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venerdì 23 giugno 2023

Confermata la presenza di alluminio e argento nell'acqua piovana, ma ARPA ed ENAC nicchiano

Il Dottor Massimiliano Marchi, dell'associazione "Lucca consapevole" dà conto delle "risposte" fornite dall'ENAC e dall'ARPAT circa la geoingegneria clandestina. Inoltre riporta i risultati di analisi di laboratorio, commissionate dall'associazione, da cui emerge che nei campioni d'acqua esaminati i valori di argento e di alluminio sono notevolmente oltre la soglia ammessa per legge. Una presentazione molto chiara, documentata ed efficace.

Il filmato è visionabile qui.

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Range finder: come si sono svolti i fatti

domenica 4 aprile 2021

Singolari connessioni tra dispositivi pseudo-diagnostici ed il controllo mentale

"I tamponi PCR contengono fibre vetrose, rigide, in alcuni casi di silicio. Sono materiali non sperimentati per la biocompatibilità. Il problema fondamentale è che queste fibre si spezzano, rimanendo all'interno della lesione. Lesione che non viene cicatrizzata in caso di tamponi ripetuti. Perché scavare tanto tessuto, quando, se c'è un virus, lo si può trovare dappertutto? Anche nella saliva?" Così si esprime la Dott.ssa Antonietta Gatti.
Fibre di vetro, silicio, zirconio, alluminio, titanio, argento rilevati nei tamponi PCR.

In effetti, nei cosiddetti tamponi, dispositivi ideati per eseguire analisi genetiche e non esami diagnostici, per cui sarebbe sufficiente un po’ di sangue o saliva, sono state reperite micidiali microfibre di vetro, silicio, zirconio, alluminio, titanio ed argento.

Guarda caso sono gli stessi ingredienti delle “chemtrails”: se si riflette sulle proprietà fisiche e chimiche di questi elementi, caratteristiche illustrate nel volume “Scie chimiche: la guerra segreta”, 2015, si è tentati di giungere ad inquietanti conclusioni… Ad esempio, il silicio è - come è noto - un elemento conduttore adoperato nella circuitazione elettronica. Insomma, si è indotti a pensare che questi bastoncini spacciati per mezzi atti ad individuare un presunto patogeno, siano in realtà non solo strumenti di tortura, ma pure mezzi volti ad introdurre nell’organismo dei corpi estranei che possono interagire con particolari frequenze elettromagnetiche. Una connessione con il 5G e con gli impianti studiati da Derrel Sims? Non è da scartare.

L'immagine sopra è proposta in un capitolo del libro "Alien cicatrix", scritto dallo scienziato Corrado Malanga, sulla base di studi documentati e comparati su migliaia di persone. Lo sfenoide è un osso cranico che, se perforato in un determinato punto, permette di impiantare un chip nel cervello, passando dal naso. Molti di questi ordigni sono documentati in tantissime risonanze magnetiche...

Ed ecco arrivare dalla Cina (dalla Cina arrivano anche i tamponi...) il dottor Jho, del Center for Minimally Invasive Neurosurgery Department of Neurosurgery, University of Pittsburgh. La tecnica "non invasiva" di questo chirurgo è in grado di operare sulla pineale senza aprire il cranio, bensì passando attraverso l’osso sfenoide, che viene praticamente sfondato in una piccola zona. Il problema nasce quando si scopre che, con questo metodo, si può non solo togliere qualcosa dal cervello del paziente, ma introdurre anche qualcosa a livello dell’ipofisi.

L’apparecchio che serve per mettere questo qualcosa è una strana pistolina a pressione. Ma ancor più interessante è il fatto che ciò che verrebbe introdotto attraverso il naso, nel cervello, sarebbero dei componenti elettronici in grado di monitorare, attraverso microantenne, l’intera attività del cervello umano. Ed ecco come questa “brainradio” è fatta: la si vede riprodotta nell'immagine seguente.

Attraverso un sistema di reti a “ponti caldi” (il 5G cade a fagiuolo...), collegati con satelliti artificiali in orbita geostazionaria, con questo aggeggino possiamo essere monitorati in tutte le parti del mondo. Sì, perché l’ordigno, che non è più grande di due millimetri e mezzo circa, funziona come un “trasponder” e riceve corrente elettrica praticamente dal calore. Ciò vuol dire che non ha bisogno di una propria alimentazione e che è praticamente eterno.

