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venerdì 7 settembre 2018

Nuovo clamoroso caso di sindrome aerotossica



Un considerevole numero di passeggeri di un A-380 della Emirates [2], in volo da Dubai (Emirati Arabi Uniti), ha accusato i classici sintomi da "fume event" [1]. Il fenomeno, conosciuto come "sindrome aerotossica", è in modo pervicace occultato dalle autorità governative nonché dalle compagnie aeree, sicché, allorquando si verifica un nuovo episodio, l'evento viene descritto come "di origine misteriosa" oppure si ammanniscono all’opinione pubblica le ipotesi più bislacche.

Il caso dell'A-380 è rilevante, giacché questo tipo di velivolo non aspira l'aria che è poi immessa in cabina dalle gondole motore, ma da bocchette apposite, poste sui lati della fusoliera. Il fatto che il "fumo in cabina" si sia verificato ugualmente, implica che l'aria contaminata da sostanze neurotossiche (che provocano nausea, vomito, febbre, capogiri, cefalea, problemi neurologici più o meno seri e talora la morte) proviene direttamente dall'esterno e non da improbabili oli lubrificanti sfuggiti al sistema di filtraggio. [1] Ciò significa che l’aereo ha attraversato uno strato chimico, ossia una zona dell’atmosfera con alta concentrazione di composti nocivi rilasciati dai famigerati aviogetti impegnati, notte e giorno e a tutte le latitudini, nelle attività di “guerra climatica”. [2] Da notare che incredibilmente anche la Dottoressa Gatti ha sollevato la questione sul suo profilo Facebook.

Di seguito una cronaca.

Un volo della compagnia Emirates Airlines, proveniente da Dubai, con circa 500 persone a bordo, è stato messo in quarantena all’atterraggio all’aeroporto JFK di New York. Molti passeggeri (100 secondo i media statunitensi), hanno accusato malori durante il volo.

L’aereo è atterrato a New York alle 9:10 di mattina ora locale di mercoledì 5 settembre 2018. Il personale sanitario, insieme con gli agenti di polizia, ha così posto i passeggeri in quarantena. Il velivolo è stato fatto sostare in una zona ad hoc del JFK dove esperti e paramedici hanno cercato di arginare la situazione, sottoponendo ad esami i viaggiatori.

In una nota, la compagnia Emirates ha dichiarato che dieci persone - tre passeggeri e sette componenti dell’equipaggio del volo EK 203 - sono state ricoverate in ospedale, in quanto bisognose di cure mediche. Altri nove viaggiatori sono stati sottoposti a controlli medici e dimessi successivamente, mentre al resto delle persone è stato permesso di partire dopo screening eseguiti dalle autorità sanitarie. [...]

Le principali ipotesi circa la causa dei malori sono due: intossicazione alimentare o epidemia di influenza. (sic) [...]

Un A-380 della Emirates, diretto a Dubai, ripreso mentre sorvola illegalmente ed a bassa quota il centro abitato di Sanremo.

Fonti:

- Dubai-New York aereo in quarantena: centinaia di passeggeri con febbre e tosse
- Emirates airline: Passengers sick on Dubai-New York flight


[1] Non bisogna farsi trarre in inganno dal termine “fume che in italiano non si traduce con “fumo”, bensì con vapore o esalazioni. Questo significa che gli incidenti rientranti sotto la statistica di “fume events” non sempre e non necessariamente significano “fumo in cabina”. Precisato ciò, ricordiamo che comunque gli effetti sulla salute umana dei miasmi tossici respirati in cabina possono spaziare in un’ampia gamma: da disturbi lievi a vere e proprie patologie a carico del sistema respiratorio e cardio-circolatorio.

[2] Ottobre 2012: “La Lufthansa alle prese con il problema dei fume events sull’A380”: questa il titolo apparso sulla stampa di settore. L’aerolinea tedesca aveva comunicato che un insolito numero di eventi di vapori in cabina era occorso nella sua flotta di A380, in particolare sui voli decollati da Singapore. Dal momento che molti dei casi erano avvenuti sui voli di ritorno per la Germania la compagnia sospettava che le condizioni meteorologiche che solitamente caratterizzano la regione tedesca potevano aver giocato un ruolo determinante.


