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mercoledì 13 novembre 2013

Venter e la vita artificiale

J. Craig Venter è uno scienziato (se è lecito attribuirgli un titolo che ci sembra usurpato) appartenente alla genia di ricercatori le cui scoperte sono spacciate come mirabolanti rimedi per problemi inesistenti o provocati ad hoc dal complesso militare ed industriale. Tra l’altro, come non vedere nella creazione di batteri frutto di incroci e manipolazioni genetiche sia un’attitudine prometeica sia sinistri addentellati con la Biogeoingegneria clandestina, soprattutto con il versante “bio”? Che il genetista abbia prodotto un batterio denominato Mycoplasma laboratorium apre uno scenario inquietante

Ricopiare un D.N.A. alieno per riprodurre in laboratorio una creatura di altri mondi. Non è la trama dell’ultimo film di fantascienza di Ridley Scott, ma il progetto del genetista J. Craig Venter, uno degli "scienziati" che ha mappato il genoma umano: "Presto saremo in grado di duplicare forme di vita extraterrestri. Come? Semplice: con un software e una stampante 3D. Con questo metodo si potranno disegnare ogni tipo di cellula ed anche interi organismi. Le prime conseguenze di questa tecnologia saranno di grande utilità (come no...): potremmo produrre biocarburanti, combattere il riscaldamento globale (sic), sviluppare nuove terapie mediche". Lo afferma Venter nel suo ultimo libro “Life at the speed of light: from the double helix to the dawn of digital life” (“Vita alla velocità della luce: dalla doppia elica all’alba della vita digitale“).

Nel saggio, da poco uscito sul mercato anglosassone, l'autore affronta l’annosa questione: che cos'è la vita? Per il genetista, può essere ridotta a “proteine robot” ed a “macchine D.N.A.”, ma crede anche che il futuro ci riservi molte, straordinarie opportunità per creare, da zero, nuovi organismi viventi.

Lo scienziato è un pioniere in questo settore: è stato il primo a creare una forma di vita sintetica nel 2010, denominata “Mycoplasma laboratorium”, per la quale ha chiesto il brevetto.

L’obiettivo è stato raggiunto inserendo il genoma di un microbo, modificato in laboratorio, nella cellula di un batterio che si è poi riprodotto: è stato il primo organismo creato direttamente dall’uomo. Ora Venter è a capo dell’istituto che porta il suo nome dove continuano le ricerche sulla biologia sintetica ...

“Ormai gli scienziati sono in grado di manipolare e modificare il D.N.A. aggiungendo determinate caratteristiche per creare dei microbi su misura”, ha affermato lo studioso. A suo avviso, siamo insomma all’inizio di una “rivoluzione genetica” che permetterà all’umanità di modificare a proprio vantaggio (sic) tutte le forme viventi presenti sulla Terra, dal grano in grado di resistere alla siccità ed alle malattie, agli organismi artificiali capaci di produrre farmaci. Non solo: le cellule sintetiche potrebbero essere usate anche per potenziare l’intelligenza o allungare la durata della nostra esistenza.

“La mia paura più grande non è l’abuso della tecnologia, ma il suo mancato impiego”, pontifica Venter. Ecco perché il ricercatore guarda in avanti e prospetta scenari futuristici: entro tempi brevi saremo pronti anche a riprodurre in laboratorio forme di vita che non esistono qui, sul nostro pianeta, ma che si sono sviluppate su altri mondi.

“Sono fiducioso del fatto che una volta esisteva la vita su Marte e forse potrebbe esistere ancora. Non è lontano il giorno nel quale potremo inviare su un altro pianeta una sonda robotica capace di leggere la sequenza del D.N.A. di un qualche microbo. Se poi riusciamo a trasmetterla sulla Terra saremo in grado di ricostruire quei genomi“, sostiene J. Craig Venter. La versione sintetica di un D.N.A. scoperto, ad esempio, su Marte potrebbe permetterci di ricreare, qui, sul nostro pianeta, la vita marziana.

L’eventuale microorganismo alieno verrebbe prima disegnato sul computer e digitalizzato, venendo così tradotto, con un particolare software, in una serie di dati da inviare ad una stampante biologica in 3D che provvederebbe a realizzarlo. [...]


