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martedì 16 dicembre 2008

Irrorazioni chimico-biologiche a bassa quota: la testimonianza di un fisico

Martedì 5 febbraio, alle ore 13:00, un aereo presumibilmente militare ha intenzionalmente sorvolato a quota bassa (circa 1.000 metri, che per un aereo di quel tipo è una quota decisamente inusuale, se non in fase di decollo/atterraggio) l'Istituto d'Istruzione Superiore "G. Antonietti" di Iseo. La vicinanza e la presumibile quota sono state confermate anche da altri testimoni: alcuni miei ex alunni che si trovavano accanto a me in quel momento.

Ricordo che gli aerei civili percorrono rotte aeree a circa 9.000 metri di altezza (dove l'aria è più rarefatta e quindi il consumo di carburante è minore) e che il
Regolamento dell’Aria adottato dall' Ente Nazionale Aviazione Civile (al CAPITOLO 3 - REGOLE GENERALI – Punto 3.1.2) recita testualmente:

Ad eccezione dei casi in cui è necessario per il decollo o l'atterraggio, o nei casi di permesso accordato dall’E.N.A.C., gli aeromobili non devono volare al di sopra di aree abitate di città e paesi, su insediamenti o assembramenti di persone all'aperto.

La manovra in sé è quindi non solo potenzialmente pericolosa (come non ricordare con angoscia la tragedia di quella scuola di Bologna sventrata 10 anni fa da un aereo militare?), ma persino illegale.

Il rischio potrebbe essere, però, molto maggiore di quello che sembra, dal momento che l’aereo rilasciava una notevole striscia bianca che non poteva essere una scia di condensa. Le scie di condensa, come può confermare un qualsiasi manuale di aeronautica, si formano solo al di sopra degli 8.000 metri, ed anche in quel caso solo in coincidenza con temperature molto basse ed umidità elevate. In nessun caso si possono generare a 1.000 e neppure a 3.000 metri di quota (anche se la quota del velivolo non fosse stata stimata correttamente, non ci sarebbero lo stesso le condizioni per la formazione di una scia di condensa di vapore acqueo fuoriuscito dal motore).

Per fornire qualche ragguaglio sulla questione riporto quanto segue: “L’immissione in atmosfera dei gas di scarico degli aerei, ricchi di nuclei di condensazione e di vapore acqueo, determina la sovrassaturazione del vapore acqueo e quindi la formazione di scie. Le scie di condensazione si formano ad altezze in cui la temperatura dell’aria è molto bassa (inferiore a -40 °C), con umidità relativa almeno del 60%. Le scie possono più o meno durare nel tempo, a seconda della stabilità dell’aria e della quantità di vapore presente.” [Girolamo Sansosti & Alfio Giuffrida - Manuale di meteorologia, Una guida alla comprensione dei fenomeni atmosferici e climatici in collaborazione con l’U.A.I. (Unione Astrofili Italiani) - Gremese Editore – 2006 – pag 86] .

Dal momento che la diminuzione di temperatura per ogni 1.000 metri è di circa 6,5°, è evidente che l'aereo avvistato a bassa quota non poteva mai e poi mai rilasciare una scia di condensa, come confermano i dati di umidità e temperatura di quel giorno: i -40° di temperatura venivano rilevati solo a 7.500 metri di quota e, da 7.500 fino a 12.000 metri di quota (chi vede mai un aeromobile che vola a 12 km di altezza?), l'umidità relativa era compresa tra l'1% ed il 47%.

Non essendovi per altro alcun carburante che, bruciando, possa formare quel tipo di scie con quel colore biancastro (osservando i Canad-air che volano basso fino al mare per raccogliere l'acqua per spegnere gli incendi, si può facilmente notare il fumo nero che proviene dai motori), l’unica possibilità che resta è inquietante, perché in tutto il mondo sono state rivelate anomale scie di origine chimica dette chemtrails (scie chimiche). Le analisi della polvere di ricaduta hanno portato all’identificazione di una serie di elementi chimico-biologico pericolosi per l’uomo, particolarmente alluminio, bario, torio, nanopolimeri artificiali dannosi per il sistema respiratorio, agenti infettivi (ad es. il micoplasma).



Il tutto sembra essere legato ad un'oscura manovra pilotata dal governo U.S.A. Il rapporto annuale del Pentagono dimostra, infatti, che
gli Stati Uniti stanno preparando prove di armi chimiche e biologiche all’aria libera in violazione delle convenzioni internazionali, come ha dichiarato il professor Francis A.Boyle, riconosciuto un esperto in materia. Si può temere il peggio, se si mette in conto che l’esercito degli Stati Uniti ha già realizzato in passato questo tipo di esperimenti in diverse grandi città statunitensi, ai danni ed all'insaputa della propria popolazione. Famoso è, ad esempio, l’episodio di San Francisco negli anni '50 del XX secolo, quando agenti biologici furono polverizzati da navi militari sull’inerme ed inconsapevole popolazione. Da notare anche che il Ministero della "difesa" britannico ha ufficialmente confermato di avere compiuto simili esperimenti per quasi tutto il dopoguerra.


