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martedì 1 giugno 2010

Scie chimiche, un altro abominevole "esperimento" governativo (articolo di Zen Gardner)

Zen Gardner, in un suo brillante editoriale, esamina la percezione del problema “scie chimiche”, usando gli strumenti della psicologia. L’autore indugia sulle reazioni della massa di fronte alle scelleratezze dei governi: sono crimini tanto orrendi che l’uomo della strada non riesce neppure a concepirli. Se, per di più, si considera che il genocidio è perpetrato da chi, nell’illusione collettiva, sarebbe preposto a tutelare la popolazione, è inevitabile che si instauri un meccanismo di rifiuto. Siamo al cospetto del bias di conferma, ossia un atteggiamento che induce a cercare, contro ogni evidenza e contro ogni logica, un avallo delle proprie credenze anche più assurde, purché preservino la propria rassicurante visione del mondo. E’ un contegno infantile su cui hanno facile gioco i ciarlatani della disinformazione che usano le parole come potenti anestetici.

Il grado di silenzio e di censura circa le scie chimiche è orwelliano. L’aspetto più sbalorditivo di questa strana realtà, oltre all’assenza di ammissioni per opera delle autorità, è la mancanza di informazione dei media su un fenomeno tanto evidente ed intrusivo. Mentre, per certi versi, non sorprende che i media controllati non trattino l’argomento, l’idea che qualcuno sta deliberatamente avvelenando l’aria che respiriamo in misura tanto massiccia è straziante.

Se si associa questa intensa irrorazione alle campagne per l’aria pulita e per la riduzione di CO2 delle cui emissioni sono considerati responsabili i cittadini, si è al cospetto di una dissonanza cognitiva. Le due situazioni sono così contraddittorie che il cittadino medio rinuncia a conciliarle. Ciò si traduce in una rafforzata accettazione dello status quo ed in un docile stato di apatia. Si tratta di un modus operandi tipico della manipolazione culturale e scientifica ed è usato ad ogni livello di informazione pubblica. Combatti le guerre, poiché questo è il prezzo della pace. Prometti la trasparenza, ma tieni tutto nascosto. Non esistono centri occulti di potere, ma tutti vi appartengono. Aumento delle temperature globali e raffreddamento del clima. Preserva la libertà con maggiori controlli. Salva le nazioni, distruggendole (Si pensi all’Iraq, n.d.t.) etc.

Una forte dissonanza si palesa quando un’idea entra in conflitto con un convincimento personale: ad esempio, "Io sono una persona onesta" o "Ho preso la giusta decisione". L’ansia che si insinua quando si reputa possibile l'aver preso una risoluzione errata può condurre alla razionalizzazione, la tendenza a creare spiegazioni ulteriori e giustificazioni fittizie per puntellare le proprie scelte.

Sono sistemi di condizionamento che si sono, via via, affinati nelle ultime due generazioni, da quando i media hanno rafforzato la loro presa. Hitler espresse un simile semplice precetto per il controllo della massa: "Racconta una grossa bugia e la gente ci crederà". La gente non riesce a credere che qualcuno potrebbe essere così infido ed inumano, specialmente se appartiene ad un governo "democraticamente" eletto, da perpetrare delitti tanto orrendi contro la popolazione.

Riflettiamo. Ripercorriamo la vera storia. Gli oligarchi ed i governi hanno costantemente sfruttato i popoli per i loro fini. Essi cercano di tenerci sedati, distratti e convinti che siamo felici affinché non ci svegliamo, non ci rivoltiamo e non li buttiamo fuori.


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venerdì 8 gennaio 2010

Plagio

In questi ultimi mesi, i disinformatori dalle armi viepiù spuntate, non sapendo come contrastare la diffusione della verità sulle scie chimiche, hanno concertato, attraverso i media ufficiali, un'altra campagna diffamatoria nei confronti dei ricercatori indipendenti. I sostenitori del regime non usano strumenti molto raffinati, poiché i loro contorti e fiacchi "ragionamenti" si basano solo sulla seguente accusa: coloro che investigano il fenomeno delle chemtrails sono fanatici e paranoici.

Sono accuse che si ritorcono tranquillamente contro codesti gazzettieri le cui affermazioni apodittiche e stereotipate sono uguali a tutte le latitudini, a dimostrazione che esiste un'unica regia e dell'omologazione "culturale". Sono fanatici giacché solo un fanatico potrebbe dedicare tanto tempo e profondere tanto zelo per tentare di confutare i risultati di ricerche che essi stessi ritengono inconsistenti. Sono simili a mosche che sbattono contro il vetro, cercando invano di uscire da una stanza. Sono senza dubbio dei paranoici: soltanto un vero paranoico, infatti, può aver introiettato un'immagine tanto puerile, falsa e distorta della realtà politica, economica e sociale sì da essere persuaso che le istituzioni non sarebbero capaci di agire contro i cittadini, sebbene dissimulando le proprie scelleratezze dietro parvenze di sollecitudine. Si potrebbero citare esempi a iosa di tale scaltro ed infido modus operandi dei governi più o meno occulti che, per isolare gli oppositori, ricorrono spesso alla diffamazione e soprattutto a dipingere i dissidenti come squilibrati mentali. Nell'Unione sovietica le persone non allineate finivano nei gulag.

Lo stesso Mario Tozzi si è cimentato in questa scomposta e dilettantesca crociata contro la verità: anch’egli, nelle sue zoppicanti e sclerotiche prose, usa esclusivamente “argomentazioni” ad personam, ingiuriando i ricercatori, definendoli come affetti da sindromi ossessive. Le ontose affermazioni di Tozzi sono un vero insulto all’intelligenza anche dei numerosi testimoni di un fenomeno incontrovertibile. Questi testimoni non si lasciano abbindolare dagli “esperti” e dai loro maggiordomi che, accampando una presunta autorevolezza "scientifica" e ripetendo ipnotiche insinuazioni, si rivelano dei deboli e degli inetti, incapaci di interiorizzare il principio di realtà e perciò regrediti in modo irreversibile a fasi freudiane tipiche dell’infanzia.