Ora, se consideriamo che la miniaturizzazione è stata spinta ai suoi massimi negli ultimi dieci anni, è facile intuire come le misteriose fibre a base di silicio ed altri materiali pregiati, solitamente impiegati nell'elettronica e reperite insolitamente nei tamponi, potrebbero costituire la naturale evoluzione della tecnica messa a punto in Cina svariati anni or sono. Nascondere nanotecnologia intelligente in un tampone è, come un perfetto cavallo di Troia, il mezzo migliore per innestare surrettiziamente sistemi di controllo a distanza nel cranio delle inconsapevoli vittime. La falsa pandemia da COVID-19 ha dunque l'obiettivo finale di ottenere una popolazione docile e controllata? Noi riteniamo di sì.

Abbiamo notato anche singolari correlazioni tra il versante genetico della biogeoingegneria clandestina ed alcuni prodotti gabellati per antidoti, come il famigerato ModeRNA. Ce ne occuperemo appena possibile.

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mercoledì 8 febbraio 2012

L’evidenza delle irrorazioni chimiche (articolo di Isaac Lewis)

L’articolo di Isaac Lewis, gentilmente segnalatoci della Dottoressa Hildegarde Staninger, cui va il nostro ringraziamento, irridendo il solito mantra dei disinformatori che esigono gli articoli referati, offre proprio quella documentazione scientifica di cui tanto si discute. In vero, anche quando si presentano ricerche con tutti i crismi dell’ufficialità, i negazionisti accampano sempre mille pretesti per negarne o sminuirne il valore. Sono individui in mala fede, senza etica, senza coscienza e soprattutto senza spina dorsale che, per compiacere i loro padroni, sono disposti a tutto. Sono degli incapaci, capaci di tutto.

Spesso, quando viene evocato il tema delle "scie chimiche", la reazione istintiva è quella di vederlo come una "teoria della cospirazione", a causa del fatto che le testimonianze dei nostri sensi - cioè vedere davvero gli aerei chimici con i nostri occhi - non sono considerate una prova sufficiente. Siamo indotti a credere che solo la scienza ed il suo primo escremento – l’articolo referato, la ricerca pubblicata su una rivista accademica - possano sostituire i testimoni oculari o le varie informazioni. Chi intende sfatare l'idea che le 'scie persistenti” che vediamo ogni giorno non contengono solo vapore acqueo e/o cristalli di ghiaccio, nega la loro esistenza a priori. I negazionisti spesso sostengono che non esiste alcuna prova delle chemtrails in fonti autorevoli. Contestano infine che esse contribuiscano a causare malattie.

Quale luogo migliore, dunque, della National Library of Medicine, la sorgente ed il "gold standard" per ricavare la tanto necessaria "prova autorevole" che gli aerei stanno spargendo veleni?

Sulla rivista medico-scientifica “Medline” il tema "diffusione di aerosol in atmosfera" figura. Un autore in particolare (il dottor Mark Purdey), suggerisce che l'esposizione cronica e l'intossicazione da bario possono essere di origine atmosferica. Il bario è disperso "per migliorare la trasmissione dei segnali radio e radar, lungo i corridoi aerei dei velivoli militari, test sulla gittata dei missili etc." Egli ritiene che il bario possa dar ragione dell’alta incidenza di casi di sclerosi multipla e di altre malattie neurodegenerative, come l’encefalopatia spongiforme trasmissibile (T.S.E.) e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA), soprattutto in alcune regioni dove il bario è un importante contaminante ambientale.

In un secondo articolo sullo stesso argomento Mark Purdey identifica l’argento (Ag), il bario (Ba), lo stronzio (Sr) ed il rame (Cu) come metalli che si sono ormai accumulati nella catena alimentare, a causa, almeno in parte, dell’"irrorazione aerea con ioduro d’argento per produrre pioggia in aree colpite dalla siccità nel Nord America nonché dalle irrorazioni atmosferiche con aerosol a base di bario per migliorare la rifrazione dei segnali radar e nelle radio comunicazioni. "Il bioaccumulo di questi elementi nella catena alimentare può conclamare in un processo neurodegenerativo che può essere confuso con encefalopatie spongiformi trasmissibili (TSE) di origine infettiva.

