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martedì 19 gennaio 2016

Il sedicente Putin propone un rimedio peggiore del “male”



Siamo alle solite: si è conclusa il 12 dicembre 2015 la conferenza sul clima a Parigi, dove i “grandi” della Terra, con la consueta faccia di tolla, hanno finto di voler salvare il pianeta da un fantomatico riscaldamento globale da CO2, quando i disastri climatici sono causati proprio da chi simula di volerli contrastare, ossia il complesso militare-industriale, grazie alla cooperazione di infernali governi.

Non basta: alla sciagurata conferenza è spuntato il sedicente Putin con un’idea ingegnosa, basata sempre sulla mistificazione del global warming. Il colpo di genio è il seguente: usare nanotubi di carbonio nei processi produttivi, ufficialmente per migliorare la qualità e la durata di plastica, alluminio, acciaio etc. Una maggiore efficienza della produzione industriale porterebbe ad un decremento nelle emissioni di gas serra. In realtà la proposta è la classica polpetta avvelenata: le nanotecnologie hanno spesso dei risvolti dannosi, in particolare la diffusione nell’ambiente di nanotubi di carbonio è all’origine di patologie respiratorie. Non è tuttavia un caso se molti centri di ricerca magnificano le potenzialità dei nanotubi in oggetto: il carbonio, insieme con il silicio, è l’unico elemento che forma delle catene (si pensi al DNA), si adatta quindi a creare un’interfaccia organico-inorganico che è l’obiettivo saliente, sebbene non dichiarato, del criminale piano transumanista.


La Russia sta pensando fuori dagli schemi nel tentativo di contrastare i cosiddetti cambiamenti climatici. Alla conferenza di Parigi, i rappresentanti russi hanno annunciato l’intenzione di ricorrere alle nanotecnologie per ridurre le emissioni di gas serra. […] Come riferisce il quotidiano Sciencetimes.com, la Russia è il quinto più grande inquinatore al mondo, con la Cina che è al primo posto. La proposta si concentra sugli sforzi per ridurre le emissioni che coinvolgono cinque materiali: acciaio, cemento, alluminio, plastica e carta che potrebbero essere resi più leggeri, più resistenti ed efficienti grazie alla nanotecnologia in cui spiccano alcune società russe.

La “Rusnano”, ad esempio, è un’azienda che ultimamente ha ricevuto 10 bilioni di dollari di fondi da parte del governo di Mosca per la ricerca e l’applicazione delle nanotecnologie nella produzione dei materiali citati.

“I nanotubi di carbonio hanno dimostrato di rendere molto duro l’alluminio, la plastica conduttiva, di prolungare la durata delle batterie agli ioni di litio”, ha dichiarato il Dottor Anatoly Chubais, fondatore della Rusnano. “Con le nanotecnologie si potranno ridurre le emissioni di CO2 (sic!!!) e pensare agli scenari futuri con un nuovo approccio”.


Fonte: Segnidalcielo.it


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sabato 5 dicembre 2015

Celle solari che si autoriparano

Un articolo concernente celle solari che si autoriparano getta una luce (sinistra) sulle biotecnologie, una fetta importante delle operazioni di biogeoingegneria clandestina. Per un corretto inquadramento del tema, connesso ad un orribile scenario transumanista, si leggano “Nanotubi di carbonio trovati nelle vie aeree di bambini abitanti a Parigi” e “Cervelli superveloci con i nanotubi”. Ringraziamo l’amico Emanuele per la segnalazione.



Un annuncio che sembra davvero fantascienza è arrivato da alcuni ricercatori statunitensi che stanno creando un nuovo tipo di cella solare progettata per auto-ripararsi a partire da nanotubi di carbonio e DNA, come i sistemi naturali di fotosintesi nelle piante. Gli obiettivi sono i seguenti: aumentare la durata e ridurre i costi.

“Abbiamo creato sistemi di fotosintesi artificiale, usando nanomateriali ottici per la raccolta di energia solare che è poi convertita in energia elettrica”, ha detto Jong Hyun Choi, professore di Ingegneria meccanica presso la Purdue University (Indiana, Stati Uniti d’America). Il progetto sfrutta le insolite proprietà elettriche di strutture chiamate nanotubi di carbonio a parete singola, impiegandole come “fili molecolari che raccolgono la luce nelle celle”, ha spiegato Choi, il cui gruppo di ricerca ha sede presso il Centro di nanotecnologia del Purdue Discovery Park.