Corrado Penna (fisico),
docente di matematica e fisica dell'Istituto Scolastico Superiore di Iseo

Nota bene: i sorvoli di aerei che, rilasciando queste scie tossiche proseguono continuamente in tutto il territorio italiano, sebbene a quote leggermente più elevate, ma senza dubbio non idoneee alla formazione di scie di condensa, come verificato recentemente per mezzo di telemetro laser. Maggiori informazioni si possono reperire nel dossier visionabile sia on line sia off line (scaricandolo) a
questo indirizzo.

Il tutto sembra essere legato ad un'oscura manovra pilotata dal governo U.S.A. Il rapporto annuale del Pentagono dimostra, infatti, che gli Stati Uniti stanno preparando prove di armi chimiche e biologiche all’aria libera in violazione delle convenzioni internazionali, come ha dichiarato il professor Francis A.Boyle, riconosciuto un esperto in materia. Si può temere il peggio, se si mette in conto che l’esercito degli Stati Uniti ha già realizzato in passato questo tipo di esperimenti in diverse grandi città statunitensi, ai danni ed all'insaputa della propria popolazione. Famoso è, ad esempio, l’episodio di San Francisco negli anni '50 del XX secolo, quando agenti biologici furono polverizzati da navi militari sull’inerme ed inconsapevole popolazione. Da notare anche che il Ministero della "difesa" britannico ha ufficialmente confermato di avere compiuto simili esperimenti per quasi tutto il dopoguerra.


Corrado Penna (fisico),
docente di matematica e fisica dell'Istituto Scolastico Superiore di Iseo

Nota bene: i sorvoli di aerei che, rilasciando queste scie tossiche proseguono continuamente in tutto il territorio italiano, sebbene a quote leggermente più elevate, ma senza dubbio non idoneee alla formazione di scie di condensa, come verificato recentemente per mezzo di telemetro laser. Maggiori informazioni si possono reperire nel dossier visionabile sia on line sia off line (scaricandolo) a
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Range finder: come si sono svolti i fatti


lunedì 17 novembre 2008

Nanocomputers e nanomacchine

Il Dottor Mehrad Fatourechi, il Professor Rabab K. Ward ed il Dottor Gary E. Birch della University of British Columbia, Canada, hanno creato un minuscolo cervello "chimico" che, come riferisce la rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, potrebbe funzionare da sistema di controllo a distanza per gruppi di nanomacchine. Durante un esperimento, il congegno molecolare è stato in grado di dirigere simultaneamente otto microscopiche strutture.

Il dispositivo è frutto di una profonda conoscenza della materia e della nanotecnologia e, come ormai sappiamo, appare la punta dell'iceberg di una tecnologia con finalità prevalentemente militari, i cui risultati sono di gran lunga superiori (e più inquietanti) rispetto a quelli divulgati dai canali ufficiali.

Così temiamo che questo computer chimico sia un piccolo, ma significativo saggio di acquisizioni tecniche relative a sistemi informatici in grado di gestire legioni di nanomacchine distribuite nella biosfera, secondo quanto accertato dalla giornalista indipendente Carolin Williams Palit, sulla base di documenti ufficiali parzialmente declassificati. Questi microscopici dispositivi, sparsi nell'ambiente con gli aerei, sono in grado di "agganciarsi" agli esseri viventi per controllarli? E' quanto meno uno degli scopi di questa turpe operazione, riferibile ad un contesto di progressiva trasformazione della natura umana in un ibrido bionico, pilotato da un elaboratore e ridotto ad apparato neuronale.


Fonti:

Operazioni di informazione: l'arma della conoscenza per il 2025
Dr Who, Controllare i computer con la mente, 2008, in X Times, n. 1, ottobre 2008
C. Williams Palit, L'aeronautica ti vuole L.O.V., 2008



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lunedì 20 ottobre 2008

Il triangolo della morte

Non credete ai vostri occhi!

Silenziosi, invisibili di giorno, visibili a volte di notte come fiochi bagliori nella volta celeste, i satelliti in orbita attorno alla Terra, formano, insieme con le antenne e le scie chimiche, un triangolo ideale. In un prossimo futuro, attraverso la sinergia di questi tre sistemi, potrebbero essere proiettati dei giganteschi ologrammi nel cielo per simulare il ritorno di Khrishna o la Parousia di Cristo.

Non si può escludere che la sinarchia intenda inscenare una falsa invasione aliena, come paventato in anni non sospetti da Wernher Von Braun (1912-1977), il fisico tedesco, allievo di H.J. Oberth che diresse il programma missilistico tedesco e progettò la V2, il primo razzo vettore costruito su larga scala ed usato durante il secondo conflitto mondiale. Von Braun trasferitosi negli U.S.A., fu direttore della N.A.S.A. dal 1958 al 1972. Con un gruppo di collaboratori realizzò il vettore Jupiter-C che portò in orbita il primo satellite statunitense Explorer ed il grande razzo Saturno 5, impiegato per il lancio delle capsule Apollo. [1]

In una tardiva, ma lodevole resipiscenza, lo scienziato tedesco si impegnò in una divulgazione dei piani orchestrati dalle élites, anche attraverso la sua collaboratrice Carolin Rosin. Carolin Rosin fu il primo manager donna delle Industrie Fairchild e portavoce per Wernher Von Braun negli ultimi anni di vita del fisico. Fondò l'Istituto per la sicurezza e cooperazione nello spazio esterno a Washington e testimoniò di fronte al Congresso in più occasioni in merito agli armamenti per lo spazio. "Von Braun rivelò alla Dottoressa Rosin l'esistenza di un piano per giustificare la spesa per le guerre stellari, organizzando una finta aggressione extraterrestre. Era inoltre presente alle riunioni nel `70 quando fu progettato il piano d'azione per la guerra del Golfo degli anni `90.

