giovedì 1 aprile 2021

Ritratto dell'attivista, ossia del dissidente (quarta parte)

Non necessariamente chi conosce una proposizione matematica conosce qualcosa. (L. Wittgenstein) Dobbiamo dunque declassare la sagacia logica ad ideologia bloccante. I logici ed i matematici (non quelli che coniugano la logica e la matematica con la riflessione critica come Wittgenstein) non possono né vedere né comprendere il mondo, perché vi sovrappongono un modello pregiudiziale, un a priori quadrato. E’ come voler a tutti i costi incastrare una formella quadrata in un cerchio. Anzi è come dichiarare, dopo che non è stato possibile incastrarla, che il quadrangolo è perfettamente inserito nel circolo, esigendo infine che tutti riconoscano un’evidenza del tutto infondata.

La “scienza” di oggi non è suscitata dal desiderio spassionato di conoscere i fenomeni, poiché è Ideenkleiden volta a giustificare ed irrobustire il potere; la tecnica non è un insieme di strumenti per migliorare l’esistenza, ma un apparato che, di là da qualche beneficio più apparente che concreto, alla fine porta al totale controllo degli individui.

Facciamo ora l’avvocato del diavolo. Disprezziamo la tecnologia di cui, però, ogni giorno usufruiamo: essa ci semplifica la vita e comunque non possiamo e non vogliamo rinunciarvi. Consideriamo che la téchne, come sostiene il filosofo Emanuele Severino, è il destino dell’umanità. Se probabilmente non possiamo cambiare il corso degli eventi, abbiamo, però, il dovere di analizzarlo, di giudicarlo. In una storia ideale il progresso tecnologico si sarebbe fermato alla produzione di utensili necessari alla sussistenza: vasellame, armi per cacciare, indumenti, rudimentali ripari contro le intemperie e poco altro.

Pensiamo agli Aborigeni australiani: la loro tecnica non è andata oltre il boomerang e l’uso di pigmenti. Si arrestarono, prima di essere risucchiati nel vortice delle innovazioni tecnologiche. In questo modo essi preservarono condizioni di felicità e di sostanziale armonia con la natura, del tutto negate al Sapiens moderno e contemporaneo che non usa gli strumenti, ma è usato da essi. Gli Aborigeni rimasero di qua dalla rivoluzione neolitica, catastrofe per l’umanità: l’introduzione e la diffusione dell’agricoltura, infatti, non significano soltanto “progresso” tecnologico, ma anche ridefinizione della struttura e dei ruoli sociali con la nascita delle classi, la divisione del lavoro, la comparsa dello Stato che è espressione dell’egemonia di un ceto sugli altri. Aggiungi poi la proprietà privata, il commercio, il denaro, la schiavitù per debiti, le leggi, le istituzioni, il controllo della popolazione attraverso le credenze religiose, la vita innaturale nelle città… e si comprende per quale motivo gli esseri umani, avviandosi sulla strada della “civiltà”, si sono in realtà incamminati, ignari e speranzosi, sulla via dell’autodistruzione.

In fondo, con la rivoluzione neolitica si forgiò anche il tempo, una fra le principali cause della miseria umana. I cicli ripetitivi dell’agricoltura soppiantarono il flusso “liquido” e inconsapevole in cui erano immerse le culture precedenti. Fu creato il tempo che, etimologicamente, è taglio, cesura. Inoltre lo scorrimento cronologico fu segmentato attraverso le ricorrenze e le feste – molte celebrazioni dei popoli antichi derivano da feste agricole – Il tempo, così suddiviso e ritualizzato, diede valore sacrale e simbolico a situazioni che, in precedenza, scandivano ritmi meramente naturali.

Continua...

Leggi qui la terza parte.

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8 commenti:

  1. In un certo senso conviviamo con la tecnologia come uno schiavo antico conviveva col marchio del suo padrone impressogli a fuoco nella carne.
    Il segno identificativo, benché indelebile, non costituiva la sua reale identità ma solo una parvenza strumentale ad una funzione, quella dell’essere schiavo appunto.
    Moltissimi nascevano e morivano come tali e così noi.
    È impossibile sottrarsi al dominio tecnologico. In questo dovremmo individuare il fenomenale sigillo del tempo presente: l’avveniristico “incantesimo” che ci attira irresistibilmente dentro un limbo d’inaudita aberrazione.
    I flussi informatici costituiscono il motivo di una corrosione spirituale estrema. Non possiamo sottrarci.
    Forse, dopo eoni, ci troveremmo agli albori di un “nuovo mito” che potrà essere confusamente narrato dopo la consumazione di questo Ciclo.

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  2. > Forse, dopo eoni, ci troveremmo agli albori di un “nuovo mito” che potrà essere confusamente narrato dopo la consumazione di questo Ciclo.

    Concordo, e, parafrasando e rovesciando la prospettiva dell'affermazione del filosofo Severino, direi che in verità è il Mito ad essere nel destino dell'umanità. Entrando nel flusso del Tempo l'uomo è uscito dal Mito - evenienza catastrofica per le sue abilità cognitive ma probabilmente inevitabile per ragioni, per cosí dire, "escatologiche" - per rientrarvi non appena avrà consumato tutte le possibilità racchiuse nell'alveo temporale di questo Ciclo. Perché, per fortuna, il Tempo non è infinito, ma a... tempo.

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  3. Le mascherine usa e getta (quelle color celeste e grigio), prodotte in Cina e vendute in Italia come in altri Stati (vedi articolo) e distribuite dalla Protezione civile agli istituti scolastici di ogni ordine e grado, contengono il micidiale grafene che, al pari dell'amianto, provoca l'asvestosi polmonare.

    https://humansarefree.com/2021/04/bombshell-disposable-blue-face-masks-found-to-contain-toxic-asbestos-like-substance-that-destroys-lungs.html

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  4. https://innovazione.tiscali.it/news/articoli/Umanita-aumentata-biohacking-transumanesimo/

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  5. In quelle mascherine di merda di cui parlava rosario, se si osservano al microscopio si notano dei filamenti molto simili a quei filamenti di ricaduta... Si è potuto notare che quando si respira vicino, si attiva e si muove...

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  6. Anche nella storia ufficiale si nota in ogni salto tecnologico un uguale aumento del potenziale distruttivo in mano agli uomini. Non è un caso che gran parte delle tecnologie sono di origine militare. Possiamo anche osservare che l'evoluzione tecnologica proceda a scatti quasi ricevesse un chiamiamolo aiuto per niente benevolo

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