso di mira il tronco cerebrale. Le sostanze aggrediscono un gruppo specifico di neurotrasmettitori tra cui la serotonina, il che spiega la comparsa, in alcuni casi, della depressione”.


Fonte: Express.co.uk

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Fermiamo lo sterminio delle Api!
Scie chimiche "dentro" l'aeroplano, 2013

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Range finder: come si sono svolti i fatti

giovedì 30 luglio 2015

Easyjet: un altro episodio di "sindrome aerotossica" da "fumo in cabina"



Domenica 28 giugno 2015, Brindisi, volo della Easyjet: un ennesimo episodio di probabile fumo in cabina, ridimensionato dalla stampa ufficiale ad “odore acre” di cui, però, non è spiegata l’origine. I media italiani sono particolarmente restii a menzionare sia il cosiddetto “fumo in cabina” ("fume event" in inglese) sia la sindrome aerotossica, perché entrambi problemi connessi agli aviocarburanti di nuova generazione, quindi alle operazioni di geoingegneria bellica. [1]

L'atterraggio d'emergenza non sarebbe stato dovuto, come si è pensato in un primo momento, alla presenza di fumo all'interno dell'airbus, ma ad un odore acre che si è avvertito quando l'aeromobile era già in quota. Sono stati attimi di terrore quelli vissuti dai 178 passeggeri del volo della Easyjet, decollato dalla Grecia e diretto a Londra. L'aeroplano, un airbus 320, ha compiuto, infatti, un atterraggio d'emergenza nell'aeroporto di Brindisi, intorno alle 12.



In un primo tempo si è pensato ad una situazione analoga a quella verificatasi, sempre a Brindisi, appena qualche mese fa, sull'aereo della compagnia low cost britannica Monarch, partito da Birmingham e diretto nella capitale egiziana: in quell'occasione, la cabina del pilota si riempì di fumo a causa di un guasto al pannello di controllo (motivazione di copertura per nulla chiara, n.d.r.). Per questo motivo sono stati allertati immediatamente i vigili del fuoco del distaccamento aeroportuale.

Una volta atterrati, i 178 passeggeri e l'equipaggio, tutti, fortunatamente, sani e salvi, sono stati trasferiti in alcune zone dello scalo, mentre i vigili del fuoco e gli addetti ai lavori hanno ispezionato l'airbus. I pompieri hanno certificato l'assenza di fumo in tutto l'aereo. Come comunicato dagli stessi responsabili, la causa dell'atterraggio d'emergenza non era il pericolo d'incendio, ma un forte odore diffuso in tutti gli ambienti del velivolo.

Ulteriori indagini per scoprire la natura del problema sono tuttora in corso.

Fonte: brindisisettenews

[1] Con l'espressione “sindrome aerotossica" è designata una serie di danni neurologici derivanti dall'inalazione di aria contaminata a bordo di un aeromobile. Il fenomeno colpisce tanto i piloti quanto il personale di cabina nonché i passeggeri, producendo talvolta conseguenze gravi ed invalidanti. Di solito si attribuisce il problema ai vapori tossici di olio lubrificante che filtrano all’interno delle cabine dei velivoli, ma si sempre più inclini a ritenere che la sindrome sia dovuta, invece, ai composti chimici delle chemtrails. Questi composti penetrano nelle cabine piloti e nelle sezioni riservate ai passeggeri, visto che l'aria contaminata è prelevata dall'esterno, solitamente, da uno o più motori. Bisogna, infatti, chiedersi il motivo per cui il problema sorse attorno alla fine degli anni '90 del XX secolo, proprio in concomitanza con l'avvio del "Progetto Teller". La reticenza degli organi preposti alla "tutela della salute", la levata di scudi per opera delle compagnie aeree che minimizzano la questione, la scarsità di studi medici sul fenomeno inducono a sospettare che la sindrome in oggetto sia legata, in qualche modo, alle operazioni di avvelenamento della biosfera.