Il 9 maggio 2001 (si noti la data al di sopra di ogni sospetto) Carolin Rosin testimoniò in relazione ai metodi adottati dal governo occulto da decenni, volto a pianificare una politica del terrore attraverso la costruzione a tavolino di una triade di pericoli da contrastare per mezzo dell'instaurazione di un unico esecutivo mondiale di tipo totalitario: conclusasi la fittizia guerra fredda con il blocco sovietico, sarebbe stata la volta del terrorismo islamico, quindi degli asteroidi e infine sarebbe stata giocata la carta degli extraterrestri malvagi ("The last card", ripeté parecchie volte la Dottoressa Rosin). Come possiamo constatare dagli eventi occorsi, l’agenda è proprio questa. Il futuro dell'umanità viene deciso con decenni di anticipo ed il tutto senza che i popoli se ne avvedano".

Ora, se consideriamo tutte le antenne che invadono città, aree rurali e montane, la climax dell'operazione "scie chimiche" sempre più frequenti e ormai diffuse sino negli angoli più sperduti del mondo, insieme con la proliferazione dei satelliti, siamo tentati di pensare all'impensabile, ossia alla pantomima di una guerra stellare che potrebbe essere inscenata grazie a tecnologie avveniristiche di cui l'uomo medio-basso non ha alcun sentore. Purtroppo la massa è abituata a credere a tutto ciò che vede, per giunta ad accettare come verità rivelate le notizie dei media di regime che inventano o distorcono i fatti e manipolano filmati e fotografie. La massa è avvezza a fidarsi delle agenzie ufficiali e delle istituzioni che, tranne qualche rarissima eccezione, sono inesauribili sorgenti di menzogne: dunque le possibilità di un pernicioso inganno sono molto alte. Come abbiamo scritto in varie occasioni, sia le antenne sia le chemtrails adempiono molteplici funzioni. Anche i satelliti sono impiegati per la meteorologia, per le telecomunicazioni, per lo spionaggio militare, come piattaforme per il controllo della popolazione, ma possono essere pure adoperati per generare scenari olografici, come si evince dai testi che illustrano il Progetto Bluebeam. [2]

Il Progetto Bluebeam “prevede l'uso di satelliti per proiettare in cielo immagini olografiche di U.F.O., Gesù, Maometto, Buddha, Krishna... Dal momento che i seguaci di ogni religione saranno convinti dell'avvento del proprio salvatore, le possibilità che si vada verso un conflitto planetario sono illimitate. Alcuni messaggi saranno trasmessi su E.L.F. e bande microonde che possono essere captate dal cervello umano... Questa tecnologia è molto sofisticata e parecchie persone crederanno che Dio stia parlando loro. Molte informazioni "veicolate" (Medjugorie?) provengono già da queste fonti”. Le persone udranno messaggi nella loro testa: ci chiediamo se alcune delle numerose canalizzazioni che contraddistinguono alcuni orientamenti ufologici e della New age non siano correlabili alla modulazione di segnali elettromagnetici.

Le E.V.L.F. (extra very low frequencies, frequenze estremamente basse) possono essere adoperate per manipolare la percezione. E’ noto che le radiazioni elettromagnetiche, opportunamente modulate, possono indurre allucinazioni nei percipienti: il neurologo canadese Michael Persinger ha messo a punto un sistema, attraverso un casco da lui costruito, per provocare delle esperienze interiori archetipiche in cavie umane. Irradiando onde E.L.F. (tra 1 e 10 hertz di frequenza), Persinger ha stimolato alcune aree del mesencefalo: l’ippocampo, il corno di Ammone e l’amigdala, parti del cervello ritenute sedi delle emozioni, passibili di diventare immagini cariche di pàthos. Sotto l’influsso delle onde E.L.F., i volontari sottoposti all’esperimento, hanno visto strane figure grigie e forme archetipiche.

La blasfema trimurti scie, medium per le onde elettromagnetiche, antenne e satelliti, è una minaccia reale, anche perché le tecnologie olografiche sono molto progredite, più di quanto si pensi. E' probabile che tali tecnologie siano frutto di retroingegneria, se già a Fatima nel 1917 fu creata una Madonna olografica, secondo l'opinione, condivisa da chi scrive e di autorevoli studiosi. Anzi, risalendo ancora più indietro, le stesse visioni della Vergine apparsa a Bernadette Soubirous, a Lourdes, sarebbero della medesima natura tecnologica.

Davvero l'inganno dura da sempre.

