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sabato 14 dicembre 2013

Precipita un aereo chimico sulle colline tra Coldirodi e Montenero?


11 dicembre 2013, mattina. Diversi cittadini del comprensorio sanremese-bordigotto comunicano ai Vigili del Fuoco nonché alle testate locali di aver notato un aereo a bassa quota e di aver udito poi un’assordante deflagrazione con conseguente violento spostamento d'aria. I testimoni pensano sia precipitato un velivolo, avendo scorto anche una colonna di fumo levarsi dalle colline tra Coldirodi, frazione di Sanremo, e Montenero, frazione di Bordighera. Entrambi sono abitati che distano pochi chilometri dal mare.

I “giornalisti” locali, nonostante le numerose segnalazioni giunte alle autorità competenti, nella prima serata liquidano il tutto come falso allarme, riportando di accurati sopralluoghi conclusisi senza esito.

Si potrebbe pensare alle traveggole di qualche abitante della zona, sennonché... un testimone indipendente riferisce: "Leggo ora la notizia del ‘falso allarme’ per un aereo caduto. Abito a Montenero. Oggi pomeriggio verso le 15.40 circa ho sentito un forte boato ed ho pensato fosse una scossa di terremoto anche perché in casa si è spostato il letto e il mio cane ha iniziato ad abbaiare spaventato. Non so nulla dell'aereo, ma il rimbombo è stato molto forte".

L’episodio si può tranquillamente archiviare come falso allarme? Pensiamo proprio di no: qualcosa è accaduto. Scartiamo l’ipotesi del sisma che non è certo collegato a volute di fumo. E’ plausibile che un aereo impegnato nelle operazioni di geoingegneria clandestina si sia schiantato: si è trattato forse di un drone o di un’altra unità che percorreva un corridoio ad hoc sopra il Ponente ligure. Fatto è che quella è la rotta seguita dagli aerei civili e militari. come evidenziato da Flightradar 24.



D’altronde il mostruoso andirivieni di velivoli chimici, civili e militari, con le loro rotte e quote anomale, in passato ha già provocato incidenti: si ricordi almeno la collisione tra due aerei sulla Sila. Sono sinistri su cui le fonti di regime hanno diramato versioni a tal punto inverosimili e surreali da indurre a ritenere che davvero ogni tanto l’oliato ingranaggio del genocidio globale si inceppi.

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venerdì 11 febbraio 2011

Islabonita

"Islabonita" è l'ultimo romanzo scritto da Nico Orengo. Riprendiamo dalla quarta di copertina la presentazione dell'opera narrativa.

"La Riviera luccicante degli anni Venti, tra i balli e la casa da gioco, le spiagge ed i campi da golf: è lo scenario di questa storia in cui cospirazioni di corte, trame massoniche e manovre dei servizi segreti sospingono i destini dei personaggi in un gioco che può rivelarsi mortale. A Sanremo, infatti, soggiorna Maometto VI, sultano in esilio; poco distante, a Bordighera, ha la sua dimora la regina madre Margherita di Savoia. Ma quando il medico del sultano muore in circostanze misteriose, Fatima viene fatta fuggire dalla corte, perché ha visto qualcosa che non avrebbe dovuto vedere. Sotto una copertura insospettabile si nasconde ad Isolabona, paesino dell'entroterra ligure che 'crede nella Madonna e nel silenzio'. Qui trascorre le sue giornate, aspettando Michel e l'ineluttabile compiersi del destino, mentre dal grammofono di Ricò, all'ingresso del paese, escono le note malinconiche di una canzone sudamericana che inspiegabilmente si interrompe sempre prima della fine. Intanto il nascondiglio di Fatima diventa sempre meno sicuro: sono in troppi a voler conoscere il suo segreto, a partire da Gino Cariolato, lo chauffeur-coiffeur della regina che, invidioso delle sue doti di pettinatrice, rischia di mettere a repentaglio la vita del sultano".

E’ gia notevole che, nel suo volumetto, Orengo (Torino 1944-2009), autore di “narrazioni apparentemente sbrigliate, ma sorrette da una notevole sapienza costruttiva e capaci di affrontare temi seri”, non disdegni di sceneggiare congiure orchestrate dai servizi segreti internazionali.

Colpisce, però, che, con palese e volontario anacronismo, lo scrittore torinese, naturalizzato ligure, affidi ad un personaggio secondario una curiosa osservazione che verte sulle chemtrails: il personaggio, infatti, si lamenta delle "scie lungo l'orizzonte" che modificano il clima e porteranno entro la fine del XX secolo a desertificare le regioni lambite dal Mar Mediterraneo. L’attante asserisce che l’area del Mediterraneo è terreno di sperimentazione per opera di Statunitensi e Russi con l’obiettivo di dominare i fenomeni atmosferici per fiaccare i loro nemici.

Che cosa pensare di questa strana digressione all'interno di un romanzo comunque un po' affettato? Nel cuore della rutilante e fatua belle epoque, si incunea un aguzzo cenno ad un’atroce realtà ormai sotto gli occhi di tutti. Una denuncia attraverso la finzione narrativa? Orengo non è nuovo a caustiche contestazioni: nel romanzo “La guerra del basilico” (1994), lo scrittore "muove da un'indagine alla James Bond su un 'alga assassina' per alludere alle grandi furfanterie dei nostri tempi che rendono veniali i peccati dei personaggi". Nel libro "Gli spiccioli di Montale", l'autore attacca la speculazione edilizia che ha sfigurato la Liguria.

E’ plausibile che Orengo abbia abbandonato alla corrente il messaggio nella bottiglia, alla corrente di un mare ormai avvelenato.


Ringraziamo F. per la segnalazione.





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