martedì 29 gennaio 2008

L'investigazione scientifica sulle scie chimiche: problemi e prospettive (quarta parte)

Fascio di luce laser del LidarComunque l’individuazione del referaggio come imprimatur scientifico non è errata: è illusoria. Ben venga il referaggio, ma attesa la situazione concreta in cui versa il mondo scientifico dominato dal profitto, da dogmi, da logiche di potere, quale scienziato mai convaliderà una ricerca sull’evidenza delle scie chimiche, mettendo a repentaglio la sua reputazione, il posto all’interno dell’università, forse la sua stessa incolumità? E’ una strada quella del referaggio che si può tentare di percorrere, ma senza trascurare le altre, poiché temo che sia una via poco percorribile per i motivi su esposti.

Ritengo quindi che anche degli studi privi del referaggio, ma documentati, precisi e metodologicamente corretti, possano rivestire rilevanza scientifica e dimostrare l’esistenza del problema: il referaggio è un imprimatur accademico certamente auspicabile ma non indispensabile né sufficiente per convincere le istituzioni ad occuparsi seriamente del problema. Le istituzioni o baronie scientifiche , infatti, pur di nascondere il loro coinvolgimento nell’operazione o la loro collusione, potrebbero negare, con mille argomenti pretestuosi la validità del referaggio, accusando i ricercatori di essere stati superficiali ed avventati. Molte volte studi scientifici ufficiali sono stati poi smentiti e le conclusioni sono state confutate o perché effettivamente le teorie, ad un’analisi più approfondita, sono risultate errate o perché le corporazioni scientifiche hanno ritenuto di dover affossare ricerche scomode.

Ancora vorrei esaminare un altro aspetto del problema: è vero che per provare in modo inconfutabile l’esistenza delle scie chimiche è necessario un prelievo in quota delle sostanze rilasciate dagli aerei? Ciò è affermato da alcuni non sappiamo quanto imparziali "esperti" come Montanari e Mercalli: ma questo è un argomento valido o solo un pretesto per scoraggiare i ricercatori e persuadere ignari cittadini che l’evidenza circa le scie chimiche non si otterrà mai? E’ un pretesto. Infatti considererei due fattori. In primis le sostanze chimiche sono rilasciate nel cielo ma ricadono al suolo: esiste un correlazione spaziale tra i due ambiti. Allo stesso modo, se intendo misurare il grado di inquinamento causato da un “termovalorizzatore", sarà sufficiente e logico analizzare il terreno, l’aria e l’acqua della zona circostante l’impianto e non sarà indispensabile eseguire un’analisi del suolo ad un millimetro dall’inceneritore. Inoltre, se gli astronomi ed i cosmologi studiano galassie distanti dalla Terra anni luce, quasar, pulsar, persino buchi neri, formulando ipotesi sulla loro natura, sulla composizione chimica, sulle proprietà fisiche di stelle lontanissime, grazie all’uso di modelli interpretativi, di telescopi, satelliti etc. non è possibile investigare le scie chimiche che sono soltanto a 2-4 kilometri dal suolo? Per comprendere molte manifestazioni del cosmo, gli studiosi si servono di inferenze, calcoli, comparazioni con altri fenomeni noti: non mi risulta che, per conseguire lo status di teorie scientifiche, le più accreditate tra esse, si basino solo su riscontri diretti: forse qualcuno si è recato in lontanissime nebulose per poi tornare sulla Terra e mostrare all’intera comunità scientifica campioni degli elementi chimici prelevati lassù?

Quindi la necessità di eseguire prelievi in quota è una scusa gattopardesca di chi vuole che tutto rimanga com’è, per salvaguardare il suo posto in un ateneo oppure in una fondazione o per mantenere la sua credibilità di “ambientalista”, fingendo di combattere per la tutela degli ecosistemi, ma in realtà acquisendo un’immeritata popolarità e arricchendosi con la vendita di libri, solo all’apparenza di denuncia (si potrebbe definire una denuncia debole). È quindi la solita “opposizione voluta ed autorizzata dal sistema” (G.C. Argan) con cui il potere può mostrare la sua benevola tolleranza per il dissenso e la critica e presentarsi come democratico (in realtà è demoncratico).

In ogni caso, è possibile compiere delle analisi precise attraverso il "LIDAR (acronimo di Light Detection And Ranging), con cui non è necessario un contatto diretto con le sostanze da analizzare. Con il LIDAR il monitoraggio dell’aria e dell’acqua può essere compiuto in modo conveniente e flessibile per mezzo di controlli continui ed estesi degli scenari da esaminare; con questo strumento è infatti possibile acquisire informazioni sia sulle caratteristiche geometriche sia su quelle chimico-fisiche del bersaglio.

Si tratta in buona sostanza di un sistema che ha una forte analogia di principio con il RADAR: mentre questo però opera nel campo delle radiofrequenze, nel caso del Lidar, la radiazione elettromagnetica inviata sul bersaglio è nella regione delle frequenze ottiche. Nella sua forma più schematica, il Lidar è costituito da una sorgente laser, un telescopio ed un sistema per la rilevazione ed acquisizione del segnale retrodiffuso dal bersaglio. La sorgente laser, di solito impulsata, emette un fascio che è inviato sul bersaglio da un sistema ottico ad hoc. Il segnale retrodiffuso, raccolto dal telescopio e trasformato dal rilevatore in un segnale elettrico proporzionale alla potenza ottica ricevuta, può essere risolto sia in tempo sia in frequenza. Nel primo caso si ottiene una definizione spaziale tramite processi di riflessione e di diffusione elastica, che avvengono cioè alla stessa lunghezza d’onda del fascio laser; il processo di diffusione predominante in atmosfera è proprio la retrodiffusione elastica dovuta agli aerosol (diffusione di Mie) o alle molecole (diffusione di Rayleigh). Nel secondo caso, invece, si hanno informazioni sul materiale di cui è composto il bersaglio analizzando spettralmente i processi anelastici (ovvero relativi a lunghezze d’onda diverse da quella del fascio laser) che danno luogo al segnale retrodiffuso. Tali apparati sono presenti sia nei satelliti meteo sia nelle sonde interplanetarie per l’analisi dell’atmosfera dei pianeti e quindi non può esistere un meteorologo che si definisca tale e che non conosca questa tecnologia”.


Etleboro, Scienza e conoscenza contro il genocidio, 2007

Leggi qui la prima parte.
Qui la seconda parte.
Qui la terza parte.

5 commenti:

  1. Vi devo assolutamente far vedere delle foto di sabato, la gente normale che non conosce le scie e la cospirazione si è spaventata, il cielo sembrava coperto di fuoco, rosso rosso e oggi ancora ne parlavano sembrava che doveva succeder qualcosa, ho dovuto scattare qualche foto a una cosa del genere.Allucinante.

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  2. Ciao Funnyman. Manda alla nostra casella di posta elettronica. le pubblichiamo noi.

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  3. se ti do la mia e@mail le posso vedere queste foto? grazie

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  4. E' pazzesco che tutti stiano col muso a terra e poi si debbano stupire all'improvviso per le bizzarre ed inusitate colorazioni assunte dal cielo.Qui in provincia di Perugia e per il raggio di parecchi chilometri sono giorni che ci stanno gasando.Il cielo è sempre ricoperto da nubi sfilacciate; quando tra una occupazione ed un'altra alzo gli occhi in alto passa un aereo, manco stessi a Fiumicino.

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  5. Nuvola, entro i prossimi mesi staranno tutti col naso all'insù, ma non per ammirare le scie velenose, bensì per...

    Funnyman, manda le foto.

    Ciao a tutti.

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