Fonte: La crepa nel muro

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martedì 12 giugno 2012

Scie chimiche e modificazioni genetiche

In articoli come “Mutanti”, “La questione silicio”, “Scie chimiche e homo novus”, “Morgellons: singolari correlazioni”, avevamo già affrontato il tema dell’ibridazione genetica che risulta essere uno degli obiettivi precipui delle operazioni chimico-biologiche. Pubblichiamo ora una ricerca molto avanzata, tratta dal libro “Uomini o dei?”, in cui è indagato tale inquietante risvolto. Lo studio, le cui conclusioni, a nostro parere, sono plausibili, è la riprova che le ipotesi formulate tempo fa trovano delle precise corrispondenze, dei significativi riscontri, purché si intenda investigare senza pregiudizi. Ringraziamo l'amico TheAntitanker per la preziosa segnalazione.

Da qualche decennio è in atto un’operazione d'irrorazione tramite aerei militari e civili e sorvolanti zone al di fuori d’ogni rotta, di ampie porzioni di cielo, tramite una sostanza biancastra che a prima vista è confondibile coi gas di scarico. Tale scia (persistente o meno, n.d.r.) si espande e riempie nel giro di qualche ora vaste porzioni di cielo. Talvolta i velivoli agiscono in gruppo, disegnando varie forme geometriche (anche circolari) e spesso griglie. Le autorità bollano tutto come fantasie, mentre alcuni studiosi indipendenti, analizzando la composizione chimica di tali scie, hanno rinvenuto elementi più o meno tossici all’inalazione come alluminio, bario e silicio.

Scopi dell’irrorazione sembrano essere aumentare la conducibilità e, contemporaneamente, ridurre l'umidità atmosferica per facilitare le trasmissioni militari, influire negativamente sul metabolismo umano per portare utili alle multinazionali farmaceutiche e tentare di controllare il clima.

Il motivo principale, però, sarebbe ibridare l’uomo. Il silicio sarà trattato più avanti, mentre i motivi per cui sono impiegati il bario e l’alluminio sono chiariti di seguito. Il bario è un metallo molle di colore bianco argento che non si trova mai puro in natura a causa della sua forte reattività con l'ossigeno dell’aria e con l'acqua. All'aria rapidamente si ossida trovandosi comunemente sotto forma di ossido di Bario (BaO).

Si definisce idratazione l'interazione fra l'acqua ed una sostanza disciolta in essa, per cui si può disciogliere Ba in atmosfera (dove si trova l’acqua sotto forma di vapore acqueo), idratando quindi Ba e ottenendo idrossido di bario Ba(OH)2. La formula della reazione è Ba+2(H2O) -> Ba(OH)2+H2. L’idrossido di bario è esattamente il composto riscontrato nelle scie chimiche.

Le formule degli idrossidi sono sempre caratterizzate dalla presenza di uno o più raggruppamenti OH (gruppo ossidrile), che presenta una valenza pari a 1. La formula di un idrossido è sempre costituita da un solo atomo di metallo (in questo caso Ba) seguito da tanti raggruppamenti OH quant'è la valenza del metallo (che è 2), per cui l’idrossido di Bario Ba(OH)2 ha valenza -2, tendendo quindi a legarsi a 2 atomi di H per originare 2 molecole d’acqua, il che lo rende una base molto forte. A temperatura ambiente si presenta come una massa cristallina bianca semitranslucida inodora, molto caustica e tossica.

La foto seguente evidenzia un effetto d’iridescenza dato dal Ba(OH)2.

Dato che è una delle basi più forti, l’idrossido di bario può essere usato in una idrolisi alcalina (o basica che dir si voglia). I perossidi sono composti chimici contenenti il gruppo caratteristico formato da due atomi di ossigeno uniti da un legame covalente semplice (legame O-O). Essi contengono un atomo di ossigeno in più rispetto agli ossidi corrispondenti: infatti il legame covalente tra i due ossigeni crea una sorta di competizione tra le nuvole elettroniche dei due ossigeni, portante il loro numero di ossidazione da -2 (numero di ossidazione dell'ossigeno nella quasi totalità dei suoi composti) a -1. Il più comune di essi è il perossido di Idrogeno, meglio noto come "acqua ossigenata", di formula H2O2, della quale è ben nota l'aggressività in quanto potente disinfettante per uso esterno pur in concentrazione bassa. Il perossido (o biossido) di Bario ha formula BaO2.

