martedì 22 dicembre 2009

Copenhagen: la truffa del riscaldamento globale

Si è svolto a Copenhagen, dal 7 al 18 dicembre, il vertice sul clima. Al summit hanno partecipato i potenti, anzi i prepotenti della Terra, per continuare a recitare l'ignobile farsa del riscaldamento globale causato dal biossido di carbonio. I bugiardi, sostenuti nelle loro dichiarazioni ed iniziative da "ambientalisti" collusi o ingenui, affermano che occorre ridurre le emissioni di gas serra, se si intende salvare il pianeta dagli sconvolgimenti climatici. Come sempre il biossido di carbonio, gas che determina un lievissimo effetto atmosfera e che è indispensabile alla vita, viene demonizzato, mentre non si accenna neppure alle vere fonti di inquinamento. Quali sono le effettive cause dei disastri ambientali e dell'aumento di patologie? Le onde elettromagnetiche, il benzene nei carburanti (sostanza cancerogena), i veleni diffusi con le scie chimiche (dal bario all'alluminio, dal torio radioattivo al litio e via discorrendo), l'uranio impoverito, le nanoparticelle degli inceneritori, i pesticidi usati in agricoltura, il fluoro nei dentifrici... Pseudo-scienziati e pupazzi della politica cianciano di riscaldamento globale, ma, ad esempio, non citano mai il biossido di zolfo, composto chimico diffuso clandestinamente tramite gli aerei (militari e civili) e che determina un effetto serra decine di volte superiore a quello del biossido di carbonio.

A che cosa serve dunque la gigantesca pagliacciata di Copenhagen? Non certo a salvare la Terra ed i suoi abitanti da catastrofi climatiche, ma ad introdurre nuove tasse per strangolare i cittadini (vedi la futura Carbon Tax). Serve a creare sensi di colpa in una popolazione sempre più controllata. Siamo seri: Obama e gli altri burattini del governo occulto mondiale fingono di agire a favore dell'umanità, ma essi stessi attuano TUTTE le operazioni più criminali (scie chimiche in primo luogo) finalizzate alla diffusione di inquinanti per distruggere gli ecosistemi ed avvelenare le persone. Infine, gli "esperti" e le marionette dei governi glissano sul climategate, la truffa perpetrata da molti "scienziati" che sono stati colti in flagrante, mentre falsificavano statistiche e studi per propagandare la menzogna del "global warming" dovuto al biossido di carbonio.



Responsabili di queste mistificazioni sono i media di regime che fanno da cassa di risonanza delle affermazioni di “pseudoscienziati” (italiani e stranieri) e ministri dell’ambiente: i mezzi di informazione di massa manipolano l’opinione pubblica, creando pregiudizi e plasmando una “realtà” completamente finta, ma creduta vera.

Intanto, imperterriti Obama e le altre marionette ripetono le loro falsità, come dischi incantati. Non lasciamoci ingannare da questi ipocriti del clima, come Al Gore, Luca Mercalli, Mario Tozzi e tanti altri, che hanno ricavato da questa immane frode notevoli vantaggi ed una immerita popolarità da ecologisti.



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Range finder: come si sono svolti i fatti

domenica 20 dicembre 2009

Scie chimiche ed invisibilità

In un eccellente articolo, intitolato Presenze invisibili, Umberto Visani, focalizza l'attenzione sugli orbs e sulle sfere di luce, ampliando il discorso alle tecnologie militari riguardanti l'invisibilità. Correttamente l'autore osserva che l'industria militare è di almeno trent'anni più avanti rispetto alle tecnologie civili, a disposizione dei comuni mortali. E' dunque per lo meno plausibile che gli eserciti delle superpotenze siano dotati di sistemi stealth totali. A tale proposito, Visani osserva: "L'esame di video e fotografie in cui si vedono sfere di luce che producono scie doppie come comuni aerei non può non far pensare che, dietro una sorta di copertura visiva (cloaking in inglese) che induce a vedere esclusivamente un globo, non ci sia in realtà un velivolo con due motori sulle ali (rese invisibili) che rilascia le classiche scie degli aerei (con il termine 'classico' ormai è più opportuno indicare una scia chimica piuttosto che una di condensazione)".

La tecnologia stealth fu escogitata per conferire l'invisibilità radar parziale a navi ed aeroplani, grazie alla forma del mezzo militare e di superfici radar assorbenti (R.A.S.). Inoltre l’aeromobile (o l'unità navale) deve essere dotato di bassa tracciatura termica (Infrared signature) affinché non venga localizzato attraversi sistemi all'infrarosso. Già nella metà degli anni ‘70 del XX secolo fu fabbricato il prototipo del futuro F117A, il cosiddetto aereo invisibile.

Il passo successivo fu l'invisibilità ottica: secondo Rashid Zeineh, ricercatore della società californiana Advanced american enterprise ed inventore dello Stealth technology system (S.T.S.), esiste già un apparato per l'occultamento visivo applicato ai cosiddetti U.C.A.V. (Unmanned combat air vehicles, ossia velivoli da combattimento senza pilota), ai veicoli terrestri e persino ai soldati: questo apparato garantisce un'invisibilità totale fino a sette-otto metri di distanza dall'osservatore. Pare che l'occultamento sia ottenuto con una serie di videocamere e proiettori che generano immagini dell'ambiente limitrofo sulla superficie del mezzo o del soldato che, in questo modo, si mimetizza con gli oggetti intorno.

Sembra, però, che nel caso delle sfere chimiche, la tecnologia usata per l'invisibilità sia un'altra: infatti questi ordigni, mentre percorrono la loro traiettoria in maniera del tutto assimilabile al volo tipico di un aereo, progressivamente assumono la sagoma di un velivolo, perdendo l'invisibilità. Ci si deve porre a questo punto per lo meno due domande: quale tecnologia determina l'occultamento ottico? Per quale motivo gli artefici dell'operazione "chemtrails" non rendono del tutto impercettibili gli apparecchi, lasciando che si scorga una sfera generante una doppia scia?

Al primo quesito non è difficile rispondere: sono disponibili materiali in grado di deviare i fasci di fotoni con cui gli oggetti diventano visibili all'occhio umano. La seconda questione chiama in causa i piani delle élites che, come già ammonì Carol Rosin, rilanciando le dichiarazioni di Werner Von Braun, intendono instillare la paura e l'ostilità nei confronti degli alieni. Per conseguire tale obiettivo è necessario insinuare il dubbio tra gli ufologi e l'opinione pubblica che extraterrestri malvagi usano delle sfere per disperdere veleni nella biosfera. E' d'altronde questa l'affrettata conclusione cui sono giunti alcuni ricercatori, dopo aver esaminato istantanee e filmati ove si notano cilindri e globi con scie. In tale contesto, s'inquadrano i singolari fenomeni in Norvegia ed a Mosca: nei cieli di Tromso (Norvegia) è stato osservato un vortice azzurro, sulla capitale russa una piramide. Vari studiosi hanno ipotizzato che siano state impiegate tecnologie atte a proiettare giganteschi ologrammi, intesi come esperimenti in vista di una falsa invasione aliena o di un'altrettanto falsa Parousia del Cristo, nell'ambito del famigerato Progetto Bluebeam.

La saturazione dell'atmosfera con elementi e composti chimici e la sua trasformazione in qualcosa di simile al plasma, con l'irradiazione di onde elettromagnetiche in sinergia con il bario, paiono i presupposti adatti per la proiezione di un film in mondovisione. Una volta saggiata la reazione della popolazione, persuasa anche attraverso una capillare ed ossessiva campagna ad hoc, che le civiltà dello spazio sono tutte ostili, sarà possibile instaurare un governo mondiale di tipo totalitario, con il pretesto di difendersi dal "nemico esterno" contro cui incanalare l'astio e la xenofobia.

E' una strategia vecchia come il mondo, ma purtroppo sempre efficace.