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martedì 29 agosto 2017

Come costruire la "macchina della pioggia": aggiornamenti



Nell'aprile del 2008 ci occupammo per la prima volta di ionizzazione dell'aria [ LINK ] e l'argomento fu ancora sviluppato nel 2012 [ LINK ], sino a concretizzarsi nelle ultime settimane, durante le quali abbiamo eseguito alcuni test con il prototipo di generatore di ioni modulare [ LINK 1 ] e [ LINK 2 ]. Abbiamo cominciato le nostre ricerche, basandoci sugli studi sfociati poi nei primi esperimenti dell'azienda svizzera Meteo Systems negli Emirati Arabi Uniti. Il grosso ostacolo, direi insormontabile, di queste attrezzature, è la loro difficile realizzazione per opera di comuni cittadini. Oltretutto servono luoghi di installazione idonei.



Abbiamo risolto il problema, eliminando in pratica l'impossibilità di messa in opera del "rainmaker" ad opera di coloro che non hanno conoscenze di base per costruire da sé il circuito amplificatore di tensione. Su ebay si possono, infatti, reperire facilmente i dispositivi che poi troviamo in tutti gli ionizzatori in commercio. Si tratta di dispositivi piccoli ed economici, il che ci permette (dovendoli far funzionare in sinergia a decine) di acquistarne molti e di assemblare di conseguenza un apparecchio di ionizzazione molto efficiente. Il tutto con pochissima spesa e senza disporre di conoscenze eccezionali in elettronica.



Giacché per noi è arduo creare un singolo apparato potente, servono più ionizzatori che lavorino insieme, in diverse zone abitative. Serve un circuito già assemblato a bassissimo costo, idoneo altresì per un progetto di un multi-ionizzatore modulare. L'ideale è basarsi sul principio della parabola riflettente. Il resto si attua con gli ionizzatori (il piccolo e compatto circuito di base pre-costruito si trova on line al costo di circa 3/6 euro), disposti a raggiera come nel primo esperimento nonché l'aria calda, che tende a salire. Inoltre l'aggiunta di una ventola, posta alla base del dispositivo, può incrementare il flusso d'aria verso l'alto.

Un certo numero di strumenti del genere, montati in varie zone di un centro abitato, potrebbe costituire la differenza. Diciamo che ognuno di noi dovrebbe assemblare un "rainmaker" composto da una quarantina almeno di circuiti di ionizzazione (vedi foto). La spesa non sarebbe elevata e l'ubicazione non incontrerebbe serie difficoltà. Per l'alimentazione basterebbe un alimentatore per PC di media potenza in grado di erogare anche i 5/12 volts richiesti a seconda del tipo di modulo acquistato. 50 ionizzatori modulari per 50 abitazioni sono 2500 ionizzatori, generando potenzialmente 3500 metri cubi di ioni negativi a postazione.



A chi oppone la questione dei nubifragi, rispondo così: le alluvioni si verificano a causa della dorizzazione dell'ambiente atmosferico, reso simile al plasma dalla geoingegneria clandestina. Attraverso la ionizzazione della bassa troposfera, si riequilibra il regime pluviometrico, inibendo le precipitazioni violente. L'aria, tra l'altro, è estremamente carica per via del nanoparticolato elettroconduttivo avio-disperso e ciò ha determinato l'incremento di tempeste di fulmini. Gli ionizzatori catturerebbero il nanoparticolato sulla parabola, vanificando le operazioni di aerosol.

ATTENZIONE! Trattasi di dispositivo ad alta tensione. Non esporre a conduttori elettrici ed acqua. Mantenere una distanza di sicurezza di almeno 50 cm dall'apparato. Tenere lontano dalla portata di bambini. Si declina ogni responsabilità in caso di uso improprio.

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venerdì 25 agosto 2017

Primi test per la "macchina della pioggia". Schema realizzativo



Nella tarda mattinata del 24 agosto 2017 abbiamo cominciato i primi test della "macchina della pioggia". Questi sono i risultati: dopo oltre novanta giorni di cielo completamente sgombro di nubi, si sono formati i primi cumuli che, in contrasto con le previsioni meteo dei giorni precedenti, hanno contraddistinto tutta la mezza giornata sino a notte inoltrata. Purtroppo i continui sorvoli degli aerei commerciali e militari impegnati nelle operazioni di guerra climatica, hanno per ora vanificato gli effetti incoraggianti del piccolo prototipo di ionizzatore, che abbiamo realizzato, assemblando più apparati di ionizzazione attorno ad una parabola satellitare in disuso verniciata di nero per agevolare il riscaldamento dell'aria.