Non merita molta attenzione la genia dei pennivendoli: occorre, però, di quando in quando, mostrare i pur rudimentali congegni grazie ai quali gli automi farfugliano sesquipedali sciocchezze. Inoltre tra le contorsioni e le calunnie dei loro testi si infiltra una volontà di plagio, di manipolazione mentale che rischia in qualche caso di sortire i suoi letiferi effetti, non foss'altro che per l'espediente della ripetizione; come affermò colui: "Una bugia ripetuta diventa verità". Ci dogliamo di dargli ragione: d'altra parte, anche esulando dall'ambito delle chemtrails, abbiamo attestazioni che, quando giornali e reti televisive replicano le solite menzogne, anche se del tutto inverosimili (si pensi allo pseudo-attentatore che avrebbe tentato di causare una strage su un velivolo della Delta Airlines diretto a Detroit, con l'esplosivo nelle brache), l'opinione pubblica, prima o dopo, abbocca.

I disinformatori usano dunque stratagemmi per l'assoggettamento psicologico, provando in ogni modo ad influire sul pubblico più inesperto e sprovveduto. Altri sistemi si rivelano anche più efficaci, ma lo spirito d'osservazione ed il discernimento riducono ipso facto la propaganda ad un borborigmo.



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sabato 1 agosto 2009

Guidi senza patente

Tra i vari meteorologi italiani, sia militari sia civili, che sono stati reclutati per disinformare sulle condizioni meteorologiche, il maggiore Guido Guidi può essere considerato un'eccezione. Infatti, a differenza dei suoi colleghi, quasi del tutto immedesimati nella parte, Guidi non riesce a mentire in modo credibile. Già, qualche anno fa, quando fu "intervistato" da una scaltrita e dolciastra Sveva Sagramola sulle scie, Guidi, oltre ad incorrere in alcune inesattezze nella sua spiegazione del fenomeno, cominciò a manifestare i tipici sintomi di chi era costretto a simulare: voce tremante, sguardo che evita l'interlocutore, salivazione azzerata, improvvisi abbassamenti del tono.

Non occorre essere degli esperti di psicologia e neppure di programmazione neurolinguistica per capire che colui era in grave difficoltà, a causa di un conflitto tra l'esigenza di travisare la verità ed un disagio interiore. Quando le scie chimiche erano una manifestazione rara in Italia, il maggiore, sempre all'interno della pessima trasmissione condotta dalla Sagramola e nei consueti spazi, disquisiva sul tempo e sulla sua evoluzione con fluidità, mentre ora, obbligato ad usare ambigue espressioni come "innocue velature", "nuvole di passaggio", "nubi alte e sottili" etc. non riesce a concludere una frase, senza deglutizioni ed affanni. Che cosa succederà il giorno in cui, obtorto collo, annuncerà "nuvole traslucide"? La voce sarà rotta da penosi rantoli e l'ultima sillaba gli morirà in gola. Non si può essere sicuri che il meteorologo in oggetto è preso da sensi di colpa: è molto più probabile che egli non abbia appreso, a differenza dei suoi collaboratori, l'arte drammatica. Proprio non riesce a recitare in modo persuasivo e forse, da padre di famiglia, ogni tanto pensa a quale futuro sta preparando per i figli, tutte le volte in cui nasconde la scottante verità sulle chemtrails, con ardite circonlocuzioni o imbarazzati silenzi, avverte che sta scavando una fossa profonda per sé e per i suoi familiari.

Non è un caso se, Guidi, premiato per le sue “benemerenze” come meteorologo televisivo, insieme con il colonnello Costante De Simone, ormai consumato attore da metodo Stanislavskij, ha lanciato un messaggio obliquo, quasi avesse voluto alleggerirsi la coscienza, ammesso che ne abbia una: "Partecipo insieme a tanti colleghi che, insieme a me, sono la rappresentanza di un'istituzione che si sforza, nonostante delle difficoltà contingenti abbastanza importanti, di continuare nel tempo a tenere ben saldo il sodalizio che c'è tra un'istituzione pubblica, importante come la televisione pubblica appunto, e l'Aeronautica militare che rappresenta per il paese il servizio meteorologico" (Si ascolti la dichiarazione nel video dal minuto 2:02 a 2:38).



Questa dichiarazione è più che rivelatrice: è un lapsus freudiano! In primo luogo il maggiore, cerca di scrollarsi di dosso un po' di responsabilità, chiamando come correi i suoi sodali, ma soprattutto ha alluso a non meglio precisate "difficoltà contingenti abbastanza importanti". A che cosa si riferisce Guidi? Non certo ad ostacoli di natura tecnica, visto che i bollettini meteo oggi possono avvalersi di numerosi e sofisticati strumenti per le previsioni (in realtà decisioni del tempo). Accenna, invece, ad un "sodalizio" tra la televisione pubblica e l'Aeronautica militare. Egli definisce "sodalizio" il patto scellerato tra i militari e la R.A.I.: i problemi contingenti sono costituiti dalle perniciose manipolazioni climatiche e meteorologiche che, perpetrate dall'aviazione militare e civile, hanno stravolto i fenomeni naturali ed adulterato la meteorologia, un tempo disciplina scientifica, ora propaganda di guerra. Altri impedimenti coincidono con le fughe di notizie, dovute a "cani sciolti" all’interno dei media e delle forze armate, senza dimenticare quanto, grazie sia alla divulgazione sia alla maldestra campagna dei ciarlatani, la verità sulle scie tossiche stia emergendo. Ciò suscita paura tra chi, come Guidi, sa che i subalterni rischiano moltissimo, quando la situazione precipita: i generali si salvano, ma gli altri sono carne da cannone.