Fonti:

U. Visani, Presenze invisibili, 2009, in X Times n. 14
Zret, Scie chimiche: un'altra angolazione, 2006



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Range finder: come si sono svolti i fatti

venerdì 18 dicembre 2009

Nubi fantasma in Germania

Pubblichiamo un ampio stralcio di un articolo elaborato dai due scienziati tedeschi Grazyna Fosar e Franz Bludorf, di cui in Italia è stato tradotto ed edito un solo saggio, ossia "L’intelligenza in Rete nascosta nel D.N.A.", Diegaro di Cesena, 2007. L’excerptum concerne un caso importante nella storia delle scie chimiche, ossia l’osservazione, in due circostanze, di strane formazioni nuvolose per opera del meteorologo tedesco Jorg Asmus [ VIDEO ]. Come fu appurato in seguito, erano scie generate da aerei militari che avevano rilasciato enormi quantità di chaff (fibre di alluminio impiegate per confondere i radar), nell’ambito di un’esercitazione che sia la N.A.T.O. sia le Forze aeree tedesche negarono di aver mai compiuto, contro ogni evidenza. Sebbene gli autori, noti per aver studiato anche H.A.A.R.P. ed il suo collegamento con le alterazioni delle correnti a getto, si premurino, temendo di sbilanciarsi, di affermare che la dispersione di chaff non è attinente con le chemtrails, va precisato, invece, che si tratta di una delle tante forme di avvelenamento della biosfera, come le piogge artificiali provocate dal tossico ioduro d’argento.

In alcuni studi svolti in tempi successivi (in seguito alle segnalazioni del meteorologo Gunther Tiersch - meteo ZDF del 14/01/2009) ed eseguiti dal Professor Hans Juergen Hoffmann,
risultò quanto segue:

"Dalle analisi risulta che le componenti principali sono alluminio, silicio, magnesio, calcio e boro. Sembra un normale materiale di vetro. Con ulteriori metodi di analisi abbiamo cercato di definire gli altri contenuti metallici e siamo arrivati a 60% di alluminio e 40% di vetro. Da sottolineare l’alto contenuto di alluminio che dovrebbe essere minore. Le fibre sono rivestite di alluminio. Si tratta di E-Glas, una variante di vetro economico. Le misurazioni evidenziano che lo spessore non è come ufficialmente dichiarato, ovvero di 100 micrometri ma di 25, quindi molto inferiore. Come tutte le fibre di vetro anche queste tendono a rompersi con facilità e se non sono protette, si frantumano in piccoli pezzi. Il fatto che siano rivestiti di alluminio, riduce in un certo qual modo la loro fragilità, ma non in maniera significativa".

Ringraziamo Mr.X per la traduzione.

Almeno in un caso i manipolatori del tempo hanno commesso un errore che ha permesso agli scienziati di svelare il loro inganno. Avvenne il 19 luglio del 2005, quando il meteorologo Jörg Asmus del Servizio meteorologico tedesco, durante un bollettino sul tempo, fece un'osservazione strana. Egli rimarcò che, nella regione del Mare del Nord, il radar meteorologico mostrava una struttura ondulata che si spostava verso est, aumentando notevolmente di lunghezza, fino a dipanarsi per diverse centinaia di chilometri fino al Sauerland. Allo stesso tempo da nessuna parte delle zone coinvolte caddero precipitazioni come si sarebbe atteso con una tale copertura nuvolosa. Asmus chiese le immagini satellitari del periodo e queste portarono ad un'altra sorpresa: sulle immagini satellitari non si vedeva alcunché.

La striscia strana di "nuvola fantasma" non era visibile sull'immagine satellitare. Che cosa aveva registrato il radar meteo? Echi di radar sono causati da riflessioni di radiazioni elettromagnetiche (raggi radar) su materia solida. In questo modo, si vedono non solo gli aeromobili o altri velivoli sugli schermi radar, ma anche le nuvole che in realtà sono composte da piccole gocce d'acqua o cristalli di ghiaccio nonché nuclei di condensazione da cui il fascio radar viene ugualmente riverberato. In questo caso, però, “qualcosa” dovette aver prodotto l’eco radar che per l’occhio nudo (ma anche per il satellite) era rimasto invisibile!

Un difetto radar meteo poteva essere escluso. La “nube fantasma” fu segnalata da diverse stazioni meteorologiche. Echi di disturbo, come, ad esempio, le cime delle montagne o altri grandi oggetti fisici, sono stati esclusi, visto che la nube si muoveva, seguendo la corrente dominante verso l’est pianeggiante o collinare. A causa dell’imponenza del fenomeno non poteva trattarsi di cherosene di aerei, di stormi di uccelli o di emissioni industriali.

Doveva trattarsi di una nube artificiale composta da particolato sospeso nell'aria, per esempio, di alluminio, plastica o fibra di vetro. Questo particolato deve essere stato abbastanza grosso da fungere da nuclei di condensazione per la formare la nuvola ed abbastanza piccolo in modo da restare un paio d'ore in aria. Questo particolato esiste. Si chiama “chaff” ed è rilasciato dalle forze armate in atmosfera. Scopo dell'esercitazione è quello di creare proprio questi falsi segnali sugli schermi radar in caso di emergenza, ovviamente, per ingannare un potenziale nemico.

Il controllo del traffico aereo tedesco non rilevò alcun tipo di interferenza nello stesso periodo, dal momento che opera su una frequenza diversa da quella del radar meteorologico. La N.A.T.O. e la Bundeswehr declinarono ogni responsabilità.

I meteorologi del Servizio Meteo Tedesco, tuttavia, non si arresero e compirono simulazioni di calcolo con sistemi informatici ad hoc. Si riscontrò che, con le condizioni di pressione atmosferica e del vento rilevate, un rilascio di tale chaff produceva una nube come quella osservata, con l’immissione di tonnellate di particelle per ottenere un effetto su larga scala. Con una simulazione al computer è possibile elaborare dei modelli, ma ci chiediamo se tali modelli si possano tradurre nella realtà.

Jörg Asmus pubblicò un articolo in una rivista scientifica con il titolo provocatorio "Oggetti volanti non identificati nella schermata radar?". Nel suo studio discusse in dettaglio le osservazioni e tutte le spiegazioni possibili, giungendo alla conclusione che fu compiuto qualche esperimento militare segreto. Con questa pubblicazione mise in fibrillazione l’establishment meteorologico tedesco.

Il servizio privato Meteo on line Donnerwetter.de presentò una denuncia contro ignoti al procuratore distrettuale per manipolazione illegale del clima, basandosi sulla Convenzione delle Nazioni Unite. Quando si manifestò nuovamente, nel marzo del 2006, una "nuvola fantasma" sopra la Germania, fece udire la sua voce anche il meteorologo Joerg Kachelmann (una specie di Luca Mercalli italiano, n.d.r.). Con un attacco senza precedenti contro i suoi colleghi scienziati, cercò di rendere ridicola tutta la discussione sulle “nuvole fantasma”. Accusò Karsten Brandt ed i suoi collaboratori di frode. Secondo lui, essi avevano ingannato il procuratore pubblico con la loro denuncia. Nonostante la piattaforma pubblica che Kachelmann aveva scelto per il suo attacco, presentò le sue controdeduzioni in forma “scientifica” non comprensibile per un non meteorologo, ma le sue pseudo-argomentazioni furono respinte da Joerg Asmus in quanto infondate. Ormai il caso aveva creato un gran polverone in modo che alcuni politici cominciarono ad interessarsi della questione.

Il deputato Ralf Briose (Alleanza 90/Verdi), in un’istanza avanzata al Parlamento di Hannover ed al governo della regione della Bassa Sassonia, chiese di chiarire la causa dello strano fenomeno. Poiché le domande del deputato erano troppo specifiche ed i politici non sarebbero stati in grado di rispondere, la richiesta passò alla Bundeswehr (Forze militare federali).

