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sabato 30 aprile 2016

Approfondimento sul collasso della magnetosfera ed una segnalazione importante



Avevamo pianificato un articolo di segnalazioni, ma, in questi ultimi tempi, si rincorrono e si sovrappongono numerose e disparate notizie: così, per evitare di mettere troppa carne al fuoco, abbiamo deciso di concentrarci su un paio di segnalazioni, riservandoci, appena sarà possibile, di dare il giusto spazio agli altri fatti inerenti all’infernale universo della biogeoingegneria clandestina.

In primo luogo intendiamo rendere partecipi i lettori che recentemente è stato aperto un blog dedicato alla figura ed alle vicissitudini di Davide Cervia. Davide Cervia nacque a Sanremo nel 1959 dove risiedette con la famiglia fino al 1978, quando decise di arruolarsi come volontario in Marina, anche se poi rinunciò a rimanere in servizio fino al termine della ferma di sei anni. Davide fu scorto l'ultima volta alle ore 17 del 12 settembre 1990. "Ho visto un gruppo di persone che spingevano Davide con la forza verso l'interno di un'auto color verde scuro": questa è la testimonianza di un vicino di casa, dichiarazione che fu seguita da una serie di depistaggi, omissioni, intimidazioni ai danni di Marisa Gentile, moglie di Davide Cervia e dei suoi congiunti. Cogliamo l’occasione per esprimere la nostra solidarietà e vicinanza all’amica Marisa, ai figli ed agli altri familiari che da anni vivono una situazione difficile e spesso paradossale.

Davide Cervia era un esperto di guerra elettronica, un campo divenuto strategico in questi ultimi decenni. Alcuni ricercatori hanno creduto di poter attribuire il recente collasso della magnetosfera appunto ad esperimenti militari (qualcuno ha chiamato in causa i sistemi H.A.A.R.P., qualcun altro il C.E.R.N. di Ginevra): è prematuro pronunciarsi, perché mancano sia indizi sia prove per suffragare le ipotesi in oggetto. E’ possibile, però, che il cedimento della coltre magnetica sia stato provocato da una sinergia tra fenomeni naturali e fattori artificiali.

A proposito di interventi “umani” ricordiamo che il 9 luglio 1962 gli Stati Uniti avviarono una serie di esperimenti relativi alla ionosfera: un ordigno da un kilotone fu fatto esplodere ad un'altitudine di 60 km, insieme con un altro da un megatone ed un terzo da più megatoni ad alcune centinaia di chilometri di quota. Questi tests danneggiarono seriamente la parte interna delle fasce di Van Allen, suscitando l'indignazione internazionale. Gli esperimenti in questione, etichettati come Progetto Starfish, alterarono la forma e la densità della fascia di Van Allen, con la conseguente precipitazione di particelle nell'atmosfera. [1]

Il giorno 11 maggio 1962 il Keesings Historische Archief aveva anticipato che le esplosioni atomiche avrebbero interferito con il campo magnetico terrestre, creando anche seri problemi alle telecomunicazioni. La deflagrazione generò una sorta di cupola artificiale di luce polare visibile anche alla latitudine di Los Angeles. Un lupo di mare delle Isole Fiji raccontò che il cielo parve incendiarsi. Qualche mese dopo l'Unione Sovietica compì analoghi esperimenti con tre esplosioni in alta atmosfera. Il danno cagionato, secondo molti scienziati, potrà forse essere sanato in alcune centinaia di anni.

E’ sintomatico che la cricca dei negazionisti (excusatio non petita, culpa manifesta) si sia subito scatenata per affermare che la notizia circa il crollo della magnetosfera, occorso il 23 aprile 2016, è una frottola: non lo è! In primo luogo, non è la prima volta in cui sono segnalate rarefazioni dello strato magnetico, inoltre la concomitante riduzione dei voli commerciali impegnati nelle criminali operazioni di geoingegneria illegale è aspetto che impedisce di relegare l’informazione nel novero dei ballons d’essai. Anche il repentino cambiamento di profondità (55 metri) nell’Oceano Atlantico al largo della Nuova Inghilterra, circostanza rilevata il 23 aprile, attesta che qualcosa è accaduto. La nasuta N.A.S.A. non ha pubblicato informazioni a proposito dell’evento ed anzi ha rimosso i fotogrammi incriminati, ma le immagini satellitari preventivamente salvate ed altri dati sono lì a dimostrare quanto accaduto. Siamo comunque di fronte ad un fenomeno che potrebbe essere foriero di conseguenze di non poco conto: non sono forse lontani dal vero coloro i quali, come l’astrofisica Giuliana Conforto, ritengono che la magnetosfera sia una sorta di velo il cui disfacimento è il prodromo di eventi sbalorditivi.