Abbiamo avuto la conferma che il sistema in sé è promettente, ma siamo ben consapevoli delle forze in gioco, per cui è chiaro che sono necessari apparecchi più potenti e dislocati in diverse aree strategiche del territorio su cui si intende intervenire. Per questo motivo, studiando i dispositivi realizzati dagli Australiani, Svizzeri e Statunitensi, siamo in grado di fornire le indicazioni di base per costruire il proprio "rainmaker" a basso costo e che sia senza dubbio più efficiente del prototipo che ancora stiamo sperimentando. Il prossimo passo sarà quindi la messa in funzione di un congegno che ricalchi il più possibile i progetti delle società leader nel settore. Sono necessari:

a) Un alimentatore da 220/240V di elevata potenza (almeno 700/1200 watt)
b) Un decina di bacchette di alluminio (attraverso cui scorrerà l'alta tensione) da 1 cm x 100 x 1mm che faranno da puntali a forma di piramide. Questi dovranno essere uniti tramite rivetti.
c) Diodi 1N4007
d) Condensatori poliestere da 100 nF 2000V
e) Plexiglas o materiale simile per l'isolamento (meglio se doppio) del circuito.

ATTENZIONE! Si avvisa che, per costruire uno ionizzatore atto a produrre precipitazioni piovose, è d'uopo disporre di minime conoscenze di elettronica e che, in ogni caso, lavorando con pericolose alte tensioni, si deve essere certi di come agire. Per la messa in opera dell'apparato sarà assolutamente necessario un luogo isolato e ad accesso esclusivo.

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Costruire uno ionizzatore per indurre le piogge



Prerequisiti: disponibilità di uno spazio idoneo; umidità atmosferica pari almeno al 30 per cento; presenza di nubi imbrifere: preferibilmente cumulonembi o cumuli.

Su quale principio funziona: lo ionizzatore produce ioni negativi (atomi che hanno catturato uno o più elettroni, particelle subatomiche di carica negativa). Gli ioni negativi salgono per convezione e grazie all'energia termica solare (calore), quindi si attaccano ai nuclei di condensazione, caricati positivamente, all'interno delle nuvole, inducendo la coalescenza dei nuclei, ossia la loro aggregazione, affinché le goccioline, ora di carica negativa, di pochi micron assumano il calibro di un millimetro circa. In tal modo, le stille, sufficientemente pesanti, cadono sotto forma di pioggia. In assenza di luce solare, una o più lampade ad infrarossi propiziano la convezione termica, ossia la salita dell'aria calda.

L'apparato va alimentato con tensione elettrica e potenza adeguate tali da far acquistare agli atomi gli elettroni. Di seguito è mostrato lo schema elettrico di riferimento.



Nell'immagine che vi proponiamo in testa all'articolo il dispositivo -ad alta tensione- è di alluminio, affinché conduca l'elettricità. Inoltre la struttura, di tipo modulare, ha la forma di una piramide. E' evidente che bisogna prendere tutte le precauzioni del caso onde evitare il contatto con gli apparati ad alto voltaggio. Per questo motivo la struttura ad alta tensione (15.000 Volts o più) deve essere isolata opportunamente.

P.s. E' condizione necessaria per generare precipitazioni piovose che le attività igroscopiche siano assenti o blande, quindi bisogna approfittare di quei giorni in cui esse sono interrotte o quasi. Sono giorni in cui, a causa dell'evaporazione e della traspirazione, l'umidità atmosferica si rapprende in nubi. Favorite sono le località di mare, normalmente più umide rispetto alle altre.


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lunedì 14 agosto 2017

Progetto Pioggia - Multi-Ionizzatore a flusso incrociato

Gli Emirati Arabi Uniti, noti per il clima decisamente secco, hanno deciso di investire in un progetto che, dal 2010, permette di favorire precipitazioni piovose. Gli ingegneri svizzeri della "Meteo systems" sono riusciti nell'impresa di far piovere. Le sperimentazioni hanno avuto inizio nella regione desertica dell'Al Ain. L'autorevole "Sunday Times" fu il primo a rendere noto il "progetto pioggia", direttamente finanziato dal Presidente degli Emirati Arabi Uniti. Il primo dispositivo sperimentale, realizzato nel 2006 per Dubai, si può vedere in foto ed aveva le dimensioni di una Smart.