“Credo che il nostro approccio sia molto promettente per una futura applicazione commerciale, anche se siamo ancora in una fase di ricerca di base,” ha chiarito Choi.

Le celle fotoelettrochimiche convertono la luce solare in energia elettrica ed usano un elettrolita – un liquido che conduce elettricità – per il trasporto di elettroni, generando la corrente. Le cellule contengono coloranti che assorbono la luce. Questi pigmenti sono chiamati cromofori e sono molecole simili a quelle della clorofilla: essi si degradano a causa dell’esposizione alla luce solare. “Lo svantaggio critico di celle fotoelettrochimiche convenzionali è proprio questo degrado”, ha detto Choi. La nuova tecnologia supera questo problema come fa la natura: sostituisce i coloranti danneggiati con nuovi composti.

L’idea potrebbe rendere possibile un innovativo tipo di cella fotoelettrochimica che continua a funzionare a pieno regime a tempo indeterminato, almeno finché sono aggiunti nuovi cromofori.

I risultati sono stati illustrati in una presentazione del simposio denominato “Mechanical Engineering International Congress and Exhibition”. Il convegno si tenne a Vancouver nel novembre del 2011. Il concetto è stato anche delucidato in un articolo inserito sul sito web di SPIE, una società internazionale di ottica.



I nanotubi di carbonio funzionano come una piattaforma per ancorare filamenti di DNA. Il DNA è stato progettato per avere specifiche sequenze di blocchi chiamati nucleotidi, permettendo loro di riconoscere i cromofori e di legarsi ad essi. Quando i cromofori sono pronti per essere sostituiti, essi possono essere rimossi tramite processi chimici o con l’aggiunta di nuovi filamenti di DNA.

Due elementi sono fondamentali per la tecnologia al fine di imitare il meccanismo di auto-riparazione della natura: il riconoscimento molecolare e la metastabilità termodinamica o la capacità del sistema di essere smontato e rimontato in modo continuo.

La ricerca è una prosecuzione di un lavoro che Choi ha compiuto con i ricercatori del Massachusetts Institute of Technology e delll’Università dell’Illinois. "La precedente ricerca ha usato i cromofori biologici prelevati da batteri. […] Tuttavia, servirsi di cromofori naturali è difficile; essi devono essere raccolti ed isolati dai batteri, un processo che sarebbe costoso da riprodurre su scala industriale. Così, invece di usare cromofori biologici, vogliamo usare quelli sintetici costituiti da coloranti definiti porfirine”.

Fonte: Peerates.org

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domenica 1 novembre 2015

Nanotubi di carbonio trovati nelle vie aeree di bambini abitanti a Parigi



Una recente indagine medica ha potuto appurare che nei bronchi e negli alveoli polmonari di bambini residenti a Parigi, la Ville merde, sono presenti nanotubi di carbonio. La causa principale di questa condizione epidemiologica, secondo gli autori della ricerca, non è chiara, ma è ormai assodato che la comparsa dei nanotubi di carbonio non è un prodigio del mago Zurlì, essa si deve alla geoingegneria clandestina. Le chemtrails, come ha dimostrato tra gli altri il geofisico statunitense Michael J. Herndon, sono proprio collegate alla dispersione delle nanostrutture in oggetto. La ricerca conferma pure alcune nostre precedenti acquisizioni. E’ palese il collegamento tra inquinamento da aerosol chimico e patologie come l’asma, la mortale bronchiolite costrittiva e la polmonite atipica, affezioni la cui eziologia non è da ricondurre ad infezioni batteriche o virali, ma all’inalazione di pernicioso particolato fine ed ultrafine.

Particolato fine è stato reperito nei bronchi e negli alveoli di bambini asmatici. Nanotubi di carbonio di origine antropica sono stati trovati in tutti i campioni ad indicare altresì che gli esseri umani abitualmente respirano queste nanostrutture. […]
Questi nanotubi sono associati ad effetti negativi sulla salute anche nel range di concentrazioni inferiori a quelle raccomandate dall'Organizzazione mondiale della sanità. Abbiamo dimostrato che i nanotubi di carbonio (CNT) sono presenti nelle vie aeree dei bambini asmatici parigini. Queste nanostrutture sono simili a quelle presenti nelle polveri e negli scarichi dei veicoli, così come assomigliano a quelli precedentemente rilevati nell'atmosfera negli Stati Uniti d’America, in ragnatele (filamenti di polimeri, n.d.t.) esaminate in India e nel ghiaccio dei carotaggi. Questi risultati suggeriscono che gli esseri umani sono regolarmente esposti a nanotubi di carbonio.