Un altro studio, a firma di Cody L Wilson, Darryl P. Arfsten, Robert L. Carpenter, William K. Alexander, Kenneth R. Still, pubblicato sulla rivista “Ecotossicologia e sicurezza ambientale” nel 2002, riferisce che: "Negli ultimi venticinque anni, diverse centinaia di migliaia di tonnellate di chaff sono state rilasciate nel corso delle operazioni di volo su un'area della baia di Chesapeake." Un altro articolo, elaborato da Darryl P. Arfsten, Cody L. Wilson, Barry J. Spargo, apparso nella stessa rivista sempre nel 2002, ricorda che "Almeno 500 tonnellate di chaff vengono disperse ogni anno durante operazioni di addestramento all'interno di determinate zone operative militari negli Stati Uniti".

"La chaff è una contromisura a radiofrequenza emessa dagli aeromobili militari, da navi e veicoli per confondere i radar nemici. La chaff consiste di alluminio rivestito di fibre di vetro che variano in lunghezza da 0,8 a 0,75 cm. Questo materiale viene rilasciato in pacchetti contenenti da 0,5 a 100 milioni di fibre. […]

Gli autori toccano anche i problemi di salute connessi alla diffusione aerea dei succitati inquinanti. "Sono state sollevate preoccupazioni circa l'impatto sull'ambiente e la loro potenziale tossicità per l'uomo, il bestiame e la fauna selvatica. Molti di questi problemi sono oggetto di ricerca per opera del Dipartimento della difesa e di altre agenzie, ma gran parte dei dati è rimasta inedita”. [...]

Avendo ancora una volta evidenziato che esistono articoli referati, che gli aeromobili diffondono sostanze chimiche sia per scopi militari sia di geoingegneria, si dovrebbe spostare la controversia dal regno della fantomatica "teoria della cospirazione" sul terreno di un dibattito intelligente e di un'inchiesta pubblica.


Fonte: greenmedinfo.com



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Range finder: come si sono svolti i fatti

martedì 9 novembre 2010

L’aggressione della nanotecnologia al D.N.A. ed all'ambiente

L'articolo che pubblichiamo riguarda gli abnormi danni provocati dalla nanotecnologia, ma anche implicitamente le scie chimiche: le chemtrails, infatti, contengono micidiali nanoparticelle. Non ci sembra sia necessario aggiungere altro: solo notiamo che l'autore dell'inchiesta ha lo stesso atteggiamento irresoluto e poco cristallino di chi sconsiglia l'uso della geo-ingegneria, mentre tonnellate di veleni vengono riversate ogni giorno nella biosfera. Così vengono paventate le possibili insidie di una tecnologia che, priva di veri benefici, ha già aggredito da tempo il pianeta ed i suoi abitanti.

Noi tutti pensiamo che gli articoli personali di uso quotidiano siano inoffensivi: cosmetici, lozioni abbronzanti, calze ed abbigliamento sportivo, ma questi prodotti potrebbero contenere particelle nanotech (novità sviluppata dalla cosiddetta nanotecnologia). Le minuscole particelle generate dalla nanotecnologia hanno dimostrato la loro capacità di far ammalare ed uccidere i lavoratori di fabbriche che usano questo tipo di tecnologia. I rischi conosciuti per la salute umana includono danni gravi e permanenti al polmone, mentre gli studi sulle cellule rivelano danni genetici al D.N.A. Estremamente tossiche per la fauna acquatica, le nanoparticelle comportano chiari rischi per molte specie e minacciano l’intera catena alimentare.

Le nanoparticelle sono state presentate dall’industria come il meraviglioso ingrediente di nuovi prodotti per l’igiene personale, il confezionamento degli alimenti, le vernici, le procedure mediche, gli articoli farmaceutici, gli pneumatici ed i pezzi di automobile, tra il numero sempre crescente di altri prodotti di consumo. Le compagnie cosmetiche aggiungono nanoparticelle di diossido di titano alle creme solari per renderle trasparenti sulla pelle. I produttori di abbigliamento sportivo hanno inventato vestiti inodori che contengono nanoparticelle d’argento, due volte più tossiche per i batteri rispetto alla candeggina. Le compagnie industriali automobilistiche hanno aggiunto nanofibre di carbonio per rinforzare pneumatici e pannelli di carrozzeria.

Secondo il "Progetto statunitense sulle Nanotecnologie Emergenti" (P.E.N.), gli articoli per la salute ed il fitness continuano a dominare l’offerta della produzione nanotecnologica, raggiungendo il 60% dei prodotti conosciuti. Il nanoargento è il nanomateriale più impiegato, grazie alle sue proprietà antimicrobiche: nella fabbricazione di gran parte di prodotti, infatti, ben 259 di essi lo contengono (il 26% di 1.000 articoli studiati). L’inventario aggiornato del PEN presenta i prodotti di 24 paesi, inclusi Stati Uniti, Cina, Canada e Germania.