[1] Le cinture di radiazione di Van Allen sono due zone di intense radiazioni catturate dalla magnetosfera che avvolgono la terra principalmente al di sopra delle regioni equatoriali. Furono scoperte dall'astrofisico statunitense James Alfred Van Allen (1914) per mezzo del satellite Explorer, nel gennaio 1958. La cintura più interna è formata per lo più da protoni; la radiazione di questa banda risente delle tempeste geomagnetiche e varia col ciclo solare di 11,1 anni. La fascia esterna è costituita principalmente da elettroni.

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martedì 6 settembre 2011

Raggi cosmici e scie chimiche

I raggi cosmici sono particelle provenienti dallo spazio, quasi tutte dotate di carica elettrica, che colpiscono l’atmosfera ad alte energie (fino a 10 alla -20 elettronvolts per particella). Questa energia è molto superiore a quella ottenuta negli acceleratori di particelle sulla Terra. I raggi cosmici di minore energia hanno origine nel sole, quelli con energie comprese tra 10-9 e 10-19 eV provengono dalle sorgenti della nostra galassia, come le supernove, mentre le particelle dalle energie più alte sono emesse probabilmente da oggetti esterni alla Via Lattea.

La loro esistenza fu osservata per la prima volta all'inizio del sec. XX, quando si rilevò che elettroscopi carichi e perfettamente isolati, a poco a poco, perdevano la loro carica e che la velocità con cui si verificava il fenomeno dipendeva dall'altitudine a cui si operava. La causa di ciò venne attribuita ad una radiazione proveniente dallo spazio extraterrestre. Esperimenti successivi, come quelli di R.A. Millikan (1925) e di J. Clay (1927) mostrarono l'alto potere penetrante e la natura corpuscolare di queste radiazioni. Negli ultimi decenni del sec. XX si sono eseguite osservazioni e misurazioni molto precise grazie allo sviluppo di tecnologie che permettono l'osservazione delle radiazioni negli strati superiori dell'atmosfera. Di là dall'atmosfera i raggi cosmici consistono principalmente di protoni di grande energia, ma in tale radiazione, detta radiazione primaria, sono presenti anche nuclei di elio e di elementi più pesanti. Gli elementi chimici che costituiscono i raggi cosmici sono praticamente tutti quelli del sistema periodico, dall'idrogeno fino all'uranio.

Giungendo sulla Terra, queste particelle colpiscono e frantumano i nuclei degli elementi che formano l'atmosfera, in modo da trasformare i frammenti in altrettanti proiettili energetici. Si origina così un processo a cascata con la formazione di sciami di centinaia di particelle proiettate e costituenti la radiazione secondaria. Studiando l'assorbimento in piombo della radiazione secondaria a livello del mare, si è scoperta l'esistenza di due componenti: l'una, detta componente molle, è capace di attraversare solo pochi centimetri di piombo ed è formata principalmente da elettroni positivi e negativi e da raggi gamma; l'altra, denominata componente dura, attraversa spessori di piombo maggiori di un metro ed è costituita in gran parte di particelle μ, o muoni.

Prima di colpire l'atmosfera, i raggi cosmici primari subiscono l'azione del campo magnetico terrestre. Questo tende a deflettere le traiettorie delle particelle cariche in arrivo e, secondo la loro energia, le può anche respingere nello spazio. A causa dell'andamento delle linee di forza del campo magnetico terrestre, la radiazione cosmica che raggiunge la nostra atmosfera è più intensa ai poli che all'equatore (effetto di latitudine). L'intensità dei raggi cosmici varia anche con l'altitudine sul livello del mare e con la longitudine (effetto Est-Ovest).

I raggi cosmici sono pure fortunatamente intercettati dall’atmosfera del nostro pianeta. Ci ricorda Alessandro Golkar che: “Essi rappresentano un pericolo letale per gli astronauti. [...] Si è, infatti, dimostrato scientificamente che i raggi cosmici deteriorano il D.N.A. Addirittura, ogni anno trascorso nello spazio danneggia un terzo del D.N.A. dell'organismo umano. Infatti sulla Terra siamo protetti dai raggi cosmici grazie all'atmosfera. Per i cosmonauti nello spazio, però, non c'è l'atmosfera a proteggerli dalle radiazioni cosmiche. L'unica protezione disponibile è quella della tuta spaziale con il suo rivestimento di mylar, ma è una difesa limitata e certamente non adatta a consentire lunghi viaggi interplanetari”. Anche l'equipaggio ed i passeggeri dei velivoli commerciali che percorrono corridoi d'alta quota, sono esposti ai raggi cosmici con conseguenti danni alla salute.