Abstract

Prove schiaccianti dimostrano che il particolato fine (PMS) dell'inquinamento atmosferico penetra nelle vie aeree inferiori e sono associate ad effetti negativi sulla salute. Lo studio instaura un collegamento tra contenuto di carbonio nei macrofagi alveolari (valutato solo al microscopio ottico) ed il declino della funzione polmonare. Tuttavia, per quanto di nostra conoscenza, questo tipo di particolato non era mai stato accuratamente localizzato all'interno delle cellule polmonari umane. L’origine delle componenti in primis responsabili della miscela di particolato è ancora sconosciuta. […] Abbiamo usato una trasmissione ad alta risoluzione elettronica e la spettroscopia a raggi X a dispersione di energia per caratterizzare il particolato fine presente nel liquido di lavaggio bronco-fluido-alveolare ed all'interno delle cellule polmonari di bambini asmatici. […]





© 2015 Pubblicato da Elsevier Inc.

Fonte: ebiomedicine

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venerdì 23 ottobre 2015

La vergognosa rimozione dell’articolo referato scritto dal geofisico Michael J. Herndon



A fine estate 2015 lo scienziato di San Diego (California) Michael J. Herndon ha pubblicato uno studio inerente alla geoingegneria clandestina su una rivista scientifica, previa disamina del testo che è risultato rispondente a criteri di scientificità ed obiettività. Subito, però, si sono scatenate le mute rabbiose dei disinformatori: su pressione di codesti personaggi, in primis Mick West di contrailscience.com, l’articolo è stato rimosso, ma Herndon non deflette e denuncia gli attacchi volti a far espungere il suo articolo. La vicenda è esemplare e ricorda l’episodio dell’accademico italiano, L.Z., che, collaborando con la Dottoressa Hildegarde Staninger, elaborò un’indagine sui filamenti polimerici, collegandoli alle chemtrails. Intimidazioni più o meno velate convinsero lo specialista a tirare i remi in barca…

La rivista scientifica “Enviromental research and public health” ha rimosso l’articolo di J. Marvin Herndon, studio inerente alla geoingegneria clandestina. Alcuni responsabili della rivista hanno affermato che si è scoperto che l’articolo del geofisico conteneva errori e mancava di rigore scientifico (sic!!!).

Il documento è stato pubblicato nel mese di agosto ed è stato integrato da un comunicato stampa in cui Herndon ha asserito che "le conseguenze per la salute pubblica sono profonde, compresa l'esposizione ad una molteplicità di metalli tossici pesanti e no (tra cui l’alluminio) ed elementi radioattivi. Sono composti molto nocivi che sono inalati o che entrano nell’organismo attraverso il derma”.

Il comunicato stampa comprendeva numerose fotografie che immortalano le famigerate scie chimiche, quelle che la Federal Aviation Administration (ed altri enti governativi dediti alla disinformazione più scandalosa, ad esempio, la N.A.S.A.) chiama con infinita improntitudine "scie di condensazione" degli aeromobili.

Paul B. Tchounwou, fra i redattori della rivista, ha pubblicato la ritrattazione il 2 settembre, osservando che "Il linguaggio della ricerca non è sufficientemente scientifico ed obiettivo per un articolo di ricerca." Tchounwou non ha, però, spiegato perché i responsabili della pubblicazione non si siano accorti di tali limiti, quando l’articolo è stato inviato e prima di divulgarlo.

Herndon ha replicato con fermezza: "La rimozione del mio articolo referato è dovuta solo ad un attacco sistematico e strumentale per opera di uno o più individui (negazionisti di regime, n.d.t.). L’aggressione sferrata è la riprova che ho centrato il bersaglio. Continuerò ad oppormi alla decisione assunta ed a denunciare la censura, fino a quando prevarranno la verità e la ragione”.

Le controdeduzioni di Herndon sono state pubblicate su nuclearplanet.


Fonte: Sandiegouniontribune.com

Articolo correlato: Studio rivela che i nanotubi di carbonio possono causare il cancro, 2008

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