La Bundeswehr rispose all’interpellanza nel modo seguente: “La Bundeswehr non ha eseguito sperimentazioni che abbiano potuto provocare un tale fenomeno". Per la nube del 19 luglio 2005, la Bundeswehr dichiarò di non avere dati disponibili. Per il periodo della seconda "nube fantasma" la notte del 22 al 23/3/2006 ammise, però, che si era svolta un'esercitazione militare durante la quale fu rilasciata una "piccola quantità di chaff (400 km di lunghezza - sic!) che si dissolse dopo circa un'ora”.

Secondo i meteorologi, questo non era affatto sufficiente per spiegare la nube osservata (dimensioni e persistenza). Comunque l'esercito confermò, nella sua relazione, le conclusioni di Joerg Asmus e cioè che soltanto sostanze di tipo militare come le chaff potevano di produrre i segnali radar osservati.

Anche se soltanto in quell’occasione, a Joerg Kachelmann "fu tolto il vento in poppa", benché Kachelmann non abbia rivisto le sue affermazioni.

Allo stesso tempo la Bundeswehr confermò quello che i meteorologi già sapevano: per una nube come quella del 19 luglio 2005 dovevano essere state rilasciate tonnellate di particolato. La Bundeswehr non sarebbe stata in grado - secondo le loro dichiarazioni - né dal punto di vista tecnologico né logistico di rilasciare una tale quantità di chaff. (Sarà stato Babbo Natale… n.d.r.)

Chi fu dunque?

Che la nube fantasma si formò è dimostrabile e, sulle cause, scienziati e personale militare (con poche eccezioni di poco conto) sono concordi.

Quali potrebbero essere stati i fini reali del rilascio di tali enormi quantità di chaff?



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Range finder: come si sono svolti i fatti

martedì 15 dicembre 2009

Lettera a Mercalli, Onorato e Delitala

Pubblichiamo la lettera che il meteorologo Dottor Domenico Azzone (1° M.llo Domenico Azzone - Esperto Meteo Aeronautica militare) ha inviato agli egregi Luca Mercalli, Luca Onorato ed Alessandro Delitala della Società meteorologica italiana, circa la differenza tra scie chimiche e scie di condensazione. L'autore di questa circostanziata missiva, con rara competenza, indugia su molti aspetti del tema, con particolare riferimento alla morfologia delle "chemtrails", dimostrando, con un'analisi serrata e stringente, che le scie rilasciate dagli aerei militari non sono riconducibili al fenomeno della condensazione.

Nello scritto, che configura un breve ma persuasivo trattato (assai pregnanti, tra le altre, le parti dedicate alla nefologia), sono confutate tutte le pseudo-argomentazioni con cui gli esimi redattori di Nimbus hanno creduto di liquidare la questione "scie chimiche": infatti petizioni di principio, generalizzazioni, asserzioni infondate e superficiali sono, ad una ad una, sviscerate. Vengono così messi a nudo, con impietosa lucidità, gli errori e gli orrori di una "scienza" profondamente ideologizzata e tarata. Temiamo che gli illustri meteorologi, cui è rivolto questo scritto, non risponderanno, anche perché potrebbero solo ripetere le loro isteriche grida di negazione, i loro latrati di cani in trappola.

Il testo, in formato PDF si può leggere a questo indirizzo.


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Range finder: come si sono svolti i fatti

lunedì 14 dicembre 2009

Improvvisa moria di piccioni a Barletta: la causa è costituita dai campi elettromagnetici artificiali?

Il 3 dicembre scorso, a Barletta, circa cento piccioni si sono schiantati al suolo, nell'arco di pochi minuti. Si attendono ancora i risultati degli esami autoptici per stabilire le cause dell'improvvisa moria. Gli esperti pensano ad un avvelenamento. Ciò non si può escludere, ma bisogna ricordare che i colombi, come molti altri volatili, sono molto sensibili ai campi elettromagnetici: un'alterazione elettromagnetica subitanea e di notevole potenza potrebbe essere all'origine della moria. D'altronde tutte le antenne che vengono installate in ogni dove, ufficialmente per le esigenze della telefonia mobile et similia, irradiano onde nocive per tutti gli esseri viventi. Oggi tocca all'avifauna, domani...

Pubblichiamo un articolo tratto da Barirepubblica.it



I piccioni si sono schiantati al suolo uno dopo l'altro, nel giro di pochi minuti, in una vasta area di Barletta (dal porto alla città vecchia, sino a piazza Marina), rimanendo stecchiti: alla fine si sono contati circa cento piccioni morti per cause che saranno accertate dall'autopsia disposta dalle autorità veterinarie dell'A.S.L. Le carcasse sono state rimosse, ma l'improvvisa moria desta qualche apprensione nella cittadinanza anche perché nella zona portuale ci sono numerosi silos che contengono cereali.

"Questo, però - spiega il comandante della Capitaneria di porto di Barletta, Giuseppe Stola - non vuol dire che la morte degli uccelli sia collegabile al fatto che possano beccare quel grano, poiché sono precipitati, mentre volavano e non quando erano a terra". "E' escluso - aggiunge l'ufficiale - qualsiasi collegamento tra il decesso e l'attività portuale e quanto si trova nel porto e questo per diversi ordini di motivi. Da giorni non entra alcuna nuova nave e, prima di oggi, non si è verificato alcun fenomeno simile". Secondo il responsabile del nucleo di polizia ambientale cittadino, Pino Cava, gli uccelli potrebbero essere stati avvelenati all'esterno dell'area portuale.


Articolo correlato: F. Amorosino, Moria di uccelli nel Mar Baltico, 2009




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Range finder: come si sono svolti i fatti

sabato 12 dicembre 2009

"Mistero" - Puntata 5 su H.A.A.R.P. e scie chimiche: il video

Il giorno 11 dicembre 2009 il canale Italia Uno ha mandato in onda la quinta puntata di "Mistero", il programma condotto da Enrico Ruggeri. Nel corso della trasmissione, è stato proposto un servizio che ha tratteggiato il controverso e spinoso tema di H.A.A.R.P. in correlazione alle scie chimiche. Sebbene non siano stati considerati i vari addentellati della questione, sono stati evidenziati gli aspetti salienti in modo chiaro e corretto, intervistando scienziati e ricercatori come Jerry Smith. E' stato privilegiato l'argomento delle manipolazioni climatiche, accennando, però, anche alle implicazioni strategiche, economiche ed al controllo mentale.


Qui il link per il download del file in versione mpeg4 (64 megabites).




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venerdì 11 dicembre 2009

La spirale nel cielo norvegese: una connessione con H.A.A.R.P.?

Il giorno 9 dicembre scorso, in Norvegia, si è assistito ad uno spettacolo sbalorditivo: in cielo si è formata una spirale luminosa. Stando alle ricostruzioni del singolare evento, è apparso prima un globo contornato da anelli di luce. In breve tempo questi anelli hanno assunto la forma di una voluta, colorandosi di bianco verso l'esterno e di blu verso il nucleo.

Dalle testimonianze raccolte dai giornalisti del luogo, risulta che la spirale ha percorso un tratto in cielo, generando dietro di sé una scia luminosa di colore bluastro. Tutto ciò è durato meno di un minuto fino alla scomparsa della formazione che, però, ha lasciato in cielo un vuoto senza luce.

Sono numerose le ipotesi che sono state formulate per tentare di spiegare l'evento. Elenchiamole per discuterle brevemente.

- Test missilistico russo
- U.F.O.
- Messaggio del cielo all'umanità
- Apertura e chiusura di un varco dimensionale

- Test missilistico russo: sebbene i Russi abbiano smentito di aver compiuto un esperimento, per molti studiosi questa è la congettura più accreditata, anche perché i militari di qualsiasi nazione compiono sperimentazioni segrete, negando ed occultando le loro attività.[1]

- U.F.O.: è supposizione generica, poiché l'acronimo U.F.O. si riferisce letteralmente ad un oggetto volante non identificato la cui natura terrestre o extraterrestre, naturale o artificiale, resta sub iudice.