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martedì 10 marzo 2015

E' ufficiale: negli aerei di linea si muore a causa dei gas tossici in cabina

La sindrome aerotossica è oggetto di un numero crescente di articoli, di inchieste televisive inquietanti e di un'interrogazione al Parlamento europeo. Con l'espressione “sindrome aerotossica" viene designata una serie di danni neurologici derivanti dall'inalazione di aria contaminata a bordo di un aeromobile. Il fenomeno colpisce tanto i piloti quanto il personale di cabina nonché i passeggeri, producendo talvolta conseguenze gravi ed invalidanti. Di solito si attribuisce il problema ai vapori tossici di olio lubrificante che filtrano all’interno delle cabine dei velivoli, tra cui il tricresyl phosphate, ma, alla luce delle recenti acquisizioni è ormai chiaro che tra gli "agenti killer" vanno annoverati anche gli additivi-lubrificanti come lo STADIS 450 ed il metilciclopentadienil-tricarbonil-manganese (MMT). Ciò, evidentemente, chiama in causa le "chemtrails", il cui rilascio è funzionale alle esigenze strategiche consigliate a suo tempo da Edward Teller e, nella fattispecie, evidenzia come manganese e bario in associazione al trimetilalluminio (in uso all'aeronautica civile e militare) siano il fulcro delle attività di geoingegneria clandestina. Questi composti penetrano nelle cabine piloti e nelle sezioni passeggeri, visto che l'aria contaminata viene prelevata dall'esterno, solitamente, da una o più gondole motori.

Bisogna chiedersi il motivo per cui il problema sia nato attorno alla fine degli anni '90 del XX secolo, proprio in concomitanza con l'avvio del "Progetto Teller". La reticenza degli organi preposti alla "tutela della salute", la levata di scudi per opera delle compagnie aeree che minimizzano il problema, la scarsità di studi medici sul fenomeno inducono a sospettare che la sindrome in oggetto sia legata, in qualche modo, alle operazioni di avvelenamento della biosfera. Tra l’altro, per quale ragione il progresso tecnologico, che dovrebbe rendere gli aerei più sicuri, nel campo dell'aviazione latita in modo tanto evidente a tal punto che i viaggi in aereo attuali sono molto più azzardati rispetto a quelli dei decenni scorsi? Nel frattempo la cronaca racconta di un pilota di Albione deceduto per i gas inalati: non è il primo e probabilmente non sarà l’ultimo…



Regno Unito 23 febbraio 2015 - Un'inchiesta in merito alla pericolosità dei gas tossici sugli aerei è stata aperta nel Regno Unito, a seguito della morte di un pilota della British Airways nel 2012. L'uomo è Richard Westgate, scomparso a 43 anni e sarebbe stato ucciso da gas tossici in cabina. Almeno questo è quanto ha stabilito un coroner britannico, Stanhope Payne, per cui il decesso del pilota potrebbe derivare dalle esalazioni nocive che si diffondono nelle cabine a causa del sistema di aspirazione dell’aria.



Gli inquirenti hanno chiesto alla compagnia aerea ed all'Ente per l'aviazione civile di intraprendere "azioni urgenti" per verificare la presenza di sostanze dannose per l'uomo. Secondo la famiglia del pilota, la morte è stata causata dalla 'sindrome aerotossica', una patologia identificata per la prima volta negli Stati Uniti nel 1999. La patologia dipende dall'inalazione di aria contaminata a bordo di un velivolo. Le compagnie sono consapevoli dei vapori tossici di olio lubrificante usato nei motori: per questa ragione sugli aerei esistono dei sistemi di filtraggio. Tuttavia con il tempo o a causa di una manutenzione inadeguata, i filtri possono rompersi e i gas pericolosi possono penetrare in cabina. Per i vettori non esistono rischi per la salute dei passeggeri né dell'equipaggio, perché il fenomeno è occasionale (sic!). Tuttavia alcune organizzazioni da anni denunciano che esiste un reale pericolo per i viaggiatori abituali.

Fonte: Rainews.it

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mercoledì 15 febbraio 2017

Le vicissitudini di un pilota tedesco: sindrome aerotossica e non solo…



Sindrome aerotossica: un pilota tedesco, Gunther Knorr, è stato licenziato, dopo essersi ammalato a causa dell'aria tossica in cabina. Knorr si è poi rivolto al tribunale per ottenere la revoca del provvedimento: il giudice del lavoro gli ha dato ragione.

Il pilota, che per anni ha accusato stanchezza cronica, dolori articolari, difficoltà di concentrazione ed altri disturbi, lamenta che nei contratti di lavoro del personale impiegato nell’aviazione civile è inserita una clausola che consente alla società di congedare il dipendente, qualora non sia in possesso dei requisiti psico-fisici richiesti.

Ma non finisce qui, come amava ripetere Corrado Mantoni: nell’articolo si chiama in causa anche l’incidente occorso ad un velivolo della compagnia Germanwings, costola della teutonica Lufthansa, il 24 marzo 2015. Quel giorno cadde un aereo chimico che stava sorvolando le Alpi francesi: come si ricorderà, il disastro fu attribuito al copilota “depresso” (sic), ma a fondo articolo si ammette candidamente che la tragedia è collegata al “fumo in cabina”!