Non possiamo neppure consigliargli di seguire corsi di recitazione, perché ormai quasi tutti sanno chi sono i disinformatori e la resa dei conti è vicina. Così anche il Pelide Achille, eccellente simulatore e dissimulatore, che, il giorno 31 luglio nel suo linguaggio pseudo-meteorologico, ha preannunciato per domenica prossima "cielo biancastro e lattiginoso", rischia di rimanere con il cerino in mano.

Ci rincresce, ma il maggiore non potrà ricevere, a differenza di tanti suoi colleghi e di parecchi pennivendoli (sedicenti scienziati), la patente di disinformatore.

Sull'affidamento dei servizi meteo ai militari fu presentata nel 2007 un'interrogazione parlamentare che riportiamo qui.



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lunedì 30 marzo 2009

Io non voglio vedere (articolo di Corrado Penna)

Pubblichiamo un acuto articolo del fisico Corrado Penna: è un'analisi delle reazioni dei cittadini (o sudditi?) medi di fronte all'agghiacciante realtà delle scie chimiche che si rivelano, in questo modo, un formidabile strumento di indagine psicologica e sociologica.

Le disquisizioni sui
parametri fisici necessari alla creazione di una scia di condensa, di fronte allo scempio quotidiano dei nostri cieli, ormai non hanno quasi più senso. Forse possono essere utili per chi vive in quelle regioni o in quei paesi in cui l'irrorazione è ancora a bassi livelli, ma adesso qui in Italia (almeno al Centro, al Nord, in Sardegna) la situazione è realmente degenerata, con giorni sempre più frequenti di copertura/schermatura totale del cielo per opera di scie che fuoriescono dagli aerei. Le scie chimiche non sono più un fenomeno al quale si può credere o non credere, ma del quale ci si può avvedere o non avvedere: la distinzione ormai passa solo tra chi le vuole vedere e chi non le vuole vedere, tra chi osserva con costanza il cielo e chi al cielo volge sguardi distratti ed infrequenti.

Se anche qualcuno pensasse che si tratti di normali voli civili, dovrebbe quanto meno insorgere indignato contro il traffico aereo e chiederne una sospensione o un ridimensionamento, visto che non arriva più il sole alle coltivazioni di cui ci dovremmo nutrire. E invece niente: chi non osa parlare di scie chimiche non si indigna nemmeno di fronte ad uno dei furti più orribili che vengono perpetrati all'umanità ed alla biosfera tutta: quello della benefica luce solare.

Per quanto sia utile quindi dimostrare che quelle che vediamo nel cielo (tranne casi rarissimi) sono scie chimiche e non condensa di vapore acqueo, ormai le leggi della fisica ed i dati oggettivi servono a ben poco di fronte alla granitica determinazione della maggior parte della gente a non guardare in faccia la triste realtà. Basta osservare il cielo (che sempre più di frequente passa dall'azzurro al bianco, in seguito all'incrocio di decine e decine di scie) per accorgersi con orrore che ci hanno sottratto la luce del sole; basta contare il numero degli aerei che incrociano davanti alla nostra finestra per scoprire che, in certi giorni, l'assenza di ogni tipo di volo (tranne quei tre o quattro tre voli civili che per davvero passano sopra di noi decollando o atterrando all'aeroporto più vicino) riporta il cielo al colore azzurro di un tempo (o quasi).

Per rendersi conto delle scie chimiche, basta osservare il cielo e contare fino a cento, verificando l'irregolarità assoluta delle frequenze di voli tra un giorno e l'altro nonché l'assurda impennata dei voli notturni, la cui quota ridicolmente bassa è dimostrata dal potente rombo che giunge alle nostre orecchie. Per non parlare dei veri e propri "raid" compiuti da formazioni di aerei con scia al seguito (avete mai preso un aereo che volasse affiancato ad uno a due altri velivoli?)

È quindi impossibile trovare qualcuno che in seguito ad una discussione e ad una osservazione del cielo, non si renda conto dell’esistenza delle scie chimiche, anche se ho incontrato diverse persone che preferiscono non vederle, fare finta di niente, dimenticarle o fare voli pindarici con la fantasia per inventarsi un’operazione segreta a fin di bene.

In effetti, una delle prime persone a cui ho spiegato quello che stava avvenendo in cielo non ha potuto negare il fenomeno, ma, dopo avere letto il materiale che gli avevo fornito, guardato i video ed osservato il cielo, ci ha riflettuto su ed ha deciso che un “buon motivo per farlo ci deve pur essere: non potranno mica farlo solo per avvelenarci”. E così si è tolto un peso dalla coscienza, ha potuto continuare a ridere e scherzare, seguire le partite di calcio e pensare al suo tran-tran quotidiano, fatto di famiglia e lavoro, come se niente fosse. Quello che aveva intravisto era troppo orribile perché ci potesse credere: era qualcosa che poteva minare tutte le sue convinzioni personali, distruggere la visione del mondo che aveva fatta propria. Inoltre la presa di coscienza lo avrebbe dovuto portare a combattere, ad ingaggiare una lotta contro un potere spaventoso.

E' molto più semplice fabbricarsi da soli una menzogna a dir poco ridicola (avete mai visto un governo che fa qualcosa per il bene del popolo e lo nasconde persino? Non stiamo parlando qui delle piccole bugie che i genitori a volte raccontano ai propri bambini a fin di bene!) che rischiare di intraprendere un cammino di presa di coscienza psicologicamente doloroso, salvo poi ritrovarsi nel giro di qualche anno a sperimentare un dolore ancora più atroce, dovuto a qualche terribile malattia o ad un'altra sciagura che potrebbe abbattersi sulla propria famiglia.