- Messaggio dal cielo all'umanità: pare poco credibile.

- Apertura e chiusura di un varco dimensionale: è ipotesi che non si potrebbe scartare, ricordando la natura multidimensionale dell'universo e la coincidenza cronologica del fenomeno con gli esperimenti condotti al C.E.R.N. di Ginevra dove gli "scienziati”, impiegando energie spaventose, tentano di creare dei mini buchi neri che, secondo alcune teorie, sarebbero dei portali dimensionali. Lo stargate potrebbe essersi anche disserrato naturalmente, a causa di fenomeni cosmici di origine ignota.

A queste supposizioni che ci paiono, tutto sommato, speculative e lambiccate, si potrebbe aggiungere un'interpretazione più verosimile. E' una spiegazione cui, non a caso, i media non accennano, ossia un esperimento con H.A.A.R.P., la creazione di un ologramma nell'ambito del Progetto Bluebeam. Si potrebbe trattare dunque di una "prova di trasmissione" in vista dello “spettacolo cinematografico” in mondo visione, a base di scenari fittizi, ma realistici collegati agli scopi del governo occulto mondiale. Non dimentichiamo che la Scandinavia è pur sempre sede di impianti H.A.A.R.P. Nella zona di Tromso, in Norvegia, è ubicato l’E.I.S.C.A.T. (European Incohrent Scatter Radar Site), una struttura equivalente a H.A.A.R.P. sita in Alaska. Tromso è proprio il luogo della straordinaria manifestazione celeste.

E' solo una coincidenza?


[1] Dopo l'iniziale smentita, fonti giornalistiche hanno riportato che il vortice è stato creato da un fallito test del missile russo Bulava. Questa, però, sembra una versione di copertura.



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Range finder: come si sono svolti i fatti

mercoledì 9 dicembre 2009

Pioggia di alluminio (articolo di Luigina Marchese)

Questo articolo si pone come estensione del mio precedente riguardante le scie chimiche. Nasce dalla necessità di un’azione pratica e concreta che, necessariamente, deve seguire la scoperta del fenomeno subdolo, insidioso ma soprattutto ignorato, delle chemtrails.

In seguito dunque alla consapevolezza che dagli aerei che sorvolano l’Abruzzo e l’Italia intera vengono rilasciate sostanze nocive per la salute dell’uomo, ho inteso dimostrare e non solo a me stessa, l’esistenza di quelle tossicità in maniera concreta e visibile.

A tale scopo, ho prelevato alcuni campioni di ortaggi (biologici) direttamente dal giardino della casa. Nello specifico, parliamo di prezzemolo, lattuga e nespole. Ho preso contatti con l’A.R.T.A. di L’Aquila, affinché verificasse se negli alimenti summenzionati vi fossero tracce di metalli tossici. Sia l’alluminio (Al) sia il bario (Ba) sono risultati contaminare i prodotti.

Riporto i dati rilevati:

- Prezzemolo

Al - inf. 462 mg/Kg
Ba - inf. 8,7 mg/Kg

- Lattuga

Al - inf. 265 mg/Kg
Ba - inf. 5 mg/Kg

- Nespole

Al - inf. 102 mg/Kg
Ba - inf. 5 mg/Kg

Ciò confermerebbe l’ipotesi che sostanze chimiche nocive cadano a terra dagli aerei ma, ai fini di una verifica attenta, palese e soprattutto imparziale, è necessario porsi alcuni interrogativi.

a) Quali sono i corretti parametri onde poter affermare che l’assunzione di alluminio e bario sia nociva per l’uomo? La stessa A.R.T.A. non era in possesso di tali riferimenti.

b) Alluminio e bario sono contenuti naturalmente in questi alimenti? Fanno cioè parte della loro struttura interna, quali microelementi?

c) Possiamo escludere che i metalli non facciano parte del terreno, venendo poi assorbiti dalle radici? Se fanno parte del terreno, da dove provengono?

d) Possiamo escludere che i cibi non siano inquinati da altre fonti (fabbriche, discariche etc.)?

E’ fondamentale porsi e trovare risposte a tali domande, poiché solo in tal modo si riuscirà a provare che i metalli tossici derivano dagli aerei. Coloro che contrastano tale “teoria” affermano, invece, che l’alluminio ed il bario sono naturalmente presenti nel suolo ed è quindi altrettanto naturale rinvenirli nei cibi. Forse non è così, ma occorre dimostrarlo! Nell’impossibilità di chiarire a me stessa se tali concentrazioni fossero o meno elevate e nella constatazione che la stessa A.R.T.A., paradossalmente, non poteva fornirmi notizie in merito, ho iniziato a cercare in modo autonomo per dare risposta a tali quesiti.

LA RICERCA

Bisogna precisare che nella zona in cui sorge la mia abitazione non sono mai state presenti industrie, essendo terreno vergine da migliaia di anni. Nel passato recente vi era situata, nelle vicinanze, una discarica, alla quale non possiamo sicuramente assegnare, anche secondo il parere del Responsabile dell’A.R.S. Abruzzo, la presenza di alluminio e di bario. Lo stesso dicasi per le fabbriche poste nelle vicinanze, pur se la zona di Bussi sul Tirino, paese poco distante, è balzata tempo fa all’evidenza della cronaca per l’inquinamento della falda acquifera della Val Pescara.

Caratteristiche

L’alluminio è diffuso sulla crosta terrestre (ne costituisce il 7,50% in peso) e si trova in tracce negli alimenti e nel nostro organismo. E’ un metallo bianco, leggero, malleabile, ottimo conduttore del calore e dell’elettricità (il fatto che la presenza di sostanze quali bario ed alluminio renda l’acqua conduttiva elettricamente, sarebbe un dato interessante da indagare).

Tossicità

Secondo studi compiuti in Francia, l’alluminio può essere pericoloso e persino mortale, se assunto in quantità eccessive. Secondo il Professor Eugenio Ragazzi, con il quale ho avuto diversi contatti, “l'alluminio non ha alcun ruolo fisiologico negli organismi viventi e viene da essi trattato come un elemento da eliminare”.

Il Dr. Sante Guido Zanella afferma che l’alluminio non svolge alcuna funzione utile per il corpo umano e la sua pericolosità è nota fin dal secolo scorso. Studi condotti recentemente dallo stesso Dr. Zanella ne confermerebbero la neurotossicità.

E’ stato ipotizzato che l'alluminio possa essere un cofattore nell'eziopatogenesi di alcune malattie neurodegenerative, tra cui la malattia di Alzheimer, ma una prova diretta in questo senso è ancora controversa. In tutti coloro che sono affetti dal morbo di Alzheimer o in chi si sottopone ad emodialisi, sono state comunque rintracciate alte concentrazioni di alluminio.

Sintomi generalmente associati all’intossicazione da alluminio

La ricerca scientifica ci mostra l’estrema pericolosità dell’esposizione cronica all’alluminio anche a basso dosaggio e soprattutto la costante associazione tra alluminio e patologie molto diverse (di cui alcune caratterizzate da disturbi mentali): Parkinson, S.L.A. (sclerosi laterale amiotrofica), sclerosi multipla, demenza, osteoporosi, anemia sideropenica, sindrome di Down ecc. Il gruppo di esperti A.F.C. (E.F.S.A.) ha stabilito che, complessivamente, è improbabile che l’alluminio possa avere effetti cancerogeni per l’uomo alle dosi correlate alla dieta. Forse gli esperti non sono a conoscenza del fenomeno delle scie chimiche, le quali incrementano in modo esponenziale l’alluminio incamerato.

Fonti di tossicità

I composti di alluminio hanno usi e impieghi diversi. Generalmente la via principale di esposizione è tramite gli alimenti (compresa l’acqua del rubinetto - solfato di alluminio come battericida), se escludiamo le scie tossiche degli aerei.