Infatti, mentre il direttore del personale si è rifiutato di commentare il verdetto ed il sindacato dei piloti ha accolto con favore la sentenza, Jörg Handwerg ha asserito che: "Le compagnie aeree non possono sottrarsi alle proprie responsabilità in merito alla salute del personale. Abbiamo già visto, quando precipitò un aereo sulle Alpi francesi, che cosa un problema del genere (la sindrome aerotossica, n.d.t.) può eventualmente provocare”.

La versione ufficiale era di conseguenza falsa, mentre la nostra ricostruzione era corretta: come volevasi dimostrare…

Ricordiamo che, nelle ore immediatamente successive all'episodio occorso nei cieli di Francia, il personale Germanwings rimase a terra, rifiutandosi di volare sino a quando non fossero stati chiariti i reali motivi del disastro aereo.

Fonte: austrianwings



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martedì 17 settembre 2019

Atterraggio di emergenza per un volo Malpensa-Zurigo



Una breve ma significativa cronaca ci permette di rammentare quanto siano diventati pericolosi oggigiorno i voli aerei a causa della sindrome aerotossica. Questi episodi, sebbene siano riportati solo in qualche trafiletto ed ignorati dalle reti televisive, sono pressoché all'ordine del giorno. Si trova poi sempre qualche alibi per giustificare l'evento, ma la realtà è quella che vede il "fumo in cabina" come una diretta conseguenza delle criminali operazioni correlate alla geoingegneria illegale. [1] Ricordiamo infine che lo scalo di Milano-Malpensa è un punto nevralgico nella "guerra climatica", al centro spesso di accadimenti "singolari".

25 agosto 2019. Scalo di Milano-Malpensa

Per un problema tecnico, secondo i primi riscontri, probabilmente un guasto ad un impianto di aerazione, un aereo della compagnia elvetica, Swiss Air, con trenta passeggeri a bordo, diretto a Zurigo e decollato da Malpensa, ha dovuto fare rientro all'aeroporto, appena dopo il decollo. E' stata subito attuata una procedura di sicurezza con l'intervento dei vigili del fuoco, ma l'aereo è poi atterrato senza problemi.

Da quanto si è appreso, poco dopo il decollo, il comandante del volo della Swiss Air ha chiesto di rientrare, segnalando un problema, in particolare del fumo che usciva probabilmente da un impianto di areazione.

Nonostante un po' di comprensibile preoccupazione, nessun passeggero è rimasto intossicato o ferito.

[1] Con l'espressione “sindrome aerotossica" è designata una serie di danni neurologici derivanti dall'inalazione di aria contaminata a bordo di un aeromobile. Il fenomeno colpisce tanto i piloti quanto il personale di cabina nonché i passeggeri, producendo talvolta conseguenze gravi ed invalidanti. Di solito si attribuisce il problema ai vapori tossici di olio lubrificante che filtrano all’interno delle cabine dei velivoli, ma alcuni ricercatori sospettano che la sindrome sia dovuta, invece, ai composti chimici delle chemtrails. Questi composti penetrano nelle cabine piloti e nelle sezioni passeggeri, visto che l'aria contaminata è prelevata dall'esterno, solitamente, da uno o più motori. Bisogna, infatti, chiedersi il motivo per cui il problema è nato attorno alla fine degli anni '90 del XX secolo, proprio in concomitanza con l'avvio del "Progetto Teller". La reticenza degli organi preposti alla "tutela della salute", la levata di scudi per opera delle compagnie aeree che minimizzano il problema, la scarsità di studi medici sul fenomeno inducono a concludere che la sindrome in oggetto è legata, in qualche modo, alle operazioni di avvelenamento della biosfera.

Fonte: Atterraggio emergenza volo Malpensa-Zurigo Swiss Air


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lunedì 25 dicembre 2017

Australia: un altro episodio di sindrome aerotossica



Un altro episodio, l’ennesimo, di sindrome aerotossica è occorso recentemente in Australia dove è stato coinvolto l’equipaggio di un volo commerciale. Nella breve cronaca si accenna ad una “causa misteriosa” del problema: sappiamo, però, che il “fumo in cabina” è un evento tutt’altro che enigmatico…

Una strana sindrome ha mandato in ospedale il personale di un Jetstar in Australia. Sei componenti dell'equipaggio dell'aereo australiano Jetstar sono stati ricoverati in nosocomio nella Gold Coast, dopo aver inalato un “gas misterioso” (sic).