Insegna, infatti, il sociologo della scienza D. Bloor, autore dell’ottimo libro La dimensione sociale della conoscenza (Raffaello Cortina editore, 1994), che gli uomini, di fronte alla scoperta di dati che contraddicono la propria visione del mondo, sono pronti ad inventarsi le più assurde ed illogiche giustificazioni affinché i nuovi dati rientrino all’interno dei loro schemi mentali. Se poi si tratta di schemi socialmente condivisi, il conformismo del singolo arriva a livelli di fideismo religioso, e la “realtà” che egli vede è poco più che il riflesso di un insieme di pregiudizi condivisi ( Si legga anche il lavoro dei due sociologi della scienza P.L. Berger e T. Luckman La realtà come costruzione sociale, Il mulino, Bologna, 1969).

Ritornando alle scie chimiche, non potrò mai scordare il comportamento di quella persona che quando le ho detto “guarda questo video” si è rifiutato di guardarlo e, quando le ho detto “guarda questo cielo”, si è rifiutato di affacciarsi alla finestra, per poi sentenziare (all'interno di una stanza, lontano dalla finestra) che “le scie chimiche non esistono, perché non potrebbero avvelenarci con un’azione così evidente agli occhi di tutti”. Insomma, secondo costui, un dato dell’esperienza (che preferisce in ogni caso non acquisire) si potrebbe cancellare con uno pseudo-ragionamento che, se fosse corretto, porterebbe a cancellare persino delle evidenze storiche.

Molte alte persone informate da me si sono rese conto del fenomeno: hanno capito che non si tratta assolutamente di scie di condensa di vapore acqueo, si sono informate, hanno compreso che vengono rilasciati prodotti velenosi, ma … ,dopo un po' di tempo, non ne hanno più voluto parlare, preferendo discutere di musica, di sport o della falsa contrapposizione politica tra un centro-destra ed un centro-sinistra che, da diversi anni, portano avanti di comune accordo l'irrorazione chimico-biologica contro la popolazione civile.

In questo caso, il blocco psicologico ha funzionato ad un livello leggermente più alto, ma ha funzionato lo stesso. Non potendo negare l’evidenza dei fatti, queste persone hanno preferito non pensarci troppo, non impegnarsi a rivedere i propri schemi di interpretazione della realtà, non impegnarsi in una lotta in prima persona contro questa terribile violenza.

Molti, non potendo negare le scie chimiche, piuttosto che impegnarsi nella denuncia e nella divulgazione del fenomeno, preferiscono rifugiarsi nella meditazione o nella preghiera: non hanno il coraggio nemmeno di parlarne coi propri colleghi di lavoro. A una di queste persone, ho cercato di spiegare che la presenza delle scie chimiche comporta l’esistenza di una rete cospirativa globale a monte di esse e quindi l’esistenza di una struttura organicamente malvagia; il risultato è stato che quella persona, invece che affrontare serenamente la discussione, si è arrabbiata. Insomma, ammettere l’esistenza delle scie chimiche va bene (in fondo inquinano tutte le produzioni industriali e tutti i mezzi di trasporto), ma ammettere che il governo sia schierato apertamente contro il cittadino arreca un fastidio psicologico così grande che quasi nessuno è disposto a sopportarlo.

Ma la maggior parte dei cittadini che ho informato sulle scie chimiche hanno preferito evitare la discussione o, meglio, hanno iniziato a discutere cercando di accampare scuse patetiche (“non ho visto niente di strano nel cielo”), poi quando ho fatto loro sbattere gli occhi contro la realtà (portandoli accanto ad un finestra) e ho fornito loro alcuni documenti da leggere, si sono rifugiati nel silenzio: hanno evitato l’argomento, sperando forse che il velenoso problema scomparisse miracolosamente, non appena avessero smesso di preoccuparsene.

Qualcuno è stato più sincero, dicendomi apertamente prima di una riunione sindacale: “non ci parlerai ancora di quelle cose terribili delle scie”? Almeno è stato sincero, ammettendo che l’incapacità di difendere sé stessi e le proprie famiglie è dettata da una forma di paura comprensibile, ma in fondo irrazionale.

La cosa triste è che molte di queste persone poi inneggiano ai valori della lotta partigiana ed organizzano convegni per commemorare l’olocausto: si renderanno conto in cuor loro del loro atteggiamento contraddittorio e pusillanime? A che serve tenere viva la memoria di chi ha lottato per la libertà, mettendo a repentaglio la propria vita, se non si ha il coraggio di denunciare (nemmeno a parole) il peggiore dei mali dell’epoca moderna? È facile e comodo denunciare quello che ha compiuto un regime ormai annientato 50 anni fa; non lo è altrettanto denunciare quello che perpetra impunemente il regime attuale.

Chiudo questa rassegna riportando le parole illuminanti di qualcuno con cui ho provato a dialogare per alcuni mesi, una persona che non riusciva a negare che le scie spesso coprissero il sole né che a volte seguissero traiettorie curve né altre stranezze, senza per questo decidersi ad ammettere la realtà delle scie chimiche. Le parole non sono testuali, mai senso è rimasto immutato:

“Magari hai ragione, sono scie velenose, ma non vale la pena angosciarsi così tanto, meglio vivere la propria vita al meglio e godersela finché si può; a lottare inutilmente ci si fa il sangue amaro e ci si rovina la vita.”

Similmente altri cittadini sollecitate da me a divulgare le informazioni ricevute, mi hanno invitato a vivere la vita al meglio senza pensare troppo alle cose negative: “Cosa ci vuoi fare? Gli uomini sono stupidi e non capiscono nemmeno che i governi li fregano quotidianamente, la razza umana fa schifo e forse si merita persino il quasi totale annientamento; magari, dopo un disastro epocale, per chi sopravviverà, ci sarà la possibilità di ricominciare da zero”.

Amen

A questo punto sorge un dubbio: questi atteggiamenti mentali dipendono solo dal disagio psicologico che impedisce alla gente di rendersi conto di quello che succede e reagire di conseguenza? Sicuramente accettare l'esistenza delle scie chimiche significa anche accettare l'esistenza di un'organizzatissima ed efficientissima trama cospirativa (la cui esistenza è indispensabile per mantenere la cappa di silenzio su tale operazione, impedendo fughe di notizie da parte di piloti, assistenti di voli, hostess, meteorologi, giornalisti, funzionari dell'A.R.P.A., autorità sanitarie ...) e quindi a cambiare radicalmente la nostra interpretazione del mondo che ci circonda.