Fonti importanti di intossicazione sono le pentole (soprattutto se usate per cuocere latte, cavolo o pomodoro, generalmente cibi acidi), le lattine, carta stagnola e così via. Sulla G.U. n. 141, parte I del 20 giugno 2007 è stato pubblicato il Decreto n. 76 del Ministero della Salute. Vi vengono riferite le condizioni alle quali si può impiegare pentolame di alluminio.

I produttori hanno perciò l’obbligo, fatte salve le disposizioni del regolamento (CE) n. 1935/2004 in materia, di indicare in etichetta le condizioni specifiche d’impiego

L’alluminio oggi viene, paradossalmente, usato in grandissime quantità non solo in campo alimentare, ma anche medico. Lo si ritrova in tantissimi farmaci ed è inspiegabilmente presente nei vaccini (come eccipiente ed adiuvante, fino a 250 volte oltre la quantità di soglia) somministrati ai bambini, nel Maalox, nel Mylanta, nel Riopan, nell’Alka Seltzer ed in molti antidiarroici, così come nelle amalgame dentali; è stato anche rilevato che alcune aspirine per bambini contengono alluminio. Lo si ritrova nei cosmetici anche di marca (rossetti, phard, matite etc.), nei deodoranti/antitraspiranti, nei dentifrici, saponi, borotalco.

Un capitolo a parte è costituito dal latte in polvere: i livelli di assunzione di alluminio nei lattanti che lo usano si avvicinano ai valori soglia e, in alcuni casi, arrivano a quattro volte in più. Per avere la certezza che tale metallo non è presente nella composizione si può leggere con attenzione l’etichetta, evitando prodotti che contengono sostanze che iniziano con “ALLUM” (qualora il tutto sia posto in evidenza).

Concentrazioni

Prendendo visione dei risultati delle analisi, il Prof E. Ragazzi, confermando il mio sospetto che la quantità di alluminio fosse elevata, disse che: “Il contenuto di tale elemento nei cibi può variare moltissimo in relazione alla sua quantità nel terreno, in conseguenza anche al semplice tipo di suolo, più o meno ricco. Un articolo pubblicato lo scorso anno riporta concentrazioni di alluminio in cibi come la lattuga intorno a 10 mg/kg di peso secco, spinaci 167 mg/kg di peso secco. Comunque i valori di alluminio nei cibi possono variare entro fasce enormi, anche a seguito dell'aggiunta di additivi contenenti alluminio; sono riportati valori in un intervallo di 1-27.000 mg/kg”.



A completamento delle informazioni inviate, il Professor Ragazzi mi segnalava un recentissimo documento dell’E.F.S.A. con un'ampia discussione sulla tossicità del metallo, anche in relazione alla quantità accettabile di assunzione in una settimana (Tolerable Weekly Intake -TWI-), stabilita attualmente pari a 1 mg/kg peso corporeo/settimana, anche se tali misure sono in genere spesso superate, proprio in seguito all'uso di additivi contenenti alluminio.

L'assorbimento intestinale è intorno allo 0.1-0.4% della quota ingerita. In genere il corpo riesce ad eliminarlo al 74-96%. Esso ha comunque tendenza ad accumularsi nell’organismo a seguito di esposizione alimentare.
Sulla base di quanto detto fin qui, si scopre che non è semplice affermare che l’alluminio trovato nei prodotti venga dalle scie chimiche, anzi, è più facile e più semplice ipotizzare che essi lo assorbano dal terreno e, poiché il terreno è naturalmente ricco di alluminio, il discorso potrebbe automaticamente essere chiuso.

Gli organi competenti

Arrivata a questo punto della ricerca, avevo un quadro abbastanza chiaro sulla pericolosità dell’alluminio, su questo non vi erano dubbi. Il Professor Ragazzi mi aveva confermato che le quantità rinvenute nei miei prodotti erano elevate. Restava sempre qualche problema correlato alle concentrazioni rinvenute negli alimenti da me analizzati. Si poneva, infatti, un quesito interessante, se cioè le tossicità individuate facessero parte dell’alimento stesso, della sua struttura interna, avendo assorbito l’elemento dal terreno con le radici o se vi fossero state depositate ab externo.

Questo, in effetti, era molto difficile da indagare. Esistono forse sostanze, mi chiedevo, che contengono naturalmente alluminio? O forse più semplicemente lo assorbono dall’ambiente esterno? Tramite percolamento, l’alluminio penetra nel suolo e di conseguenza viene assorbito dalle radici e trasmesso alla pianta. Chiesi allora informazioni ad una responsabile dell’A.R.T.A. circa le modalità inerenti alle analisi. Mi venne riferito che gli alimenti da me consegnati furono inizialmente disgregati, poi resi liquidi e quindi sottoposti a verifica. In tal modo, risultava impossibile constatare se quelle concentrazioni fossero lì perché provenienti dall’esterno oppure contenute nell’alimento.

Vediamo allora di chiarire! Ciò di cui stiamo parlando non sono ioni naturalmente contenuti nei cibi (come ad esempio il Rame o il Ferro), ma particelle, minuscoli sassolini, che vengono involontariamente (certo non nel caso delle scie chimiche) immessi come inquinanti nei cibi. Queste scorie, se ingerite, entrano in circolo per essere rapidamente fagocitate dai vari organi (reni, fegato etc.) e lì restano, perché non sono biodegradabili. Era dunque questo che ero tesa a dimostrare, cioè che l’alluminio presente negli alimenti analizzati non facesse parte intimamente di essi, così come il ferro è contenuto negli spinaci, ma che vi venisse depositato dall’esterno. La domanda da porsi è allora: da dove viene quell’alluminio? Qui la cosa diventava complessa, perché, come detto all’inizio, esso è un elemento presente sulla crosta terrestre. Le piogge acide ne favoriscono l’assunzione da parte dei vegetali. E’ da lì che può essere assorbito dalle radici e ritrovarsi nei frutti, nel prezzemolo, nella lattuga. Come provare allora che l’alluminio ed il bario presenti negli alimenti analizzati provenivano dalle scie chimiche? Secondo il Prof. Dolara, con il quale ho avuto diversi contatti, per concludere che le polveri degli aerei abbiano un ruolo nello spiegare i livelli di alluminio presenti negli alimenti analizzati, sarebbe necessario conoscerne le quantità negli stessi alimenti e in una zona vicina dove non volano aerei. A me la cosa sembrò impossibile, visto che gli aerei volano ovunque ed è puro sogno trovare un terreno che non sia contaminato da sostanze tossiche. Il fenomeno delle scie chimiche può essere fatto risalire a 10-15 anni fa, almeno qui in Italia.

Sarebbero allora occorsi dati sulla concentrazione di alluminio presente nel suolo abruzzese, confrontati con dati più recenti. Dopo aver contattato numerosi docenti, ricercatori e rettori universitari a livello nazionale, sono giunta alla conclusione che non esistono analisi e studi comparativi sulle quantità di alluminio presente nel suolo italiano e, nello specifico, abruzzese. Essi, in effetti, proverebbero che negli ultimi anni c’è stato sicuramente un incremento nelle quantità, dovuto all’anomalo traffico aereo con il suo carico di scie velenose. Sarebbe dunque auspicabile che coloro che tutelano il nostro territorio eseguissero rilievi in tal senso. Forse le attuali problematiche potrebbero dar loro avvio.

Per verificare e dimostrare in modo inappellabile che l’alluminio presente nei prodotti analizzati deriva unicamente dalle scie chimiche, mi restava un unico sistema. Ripetere le analisi con modalità diverse. Mi era stato suggerito di analizzare non l’intero alimento disgregato, bensì l’acqua di lavaggio dei prodotti medesimi, ma forse questo metodo non è probante, se la stessa acqua del rubinetto contiene alluminio! Quale acqua usare? Sicuramente acqua distillata! Forse un sistema sarebbe procurarsi del terreno non contaminato da alluminio, farvi crescere alcune piante allo scoperto, innaffiarle con acqua pura e poi analizzare di nuovo, sia l’acqua di lavaggio sia l’alimento disgregato. Nella difficoltà di trovare un terriccio che non contenga alluminio, sto attualmente studiando altre modalità di indagine. Vedremo gli sviluppi della situazione. Ho chiesto naturalmente la collaborazione della stessa A.R.T.A. di L’Aquila, dell’A.R.S. e del S.I.A.N. di Pescara. Ho segnalato la cosa al Ministro Ignazio La Russa, oltre che al Capo dello Stato, ai Ministri della Salute e dell’Ambiente.