L'incidente è avvenuto mentre il velivolo stava compiendo le manovre di atterraggio, mercoledì pomeriggio (20 dicembre 2017 n.d.t.) a Coolangatta.

I due piloti e quattro componenti dell'equipaggio hanno lamentato vertigini, sensazione di testa vuota, nausea, perciò sono stati portati al Tweed Heads Hospital per precauzione, riferisce il quotidiano Daily Mail. Non viaggiavano passeggeri a bordo.

Il portavoce del servizio di ambulanza del Queensland, Harry Beyne, ha dichiarato: "È piuttosto anomalo che tutti i membri dell'equipaggio contemporaneamente provino nausea e sintomi simili".

Fonte: www.stuff.co.nz


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sabato 11 aprile 2015

Benvenuti a bordo!



Con enfasi l’aereo è decantato come il mezzo di trasporto più sicuro: il numero di persone che muore in incidenti stradali ogni anno è superiore a quello dei passeggeri periti in disastri aerei. Tuttavia oggigiorno la tanto magnificata sicurezza dei voli appare per lo meno incrinata. E’ un mito ormai in gran parte sfatato.

Che cosa succede attualmente ai viaggiatori, soprattutto a coloro che usufruiscono delle allettanti proposte ammannite dalle compagnie low cost? Tra sindrome aerotossica, trasvolate sobbalzanti con traiettorie “turistiche”, a zig zag e perigliose quote radenti centri abitati e montagne, i passeggeri affrontano rischi del tutto ignoti, prima che l’operazione “geoingegneria clandestina” diventasse pressoché planetaria (dal 2007) con il coinvolgimento totale dei vettori commerciali.

Il pericolo maggiore è senza dubbio costituito dalla sindrome aerotossica (vulgo “fumo in cabina”, in inglese "fume event") che può colpire sia i passeggeri sia l’equipaggio: si va dal malessere con senso di stordimento e nausea sino a gravi ed invalidanti problemi neurologici. Qualche pilota ci ha persino lasciato le penne… E’ ovvio che i soggetti più esposti a questa patologia sono coloro che, per ragioni di lavoro o di studio, prendono spesso l’aereo, oltre al personale di bordo: piloti, copiloti ed assistenti di volo.



I carburanti avio, gli additivi usati nei combustibili nonché gli oli lubrificanti, come è noto, sono all’origine di questa sindrome: il nanoparticolato neurotossico che penetra nella cabina passeggeri ed in quella di pilotaggio contamina l’aria che i motori turbofan aspirano dall’esterno. A poco servirebbero mascherine o filtri nasali disponibili sul mercato, poiché questi presidi non filtrano il particolato finissimo in grado di superare la barriera emato-encefalica. Il problema si acuisce, se si considera che in Italia l’affezione in oggetto è sconosciuta ai più, sicché quasi nessuno prende le precauzioni per arginare eventuali danni. Si deve, però, riconoscere che l’unica misura davvero efficace contro il pericolo di intossicazione sia evitare di imbarcarsi su un volo commerciale.



Anche le rotte e le altitudini chimiche seguite oggi dalla maggior parte dei voli civili sono un potenziale azzardo: da un punto di vista statistico, è inevitabile che, considerando il traffico frenetico sopra le nostre povere teste, qualche aereo si trovi, prima o poi, in condizioni di emergenza. Sono circostanze che possono rivelarsi fatali, come è dimostrato dalla recente sciagura occorsa all’airbus della Germanwings. Non è un episodio isolato: ad esempio, si può ricordare che alcuni anni addietro due unità collisero nei cieli sopra la Sila. Anche in quell'occasione il cover up fu efficacissimo e dell'incidente pochi sono a conoscenza.

Le persone che si avventurano su un aereo, oltre a viaggiare in condizioni spartane e soggette a mille vincoli, devono sapere che li attende un “giro emozionante” simile a quello di Paolo Villaggio che, vinta una vacanza in una meta turistica, si avventura in un’allucinante odissea aerea. I biglietti costano pochissimo, ma si paga lo scotto dello sconto: come generi di conforto sono offerte caramelle risalenti al Paleolitico inferiore, con la carta ormai transustanziata nelle caramelle stesse. Non manca un caffè all’aroma di risciacquatura. Intanto tra vuoti d’aria, improvvise cabrate, discese e cambi di rotta, atterraggi di emergenza per l'esaurimento prematuro del carburante, tutte situazioni motivate dalle esigenze connesse alle famigerate operazioni, sembra di essere sulle montagne russe. Insomma, ci si sente come in un film. Solo che un film è finzione, mentre qui ci riferiamo ad un’atroce realtà.

Bon voyage…


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