Ma quanto esposto credo sia anche il segno dell'uso di sistemi di manipolazione mentale, dai nanosensori dispersi con le stesse scie chimiche all'uso di particolari frequenze elettromagnetiche.


Leggi qui l'articolo sul blog "la scienza marcia e la menzogna globale".



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martedì 17 marzo 2009

Scie chimiche notturne

Una delle "obiezioni" ripetute fino alla nausea dai disinformatori è la seguente: "Se veramente gli artefici del programma 'scie chimiche', volessero diffondere sostanze dannose nella biosfera, perché non operano con gli aerei di notte, invece che di giorno, quando tutti possono scorgere i velivoli?". E' un'obiezione ridicola, dello stesso livello -infimo- di tutte le dichiarazioni dei negazionisti. Infatti qualsiasi ricercatore e testimone obiettivo può dimostrare e confermare che, durante le ore notturne, sono innumerevoli i voli chimici: si ode il rombo dei tankers che sono spesso talmente bassi da distinguerne la sagoma. Si possono vedere le scie che, con il plenilunio, diventano facilmente identificabili. Anche quando non si notano chemtrails, si può osservare una nebbia omogenea che offusca le stelle. Questa caligine sprigiona non di rado un odore sgradevole.

In verità, agli avvelenatori non interessa che qualcuno si possa accorgere della presenza di decine o centinaia di scie di giorno come di notte, poiché un sistema capillare di disinformazione ostenta quello che non è, mentre cancella quello che è. Questo apparato satanicamente disintegra gli accadimenti reali per costruire avvenimenti fittizi. Come, oggi giorno, in molti casi, gli inquirenti che indagano su un delitto non reperiscono indizi e prove del reato, ma le fabbricano, pur di offrire alla feroce opinione pubblica un capro espiatorio, così i fanatici dell'esecranda setta sciacondesista falsano i dati affinché appaia l'esatto contrario della verità. Maestri nella menzogna, nell'inversione, falsari della parola, usi a manipolare, interpolare e contraffare informazioni, a distorcere, incorrono alla fine in palesi contraddizioni. Come chi, caduto nelle sabbie mobili, per tentare di uscirne, si muove scompostamente, preda del panico, con il risultato di sprofondare viepiù, così i disinformatori, quanto più tentano di confutare le acquisizioni degli scienziati, tanto più si impegolano. Meglio sarebbe stato per loro aver taciuto e meglio sarebbe per loro tacere; invece, con la loro campagna diffamatoria, con i loro scalcinati articoli, hanno involontariamente convinto molti cittadini ad aprire gli occhi. La loro azione è stata ed è maldestra e controproducente.

In verità, gli autori dell'infame operazione mirano al controllo della popolazione, dunque i voli debbono essere costanti. Nessuna tregua è possibile. Notte o giorno è lo stesso. Le scie hanno come scopo precipuo, insieme con le onde elettromagnetiche, quello di manipolare le capacità cognitive e percettive affinché gli uomini non vedano, con i risultati analizzati in Cecità. E' anche possibile indurre un atteggiamento di apatia, passività, rassegnazione per cui un fenomeno pericoloso ed anomalo, anche qualora sia percepito, non suscita alcun interesse né inquietudine. Alla fine subentra anche l'assuefazione al fenomeno che scivola nell'obsolescenza.

Infine ricordiamo che le irrorazioni notturne si intensificano con la luna piena, allorquando l'organismo secerne una maggiore quantità di melatonina. Non è una coincidenza.




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mercoledì 4 marzo 2009

Pavlov

Alcuni ricercatori credono che potrebbe essere opportuno, sul tema delle scie tossiche, un dialogo con i disinformatori anche quelli più incalliti, come Paolo Attivissimo. Sono sicuro che qualsiasi contraddittorio con questi personaggi è impossibile, per parecchie ragioni. In primo luogo sono persone in totale ed evidente malafede, sono poi di un'ignoranza assoluta cui si abbina un'intollerabile spocchia.

E' possibile tuttavia che alcuni di questa setta di fanatici, il cui messia è Attivissimo [1], siano pure convinti delle assurdità e delle menzogne che ripetono ad ogni piè sospinto, ma qui subentra un altro impedimento ad un dibattito più o meno costruttivo. Gli adepti di questa confraternita, infatti, possono essere oggetto di uno studio che si basi sulla psicologia di Pavlov. Il noto fisiologo russo nato nel 1849 e morto nel 1936, scoprì il condizionamento con numerose e scrupolose ricerche su animali. Indagini durate dal 1902 al 1926. I disinformatori hanno subìto un condizionamento talmente forte, insistente ed efficace che, non appena hanno anche solo un vago sentore di una versione non ufficiale circa qualsiasi evento, reagiscono ipso facto, in modo del tutto prevedibile e stereotipato. Ecco allora che scrivono frasi preconfezionate, fondate su un lessico circoscritto alle solite espressioni: "La bufala delle scie chimiche", "Interpellate gli esperti", "Non avete una preparazione scientifica" etc. Allo stesso modo, i cani di Pavlov sbavano, tosto che odono il tintinnio del campanellino che annuncia il cibo.