L'alluminio puro in polvere è facilmente infiammabile all'aria e molto reattivo in acqua, con produzione di Idrogeno. Esso entra nel metabolismo cerebrale provocando l’Alzheimer e demenza precoce.

Nelle scie chimiche riscontriamo prevalentemente idrossido di bario, alluminio, composti organici e silicio, che svolgerebbero le operazioni di modifica dell’R.N.A. con creazione di un aggancio esterno e di modifica del D.N.A. con innesto di silicio.

Analizzando la parte dell’agroglifo di Chilbolton che riguarda un presunto D.N.A. anomalo, si nota il filamento a sinistra che presenta 6 coppie per giro, diversamente da un filamento standard che ne presenta 10. La rappresentazione spaziale di tale filamento si giustifica, se esso è polimerizzato in 2’5' diversamente dal normale 3’5’. Il D.N.A. non può esistere in tale forma perché il suo zucchero (deossiribosio) manca dell’O in posizione 2’ necessario per procedere all’idrolisi alcalina e quindi per ottenere il legame 2’5’. Il filamento è quindi un R.N.A. alternativo al 3’5’, che chiamerò RNA 2’5’.

Talune ricerche pubblicate mostrano che un RNA2’5’ formerà una doppia spirale, ma tende a rimanere a filamento singolo. Altre ricerche investigano l’uso di RNA2’5’ come agente antivirale. Ricordo che gli esperimenti sull’origine della vita condotti da Leslie Orgel negli anni ‘80 del XX secolo indicarono che l’R.N.A. polimerizza sovente in due forme differenti, vale a dire 2’5’ e 3’5’, e non esistono certezze sul motivo per cui la forma 3’5’ sembra prevalere.

Il RNA2’5' potrebbe rappresentare un’alternativa all’RNA3’5’ o al D.N.A. esistente sulla Terra. Gli acidi nucleici 2’5’ sono menzionati raramente nella letteratura e da nessuna parte è riportato che formano una spirale a filamento singolo con 6 basi per giro.

La logica alla base dell’intervento genetico è quella di fornire un aggancio esterno alla genetica, per cui occorre un R.N.A., perché esso può polimerizzare sia in forma 2’5’ che 3’5’ e quindi è in grado di fornire un’entrata/uscita. Il suo zucchero (il ribosio) ha cioè due mani disponibili in corrispondenza del carbonio in posizione 2’ e 3’, diversamente dal D.N.A. che dispone del solo carbonio in 3’. Nell’ R.N.A. il carbonio in 3’ è quello esterno alla struttura e per questo candidato a fungere da link, mentre il carbonio in 2’ garantirà la struttura del filamento. Occorre quindi idrolizzare alcalinamente l’R.N.A., mentre il D.N.A. può mantenersi, originando così una struttura ibrida formata da un filamento di D.N.A. normale e uno di R.N.A. modificato, che è quanto si riscontra nell’agroglifo di Chilbolton.

L’idrossido di Bario BA(OH)2 opera l'idrolisi alcalina della catena R.N.A. ottenendo appunto un R.N.A. 2'5', dopodiché rimane il bario in forma pura non assimilabile dall'organismo che viene espulso.

L'alluminio reagisce con l'acqua della reazione idrolitica, fornendo Idrogeno che si combina col gruppo OH in posizione 3' lasciando scoperto il C in 3’.

Ora al C3' un enzima apposito (il materiale genetico rinvenuto nelle scie chimiche) fissa il silicio in un legame SiC al carburo di silicio o carborundum ed un ulteriore idrogeno completa la valenza del silicio, rendendolo stabile.

Il risultato è C3'-Si-H.

