Una conferma di quanto avevamo accennato in Estate sotto le scie giunge dal C.N.R. Purtroppo, infatti, è stato rilevato un incremento dei casi di melanoma, tumore causato dall'esposizione della pelle ai raggi ultravioletti, non filtrati dallo strato di ozono probabilmente sempre più deteriorato. Non è stato ancora possibile appurare se il depauperamento dell'ozonosfera sia intenzionalmente provocato dall'operazione chemtrails o se, invece, sia una ripercussione dello spargimento nell'atmosfera di decine di elementi e composti chimici che certamente sono nocivi. Si ricordi che già le pur rarissime scie di condensazione, composte per lo più da vapore acqueo, contengono, però, vari inquinanti tra i quali si annoverano nitrato di ammonio, idrazina, nitrometano, alluminio, composti sodio-azotati. Ormai l'aria è satura di particolato: infatti, quando s'instaura un'area di alta pressione, il cielo è tutto una patina bianco-grigiastra sicché molte persone notano, senza capire, la discrepanza tra le previsioni del tempo, che preannunciavano "bel tempo" e "cielo sereno", e quel sudario livido e sporco steso sopra di loro. È il più temibile tumore maligno della pelle, secondo per aumento di incidenza tra i tumori; in Italia si registrano 7.000 nuovi casi e 1.500 morti l'anno. Tra le cause dell'incremento l'esposizione alle radiazioni ultraviolette meno schermate dall'atmosfera. Per combatterlo servono terapie ‘su misura’ basate su analisi dei tessuti malati, come risulta da uno studio dell'Icb-Cnr
Un gruppo di ricercatori dell'Istituto di chimica biomolecolare (Icb) del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Sassari, coordinato da Giuseppe Palmieri, ha messo a punto una metodologia in grado di indirizzare terapie ‘su misura’ per il melanoma maligno. La complessità dei meccanismi molecolari legati all'insorgenza della malattia è la causa di una inefficace risposta terapeutica ai farmaci attualmente impiegati nella pratica clinica.
“Il melanoma è un tumore altamente eterogeneo dal punto di vista molecolare”, spiega Giuseppe Palmieri. “I melanociti, che sono le cellule normali, possono infatti trasformarsi in cellule neoplastiche di melanoma seguendo diverse vie metaboliche e attraverso differenti alterazioni molecolari. Pertanto, una terapia antineoplastica aspecifica (per esempio, quella basata su chemioterapici e citostatici) ha sempre prodotto risultati limitati”.
Lo studio condotto dai ricercatori dell'Icb-Cnr “ha consentito, mediante la caratterizzazione molecolare, cioè analisi molecolari eseguite su ciascun tessuto tumorale”, prosegue Palmieri, “di suddividere i pazienti con melanoma in sottogruppi più propriamente correlati alla biologia della malattia, ciascuno dei quali potrà così essere sottoposto al trattamento più adeguato per il suo tipo di alterazione”. Questa metodologia potrà essere applicata anche ai cosiddetti soggetti a rischio, in modo da poter controllare quella che il ricercatore definisce “una vera emergenza sanitaria e sociale”. L'impressionante aumento di incidenza che il melanoma ha avuto negli ultimi decenni è superiore a quello di tutti gli altri tipi di tumore, ad eccezione del tumore del polmone nella donna. Nel mondo, si verificano ogni anno tra i due e i tre milioni di carcinomi cutanei non-melanoma e circa 135.000 melanomi maligni, più frequenti nelle donne di razza bianca al di sotto dei 30 anni. In Italia si registrano circa 7.000 nuovi casi e 1.500 morti l'anno quando, fino agli anni ’60, l'incidenza non superava i mille nuovi casi per anno.
Le cause principali di tale incremento vanno ricercate sia in fattori ambientali (in primo luogo, l'esposizione alle radiazioni ultraviolette associata alla progressiva riduzione delle capacità schermanti dell'atmosfera), sia in fattori genetici. “Nel melanoma maligno, come in tutte le altre forme neoplastiche, l’oncogenesi è associata ad alterazioni sequenziali di specifiche regioni di DNA, che i recenti progressi della genomica hanno consentito di caratterizzare come un processo a tappe, associato ad una serie di mutazioni di specifici geni coinvolti nella regolazione del normale funzionamento cellulare”.
Le conclusioni dello studio, pubblicate come research letter sulla prestigiosa rivista internazionale Journal of Clinical Oncology, “confermano che in oncologia non può esservi una terapia uguale per tutti e che bisogna rendere più omogenei i sottogruppi di pazienti da trattare”.
Per informazioni:
Giuseppe Palmieri, Icb-Cnr, Sassari
E-mail: gpalmieri@yahoo.com






Se quello degli incendi boschivi fosse, come è, un grosso affare per qualcuno, pensate veramente che egli si organizzi con qualche scatola di fiammiferi ed una latta di benzina trasportata in auto, come i TG vogliono farci credere?




Bisogna prendere in considerazione un altro aspetto del problema. E' stato notato che, anche in assenza di aerei chimici, i cumuli apportatori di piogge, tendono a sfibrarsi, a diradarsi, fino a disolversi quasi del tutto. Prescindendo da cause naturali sempre possibili, credo che si possano formulare le seguenti ipotesi, non incompatibili tra loro, per spiegare il fenomeno.