Nel caso dei disinformatori il comportamentismo, in particolare quello di Watson e di Skinner, si rivela quanto mai adatto, poiché tutto si riduce al nesso stimolo-risposta, essendo inesistenti processi cognitivi ed emotivi in questi soggetti che sono ontologicamente differenti rispetti all'uomo medio. Sono situazioni che si comprendono solo studiando la relazione tra stimolo e feedback e con un'osservazione distaccata: si constaterà che, di fronte alla medesima azione i soggetti in esame rispondono tutti con la stessa retroazione. Non solo i comportamenti, improntati ad ostentazione di "conoscenze scientifiche", sufficienza, dileggio, ma anche le parole rientrano in un repertorio fisso e molto limitato. Si tratta di una regressione o meglio di una fissazione ad uno stadio istintuale ed animalesco su cui occorre riflettere, prima di cercare un confronto con personaggi siffatti, del tutto incapaci di pensiero logico e ancor più di intuizione o di facoltà superiori. Questa non vuole essere una critica, ma una diagnosi di una condizione clinica. Si pensi che più di due anni fa scrivemmo Gli infiltrati, un'analisi in cui mettevamo in luce gli schemi psicologici di questi agenti di serie C: orbene, a distanza di tempo, il loro operato rientra ancora perfettamente in quel sistema interpretativo.

Non dimentichiamo che in questa struttura psicologica bisogna includere il "bias di conferma", ossia la tendenza compulsiva a rifiutare tutto ciò che potrebbe destabilizzare una rassicurante visione del mondo, simile a quella inculcata ai bambini che superano le varie paure (del buio, della separazione dalla madre etc.) attraverso la costruzione di modelli tranquillizzanti. Qui si pone un problema: i disinformatori si sono fissati ad uno stadio infantile, rifiutando quindi il principio di realtà che comporta acquisizione di responsabilità, capacità di elaborare previsioni, sviluppo di autonomia decisionale... o sono, invece, da studiare come fossero dei ratti, lontani nella scala filogenetica dai bambini? E' noto che, a ragione, il comportamentismo è stato accusato di semplicismo e di riduttivismo, sia perché rifiuta di prendere in considerazione i processi cognitivi superiori in quanto tali, cioè senza ricondurli aprioristicamente ai processi elementari dell'apprendimento meccanico, sia poiché equipara gli uomini agli animali di laboratorio. Tuttavia, sebbene il behaviorismo sia un orientamento psicologico molto discutibile ed obsoleto, laddove pone l'accento sulla meccanicità delle reazioni, proprio in senso letterale, si rivela quanto mai adeguato per indagare la condotta dei disinformatori. Infatti, mentre è corretto evidenziare un substrato psichico ed emotivo almeno negli animali superiori, è indubbio che gli sciacondensisti sono privi di qualsiasi dimensione, per quanto embrionale, di tipo intellettivo e psicologico, sicché non ci sbaglieremo se adotteremo strumenti di analisi tesi ad individuare riflessi condizionati dovuti ad una programmazione. Questo consente di predire con precisione le azioni dei disinformatori.


[1] Il caso di Paolo Attivissimo è un po' più complesso, essendo costui un interessante ibrido tra Ser Ciappelletto ed un androide.






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mercoledì 4 febbraio 2009

La struttura bipolare della lingua come sistema ideologico di controllo: diagnosi di un caso patologico, l’idioletto di Paolo Attivissimo

Siamo abituati a ragionare in termini duali. Quasi tutte le lingue indoeuropee odierne, con la loro struttura, rispecchiano e, nel contempo, generano una visione bipolare: maschile, femminile; singolare, plurale; attivo, passivo... La terza "forza" degli idiomi, sorta di entanglement linguistico, si è perduta: restano fossili di duale e di neutro in vari idiomi. Lo sloveno ha conservato il numero duale.

Da un lato, il quadro linguistico contemporaneo si può considerare il risultato di una semplificazione dei sistemi comunicativi, dall'altro la dicotomia è causa-conseguenza di una percezione del mondo in cui si tende a contrapporre soggetto ed oggetto. E' tipico del pensiero occidentale, dai presocratici in poi, una tendenza a separare l'io dal non-io, l'uomo dalla natura, il passato dal futuro etc. La distinzione, così utile per un approccio conoscitivo basato sul raziocinio, col passare del tempo, è divenuta divaricazione, scissione. Il termine "scienza" deriva dal latino "scindo", "dividere". Simile ad una falda sotterranea la cui eco si può appena udire accostando l’orecchio al terreno, è quella tradizione che, circoscrivendo l’attenzione al mondo ellenico, trova in Eraclito il suo principale iniziatore. Nei frammenti del filosofo sono incluse riflessioni che nell’oscurità e nel paradosso trovano la loro dynamis semantica. Questa tradizione è, però, marginale rispetto alla corrente dominante di tipo razionalistico-“scientifica”.



Siamo avvezzi a pensare che il bipolarismo del linguaggio sia un risultato del carattere duale del mondo, laddove tale carattere è almeno in parte imposto, sulla base di uno schema culturale, di un a priori linguistico ed ideologico. La riflessione sulla natura della conoscenza e sulle strutture mentali potrebbe ampliarsi con lo studio di quei linguaggi che, non dominati da una logica aristotelica, potrebbero ampliare l'orizzonte gnoseologico. Mi riferisco, ad esempio, all'idioma dei nativi americani Hopi. La loro lingua non contempla parole-verbi e parole-sostantivi, ma lessemi-avvenimenti, riflettendo così più strettamente la dimensione degli eventi in cui viviamo. Inoltre la parola-avvenimento possiede tre modalità: certezza, probabilità, immaginazione. Invece di ricorrere all'espressione: "Un uomo attraversa il fiume con la canoa", un hopi impiega il sintagma uomo-fiume-canoa in tre combinazioni diverse, secondo che si tratti di un’azione osservata, riportata da altri o concepita. Non è chi non comprenda la ricchezza e la duttilità di tale funzione idiomatica che si discosta dall'idolatria del fatto e dell'oggettività, vera ipoteca per lo studio dei fenomeni, soprattutto quando diviene il dogma che gli scientisti impongono dall'alto della loro tracotante saccenteria.