Un’atmosfera ricca di vapore acqueo e quindi di nuvole ripara dagli effetti deleteri dei raggi cosmici, preservando il D.N.A. a tal punto che alcuni autori attribuiscono la maggiore durata della vita media in tempi antichi, proprio alla maggiore densità dell’atmosfera, ad una copertura nuvolosa più spessa e consistente.

E’ quindi chiaro per quale motivo, sia con la diffusione di composti igroscopici sia con i satelliti geostazionari, che possono irradiare campi elettromagnetici, le formazioni nuvolose vengono costantemente dissolte. Gli esseri viventi perdono in questo modo quasi del tutto la loro protezione dalle radiazioni nocive, le cui ripercussioni si sommano a quelle delle altre energie ionizzanti e non ionizzanti perniciose per il D.N.A.

L’affievolimento del campo magnetico terrestre (fenomeno che data dal I sec. d.C.) si abbina ad una preoccupante rarefazione del manto nuvoloso naturale, un diradamento da ascrivere a pesanti e diuturne manipolazioni.

Di recente alcuni scienziati danesi hanno pubblicato uno studio in cui si correlano i raggi cosmici alla generazione delle nubi. Secondo i ricercatori dell’Università di Aarhus, le particelle cosmiche contribuiscono ad aumentare i nuclei di condensazione delle nuvole. Il tutto è correlato all’attività solare: quanto più l’attività elio-magnetica si intensifica, tanto più i corpuscoli cosmici sono deviati, quindi in minor numero raggiungono l’atmosfera terrestre, con inferiore formazione di aerosol (soprattutto biossido di zolfo e vapore acqueo).

Che esista un’interazione tra raggi cosmici e clima è indubbio, ma la geniale scoperta degli accademici danesi ha tutta l’aria di essere un espediente per giustificare la distruzione delle nuvole, attribuita all’attuale intenso periodo di attività solare. Siamo seri: ammesso e non concesso che le conclusioni dei Danesi siano corrette, essi vedono il filo d’erba e non la foresta. Il calore della nostra stella non dovrebbe favorire, come è sempre accaduto, i noti fenomeni dell’evaporazione e della traspirazione? Allora perché non si vede lo straccio di una nuvola, neppure sul mare, in concomitanza con le operazioni chimiche ed elettromagnetiche, mentre si possono osservare enormi e bellissimi cumuli da bel tempo persino sui deserti, se e laddove gli aerei chimici non intervengono? Perché l’umidità relativa precipita, con l’uso dei riscaldatori atmosferici e con la dispersione di composti che prosciugano l’aria? El Husseini docet: né il Sole né i raggi cosmici c’entrano un fico secco!

In tutta evidenza, la ricerca dei Danesi, condotta per lo più con acceleratori di particelle, è una colossale montatura, atta semmai a spiegare la perenne presenza di strati artificiali, spacciati con infinita improntitudine per nembi. Purtroppo, visto che giustamente le ipotesi dei Danesi escludono la correlazione tra riscaldamento globale ed emissioni di CO2, qualcuno rischia di prenderle per oro colato.

Si è riportato che il responsabile dell’équipe danese sarebbe stato boicottato per dieci anni a causa delle sue rivoluzionarie idee: così sedicenti giornalisti lo avrebbero seguito per documentare la sua odissea. Peccato che il genio, in un decennio, non invecchi neanche un po’: avrà assunto l’elisir di eterna giovinezza?

Tuttavia non è che gli acceleratori sopra citati non siano utili: bisognerebbe collocare al loro interno tutti gli pseudo-esperti che si ostinano a considerare le quisquilie, senza scorgere la gigantesca trave, per vederli una buona volta polverizzati.