Invito tutte le persone di buona volontà a fare altrettanto. Per concludere e sdrammatizzare la situazione, possiamo affermare che i dati scientifici a nostra disposizione ci mostrano come sia possibile ridurre il rischio di contrarre l’Alzheimer o alcuni tipi di tumore, semplicemente adottando una dieta sana basata su alimenti vegetali, ricca in frutta e verdura fresche, cereali integrali e legumi… be’, lasciatemelo dire: che non siano prodotti del mio orto! O del vostro!

Nota: si fa riferimento all'articolo integrale dell'autrice apparso sul numero 12 di “X Times”.

Esperti contattati:

Prof. Piero Dolara, Ordinario di Tossicologia, Università di Firenze
Prof. Eugenio Ragazzi, Facoltà di Farmacia, Università di Padova

Enti contattati:

A.R.T.A. (Agenzia Regionale Territorio Ambiente) di L’Aquila
A.R.S. (Agenzia Regionale Sanitaria) di Pescara
A.R.S.S.A. (Agenzia Regionale Servizi Sviluppo Agricolo) di Avezzano
S.I.A.N. (Sistemi Informativi Agricoli Nazionali) di Pescara.




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lunedì 7 dicembre 2009

Scie chimiche in Venezuela

In un suo recente articolo, intitolato "Who or what is controlling our weather and why?", la ricercatrice indipendente, Chris Holly, dedica un passaggio ad un accordo stipulato tra il presidente venezuelano, Hugo Chavez e Fidel Castro, in ordine ad attività di inseminazione delle nubi per favorire le piogge.

La Holly scrive: "Hugo Chavez ha affermato che egli si accinge a 'bombardare' le nuvole ora che Cuba è pronta a fornire un sostegno nel 'cloud-seeding' al fine di favorire le precipitazioni e per alleviare gli effetti di una severa siccità. Il presidente venezuelano ha asserito che saranno usati appositi sistemi con il fine di inseminare i corpi nuvolosi per mezzo di aerei. L'equipaggiamento necessario sarà fornito da Fidel Castro e da Raoul Castro. 'Stiamo bombardando le nubi', ha dichiarato Chavez, nel corso di un intervento televisivo. 'Abbiamo i velivoli ad hoc e le attrezzature forniteci da Fidel e da Raoul'. Chavez sta provando a spremere dalle nuvole la pioggia, poiché il suo paese è ormai prossimo alla stagione secca ed in quanto le riserve idriche sono ai livelli più bassi degli ultimi decenni."

E' ovvio che la grave penuria d'acqua lamentata dall'ipocrita Chavez è stata in gran parte provocata dalle operazioni chimiche cui egli ha dato il suo assenso, sottoscrivendo il trattato "Open skies", un accordo secondo il quale velivoli dell'O.N.U. (Organizzazione dei nazisti uniti) possono penetrare nello spazio aereo del paese aderente, senza che sia necessaria alcuna autorizzazione. Questi aerei ufficialmente sono impiegati per studi di meteorologia e di fisica dell'atmosfera, ma sono in realtà tankers che diffondono veleni di ogni tipo, compresi composti igroscopici. Ora il presidente del Venezuela corre a i ripari, anzi finge di correre ai ripari, annunciando che una speciale squadriglia "risolverà" i problema della siccità, disperdendo nelle nubi composti chimici che propiziano le piogge.

E' la solita strategia (problema, reazione, risoluzione), dove la "risoluzione" è un rimedio peggiore del male, giacché è evidente che Chavez intende abituare l'opinione pubblica venezuelana alle attività chimico-biologiche, con il pretesto dei "cambiamenti climatici" causati proprio da chi finge di volerli contrastare.



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sabato 5 dicembre 2009

Inibizione della colinesterasi come risultato dell’esposizione ad emissioni aeree di materiali nanocompositi (seconda parte – Hildegarde Staninger)

Nel pubblicare la seconda parte (vedi qui la prima parte) del fondamentale articolo elaborato dalla Dottoressa Staninger, rinnoviamo i nostri ringraziamenti a RH negativo per l’eccellente traduzione del testo.


Recenti studi, condotti dal Collegio di Scienze Ambientali ed Ingegneria della Ocean University (Cina), Qingdao, China (Z. Wang et. al.) [5], [6] hanno mostrato che le nanoparticelle fabbricate artificialmente possono essere tossiche, tramite le loro interazioni con proteine (aminoacidi precursori) e con gli enzimi. L'acetil-colinesterasi (AchE) è un enzima chiave localizzato nel cervello, nel sangue e nel sistema nervoso. Di conseguenza, l'assorbimento e l'inibizione dell'AChE per opera di specifiche nanoparticelle, SiO2, TiO2, Al2O3, Al, Cu, e Cu-C (rame rivestito al carbonio), di nanotubi di carbonio a pareti multiple (MWCNT) e nanotubi di carbonio a parete singola (SWCNT) hanno avuto i seguenti risultati.

• I nanotubi di carbonio hanno mostrato un'elevata affinità per l'assorbimento di AChE. I nanotubi del tipo SWCNT (94%), le nanoparticelle SiO2 e Al2O3 hanno mostrato il minor tasso di assorbimento.
• Il rilascio di Cu (2+) nelle sospensioni di nanoparticelle Cu e Cu-C ha causato il 40% e il 45% di riduzione dell'attività dell'AChE rispettivamente, inoltre, dal confronto tra le particelle di Cu grezzo e quelle attivate al carbonio, emerge che l'inibizione per opera delle particelle grezze è inferiore rispetto a quella delle corrispondenti nanoparticelle.
• Nelle particelle grezze di Cu, l'inibizione dell'AChE è causata principalmente da ioni dissolti, ma per il carbone attivo si ha essenzialmente assorbimento.
• L'inibizione di AChE per opera di Cu, Cu-C, MWCNT e SWCNT è correlata al dosaggio e le loro concentrazioni inibitorie medie (IC 50) sono 7, 17, 156 e 96 mg/L-1, rispettivamente, a dimostrazione del fatto che queste particelle possono avere un potenziale neurotossico e che l'enzima AChE si presta ad essere usato come bioindicatore nell'esposizione a nanoparticelle.

I principali meccanismi di azione tossicologica delle nanoparticelle impiegate nei materiali nanocompositi, sono principalmente connessi all'inibizione della colinesterasi. Sono tre le principali reazioni biochimiche responsabili di questi effetti tossicologici.

1. Inibizione dell'attività della colinesterasi.
2. Inibizione dell'esterasi bersaglio della neuropatia (Neuropathy Target Esterase, N.T.E.) e sviluppo di neuropatia ritardata.
3. Rilascio di gruppi alchilici attaccati all'atomo di fosforo e alchilazione delle macromolecole, inclusi D.N.A. ed R.N.A.