[1] H.J. Oberth (1894-1989) fu un ingegnere tedesco di origine rumena. Assieme al sovietico Tsiolkovskij ed allo statunitense Goddard, è annoverato tra i fondatori dell’astronautica.

[2] Dal punto di vista strategico, i satelliti consentono varie applicazioni: tenere sotto controllo vaste regioni del pianeta; rilevare il lancio di eventuali missili attraverso sensori all’infrarosso in grado di rilevare fonti di calore; controllare i movimenti delle truppe avversarie; intercettare elettronicamente i messaggi radio. Altri impieghi molto più sinistri sono illustrati da Carolin Williams Palit, nella fondamentale ricerca L’aeronautica militare ti vuole L.O.V.

Fonti:

Enciclopedia delle Scienze, Milano, 2005, s.v. Oberth e Von Braun
S. Greer, Raggiro cosmico, 2007
Zret, Le due Marie, 2006
Id., Madonne olografiche, 2008
Id., Scie chimiche: un’altra angolazione, 2006



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martedì 29 gennaio 2008

L'investigazione scientifica sulle scie chimiche: problemi e prospettive (quarta parte)

Fascio di luce laser del LidarComunque l’individuazione del referaggio come imprimatur scientifico non è errata: è illusoria. Ben venga il referaggio, ma attesa la situazione concreta in cui versa il mondo scientifico dominato dal profitto, da dogmi, da logiche di potere, quale scienziato mai convaliderà una ricerca sull’evidenza delle scie chimiche, mettendo a repentaglio la sua reputazione, il posto all’interno dell’università, forse la sua stessa incolumità? E’ una strada quella del referaggio che si può tentare di percorrere, ma senza trascurare le altre, poiché temo che sia una via poco percorribile per i motivi su esposti.

Ritengo quindi che anche degli studi privi del referaggio, ma documentati, precisi e metodologicamente corretti, possano rivestire rilevanza scientifica e dimostrare l’esistenza del problema: il referaggio è un imprimatur accademico certamente auspicabile ma non indispensabile né sufficiente per convincere le istituzioni ad occuparsi seriamente del problema. Le istituzioni o baronie scientifiche , infatti, pur di nascondere il loro coinvolgimento nell’operazione o la loro collusione, potrebbero negare, con mille argomenti pretestuosi la validità del referaggio, accusando i ricercatori di essere stati superficiali ed avventati. Molte volte studi scientifici ufficiali sono stati poi smentiti e le conclusioni sono state confutate o perché effettivamente le teorie, ad un’analisi più approfondita, sono risultate errate o perché le corporazioni scientifiche hanno ritenuto di dover affossare ricerche scomode.

Ancora vorrei esaminare un altro aspetto del problema: è vero che per provare in modo inconfutabile l’esistenza delle scie chimiche è necessario un prelievo in quota delle sostanze rilasciate dagli aerei? Ciò è affermato da alcuni non sappiamo quanto imparziali "esperti" come Montanari e Mercalli: ma questo è un argomento valido o solo un pretesto per scoraggiare i ricercatori e persuadere ignari cittadini che l’evidenza circa le scie chimiche non si otterrà mai? E’ un pretesto. Infatti considererei due fattori. In primis le sostanze chimiche sono rilasciate nel cielo ma ricadono al suolo: esiste un correlazione spaziale tra i due ambiti. Allo stesso modo, se intendo misurare il grado di inquinamento causato da un “termovalorizzatore", sarà sufficiente e logico analizzare il terreno, l’aria e l’acqua della zona circostante l’impianto e non sarà indispensabile eseguire un’analisi del suolo ad un millimetro dall’inceneritore. Inoltre, se gli astronomi ed i cosmologi studiano galassie distanti dalla Terra anni luce, quasar, pulsar, persino buchi neri, formulando ipotesi sulla loro natura, sulla composizione chimica, sulle proprietà fisiche di stelle lontanissime, grazie all’uso di modelli interpretativi, di telescopi, satelliti etc. non è possibile investigare le scie chimiche che sono soltanto a 2-4 kilometri dal suolo? Per comprendere molte manifestazioni del cosmo, gli studiosi si servono di inferenze, calcoli, comparazioni con altri fenomeni noti: non mi risulta che, per conseguire lo status di teorie scientifiche, le più accreditate tra esse, si basino solo su riscontri diretti: forse qualcuno si è recato in lontanissime nebulose per poi tornare sulla Terra e mostrare all’intera comunità scientifica campioni degli elementi chimici prelevati lassù?

Quindi la necessità di eseguire prelievi in quota è una scusa gattopardesca di chi vuole che tutto rimanga com’è, per salvaguardare il suo posto in un ateneo oppure in una fondazione o per mantenere la sua credibilità di “ambientalista”, fingendo di combattere per la tutela degli ecosistemi, ma in realtà acquisendo un’immeritata popolarità e arricchendosi con la vendita di libri, solo all’apparenza di denuncia (si potrebbe definire una denuncia debole). È quindi la solita “opposizione voluta ed autorizzata dal sistema” (G.C. Argan) con cui il potere può mostrare la sua benevola tolleranza per il dissenso e la critica e presentarsi come democratico (in realtà è demoncratico).

