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sabato 7 maggio 2011

Il delitto corre sulle microonde

Il segnale del picchio verde

Il 14 ottobre 1976, tutte le comunicazioni radio del globo furono interrotte da segnali radio di forte intensità. Le emissioni erano irregolari e si alternavano frequenze molto elevate a frequenze molto basse.

L'Unione sovietica, dopo essere stata identificata come la diretta responsabile, presentò delle formali scuse a tutti i paesi che avevano protestato. I loro "esperimenti" erano all'origine di questi disturbi. Poco dopo i Russi cambiarono lunghezza d'onda e cominciarono così le emissioni di gigantesche onde elettromagnetiche stazionarie.

I Sovietici avevano usato il "PIVERT", chiamato anche "Woodpecker" (Picchio), a causa del caratteristico suono ritmato che i rilevatori di segnali elettromagnetici avevano registrato. Questo suono assomiglia al rumore che si produce, battendo su una tavola con una penna, a una velocità di 14 colpi al secondo. Pare che il segnale venisse dalle città sovietiche di Riga e di Gomel, dove i Sovietici sperimentavano dei mastodontici generatori ad energia continua basati sulla tecnologia di Tesla. Come bersaglio fu scelta l'ambasciata statunitense a Mosca: tra il personale del consolato molti accusarono disturbi di varia natura (cefalea, insonnia, inappetenza, irritabilità, depressione...); alcuni furono colpiti da patologie, anche gravi, tra cui emorragie cerebrali, ictus, attacchi epilettici e tumori.

La strana morte di Mark Purdey

L'abitazione del medico veterinario Mark Purdey fu incendiata. Un giorno trovò la sua linea telefonica isolata. Un'altra volta vide degli estranei che si aggiravano, con fare sospetto, nei paraggi della sua fattoria. Questi estranei pedinarono a lungo sia lui sia la moglie. L'avvocato di Purdey morì in un incidente stradale, avendo perso il controllo dell'auto su cui viaggiava. E' stato riferito che un giorno l'autoveicolo, con alla guida Purdey, incrociò un autocarro dotato di strane apparecchiature. La morte di Purdey è avvolta nel mistero: il tumore cerebrale che lo colpì fu causato da campi elettromagnetici mirati e potenti?

Da fine ottobre 2010 sino ad aprile 2011 la nostra famiglia è stata coinvolta in una serie di drammatici eventi che, alla fine, nonostante innumerevoli tentativi, hanno portato alla morte di nostro padre, avvenuta il 3 aprile 2011. Molti dei lettori sapranno che nel periodo compreso tra fine novembre 2010 sino al 17 gennaio 2011, mio padre ed io siamo stati a Rozzano (MI), presso il centro ospedaliero Humanitas. Non mi dilungo nei particolari, visto che chi vorrà approfondire, può leggere questa sorta di resoconto in memoria del papà.

Dobbiamo giocoforza, però, ritornare su questa storia, poiché abbiamo il fondato sospetto che nostro padre sia stato, diciamo così... aiutato a morire. Sul tetto dell'edificio di fronte (sette piani - ora disabitato), a 110 metri di distanza, nel marzo 2005, furono installate due antenne di telefonia mobile. Nel settembre 2005 mio padre cominciò a conclamare disturbi motori per un tumore (glioblastoma IV, causato dai campi magnetici della telefonia mobile), che, però, non gli fu diagnosticato. Infatti, sino a dicembre 2010, tutti pensavamo, a causa di una diagnosi sbagliata dei medici sanremesi, al morbo di Parkinson.

_blankUna relazione di causa-effetto tra smog elettromagnetico e cancro al cervello intercorre evidentemente. Fatto sta che il nostro babbo conclamò in modo drammatico il tumore all'encefalo, il Glioblastoma IV, solo nell'ottobre 2010. Per cercare di salvarlo, decidemmo il ricovero in un centro specializzato per questo tipo di neuropatie, l'Humanitas.

Alla fine di dicembre 2010 mio fratello ed io iniziammo a concordare telefonicamente il rientro a casa, affinché fosse tutto pronto per la lunga convalescenza di papà a letto.

Il 17 gennaio 2011 il babbo firmò per le dimissioni. Partimmo alla volta di Sanremo dove arrivammo nel tardo pomeriggio.

Papà quella sera cenò nel suo letto, seguì qualche programma in televisione e si addormentò sereno, finalmente era a casa sua, con la famiglia. Ci sembrava di aver toccato il cielo con un dito: pensammo che l'incubo fosse concluso, ma qualcosa di terribile stava per accadere.