Nell'agosto del 2008, la paziente fu sottoposta a test sugli anticorpi antinucleari ed il risultato fu di 25 AU/ml. Il test degli anticorpi sulla membrana nucleare (A.N.A.) conferma la formazione di anticorpi sulla membrana nucleare della cellula. Riesaminando la tabella che illustra le varie percentuali di inibizione della colinesterasi dagli iniziali valori individuali di base, si potè dedurre che la donna aveva sofferto di grave tossicità cronica per l'AChE in relazione ai suoi originari valori funzionali di base per i parametri relativi sia al plasma sia ai globuli rossi. Bisogna sottolineare che, quando i valori di inibizione percentuale sono alti sia nel plasma sia nei globuli rossi, l'individuo è soggetto ad un comportamento estremamente aggressivo, mentre quando i valori sono bassi la tendenza è alla depressione ed al suicidio. La paziente aveva raggiunto valori percentuali di inibizione della colinesterasi fino al 59% nel plasma e fino al 96.4% nei globuli rossi, con un valore annuale di inibizione del 55.92% per il plasma e del 61.74% per i globuli rossi. Nel corso di appena tre settimane, dal 21 luglio 2009 al giorno 11 agosto 2009, il valore di inibizione della colinesterasi arrivava all'86.2%.

Durante questo lasso di tempo, la paziente ha sperimentato diverse manifestazioni intestinali atipiche che le sarebbero state diagnosticate come incontinenza fecale. Così, a conferma di come le nanoparticelle da materiali nanocompositi siano metabolizzate ed espulse attraverso la Terapia a Calore Radiante (Radiant Heat Therapy) F.I.R. e l'assunzione di appositi integratori alimentari, i valori di AChE diverranno un notevole fattore inibitorio. Il valore dell'A.N.A., che dovrebbe essere ripetuto, confermerebbe l'alchilazione delle macromolecole di D.N.A., dal momento che il test A.N.A. è specificamente mirato alla misurazione degli anticorpi sulla membrana nucleare e la stessa paziente era stata sottoposta a test genetici in ambito tossicogenomico, che ha mostrato valori “baschi” (i valori “baschi” sono un parametro genetico usato per i confronti tra gruppi di popolazioni, poiché i Baschi sono una delle poche etnie viventi in Europa di origine non indoeuropea; tra i Baschi si rileva una percentuale di soggetti con RH negativo superiore al 50 per cento – n.d.r.) inferiori a quelli del gruppo di riferimento, che sono noti per avere membrane cellulari di maggior spessore, per cui sarebbe necessaria una maggiore quantità di enzima dismutasi superossido per neutralizzare le neurotossine. Molti dei nuovi nanotubi e materiali nanocompositi necessiterebbero di enzima dismutasi superossido (S.O.D.) per neutralizzare la nanocontaminazione da Cu e Cu-C attraverso reazioni SOD-1 Zn/Cu.

E' importante notare che, nella formulazione della proteina Drago, l'acido adiptico (o adipico), un precursore dell'aspartame con isoleucina, leucina, lisina e arginina, reagisce con gli esteri della fenilalanina. [6],[7]
La proteina Drago è stata usata come proteina universale per miscelare i plasmidi di D.N.A. negli idrogel e nei materiali nanocompositi. La paziente aveva quantità misurabili di aminoacido fenilalanina presenti nei suoi precedenti test delle urine. Il nome chimico dell'aspartame è estere metilico N-L-alfa-aspartil-L-fenilalanina-1. L'aspartame ed i suoi isomeri sono 160 volte più dolci dello zucchero normale.

Si tratta di un dipeptide che si ricava dall'N-benzoildiestere. Quando questo composto viene fatto reagire con un estere della fenilalanina come additivo nel cibo o come componente in molte proteine nano-sintetiche, si ha la liberazione di un composto più reattivo: l'estere P-nitrofenile. L'estere P-nitrofenile è noto come neurotrasmettitore stimolatore proprio come la forma L dell'acido aspartico ed è un ingrediente primario nella produzione di aspartame.

I neurotrasmettitori, di cui è nota l'azione di propagazione degli stimoli nervosi nel neurone ricevente, sono chiamati neurotrasmettitori stimolatori. [8] Questi composti sono sintetizzati all'interno del corpo cellulare neurale (il soma) e migrano lungo l'assone fino ai terminali pre-sinaptici. Qui essi vengono immagazzinati in piccole tasche chiamate vescicole, che si fondono con la membrana sinaptica come una catena di mortaretti connessi ad una singola miccia. Quando una corrente depolarizzante (il potenziale di azione) viene ricevuta, queste vescicole rilasciano il loro contenuto nella fenditura sinaptica.

La fenilalanina è un precursore dei neurotrasmettitori di catecolamina nel cervello. Livelli elevati in sede cerebrale sono stati messi in relazione con colpi apoplettici e con il rischio di infarto emorragico (quando la fenilalanina forma fenil-propanolamina ed in associazione con l'aspartame). L'acido aspartico è in grado di abbassare le soglie di manifestazione del colpo apoplettico, rendendo tale evento più probabile nel futuro. Questo effetto congiunto dell'acido aspartico e della fenilalanina incrementerebbe notevolmente la probabilità di un colpo apoplettico, soprattutto in condizioni di ipoglicemia.


Fine seconda parte. Leggi qui la terza ed ultima parte.





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giovedì 3 dicembre 2009

Scie chimiche su Woodstock nel 1969

Woodstock è una cittadina degli Stati Uniti (stato di New York) divenuta celebre, poiché vi si svolse nel 1969 un grande festival di musica rock, divenuto simbolo dell'aggregazione giovanile. L'evento fu contraddistinto da una pioggia torrenziale che, a distanza di parecchio tempo, si scopre essere stata indotta attraverso la dispersione di composti chimici nelle nubi con il ricorso ad appositi aerei. L'acquisizione è importante, perché retrodata di parecchi lustri le operazioni clandestine di aerosol, dimostrando che le tecniche per la manipolazione del tempo erano efficaci e collaudate già alla fine degli anni '60 del XX secolo. Possiamo immaginare quali “progressi” siano stati compiuti in quarant’anni.

Importante la testimonianza di due giovani che, nell'ambito del documentario sul concerto tenutosi a Woodstock, così si esprimono: "Ho qualcosa da dire: vorrei sapere perché quei porci fascisti inseminano le nuvole. Li ho visti passare più volte nell'ultima ora, con tutto quel fumo che usciva ed inseminava le nubi. Che cos'è quella roba che viene giù? Perché i media non riportano queste cose alla gente? Si, vi dico quello che sta accadendo. Li ho visti più volte: aerei di origine sconosciuta inseminano le nuvole e provocano la pioggia!"

Ringraziamo l'amico Paso per la segnalazione.

Articolo correlato: 1969: scie chimiche su Woodstock, 2009




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Range finder: come si sono svolti i fatti

martedì 1 dicembre 2009

Inibizione della colinesterasi come risultato dell'esposizione ad emissioni aeree di materiali nanocompositi - Parte 1 (Hildegarde Staninger)

Pubblichiamo uno studio della tossicologa statunitense Hildegarde Staninger circa la correlazione tra esposizione a materiali nanocompositi diffusi per via aerea (soprattutto con i velivoli chimici) ed inibizione della colinesterasi. Si tratta di un articolo referato, basato su rigorose e pluriennali ricerche. Ringraziamo RH negativo per l’accurata traduzione.

Articolo di Hildegarde Staninger, Ph.D., RIET-1, Tossicologa Industriale/IH & Dottore di Medicina Integrativa, del 7 settembre 2009 Presentato alla Conferenza Nazionale dell'Albo dei Professionisti in Scienze Ambientali 5 e 6 ottobre, 2009, Des Plaines, Illinois. Pubblicato sulla Rivista NREP di Ambiente e Sostenibilità.