In ogni caso, è possibile compiere delle analisi precise attraverso il "LIDAR (acronimo di Light Detection And Ranging), con cui non è necessario un contatto diretto con le sostanze da analizzare. Con il LIDAR il monitoraggio dell’aria e dell’acqua può essere compiuto in modo conveniente e flessibile per mezzo di controlli continui ed estesi degli scenari da esaminare; con questo strumento è infatti possibile acquisire informazioni sia sulle caratteristiche geometriche sia su quelle chimico-fisiche del bersaglio.

Si tratta in buona sostanza di un sistema che ha una forte analogia di principio con il RADAR: mentre questo però opera nel campo delle radiofrequenze, nel caso del Lidar, la radiazione elettromagnetica inviata sul bersaglio è nella regione delle frequenze ottiche. Nella sua forma più schematica, il Lidar è costituito da una sorgente laser, un telescopio ed un sistema per la rilevazione ed acquisizione del segnale retrodiffuso dal bersaglio. La sorgente laser, di solito impulsata, emette un fascio che è inviato sul bersaglio da un sistema ottico ad hoc. Il segnale retrodiffuso, raccolto dal telescopio e trasformato dal rilevatore in un segnale elettrico proporzionale alla potenza ottica ricevuta, può essere risolto sia in tempo sia in frequenza. Nel primo caso si ottiene una definizione spaziale tramite processi di riflessione e di diffusione elastica, che avvengono cioè alla stessa lunghezza d’onda del fascio laser; il processo di diffusione predominante in atmosfera è proprio la retrodiffusione elastica dovuta agli aerosol (diffusione di Mie) o alle molecole (diffusione di Rayleigh). Nel secondo caso, invece, si hanno informazioni sul materiale di cui è composto il bersaglio analizzando spettralmente i processi anelastici (ovvero relativi a lunghezze d’onda diverse da quella del fascio laser) che danno luogo al segnale retrodiffuso. Tali apparati sono presenti sia nei satelliti meteo sia nelle sonde interplanetarie per l’analisi dell’atmosfera dei pianeti e quindi non può esistere un meteorologo che si definisca tale e che non conosca questa tecnologia”.


Etleboro, Scienza e conoscenza contro il genocidio, 2007

Leggi qui la prima parte.
Qui la seconda parte.
Qui la terza parte.

domenica 20 gennaio 2008

L'investigazione scientifica sulle scie chimiche (terza parte)

Pons e Fleischmann: gli scopritori della fusione freddaTralasciando quei casi in cui una teoria scientifica è accolta perché, in buona misura, incarna lo spirito del tempo, per la sua bellezza (la scienza talora non rifugge da valutazioni estetiche), bisogna considerare tutte quelle situazioni in cui le ricerche sono inquadrabili in meri obiettivi economici ed osteggiate o promosse e finanziate in rapporto agli interessi del sistema. E’ il caso della fusione fredda, i cui studi furono ostacolati con intimidazioni e boicottaggi nei confronti degli scienziati che ne stavano esplorando le possibilità, perché suscettibile di arrecare danno ai petrolieri.

Bojs, nel suo articolo, intitolato Metodo scientifico, si addentra nella scottante tematica, ossia il nesso scienza-potere.

"Se è pur vero che molti ricercatori (anche bravi) in Italia sono "precari" e percepiscono (come tanti altri disgraziati) un misero stipendio di 900-1000 euro al mese, quelli più importanti e conosciuti sono molto distanti dall'essere immacolati ricercatori. Essi sono in genere “stipendiati” o dallo Stato e per la maggior parte da “Enti e Fondazioni private”. Essi, come la maggior parte dei comuni mortali, desiderano fare carriera e guadagnare di più, mantenendo il loro posto di lavoro, ma soprattutto la loro notorietà.

Tutte le ricerche a cui si applicano quelli che compongono questa larga fetta di ricercatori affamati di gloria e onori, vengono “ordinate” e devono necessariamente portare due risultati: arricchire chi li finanzia, arricchire loro, di riflesso.

Se poi le ricerche da loro eseguite siano più o meno veramente utili da praticare per il miglioramento della vita del genere umano, questo è solo un aspetto secondario. Gli scienziati quindi sono a tutti gli effetti dei “sacerdoti” di una dottrina che non opera esclusivamente per il bene dell'umanità, bensì semplici “operai” al servizio di chi li finanzia allo scopo di produrre un bene o un servizio che dia non solo un profitto economico ma anche di potere politico e sociale a chi ha commissionato la ricerca".

Quanto è attendibile chi lavora sottoposto a questi condizionamenti?

Un A-300 in 'cabrata zero gravity' a 25.000 piedi ed in completa assenza di contrailsA proposito degli errori, non credo che alcune imprecisioni possano infirmare una teoria e minarne la scientificità. Certe manchevolezze possono anche restare all’interno di un modello teorico che potrà poi essere corretto. Qui, però, si pone un’altra questione: quella delle scie chimiche è una teoria? Risponderei di no: la teoria è un sistema interpretativo della realtà o di una parte di essa. Qui non si tratta di interpretare alcunché, ma di presentare dei dati correlati ad un fenomeno la cui esistenza ed evidenza è attestata da osservazioni, testimonianze concordanti, analisi, accertamenti che, se non sono prove, sono molto simili ad esse. In un qualsiasi sistema giuridico, una mole così abnorme di elementi sarebbe considerata del tutto adeguata per condannare un imputato, anzi una persona incolpata di un delitto è assai spesso dichiarata rea solo sulla base di qualche indizio pur controverso, di deposizioni contraddittorie ed imprecise.

