domenica 7 aprile 2019

Neve contaminata



Durante la primavera 2009, numerosi sci alpinisti segnalarono la presenza, sotto le solette degli sci, di un materiale nerastro e appiccicoso che rendeva difficoltosa la discesa. Le segnalazioni interessarono un'area piuttosto ampia, dalle Alpi Marittime alle Alpi Lepontine, a quote comprese tra 1500 e 2500 metri.

Furono prelevati campioni di materiale solido direttamente dalle solette degli sci e campioni di neve presso le località maggiormente coinvolte dalle segnalazioni: le analisi in laboratorio si occuparono della determinazione delle concentrazioni
di carbonio organico, azoto totale, metalli pesanti ed altri composti in tracce, idrocarburi policiclici aromatici (IPA) ed alifatici.
I campioni di neve, inoltre, furono analizzati per la determinazione di PH, conducibilità elettrica, ioni principali; su alcuni campioni fu inoltre eseguita la speciazione e la quantificazione dei grani pollinici presenti.

Nei campioni di materiale solido i risultati delle analisi evidenziarono un elevato contenuto di carbonio organico, idrocarburi alifatici a catena lunga e idrocarburi policiclici aromatici. In alcuni casi, furono rilevati considerevoli livelli di metalli pesanti, tra cui zinco, rame, molibdeno, cadmio, antimonio, piombo e bismuto. Fu riscontrato un moderato arricchimento rispetto alle concentrazioni medie crostali, indicando così che l’origine di questi elementi poteva essere, almeno in parte, antropica (residui di combustione).

Sui campioni di neve prelevati in superficie emersero elevate quantità di grani pollinici, soprattutto di specie arboree provenienti dalle aree forestali limitrofe (pini, larici, faggi). Dalla caratterizzazione chimica dei campioni di neve emerse un contenuto di carbonio organico disciolto superiore non solo a quello rilevato nel 2009 nelle Alpi Orientali, ma addirittura superiore a quello osservato nella neve di Torino.

Anche nella neve, analogamente al materiale solido, furono rilevate elevate concentrazioni di idrocarburi pesanti e IPA. Gli strati più interni del manto nevoso mostrarono caratteristiche chimiche in linea con quelle tipiche delle Alpi, dimostrando che la contaminazione interessava principalmente la porzione di neve superficiale.

Si può ipotizzare che il fenomeno della “neve collosa” sia riconducibile alla deposizione su larga scala di residui di combustione (aerei?), simili per composizione chimica a fuliggine o nerofumo. A tutt'oggi non si conoscono i risultati delle ulteriori indagini che, all'epoca, fu garantito dalle autorità sarebbero state condotte per accertare, con assoluta certezza, le origini del fenomeno. Un altro triste episodio di insabbiamento.

Fonte: Università degli studi di Torino

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2 commenti:

  1. Per capire la verità su qualsiasi cosa, bisogna seguire i soldi...ed il riscaldamento globale, che in inglese si dice "global warming", non fa eccezione.

    https://youtu.be/Ot2hBDl6Lxc

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  2. Facendo un giro sulle chemtrails sul tubo,è EVIDENTE come gli algoritmi di ricerca sono cambiati..è tutto al minimo come se il motore di ricerca "conoscesse" poco l'argomento. Ci sono molti video dove si spiegano le scie di "condensa" da nuovi e giovani debunkers o futuri tali

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