In pratica il C2' serve alla polimerizzazione, mentre il C3' serve ad un eventuale collegamento esterno in tre modalità differenti:

1) si può adescare H, avendo a disposizione Si con 3 legami;
2) si può usare Si così com'è, in quanto ha valenza 4 (in figura sono evidenziate le possibili ulteriori valenze);
3) si può attuare una vulcanizzazione perossidica a temperatura ambiente (quella del corpo umano!), dove l’alluminio svolge la funzione di catalizzatore metallico come sostituto di stagno o platino, tra il SiH dell’R.N.A. ed un polimero siliconico.

Probabilmente si possono usare più modalità contemporaneamente per collegare una strumentazione esterna (nanorobot, computers, interfacce), trasmettere/ricevere tramite il silicio (onde radio, localizzazione satellitare), caricare informazione genetica con un viron (per modificare il D.N.A. normale oppure intervenire geneticamente in qualsivoglia maniera, come prospettato nel nanocomputer molecolare di Shapiro dove si può associare informazione genetica all’R.N.A.).

È’ da tener presente che già un R.N.A. generico, per sua natura instabile a causa del doppio ossidrile in C2’ e in C3’, può funzionare bene, quando esegue gli ordini del D.N.A. senza variazioni; interpretare gli ordini del D.N.A. in maniera errata (cioè incontrollata); causare la rottura della catena stessa dell’R.N.A. e quindi autodistruggersi, aprendosi nei suoi filamenti. Se ne deduce la possibilità d’uso come arma biologica già in forma non modificata e l’intervento esposto rende bene l’idea del possibile uso da parte di un’élite scientifico-militare.

L'argomento non è stato trattato, ma anche i cibi O.G.M. potrebbero giocare un ruolo non secondario nel programmare il D.N.A. con istruzioni note solo agli artefici.

Per quanto riguarda il D.N.A., l’idrossido di bario BA(OH)2 denatura il D.N.A. (cioè separa i due filamenti) e depolimerizza la singola catena (cioè la interrompe), idrolizzando (cioè acquisendo atomi di H che si combinano con la sua doppia valenza OH, generando acqua). A seguito della denaturazione (la separazione dei filamenti), uno dei filamenti può accoppiarsi con l’R.N.A. modificato.

L’azione dell’idrossido può essere fatale per il D.N.A. e questo sembra non auspicabile per i manipolatori, ma comunque si gioca coi grandi numeri e l’importante è che si abbia un qualche risultato. Tutto questo non è compiuto in laboratorio con campioni certi, dosaggi certi e controllando minuziosamente la reazione, ma è eseguito sul campo tramite le scie chimiche dove tanti sono i fattori difficilmente controllabili che intervengono. Pur tuttavia vi sono delle condizioni necessarie da soddisfare.

L’idrossido di bario è un ossidante talmente potente che, a contatto con D.N.A./R.N.A., tende a distruggerli. Porto ad esempio un altro potente ossidante, il perossido d’Idrogeno comunemente chiamato acqua ossigenata. Questa nelle tecniche cosmetiche tricologiche aggredisce la cheratina del capello rendendolo biondo, mentre molto diluito serve come disinfettante.

Così l’idrossido di bario viene grandemente rarefatto quando precipita al suolo a seguito d’irrorazione con le scie chimiche ed il suo effetto è diluito in modo tale che può agire sull’R.N.A. e magari risparmiare il D.N.A., oppure distruggere malauguratamente il D.N.A., senza provocare la morte istantanea dell’organismo. Il suo è cioè un effetto incisivo ma blando quanto basta.

Il problema maggiore si pone nei riguardi dell’alluminio perché esso, diversamente dal bario, si accumula nell’organismo e lo sottolinea il verificarsi di sindromi ad esso collegate.

Non tutti gli acidi nucleici subiscono l'inserzione di silicio, inserzione che forse non è necessaria o auspicabile; questo viene eseguito convenientemente dall'enzima.

Ipoteticamente la struttura in esame D.N.A./R.N.A. 2’5-Si si riprodurrebbe attraverso una fase di duplicazione nella quale i due filamenti si dividono. Il filamento D.N.A. in un processo di trascrizione crea un filamento R.N.A. uguale a sé stesso, cioè un R.N.A. normale che può essere successivamente manipolato. Il filamento RNA2’5’-Si, secondo un processo di trascrizione inversa, si accoppia con un filamento D.N.A., fornendogli la propria informazione, contrariamente a quanto succede nella trascrizione dove è il D.N.A. a fornire l’informazione per la creazione di un nuovo filamento.