Ora ai negatori della realtà costituita dalle scie chimiche, resta l’onere della prova: l’onere di confutare almeno i seguenti dati:

• La formazione di scie persistenti ed evanescenti in condizioni fisiche (quota, temperatura, umidità relativa, pressione) non adatte alla generazione di scie né effimere né durevoli.
• La formazione di presunte scie di condensazione anomale nella morfologia (scie spiraliformi, a nastro, interrotte…), nel colore (azzurre, nere, gialle…).
• Il volo di centinaia di aeroplani che non seguono i corridoi aerei assegnati loro.
• La presenza di velivoli che incrociano a bassa quota sopra i centri abitati in palese violazione dei regolamenti E.N.A.C.
• La presenza di aerei privi di contrassegni identificativi.
• La presenza di aeromobili senza finestrini nonché cabina di pilotaggio e riconducibili a modelli spesso non coincidenti con le tipologie civili e militari note catalogate..
• Il fatto che questi aerei non sono rilevati dai radar.
• La correlazione tra la formazione di scie artificiali e modificazioni meteorologiche.
• La connessione tra generazione di scie artificiali e disturbi psicofisici vari nonché patologie.
• La presenza nelle aree irrorate di inquinanti (bario, alluminio etc.) non riferibili ad attività industriali ed all’antropizzazione.
• L’improvvisa ed anomala comparsa di scie nei cieli di quasi tutto il pianeta, quando prima degli anni '90 del XX secolo e seguenti, le scie di condensazione erano, come è naturale, rarissime, confinate all’alta quota (almeno dagli 8.000 metri in su alle nostre latitudini) e rapportate a precisi parametri fisici.
• La presenza di fitti reticoli di scie, lunghe anche centinaia di chilometri, nelle mappe satellitari, laddove, secondo i meteorologi, le contrails non sono visibili dal satellite, essendo formate da vapore acqueo.
• L’incremento esponenziale delle scie, pur in concomitanza con un generale riscaldamento dell’atmosfera: tale aumento della temperatura, infatti, rende ancora più sporadico un fenomeno già di per sé assai raro.
• La diffusa censura ed omertà sul tema sia in ambito scientifico sia istituzionale sia mediatico.
• Il fatto che i più strenui e convinti negatori della realtà delle scie chimiche appartengono a categorie su cui grava il sospetto di scarsa imparzialità: piloti, meteorologi, radaristi. Piloti e meteorologi sono spesso militari. I controllori di volo sono stati recentemente militarizzati.
• La citazione delle “chemtrails” tra le armi esotiche all’interno dello Space preservation act dell'ottobre 2001.



Leggi qui la prima parte e qui la seconda parte.

giovedì 17 gennaio 2008

L'investigazione scientifica sulle scie chimiche: problemi e prospettive (seconda parte)

HegelIl ragionamento enuclea due elementi: l'importanza del referaggio e la relazione tra comunità scientifica ed istituzioni. Il discorso sopra riportato, pur coerente all'apparenza, presenta dei lati deboli. In primo luogo, si basa sul presupposto generoso ma utopico che esista una scienza pura non condizionata da ipoteche ideologiche. Le teorie scientifiche sono sovente generalizzazioni propugnate per affermare una visione del mondo e non esatti rispecchiamenti del fenomeno: è palese la declinazione ideologica di molte teorie da cui sono scaturite scuole di pensiero, nuove discipline, modelli sociali... Si pensi al Darwinismo, una teoria errata che, però, continua ad avere il placet della scienza accademica. Si pensi alla teoria del Big bang, quasi certamente sbagliata, ma che gode ancora del sostegno acritico di molti cosmologi. Si pensi alla teoria della relatività che, pur avendo trovato alcune conferme, è minata da incongruenze concettuali e da non-sensi, come quello dello spazio vuoto che si curva. Dunque le teorie non sono descrizioni oggettive dei fenomeni, ma modelli interpretativi adottati non solo per la loro capacità di dar conto di una sezione del reale, ma perché aderenti allo Zeitgeist. Si consideri il Darwinismo che, con la sua insistenza sull'idea di evoluzione e di selezione, si incardinava nella società ottocentesca incentrata sui miti del progresso e della competizione.

In tale contesto, il referaggio non è più il logico, naturale, fatale coronamento di uno studio che possiede tutti i caratteri della scientificità, previa dimostrazione che il fenomeno esiste. Il referaggio è, per lo più, il frutto di un atteggiamento ideologico, ossia un'equipe di scienziati “indipendenti” dà il suo consenso alla ricerca, non se essa è accurata, metodologicamente corretta, ma se tale indagine non è giudicata lesiva di interessi di casta, se non mette in discussione consolidate (anche se erronee teorie), se non è dirompente per il sistema. La scienza, come entità astratta, non esiste: esistono scienziati. Alcuni sono liberi, altri, la maggior parte, sono collusi col sistema ed organici alle lobbies farmaceutiche e militari. Altri infine sono ricercatori onesti ma dalla mente programmata, incapace di ragionare in termini innovativi, sicché si limitano a compiere ricerche settoriali di cui non conoscono i veri fini, conosciuti, invece, da persone che non sono scienziati, come generali e politici. Gli scienziati liberi sono quasi sempre ignorati, vituperati, perseguitati. Le loro acquisizioni ed i loro risultati subiscono spesso l’ostracismo degli scienziati ortodossi.