Anche le lingue indogermaniche custodiscono, nel loro repertorio morfo-sintattico e lessicale, frammenti di consustanzialità cronotopica: basti pensare al caso locativo che denotava sia lo spazio sia il tempo, ma questi tratti si sono o atrofizzati o oscurati a tal punto che la lingua odierna assomiglia sempre più ad un codice binario, alla neo-lingua orwelliana, scarna e rachitica, incapace di esplorare la realtà, di sondare la profondità dei problemi, di evocare il senso, di sfiorare l'orizzonte dell'anima. E' una pseudo-lingua che trova la sua più esemplare, tragica incarnazione in Paolo Attivissimo, in cui all'assoluta assenza di pensiero, ridotto ad un larvale delirio, si abbina la deformazione ideologica, il tutto sotto il segno della disfasia. Qui occorre riportare un eloquente, sebbene orrido saggio dell’elocuzione in oggetto, campione tratto da un'intervista che Attivissimo ha rilasciato ad un gazzettiere. Si noti, all'interno della dissertazione sulle scie tossiche, la ripetizione fino all'uggia di verbi opachi e fiacchi ("esserci", "dire", "fare"), l'agonia della sintassi ridotta a rantolo, la coazione a ripetere sui "fatti", sintomo di una visione piattamente ottocentesca e di una volontà di controllare il reale che, sebbene ad un livello ormai degenerato, si inscrive nella Weltanschauung baconiana. (Si legga, a tale proposito, l’eccellente articolo di Francesco Lamendola, Spietata manipolazione di cose, vegetali ed animali nella Nuova Atlantide di Francesco Bacone, 2007).

Paolo Attivissimo - “Da una parte ci sono dei fatti, c'è una grande quantità di letteratura tecnica, scientifica che è coerente e dimostra una situazione. Dall'altra c'è una serie di teorie alternative. Infatti i vari sostenitori delle scie chimiche non sono d'accordo su che cosa siano, quale sia lo scopo per il quale esisterebbero queste scie chimiche. Quindi non possiamo dire “c'è da una parte e dall'altra a pari merito”. Da una parte c'è un enorme corpus scientifico di esperti di settore. Dall'altra abbiamo un gruppo di non esperti, molti dilettanti, che non sono nemmeno d'accordo fra di loro su quali teorie devono sostenere.

È comprensibile, perché non si pretende che un politico sia per definizione esperto in qualunque cosa. Anzi, ci sono in archivio tanti casi di politici che hanno fatto interrogazioni su argomenti totalmente bufalini. Ricordo, per esempio, il questore Ballaman che ai tempi fece un’interrogazione parlamentare per scoprire cosa c'era dietro l'allarme di un numero telefonico che addebitava cinquanta euro alla chiamata. E poi in realtà era una bufala che poteva controllare via internet. Quello che voglio dire è che il fatto che un politico faccia un’interrogazione non vuol dire che la domanda che fa è scientificamente fondata. Semplicemente un politico, come ogni altra persona, se non è correttamente documentata sui fatti, se non conosce la materia della quale sta parlando, può dire delle fesserie.

Sì, l'attacco è abbastanza frequente. Purtroppo devo sconfessare chi sostiene che io faccia parte della C.I.A. o dei massoni. Mi piacerebbe molto, perché vorrebbe dire che io sarei pieno di soldi, avrei grandi sponsor e potrei averne dei vantaggi nella mia vita personale. Purtroppo non è così, queste indagini le faccio per pura curiosità personale perché queste cose sono un’offesa alla scienza. Minacce sì, ne capitano. Per fortuna fino adesso sono sempre state incruente, grosse parole, ma il cane che ha abbaiato non ha mai morso. E spero che vada avanti così, sinceramente. Da come vedo anche in altri settori che sostengono teorie del complotto, se si è comodi a casa propria, a riparo dello schermo del computer, si lanciano minacce e si dicono cose che magari faccia a faccia non si ha il coraggio né di dire né di fare.

Non è un’accusa, è un dato di fatto: fra loro non c'è un esperto di settore: né un meteorologo, né un pilota di linea, né nessun altro del settore, come può essere un climatologo, che dica che le scie chimiche siano un fenomeno reale.



Giustissimo, infatti non mi presento io come autorità del settore. Non faccio altro che quello che può fare qualsiasi persona di fronte a un fenomeno sul quale vuole indagare: chiedere agli esperti. Ed è quello che ho fatto: ho chiesto agli esperti, ho chiesto ai piloti di linea, ho chiesto ai meteorologi, ho chiesto ai chimici e tutti mi dicono “Guarda, questa storia delle scie chimiche è una stupidaggine”. È comprensibile che alcune persone poco familiari con il linguaggio della scienza e le regole della scienza possano essere sedotte da questa storia. Perché è una bella storia, effettivamente, molto intrigante, questo grande complotto con questi aeroplani che vanno in giro, spruzzano e avvelenano. Suona, di primo acchito, interessante e avvincente. È un bel romanzo. Poi si va a vedere i fatti e si ci rende conto che la verità è più banale.

Intendiamoci, non è che una persona, per il fatto di essere esperta in un argomento, è quindi esperta e infallibile in tutti gli altri. Io ho visto anche fisici prendere delle cantonate in ingegneria strutturale. Questo perché sono due argomenti completamente distinti. Quando c'è una domanda di ingegneria strutturale si fa questa domanda a un ingegnere strutturista, quando c'è una domanda di fisica la si fa a un fisico. Ed è così che si fa nella scienza. Si mettono a confronto i pareri professionali e quindi si ottiene un quadro generale. E un consenso. Alla fine si guarda il consenso: la comunità scientifica è d'accordo sul fatto che la meteorologia funziona in un certo modo, gli aerei quando volano rilasciano una quantità di condensa significativa che forma l'equivalente di nubi e queste nubi seguono le leggi della chimica e della fisica nel dissolversi o persistere più o meno a lungo nell'atmosfera. Quindi lì la cosa finisce.