Finora i nanomateriali sono stati così poco compresi che gli scienziati non sono in grado di predire come si comporteranno e di testare la loro sicurezza (sic). Più di 1.000 articoli di consumo manifatturati con nanoparticelle, che possono essere fino a 100 volte più piccole di un virus, sono già sul mercato, nonostante la quasi totale assenza di dati certi sui pericoli che comportano per la salute umana e l’ambiente. Mentre queste particelle atomiche possono essere un beneficio in alcune applicazioni mediche (sic), scienziati ed ambientalisti richiedono maggiori studi. Fino ad oggi sono pochi gli effetti nocivi riscontrati di questa nuova tecnologia virtualmente non regolamentare. Ma questa mancanza potrebbe essere dovuta proprio agli scarsi studi che sono stati condotti nella fretta di trovare un sempre maggior numero di applicazioni nanotech redditizie.

La nanotecnologia, la scienza dell’infinitamente piccolo, è un’importante industria emergente, con un mercato annuale proiettato intorno a un trilione di dollari statunitensi entro il 2015. Essa implica la manipolazione o la produzione di nuovi materiali a partire da piccole porzioni di materia leggermente più grandi di atomi e molecole; argento e carbonio costituiscono i materiali base più importanti.

I nanomateriali sono più piccoli del diametro di un capello umano e possono essere osservati solo attraverso potenti microscopi. Un nanometro è la miliardesima parte di un metro, un capello umano misura circa 80.000 nanometri. Un atomo è pressappoco la terza parte di un nanometro e le nanoparticelle sono gruppi di atomi di solito più piccoli di cento nanometri. Le minuscole particelle di materiali presentano spesso proprietà uniche e diverse da quelle degli stessi materiali in scala più grande. Le nanoparticelle devono il loro successo alle straordinarie e, a volte, davvero insolite, proprietà che possiedono. Ad esempio, le racchette da tennis costruite con nanotubi di carbonio sono incredibilmente forti, mentre i pezzi più grandi di grafite si rompono facilmente. L’industria medica sta investendo enormemente sulle nanoparticelle per creare farmaci di precisione in grado di mirare a specifici tessuti, come le cellule cancerose (sic). Mentre alcuni di questi nuovi materiali possono avere applicazioni benefiche nelle procedure mediche, medicazioni di ferite e prodotti farmaceutici (?), cresce la preoccupazione sui possibili effetti tossici. Le nanoparticelle sono state collegate soprattutto alle malattie polmonari ed ai danni genetici.

Nel corso di un nuovo studio britannico, gli investigatori hanno riscontrato un processo mai visto prima, soprannominato “toxic gossip”, in cui le nanoparticelle di metallo danneggiano il D.N.A., perfino attraverso le barriere di tessuto epidermico intatte. I ricercatori hanno definito la scoperta come un’”enorme sorpresa”, poiché le nanoparticelle, sembra, abbiano indirettamente creato dei danni.

Adesso, per la prima volta, uno studio scientifico ha stabilito una relazione chiara e causale tra il contatto umano con le nanoparticelle e gravi problemi di salute. Secondo un articolo pubblicato sull’ European Respiratory Journal da un gruppo di ricercatori cinesi diretti da Yuguo Song, del "Dipartimento di Medicina del Lavoro e Tossicologia Clinica del Chaoyang Hospital" di Beijing (Pechino), sette giovani operaie si sono gravemente ammalate dopo aver lavorato in una fabbrica di vernici che usava la nanotecnologia. Le operaie hanno sofferto danni gravi e permanenti ai polmoni, oltre ad eruzioni cutanee su viso e braccia. Due di loro sono morte, mentre le altre cinque non sono ancora guarite, nonostante siano passati diversi anni.

Circa cinquecento studi hanno dimostrato la tossicità della nanotecnologia per gli animali, le cellule umane e l’ambiente. Sebbene l’articolo di Song provi per la prima volta l’evidenza della tossicità negli esseri umani, secondo la ricercatrice Silvia Ribeiro questo risultato potrebbe essere solo la punta dell’iceberg di un’industria estremamente rischiosa.