E' poi ovvio che le istituzioni, in realtà comitati d'affari, non accetteranno mai delle ricerche che possano indebolirle o incrinarne la credibilità di fronte all’opinione pubblica. Inoltre è un'ingenuità considerare le istituzioni come destinatarie dei messaggi degli scienziati e come subalterne alla comunità dei ricercatori da cui attendono la verità. Le istituzioni pubbliche e private, infatti, finanziano le università, i centri di ricerca, assumono o licenziano gli scienziati, dirigono i settori di ricerca, orientano le sperimentazioni verso obiettivi non meramente teorici ma concretizzabili in ritrovati tecnologici ed in applicazioni commerciali.

Mi pare quindi che Cieliazzurri, pur in perfetta buona fede, sbagli direzione: non è la scienza che indirizza le istituzioni, ma sono le istituzioni che guidano la scienza, con condizionamenti più o meno pesanti, spesso di tipo ideologico: si pensi al caso estremo della scienza nazista cui fu affidato il compito di dimostrare l'evidenza scientifica che la razza ariana era superiore geneticamente alle altre o alla scienza sovietica che, adottando la dialettica hegeliana ed engelsiana, si atrofizzò in vani e ridicoli tentativi di applicare la logica del filosofo tedesco (tesi, antitesi, sintesi) ad ogni fenomeno naturale e sociale, finché gli accademici russi furono costretti ad abbandonare le linee hegeliane.

Il costante riferimento ad articoli referati mi pare poi quasi una reviviscenza dell'aristotelismo: una teoria scientifica è vera, un fenomeno è evidente, non se è stato osservato, sottoposto al vaglio della sperimentazione, esaminato in tutti i suoi aspetti, ma se una pubblicazione scientifica le conferisce ufficialità, nell'ambito di un atteggiamento di autoreferenzialità. E' pressappoco un ritorno all'Ipse dixit. La teoria è corretta, perché così è scritto nella rivista ed è riportata nella rivista perché è corretta. Chi ne ha stabilito la correttezza? Uno scienziato la cui indipendenza ed autonomia di giudizio è una condizione non verificabile, che bisogna accettare come un mistero della fede. Chi garantisce che quello scienziato è indipendente? Una commissione di scienziati indipendenti? Chi ci assicura che la commissione è indipendente? Un comitato indipendente? Chi ci ci garantisce che il comitato è indipendente? E così all'infinito...


Leggi qui la prima parte.

martedì 15 gennaio 2008

L'investigazione scientifica sulle scie chimiche: problemi e prospettive (prima parte)

David HumeRiprendo in considerazione il tema relativo all'indagine scientifica sulle scie chimiche, per mettere in luce alcuni lati del problema che sono stati, negli studi precedenti, solo sfiorati. Non mi soffermerò sugli aspetti epistemologici cui ho dedicato alcuni studi cui rinvio, di cui riprenderò alcuni punti.

Vorrei qui soprattutto prendere in esame, richiamandomi anche agli studi di cui sopra, tre coordinate che non sono state sufficientemente analizzate e sulle quali molti scienziati sorvolano, a causa della loro formazione. Le coordinate sono le seguenti:

• la possibilità teorica dell'indagine scientifica;
• il valore ideologico della scienza;
• i risvolti economici nell'ambito della ricerca scientifica.

Sono argomenti molto complessi e vastissimi che cercherò di trattare in modo accessibile, senza la pretesa di essere esaustivo, ma solo delineando i tratti salienti della questione.

In ordine al primo punto, bisogna considerare la scienza come un'attività di esplorazione del reale la cui legittimità si deve porre a mo' di postulato, non essendo essa più possibile, da quando il pensatore scozzese David Hume ne distrusse i fondamenti, basati sulla fede nel nesso causale e nei suoi corollari. Come osservò correttamente Kant, dopo Hume resta soltanto lo scetticismo, non essendo attuabile alcuna indagine empirica che pretenda di acquisire i crismi dell'oggettività assoluta.