18 gennaio 2011, alle 8:30 di mattina sentii gridare mio padre che accusava un fortissimo dolore al piede sinistro. Visto il viaggio del giorno prima in auto, pensai ad un crampo e cominciai a massaggiare l’arto. Non ebbi nemmeno il tempo di rendermi conto che non era un innocuo crampo muscolare. Vidi, infatti, che papà cominciava a contrarre il viso, a sbattere gli occhi, a serrare la bocca. Nell’attimo in cui compresi, saltando dall'altra sponda del letto, che si trattava di una probabile emorragia cerebrale con attacchi epilettici, il dramma era già compiuto, poiché in quei secondi preziosi papà si morse la lingua, le labbra e si sublussò la mandibola, scheggiando anche due denti incisivi. Dovemmo chiamare subito il pronto intervento. I paramedici arrivarono dopo pochi minuti, mentre le scariche epilettiche di papà si ripetevano ed il sangue schizzava da tutte le parti. Subito lo portarono via. Lo seguii in ospedale. Le crisi epilettiche si avvicendarono per circa 40 minuti, nonostante i sedativi somministrati per “spegnere” le scariche. Il cuore arrivò per un attimo a 150 pulsazioni al minuto, poi si stabilizzò e papà si risvegliò. Una lacrima gli sgorgò dall’occhio destro. Chiamai l’infermiera, che per quei lunghissimi minuti era rimasta fuori, in una saletta adiacente. La informai che papà era appena uscito dalle crisi epilettiche. Lo trasferirono quindi nella stroke-unit.

Incredibilmente l’emorragia cerebrale, con sede nella zona dell’intervento stereotassico e che aveva procurato le crisi epilettiche, non produsse all'apparenza ulteriori danni neurologici. Gli arti si muovevano ancora e papà parlava in modo normale. Soffriva, però, di un’amnesia a breve e medio termine, ma questo sintomo è spesso causato dell’epilessia. In realtà non ricordava più neanche del ricovero a Rozzano.

Una settimana prima del ritorno a Sanremo mio fratello mi aveva comunicato che erano state installate delle nuove antenne sulla palazzina di fronte. Scattò, per fortuna, una serie di fotografie, adoperando la nostra vecchia videocamera Panasonic.

Mio padre, tutto sommato, al rientro a Sanremo, era in buone condizioni. Fatto sta che, solo 14 ore circa dopo il nostro rientro a casa, egli subì una gravissima emorragia cerebrale con annesse crisi epilettiche che si protrasero per un'ora. Caso vuole, una settimana circa prima, sul tetto dello stabile di fronte, era stato aggiunto uno strano apparato, che poi fu, fatto strano, rimosso il giorno successivo al decesso di nostro padre e solo quattro mesi dopo la sua installazione. Si notino il cablaggio avvolto in modo visibilmente provvisorio, il diametro notevole dei cavi e lo strano aspetto e colore dell'"antenna".

Nei giorni immediatamente precedenti al decesso, nostro padre fu colpito da altre due emorragie con crisi epilettiche. Fu la fine. Il 2 aprile entrò in coma ed il 3 aprile 2011, alle ore 23.11, esalò l'ultimo suo respiro.

Ci è stato confermato da diverse fonti "del mestiere" che quel particolare apparato, installato in direzione dei nostri locali d'abitazione per circa 130 giorni ed ora rimosso, è un'apparecchiatura "camuffata" probabilmente con sottile telo che, con molta probabilità è un cosiddetto "quinta banda" e cioè un'attrezzatura militare realizzata ed installata per arrecare danni, mediante fasci di microonde concentrati in una ristretta area. "E' un'antenna con un beam (fascio di emissione) che può variare tra 1 e 2 gradi, a seconda della frequenza di impiego. Di conseguenza a 110 metri di distanza il beam ha un'apertura tale da formare un cerchio elettromagnetico concentrato di circa 3 metri".

In definitiva, si deve pensare che abbiano irradiato in modo indiscriminato l'appartamento ed il più debole (nostro padre) della famiglia ha avuto la peggio.

Visto il chiaro collegamento che esiste tra le microonde e le emorragie cerebrali (oltre che i tumori) e data la strana coincidenza di eventi e fatti relativi alla morte del nostro babbo, la mente va subito ad un amplificatore di microonde. Considerato che ci occupiamo di temi scomodi, propendiamo ad una specie di vendetta trasversale o comunque ad un tentativo di distrarci dalla nostra opera di divulgazione, così come accaduto, in casi luttuosi del tutto assimilabili al nostro, ad altri noti attivisti in questi anni.


NOTA: i nostri numeri telefonici sono sotto controllo e quindi chi di dovere poteva benissimo sapere del mio rientro a casa e predisporsi in modo adeguato.



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domenica 3 ottobre 2010

Lo spartiacque della chimica

Galileo si può ignorare, il Sole no. (L. Ostuni)

"Scie chimiche": in questa dicitura diventata ormai quasi tragicamente banale si concentra la quintessenza venefica di questi tempi crepuscolari. La chimica, che nacque già come snaturamento e semplificazione della scienza alchemica, domina da alcuni decenni il mondo, con tutte le sue nutrite e spesso dannose conseguenze. Fu negli anni ‘50 del XX secolo che la chimica cominciò ad invadere il pianeta: fu demonizzata la Cannabis indica da cui si sarebbero potuti ricavare fibre tessili, materiali sostitutivi della plastica, farmaci e carburanti. La coltivazione della Cannabis fu dichiarata illegale prima negli Stati Uniti, poi via via nei vari paesi del mondo. L’industria petrolchimica si espanse in ogni dove, offrendo e soprattutto imponendo prodotti che, riversati sui mercati, entrarono nella vita quotidiana, nelle linde, asettiche abitazioni dei cittadini, incantati dalle comodità di un mondo sintetico. Intanto il fatturato delle società, che controllavano l’estrazione e la raffinazione del greggio, crebbe in modo esponenziale. Le multinazionali chimiche e farmaceutiche allungarono i loro tentacoli urticanti sul globo.