Fonti:

- Enciclopedia dell’Astronomia e della Cosmologia, Milano, 2005, s.v. raggi cosmici
- A. Golkar, I raggi cosmici : protezione degli astronauti nelle missioni a lungo termine, 2006

- Svensmark et al., Cosmic ray decreases affect atmospheric aerosols and clouds in “Geophysical Research Letters”, 2009; 36 (15)


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Range finder: come si sono svolti i fatti

lunedì 24 agosto 2009

Scie chimiche e cambiamenti genetici (seconda parte)

Altri due scienziati statunitensi, C. Brooke e R.K. Enders, nell'opera The nature of living things, credono di poter dimostrare che il raggruppamento dei geni è oggi alterato e che, per effetto di influssi la cui natura non è chiara, sta apparendo una nuova specie di uomini dotati di poteri intellettualmente superiori. E' tesi che non ha ad oggi trovato conferme credibili.

Che cosa può determinare una mutazione? I raggi X, le
radiazioni nucleari e certi veleni come la colchicina possono attaccare i cromosomi e provocare un raddoppiamento del loro numero. Si è osservato che la frequenza dei mutamenti è proporzionale all'intensità della radioattività. Ora la radioattività è oggi quaranta volte superiore a quella rilevabile all'inizio del XX secolo. Sono, però, tutte alterazioni negative.

Il dottor Louis Wolf studiò casi di bambini che non sono in grado di dissociare la fenilalanina.[1] Questi bambini possiedono geni che non producono nel sangue certi fermenti attivi nel sangue normale. Un bambino fenil-chetonico è incapace di dissociare la fenilalanina. Questa incapacità rende il soggetto attaccabile dall'epilessia e dall'eczema, provoca in lui colorazione grigio-cenere dei capelli e rende l'adulto esposto a malattie mentali.

Come si è visto, le mutazioni genetiche sono quasi sempre degenerative: su che cosa possa determinare, invece, un eventuale miglioramento il dibattito è aperto, poiché il caso darwiniano non spiega alcunché, ma nessun modello interpretativo pare essere convincente, se si esclude l'intervento esterno, rigettato dalla scienza accademica. Rimanendo in campo biologico, non si comprende neppure come i raggi cosmici possano favorire un salto evolutivo o attivare il D.N.A. silente.[2] Eldredge e Gould non si pronunciano sull’elemento che innesca la speciazione. La mutazione genetica è, di norma, sfavorevole: la radioattività determina forse la nascita di una stirpe superiore, più forte e più intelligente?

Allora scie chimiche ed onde elettromagnetiche potrebbero essere finalizzate alla degenerazione cromosomica, alla lenta, ma irreversibile creazione di una specie subumana. Le modificazioni possono essere indotte in laboratorio, con interventi ad hoc, ma resta difficile comprendere quale fattore esterno sia in grado di favorirle. Citare una non meglio precisata energia cosmica non contribuisce a chiarire la questione. E' poi diffusa la credenza che l'evoluzione genetica si agganci al progresso spirituale: è una trasposizione del darwinismo nel dominio spirituale e che trova uno dei suoi maggiori sostenitori in Teillard De Chardin. Chi vede, nonostante un possibile collegamento, una separazione tra l'ambito fisico e quella metafisico, può solo ritenere che il pregiudizio darwiniano abbia invaso un campo estraneo alla biologia.

Tralasciando questo aspetto, non sembra impossibile che dai raggi cosmici, considerata la loro elevata energia, possano scaturire cambiamenti cromosomici: resta da stabilire se essi siano favorevoli o meno. La magnetosfera protegge dal vento solare e dai raggi cosmici: la sua attuale degradazione può essere considerata un fenomeno che potrebbe preludere alla comparsa di nuove specie, ma non più forti delle precedenti.


[1] La fenilalanina è un amminoacido che partecipa alla costituzione delle più comuni proteine alimentari. Nei tessuti animali si trasforma per ossidazione in tirosina.

[2] I raggi cosmici sono particelle provenienti dallo spazio, quasi tutte dotate di carica elettrica, che colpiscono l’atmosfera ad alte energie. Questa energia è molto superiore a quella ottenuta negli acceleratori di particelle sulla Terra. I raggi cosmici di maggiore energia hanno origine nel Sole, quelli con energie ancora superiori provengono da sorgenti nella nostra galassia, come le supernovae e da oggetti esterni alla Via Lattea. La maggior parte dei raggi cosmici che arriva sulla Terra viene intercettata dall'atmosfera, con interazioni che producono una cascata di particelle secondarie a partire da una singola particella energetica. Tali particelle possono arrivare fino alla superficie terrestre ed essere osservate con speciali apparecchiature.


Leggi qui la prima parte.



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