Gli agglomerati di nanoparticelle dello stesso materiale, invece, si comportano diversamente, in modo più potente, più tossico, ed hanno proprietà radicalmente differenti. Ciò che le rende così utili rende anche la loro sicurezza così incerta. È necessaria una ricerca immediata e approfondita sulla tossicità delle nanoparticelle. Gli effetti sulla salute umana e sull’ambiente derivano dalle nanoparticelle che si riversano nei condotti idrici attraverso il trattamento delle acque reflue, colpendo gli organismi che vivono nell’acqua e le persone che bevono e cucinano con quell’acqua.

Le nanoparticelle che destano maggiore preoccupazione sono tre: quelle d’argento, le nanofibre di carbonio e le cosiddette “buckyballs”, ovvero microscopiche strutture di carbonio a forma di pallone da calcio.

Il nanoargento è noto per la sua alta tossicità verso la vita acquatica. Mentre per gli esseri umani l’argento risulta più sicuro di altri metalli tossici come il piombo e il cromo, per gli organismi acquatici purtroppo non è così. L’argento è più tossico per molti organismi di acqua dolce e salata, risalendo dal fitoplancton (alla base della catena alimentare) fino agli invertebrati marini, come ostriche e lumache, e per i pesci, soprattutto nella loro fase di crescita. Molte specie di pesci e crostacei, così come i pesci di cui si nutrono, sono vulnerabili. La prolungata esposizione all’argento colpisce e spezza la salute dell’ecosistema. Il nanoargento è significativamente più tossico dei pezzi d’argento, perché le particelle microscopiche in una vasta area aumentano la loro capacità di interagire con l’ambiente. È stata comprovata la capacità del nanoargento di rompersi, scomporsi e infiltrarsi nell’acqua quando, per esempio, gli indumenti sportivi contenenti nanoparticelle d’argento per il controllo degli odori, vengono centrifugati nelle lavatrici. Secondo uno studio sulle nanoparticelle d’argento adoperate come antimicrobici nei tessuti, su sette campioni testati, quattro di questi hanno perso dal 20 al 35% dell’ argento al loro primo lavaggio ed una marca ha perso la metà del suo contenuto d’argento già dopo i primi due lavaggi, andando a finire direttamente nell’ambiente. Molti corsi d’acqua si stanno riprendendo dagli alti livelli d’argento introdotti dall’industria fotografica durante il ventesimo secolo. I nuovi prodotti contenenti nanoparticelle d’argento possono risultare altamente tossici per i livelli d’argento che verrebbero così reintrodotti nei fiumi e nei laghi attraverso gli impianti per il trattamento delle acque.

Le nanofibre di carbonio aggiunte agli pneumatici ed intessute nell’abbigliamento per produrre diversi colori senza usare tinte, sono tendenzialmente impiegate anche in prodotti attraverso i quali potrebbero essere inalate provocando danni ai polmoni. In uno studio pubblicato sul Journal of Molecular Cell Biology, i ricercatori cinesi hanno scoperto che una classe di nanoparticelle ampiamente sviluppata in medicina, i dendrimeri poliamidoaminici (PAMAM), causa danni ai polmoni, innescando un tipo di cellule programmate, conosciute come cellule mortali autofagiche. Inoltre, le “buckyballs” a base di carbonio hanno dimostrato di essere assorbite dagli organismi semplici, sollevando la preoccupazione che le sostanze tossiche contaminino la catena alimentare danneggiandola alla base.

Oggi, secondo il P.E.N., più di un mille prodotti basati sulla nanotecnologia, sono stati resi disponibili ai consumatori di tutto il mondo. Il più recente aggiornamento dell’inventario, risalente a tre anni e mezzo fa, riflette il crescente uso delle minuscole particelle in ogni cosa, dai prodotti convenzionali come gli utensili da cucina antiaderenti, accendigas, racchette da tennis più resistenti, fino a dispositivi sofisticati come sensori indossabili che monitorano la postura.

“L’uso di nanotecnologia nei prodotti per i consumatori continua a crescere rapidamente”, afferma il direttore del P.E.N. David Rejeski. "Quando abbiamo avviato l’inventario nel marzo 2006, c’erano soltanto 212 prodotti. Se l’introduzione di nuovi prodotti dovesse continuare a questo ritmo, il suo numero potrebbe avvicinarsi a 1.600 entro i prossimi due anni. Questo porterà a significative cause legali per negligenza contro organismi come la Food and Drugs Administration (Agenzia per gli Alimenti e i medicinali) e la Consumer Product Safety Commission (C.P.S.C.), che spesso adottano provvedimenti insufficienti ad identificare prodotti nanotech, prima che vengano introdotti sul mercato”.