I ricercatori elvetici, protagonisti di questo stupefacente progetto iniziato ad Abu Dhabi [meglio Abu Ẓaby (Arabo أبو ظبي)], hanno adoperato una sorta di parasole metallici di una decina di metri d'altezza, in grado di caricare elettricamente l'aria. Questa è caricata con gli ioni negativi, che hanno la proprietà di unire le goccioline ai nuclei di condensazione e di condensare l'umidità presente in atmosfera, in maniera tale da creare i corpi nuvolosi.



Studiando gli effetti degli ioni negativi in atmosfera e sulla base degli studi condotti dallo scienziato Ighina, che fu l'assistente di Guglielmo Marconi, abbiamo pensato ad un apparato che potrebbe essere in grado di formare nuvole e generare piogge, coniugando la tecnologia attuale (la ionizzazione negativa per mezzo di strumenti idonei) con i princìpi su cui si fondava la famosa "macchina della pioggia" di Ighina. Questo congegno era composto da una torre di metallo, sulla cui cima era montata una grande elica. Il tutto era saldamente piantato in un terreno cosparso di polvere di alluminio. La rotazione dell'elica in un senso induceva la formazione di nubi (ionizzazione negativa) e le conseguenti precipitazioni. Nel senso opposto, si rasserenava il cielo (ionizzazione positiva). Le attività di geoingegneria clandestina, alias scie chimiche, agiscono in quest'ultima direzione: caricano positivamente gli ioni atmosferici, con la conseguenza che le nubi imbrifere non si formano, da qui la siccità cronica che ormai colpisce mezzo continente europeo, gli Stati Uniti, molti paesi sudamericani e dell'Africa nonché l'Australia.

Noi, con la realizzazione di uno strumento di ionizzazione negativa, riproducente in gran parte lo schema del progetto di Abu Dhabi e che si avvale di più ionizzatori che saranno disposti in modo opportuno, miriamo a contrastare gli effetti delle attività di guerra climatica volti a rendere siccitosi i nostri territori. Gli apparati atti alla creazione di ioni negativi lavoreranno all'unisono. Con questo stratagemma si supera l'ostacolo della difficile messa in opera di un unico ionizzatore di grandi dimensioni, giacché la circuiteria da assemblare sarebbe estremamente costosa e l'apparecchiatura che ne deriverebbe sarebbe comunque pericolosa. Ciò perché uno ionizzatore richiede doppio isolamento a causa delle pericolose scariche che esso può trasmettere all'esterno. L'assemblaggio di più ionizzatori elettricamente isolati, ma che lavorano in simbiosi, dovrebbe conseguire l'obiettivo che ci si prefigge: propiziare l'agognata pioggia e contrastare gli effetti prosciuganti delle cosiddette "scie chimiche".



PROGETTO PIOGGIA - MULTI-IONIZZATORE A FLUSSO INCROCIATO

L'apparato è composto da un numero minimo di sette ionizzatori, disposti in modo da generare un flusso incrociato di ioni negativi. Il dispositivo è costituito da una piattaforma di alluminio e da ionizzatori di media capacità, collocati in modo da formare un cerchio. Il tutto è sormontato da una struttura di metallo dertivata da un comunissimo ombrello, così da riprodurre la struttura degli ionizzatori della Meteo Systems. Quanto maggiori saranno le dimensioni del congegno e quanti più saranno gli ionizzatori operanti all'unisono, tanto più elevate saranno le probabilità di formare nuvole e di produrre precipitazioni piovose. Coloro che vorranno sperimentare direttamente, potranno seguire il progetto qui mostrato. Chi intendesse affidare la realizzazione del sistema al Comitato Tanker enemy, potrà contribuire con una donazione, cliccando al seguente link. Grazie infinite per la collaborazione.

Contribuisci ora! Donazione con PostePay: 4023 6009 4336 4051 - Codice fiscale: MRCRSR61C19I469R - IBAN: IT48I0617522700000001977280 Oppure fai una donazione con PayPal.



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