Tuttavia è necessario operare un'epoché, se non vogliamo andare a sbattere contro gli alberi, come faceva il filosofo greco Pirrone, il quale asseriva di non possedere alcun criterio di verità con cui essere certo che di fronte a lui si trovasse un albero. Operare un'epoché significa sospendere, per ragioni di utilità pratica, la nostra totale incredulità ed accettare nel loro complesso i principi del metodo scientifico, fondato sull'osservazione del fenomeno, sulla raccolta di dati, sulla formulazione di un'ipotesi da verificare o da falsificare attraverso esperimenti ripetibili. Questo, per sommi capi, è il protocollo scientifico applicabile a quei fenomeni che cadono sotto i cinque sensi. E' vero che la scienza così intesa è valida solo in un ambito molto limitato del reale ed è indubbio che la fisica quantistica ha messo in discussione sia la distinzione tra osservatore ed osservato, il collegamento tra causa ed effetto etc. sino ad addivenire ad una totale revisione del concetto di “realtà”. Nondimeno, però, se intendiamo approcciare il problema delle scie chimiche, come qualsiasi altra manifestazione della realtà quadridimensionale in cui viviamo, non è necessario adottare i canoni della fisica quantistica. E'possibile trascurarli senza temere che le conclusioni siano inficiate. L'eventuale influsso sui risultati delle dinamiche conoscitive peculiari della meccanica quantistica è, infatti, infinitesimale. Allo stesso modo per attraversare la strada sulle strisce pedonali, non occorre che il pedone conosca a menadito la trigonometria, le leggi dell'ottica, della propagazione del rumore etc. La può attraversare anche solo usando i suoi organi percettivi.

Ciò chiarito passiamo al secondo punto. Chi crede che un accurato studio scientifico possa stabilire l'esistenza delle chemtrails, convincendo la comunità dei ricercatori e l'opinione pubblica che le scie sono un problema tangibile, ragiona nei termini seguenti.

"La ricerca sulle scie chimiche in Italia, a mio avviso, se pur condotta con impegno, spesso non è eseguita nel modo appropriato, dove per appropriato intendo un modo che porti alla verifica dell'esistenza delle scie chimiche su basi scientifiche.
Se venisse appurato in maniera scientifica che degli aerei hanno rilasciato scie diverse dalle normali scie di condensazione sul nostro territorio, le Istituzioni sarebbero tenute a verificare chi ha rilasciato nei cieli scie chimiche, cosa è stato rilasciato e perché.
Dimostrazioni dell'esistenza delle scie chimiche non basate su evidenze scientifiche difficilmente porterebbero a questo risultato, poiché difficilmente verrebbero prese in considerazione a livello istituzionale.

Cosa vuol dire fare ricerca sulle scie chimiche in Italia? Vuol dire essenzialmente verificarne l’esistenza.
Come ben sappiamo, secondo il Ministro dell’Ambiente Pecoraro Scanio non esistono evidenze scientifiche dell’esistenza delle scie chimiche. Il Ministro ricorda, infatti, che non è stato possibile trovare alcuna ricerca sulle scie chimiche pubblicata su riviste scientifiche; manca completamente cioè del materiale pubblicato che sia stato oggetto di una revisione indipendente ed anonima da parte di altri ricercatori. Il ministro ricorda inoltre che i siti specialistici degli osservatori di scie chimiche sono carenti dal punto di vista scientifico.
Questo vuol dire che, in ambito governativo, al momento si ritiene che le scie chimiche non esistono e che le scie chimiche verranno prese in considerazione quando verranno pubblicate le prove della loro esistenza, dopo revisione per opera di altri ricercatori.

Le riviste scientifiche dove viene compiuto questo controllo dei risultati vengono chiamate riviste peer reviewed o referate.
Nelle riviste referate, esperti della materia giudicano, solitamente in maniera anonima, la bontà e la coerenza dei risultati presentati e delle tecniche sperimentali usate, indicano se sono necessari ulteriori prove o conferme e decidono infine se il lavoro è idoneo o meno per la pubblicazione.
Una volta pubblicato su una rivista peer reviewed un risultato scientifico acquista credibilità ed ufficialità.

Quali sono dunque i vantaggi di pubblicare i propri risultati su riviste referate?
A parte l’importantissimo vantaggio che tali risultati verrebbero presi in considerazione dal governo, un articolo referato diventa potenzialmente immune da errori. Il processo di verifica serve infatti a evitare o quanto meno a diminuire enormemente la probabilità che vengano affermate cose sbagliate.
Errori e mancanze, causati ad esempio da fretta, distrazione, leggerezza, inesperienza sono sempre dietro l’angolo e anche con tutta la buona volontà non sempre si riescono ad evitare.
Chi pubblica risultati di una ricerca senza verifica ha quindi una probabilità molto maggiore di pubblicare risultati errati rispetto a chi pubblica dopo verifica.
Inoltre, la verifica della presenza di eventuali errori in pubblicazione non referate avviene solo se qualcuno dei lettori, o l'autore stesso, decide di farlo. Si viene così a creare un rischio da tenere ben presente: se nei dati pubblicati è presente un errore, ma nessuno dopo la pubblicazione si prende la briga di verificare i dati, informazioni errate verranno trasferite in continuo alle persone che consultano la pubblicazione". (1)


(1) Cieliazzurri, La ricerca sulle scie chimiche in Italia, 2008

Leggi qui la seconda parte.

Per un inquadramento dello statuto e dei limiti inerenti al pensiero scientifico, vedi i seguenti articoli:

Bojs, Metodo scientifico, 2007
F. Lamendola, Il pensiero mitico è diverso, non certo inferiore a quello scientifico, 2008
Zret, Il rasoio ha perso il filo, 2007
Id., Paradigmi, 2007
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