Anche se il tuttologo avesse un briciolo di ragione sugli argomenti che tratta con sconvolgente incompetenza e perfetta malafede, la sua prosa anfanante e stentata, il lessico esangue, gli strafalcioni, il periodare regressivo da bimbo di tre anni significano, in modo palese, il vuoto culturale, la crisi definitiva ed irreversibile della società odierna che trova in questo esempio di analfabetismo moltiplicato all'ennesima potenza un punto di riferimento, uno psicofarmaco contro la nevrosi. Né si può obiettare che, poiché il testo riproduce alcuni passaggi di un'intervista, l'idioletto è meno sorvegliato: infatti chi dimostrerà il coraggio leonino di leggere un articolo di Heidi noterà, nell'ambito di un'esposizione un po' più articolata, il medesimo balbettio linguistico, la stessa confusione mentale e concettuale, simile al farfuglio di un bruto, che uscito da una caverna, scorge stupefatto, per la prima volta nella sua vita, un'eclissi.

Nel caso di cui ci siamo occupati, l'idioma è quello di uno per il quale l'epiteto più calzante è idioma trasformato in aggettivo e con una sola lettera differente.



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lunedì 6 ottobre 2008

Cecità

Sempre più spesso capita agli attivisti di accorgersi che molte persone sembrano letteralmente non percepire le scie chimiche, non vedere i tankers che insozzano il cielo. Tralasciamo tutti coloro che si disinteressano del problema, alzando le spalle e che si infastidiscono se qualcuno li esorta a prendere coscienza del pericolo mortale costituito dalle chemtrails. Come nota acutamente Bojs, nell'articolo intitolato Under the matrix-dodicesima parte, ormai è subentrata un'assuefazione all'orrore: "Ci si abitua alla loro presenza tanto da non considerarle più, incosciamente, un vero problema". Le scie appartengono al nostro sfigurato paesaggio e sono parte integrante dell'orizzonte percettivo e mediatico, sicché, come un quadro appeso alla parete da anni, sono sconfinate in una penombra indistinta ed indifferenziata.

Senza dubbio ciò è inquietante in sommo grado: il giorno in cui non provassimo più un moto di sacrosanta indignazione nei confronti dell'avvelenamento globale, saremmo perduti. Si può immaginare un evento più epocale dell'operazione chimico-biologica che, ex abrupto, dimostra in modo inoppugnabile che il sistema è letteralmente diabolico? Il giorno in cui si scriverà una storia veritiera, il 1996, anno in cui "ufficialmente" è cominciata l'infame attività, sarà considerato un anno spartiacque, decisivo, l'inizio di un'era funesta, dominata dalla menzogna e dalla distruzione, un'età orwelliana.

Come sovente accade, solo tra molto tempo (forse) sarà riconosciuta e compresa l'enormità di un'azione scellerata che suggella il folle progetto di asservimento degli uomini affinché siano trasformati in automi telecomandati da un manipolo di psicopatici. Intanto le persone paiono lentamente, ma in modo inesorabile plagiate, condizionate, possedute dal sistema. Cinema, televisione, scuola, messaggi subliminali... hanno inculcato convincimenti distorti nelle menti, come chiodi piantati in un'asse di legno.

Proviamo a chiedere ad un passante qualsiasi che cosa sono quelle lunghe tracce nel cielo: anche persone che ignorano tutto di fisica dell'atmosfera e di aeronautica risponderanno candidamente che sono scie di condensazione. Riceveremo la stessa risposta dalla stragrande maggioranza degli adolescenti in cui è stato inoculato il virus della bugia sincera, ossia la totale e genuina fiducia in colossali menzogne, un credo monolitico nella propaganda più maldestra e volgare, ma efficace e penetrante. Le nuove generazioni, tranne qualche caso, non hanno alcuna speranza di salvarsi: decerebrati dai cellulari, dallo sport, dal consumismo, dalla Gelmini... non vedranno la piovra che li stritolerà con i suoi tentacoli mortali.

In altri casi si ha il sospetto che molti non vedano le scie, come se il cervello, la mente e gli organi percettivi [1] fossero stati deprivati della possibilità di cogliere alcuni segmenti di realtà, così come la materia e l'energia oscura, i raggi X, i raggi ultravioletti etc. sono fenomeni sottratti alla nostra visione per i naturali limiti dei nostri sensi.

E' proprio un problema di percezione, di incapacità di cogliere con i sensi l'oggetto "esterno" o, meglio, di decodificare il messaggio in seguito ad una degenerazione dei processi psichici, mentali, sensoriali di uomini ormai senza testa. Non sappiamo se siano le onde elettromagnetiche o le nanostrutture diffuse nell'ambiente ad aver determinato questo salto all'indietro della specie, tale mutazione antropologica. Le cause potrebbero essere più profonde ed anche più esoteriche. Sappiamo che lo scenario riferito al futuro e prospettato in Mutanti, si addice meglio al presente.

Accanto a questa cecità, dalle molteplici implicazioni fisiologiche, psicologiche, sociali, ma anche ontologiche, un'altra suscita inquietudine: quella dei siti di presunta informazione indipendente che, di fronte ad un genocidio che grida vendetta al cospetto di Dio, di fronte al più subdolo e mostruoso crimine contro l'umanità ed il pianeta, avallato dal silenzio e dalla complicità di TUTTE le principali strutture di potere, tacciono in modo colpevole. Mentre dovrebbero pubblicare almeno uno studio alla settimana sul tema, si limitano a proporre ogni tanto qualche articolo dal dubbio valore o addirittura danno spazio alla disinformazione di militari, meteorologi, scie-menziati e pennivendoli vari o ad articoli patetici sul solito "effetto serra".

Questa cecità consuona con una totale incomprensione dei veri problemi, con un senso civico pressoché inesistente: questa cecità della coscienza è molto più grave della cecità fisica.


[1] Naturalmente il discorso investe pure dimensioni più profonde e non meramente bio-psichiche, ma, per semplicità, qui non affrontiamo tali risvolti.




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