Il risultato è di nuovo la struttura DNA/RNA2’5’-Si.

Una conseguenza di tutto questo potrebbe essere la sindrome di Morgellons (più diffusa in quei paesi, come gli Stati Uniti d’America, in cui il consumo di cibi transgenici è maggiore, n.d.r.).


Studio tratto dal libro: Uomini o dei?


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martedì 8 febbraio 2011

Bio-ingegneria

Progetto cloverleaf” è uno dei nomi in codice con cui è criptata l’abominevole operazione “scie chimiche” o, per lo meno, una sua ramificazione. Questa dicitura si rivela molto significativa: “cloverleaf”, infatti, vale in inglese “quadrifoglio”.

E’ recentemente invalsa l’abitudine di riferirsi alle chemtrails con il termine “geo-ingegneria”: è un vocabolo tutto sommato idoneo, se consideriamo quel settore di attività clandestine che riguardano la manipolazione dei fenomeni climatici, meteorologici e persino tettonici. Tuttavia, ricordando che gli ambiti di quest’operazione sono molteplici, benché legati da un fil rouge costituito dall’esigenza di controllare la popolazione e di distruggere il pianeta, bisogna sottolineare la priorità per i globalizzatori di un intervento genetico. Ecco che allora si comprende il vero valore dell’espressione "Progetto Cloverleaf".

La forma del quadrifoglio ricorda quella dell’R.N.A.: si tratta, come per il D.N.A. raffigurato con l’immagine di una doppia elica, di una rappresentazione schematica e non del tutto realistica, ma che rende l’idea. L’R.N.A. o acido ribonucleico è un polimero composto di nucleotidi molto simile al D.N.A. da cui differisce chimicamente per la presenza della base pirimidinica uracile in luogo della timina e dello zucchero ribosio invece del desorribosio. L’R.N.A. può essere il costituente del genoma di alcuni virus. In tutte le cellule degli organismi sono stati individuati tre tipi principali di R.N.A., dalle funzioni diverse: messaggero, ribosomale e di trasferimento. L’R.N.A. messaggero trasferisce l’informazione dal D.N.A. alle proteine che vengono sintetizzate sui ribosomi. [1]

L’R.N.A. ribosomale è, insieme con alcune proteine, un costituente essenziale dei ribosomi.

Gli R.N.A. di trasferimento sono piccole molecole che, durante la sintesi proteica, adempiono la fondamentale funzione di trasporto degli amminoacidi ai ribosomi.

Alcuni biologi hanno ipotizzato che l’R.N.A. sia stata la prima molecola contenente informazioni usata dagli organismi primordiali sulla Terra. Secondo questi ricercatori, oltre a portare l’informazione genetica e ad essere dotato della capacità di autoreplicarsi, l’R.N.A. era in grado di catalizzare le reazioni chimiche delle prime cellule. Solo più tardi la molecola sarebbe stata sostituita da quella più stabile del D.N.A. come materiale genetico, mentre le proteine sarebbero divenute i precipui componenti strutturali ed enzimatici della cellula.

E’ evidente dunque che alle varie attività riconducibili alle scie chimiche soggiace l’intento di manipolare il codice genetico degli uomini, in linea con le modificazioni di cui sono state oggetto specie animali e vegetali nel contesto della biotecnologia. Il Morgellons è la tragica testimonianza di un’aggressione nano e biotecnologica al D.N.A. umano. I militari cullano il folle sogno di ridisegnare la natura, di tradurla in un ibrido, in un monstrum biosintetico, surrogato di un essere umano già degradato da secoli di schiavitù.

Così, siamo al cospetto più di una sinistra azione di bio-ingegneria che di “semplice” geo-ingegneria.

[1] I ribosomi sono organuli presenti nel citoplasma cellulare. Rappresentano i siti in cui avviene la sintesi proteica.

Fonte: Enciclopedia delle Scienze, Milano, 2005 s.v. ribosomi e R.N.A.






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