SINTESI

L'inibizione della colinesterasi è stata associata all'esposizione a pesticidi oranofosfati e carbamati, fin dalla loro creazione durante la Prima e Seconda guerra mondiale. Tipicamente, essi provocano gravi disturbi neurologici che conducono alla paralisi non solo negli insetti, ma anche negli esseri umani. L'esposizione avviene solitamente attraverso l'uso improprio di dispositivi per la diffusione di pesticidi oppure attraverso l'irrorazione aerea. Gli effetti dell'inibizione della colinesterasi per esposizione cronica o esposizione intensa e reiterata si traducono in un'inibizione delle attività dell'enzima acetil-colinesterasi (AchE). L'integrazione di nanoparticelle in vari materiali nanocompositi, come gli idrogel aerei ed altre simili sostanze usate nelle irrorazioni aeree, nella modificazione del tempo atmosferico e nella dispersione di nanosensori (M.E.M.S. n.d.r.), comporta nell'individuo l'inibizione della colinesterasi fino al 96.2% nonché la presenza in quantità rilevabile di materiali nanocompositi. Ciò a conferma delle scoperte pubblicate dalla Ocean University (Cina) nel numero di giugno 2009, sulla rivista Chemical Sensitivities (Sensibilità Chimiche), secondo cui le nano particelle sono 100 volte più tossiche di una singola molecola di pesticida, come il malathion, il propoxopur o il benomyl.

PREMESSA

Durante l'estate del 2007, a Phoenix in Arizona, una donna dell'età di 51 anni fu esposta ad irrorazioni aeree per la modificazione del tempo atmosferico e per il controllo di vettori patogeni (zanzare) condotte secondo i requisiti G-1 e nell'ambito del Progetto Earth Scope [1]. Ella si trovava a casa con le finestre aperte ed era uscita di casa per vedere che cosa stesse accadendo. Immediatamente provò una sensazione di bruciore e di formicolio e di lì a poco si ammalò. Dopo una serie di test analitici e di analisi specialistiche, si giunse alla conclusione che la donna era rimasta esposta ad un livello minimo di materiale nanocomposito ed a tecnologia Sencil™1, sulla base di campioni di materiali estratti dal corpo, che, a prima vista, apparivano come follicoli piliferi, ma che, in seguito alle analisi di laboratorio, non si rivelarono tali. Il campione prelevato fondeva a 650 gradi centigradi, mentre un capello umano fonde a temperatura di poco superiore ai 135 gradi centigradi ed un capello sintetico a circa 225 gradi centigradi.

DISCUSSIONE

L'attenzione fu focalizzata prioritariamente sui sintomi del soggetto, che coincidevano con quelli relativi ad un’inibizione cronica dell'enzima acetil-colinesterasi (AchE) nei globuli rossi in circolo, che ne regolano il deposito nei vari organi a tessuto molle all'interno dell’organismo. Non appena i livelli dei valori dei globuli rossi divengono molto alti, essi innescano il rilascio di colinesterasi plasmatica per colmare ciascun effetto futuro nell'inibizione nell'andamento “a montagne russe”. Questi effetti “a montagne russe” possono essere particolarmente improvvisi oppure graduali; tutto dipende dalla quantità di recupero dell'enzima nei sistemi organici e dalle soglie di attivazione di specifici fattori di modulazione sensoria all'interno delle membrane della cellula e nella membrana nucleare.

Un’approfondita analisi tossicologica dei risultati, mediante calcoli matematici standardizzati per determinare l'inibizione percentuale (%) dell'acetil-colinesterasi, è stata condotta a partire dai test iniziali del 2008 fino agli attuali valori del 2009. I valori sono stati calcolati e basati sul valore corrente di riferimento della colinesterasi per i globuli rossi e per il plasma per mostrare una relazione temporale lineare e, da un punto di vista medico, sono state annotate le osservazioni cliniche per opera del medico curante naturopata e tossicologo nella paziente in relazione agli effetti cronici dell'inibizione della colinesterasi e del suo meccanismo di azione tossicologica e neurologica.

Il 15 agosto 2009 il valore individuale della donna per la colinesterasi è di 2019 IU nel plasma e 5774 nei globuli rossi (RBC). Qui di seguito è mostrata una tabella comparativa basata sul valore di ogni singola data, confrontato con quello del 15 agosto 2008 (Nota bene: ad un anno esatto dal test iniziale).

Tabella 1 -1: Data vs. Livello Valore (IU) e percentuale calcolata di inibizione della
colinesterasi

Plasma
08/15/2008 07/21/2009 08/11/2009

2019 4928 4581

Percentuale del valore base di inibizione (BV) 59% 7.57%

NOTA: percentuale di inibizione tra il valore base ed il più recente valore testato corrisponde al 55.92% di inibizione della Colinesterasi Plasmatica nel periodo di un anno.

Globuli rossi (RBC)

08/15/2008 07/21/2009 08/11/2009

5774 2080 L 15,092

Percentuale di inibizione del valore base (BV) 96.4% 86.2%

La percentuale di inibizione tra il valore base ed il più recente valore testato è pari al 61.74% di inibizione della Colinesterasi nei globuli rossi nell’arco di un anno. Un altro soggetto esposto a nanocompositi e nanoparticelle attraverso l'acqua, una donna di 50 anni, aveva il 76.2% di inibizione dell'acetil-colinesterasi nei globuli rossi. Il soggetto sano di riferimento, un uomo di 70 anni, aveva lo 0.3% di inibizione dell'acetil-colinesterasi nei globuli rossi e nessuna traccia di esposizione a materiali avanzati nano-microbici di alcun tipo. Il valore di riferimento rientra nella deviazione standard di <= 2% del valore di inibizione. Lo standard indicato dal Governo Federale degli Stati Uniti per l'inibizione cronica della colinesterasi è stato stabilito dall'Agenzia Statunitense per la “Protezione” dell'Ambiente (E.P.A.) nella 4° edizione del libro bianco, Diagnosi e Gestione degli Avvelenamenti da Pesticidi E.P.A., Ufficio Tipografico Governativo Statunitense (U.S. Governmental Printing Office), Washington, D.C. Marzo 1989 E.P.A.-0540/9-88-001, nella misura in cui un fattore di inibizione uguale o maggiore del 10% rappresenta la conseguenza di un avvelenamento cronico da pesticidi. Una varietà di materiali nano-microbici d'avanguardia è costituita da materiale composito che contiene miscele di proteine Drago, carbamati e microbivori, ciascuno dei quali, a sua volta, contiene specifiche sostanze chimiche di cui è noto l'effetto di inibizione della colinesterasi. La differenza tra l'esposizione ad una normale sostanza chimica o pesticida e l'esposizione a materiali nanotecnologici avanzati è che i nanomateriali sono in grado di penetrare attraverso le membrane cellulari e di attaccarsi alla membrana cellulare alla stregua di proteine G/proteine C-reattive con interazioni chimiche sulla membrana nucleare, che avrebbero come conseguenza un valore misurabile di immunoglobuline come anticorpi antinucleari. [2] A causa di questo fattore primario di penetrazione del citoplasma, degli organelli e della membrana nucleare, le nanoparticelle sono citotossiche e provocano disfunzioni cellulari nonché lesioni. Innescano inoltre stati patologici con meccanismi tossicologici. Ciò è ulteriormente complicato da precedenti esposizioni a virus delle malattie esantematiche (morbillo e varicella) ed alle attuali emissioni aeree sperimentali per l'Agenzia per i Progetti di Ricerca Avanzata per la “Difesa” (D.A.R.P.A.) nell'ambito del Programma Non Convenzionale di Contrasto a Patogeni (Unconventional Pathogen Countermeasure Program) e del Progetto Earth Scope. [3], [4] La paziente è stata sottoposta a test specifici su campioni ricavati da bagno ionizzato e campioni di “pseudo- capelli”, che hanno rivelato l'esposizione a materiali nanocompositi, che sono fuoriusciti dal suo corpo. Questi materiali sono stati inviati alla Applied Consumer Services, Inc. per l'analisi di materiali avanzati e alla Morris Consulting, Inc., laboratori che sono entrambi gestiti in conformità con standard interni di General Public Licence (G.P.L.).


Fine prima parte


Qui la seconda parte

Il Direttore e Fondatore del National Registered Environmental Professionals, Dottor Richard Young, esprime il suo apprezzamento al Comitato Tanker Enemy per aver tradotto e pubblicato lo studio della Dottoressa Staninger.

Al Dottor Young vanno i nostri più sentiti ringraziamenti.



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