Fonte: http://www.comedonchisciotte.org






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sabato 2 dicembre 2006

Argento, bario e stronzio sono responsabili della TSE? (articolo di M. Purdey)

La TSE, cioè Encefalite spongiforme trasmissibile, è una patologia affine all'encefalite spongiforme bovina (BSE). Nell'articolo, segnalato da Chopperman e tradotto dalla valentissima prof.ssa Anna Palombino, tale malattia, insieme con affezioni simili che colpiscono animali selvatici (cervi, visoni...), è messa in correlazione dall'autore dello studio, il dottor M. Purdey, con la diffusione nell'ambiente di ioduri d'argento, sali di bario, cristalli di quarzo, stronzio etc., elementi la cui abnorme presenza negli ecosistemi si spiega anche e soprattutto con l'operazione "scie chimiche". Clicca QUI per scaricare il documento PDF originale.

Livelli elevati di argento (AG), di bario (Ba) e di stronzio (Sr) e bassi livelli di rame (Cu) sono stati riscontrati nelle corna, nei terreni e nei pascoli dei cervi che crescono nelle zone di maggior concentrazione di Chronic wasting disease (CWD) (Malattia del dimagrimento cronico) in America del Nord, rispetto alle zone dove la CWD ed altre encefalopatie spongiformi trasmissibili (TSEs) non sono state segnalate. Si pensa che gli alti livelli di AG, di Ba e di Sr provengano da fonti inquinanti sia geochimiche sia artificiali-originate dalla diffusa pratica di irrorazione aerea, per inseminare le nubi con nuclei di cristalli di Bario o Argento per produrre pioggia in queste regioni aride dell'America del Nord, dalle irrorazioni atmosferiche con aerosol a base di Ba per migliorare la rifrazione nelle trasmissioni di segnali radio e radar così come la diffusione di fanghi di Ba residui dei pozzi di gas/petrolio all'interno di pascoli.

Questi metalli successivamente hanno raggiunto un'alta concentrazione nella catena alimentare e nei mammiferi che dipendono dagli ecosistemi locali carenti in Cu. E' stata avanzata una teoria su due prerequisiti di origine ambientale sull'eziologia delle TSE che è basata su una sostituzione dell'Ag, del Ba, dello Sr o del manganese che si legano ai domini lasciati liberi da Cu/Zn sulla proteina prione della cellula (PrP) / molecole proteoglicane di solfato che alterano le capacità del cervello di proteggersi dalle forti scariche di energia luminosa e sonora. La chelazione di Ag/Ba/Sr o di zolfo libero all'interno del biosistema inibisce la sintesi vitale dei proteoglicani dipendenti dello zolfo, cosa che provoca l'interruzione della conduzione mediata dal rame dei segnali elettrici lungo il PrP-proteoglicano che segnala le vie; in definitiva l'interruzione delle correnti inibitorie sinaptiche GABA/piastre laterali dei circuiti regolati uditivi/circadiani, così come l'interruzione della co-regolazione proteoglicana del fattore di crescita che segnala i sistemi che mantengono l'integrità strutturale del sistema nervoso. I composti di AG, Ba, Sr o manganese risultanti inseminano i cristalli piezoelettrici che incorporano PrP e ferritina nella loro struttura. Questi cristalli in ordine ferrimagnetico si moltiplicano e soffocano le vie di conduzione elettrica della PrP-proteoglicana attraverso il sistema nervoso centrale (SNC).

La seconda fase della patogenesi entra in gioco quando la pressione esercitata dalle forti scariche delle onde acustiche a bassa frequenza provenienti dai jet che volano a bassa quota, da esplosioni, da terremoti etc. (una tipica chiave ecologica degli ambienti nei quali si intensificano le TSE) viene assorbita dai disonesti cristalli “piezoelettrici„ che debitamente convertono l'energia meccanica di pressione in energia elettrica che si accumula nei complessi PrP-ferritina del cristallo (fibrille) fino a raggiungere un punto “di polarizzazione di saturazione". Sulla superficie del cristallo si generano campi magnetici, che iniziano le reazioni a catena della deleteria neurodegenerazione spongiforme mediata da radicali liberi nei tessuti circostanti. I cristalli piezoelettrici di AG, Ba, Sr o manganese sono termoresistenti e trasportano un campo magnetico che induce una capacità patogena, si ritiene che queste sostanze inquinanti di cristallo ferroelettrico rappresentino gli agenti trasmissibili e patogeni che innescano la TSE.
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