L’agricoltura, l’industria alimentare, la zootecnia, la produzione di farmaci e molti altri settori si legarono alla chimica da cui non si sono più emancipati. Se è vero che alcuni medicinali possono essere utili, soprattutto quando occorre alleviare dei sintomi, è indubbio che molti rimedi naturali sono di gran lunga più efficaci e con effetti collaterali minori o inesistenti. La natura è sempre più spesso criminalizzata. Come oggi si accusa dei cosiddetti cambiamenti climatici il vitale biossido di carbonio, si sono negli anni passati demonizzati i raggi ultravioletti del Sole: è necessario esporsi ai raggi solari con gradualità e con vari accorgimenti, ma la luce solare è benefica. Privare le piante, gli animali e gli uomini di questo dono salutifero è un delitto: innumerevoli studi dimostrano che il Sole è giovevole nella cura di molte malattie e che favorisce il benessere psico-fisico. Risulta dunque tanto più grave che siano generate coltri chimiche che, filtrando la luce della nostra stella, creano un ambiente livido in cui l’uggia e le patologie possono soltanto prosperare. Il Sole non è solo un’enorme centrale dove avvengono reazioni di fusione nucleare: è energia vitale, un mandala cosmico.[1]

Quale futuro attende le attuali generazioni di bambini e di adolescenti, costretti a “vivere” in un mondo insalubre, abituati ad alimentarsi con cibi transgenici e pieni di coloranti, di conservanti, di edulcoranti artificiali, ad usare il dentifricio con il fluoro, a trascorrere intere giornate davanti al televisore o invischiati nelle ragnatele elettromagnetiche di cellulari, forni a microonde, reti wireless, intrappolati in città in cui esalano mortali vapori di benzene…? Tutto ciò è stato ideato ed attuato con scientifica crudeltà dal sistema: gli alunni trascorrono mattina e pomeriggio in luoghi chiusi illuminati da lampade al neon, sospettate di causare melanomi. Imprigionati in tetre scuole in cui non si apprende quasi nulla o dove si è indottrinati, queste generazioni cresceranno deboli nel corpo ed ancor più nello spirito. I giovani di oggi, divenuti adulti, saranno operai-schiavi, impiegati-schiavi, imprenditori-schiavi e perpetueranno il loro malsano stile di vita in case-loculi, in fabbriche ed uffici.

La chimica e l’elettronica hanno trasformato la vita: esiste oggi ancora qualcosa di naturale? I cosmetici, i detergenti, i filtri solari, i vaccini, i prodotti per l’igiene personale, i farmaci… sono altrettante bombe pronte ad esplodere da un momento all’altro. Occorre recuperare un contatto con la realtà e riscoprire i legami con la natura, prima che sia troppo tardi: è necessario imparare ad osservare, a discernere, a provare empatia… Ancora più perniciosa delle miscele tossiche che gli avvelenatori ci ammanniscono è il disamore per la bellezza e la verità.

Troveremo maestri per gli allievi della televisione? Esiste una via d’uscita? Se esiste, essa passa attraverso la consapevolezza: essere consci delle insidie tese dal sistema per costruire un’esistenza scevra di condizionamenti e di luoghi comuni. L’ultimo barlume di speranza è affidato alla denuncia implacabile dell’ipocrisia con cui il potere ammanta le sue diaboliche iniziative. Nessun potere è filantropo. Lo stato è una costruzione demoniaca. L’ultimo barlume è nella Coscienza che nessuna tecnologia può soverchiare. Anzi, l’enfasi sulla tecnologia, tipica delle élites, è segno di arrogante debolezza.

“Scie chimiche”: in questo sintagma – espressione quanto mai idonea - culmina la degradazione del pianeta, l’intossicazione e l’abbrutimento dell’umanità. Le chemtrails sono l’inevitabile coronamento di un malefico piano chimico-tecnologico volto a devastare ed a distruggere le ultime isole naturali ed a demolire gli ultimi baluardi di civiltà. Non bisogna, però, desistere né disperare: infatti in questo apogeo di orrore si palesa la vittoria finale sulle tenebre. La gigantesca piramide, minata nella sua base, già mostra crepe ed è destinata a crollare. Miseramente.


[1] Sulle proprietà terapeutiche della luce, si vedano almeno i seguenti studi:

F. Marchesi, La luce che cura, Milano, 2002 con doviziosa bibliografia inclusa
A. Meluzzi, T. Margiotta, G. Francesetti,"La luce come terapia, Pavia, 1990
J. N. Ott, Health and Light: the effects of natural and artificial light on Man and other living things, 1950
N.E. Rosenthal, Seasonal affective disorder and phototeraphy, in Annals of the New York Academy of Sciences, 453, 1985


Articolo correlato: Freeskies, Exit strategy?, 2010






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