domenica 6 febbraio 2022

Ossido di grafene: individuata la vera causa dei sintomi attribuiti falsamente al Covid-19

Il testo che proponiamo è ancora una volta incentrato sul grafene: si noti che i sintomi e le patologie, alcune fatali, riferiti ad un’intossicazione causata dall’ossido di grafene, sono perfettamente sovrapponibili a quelli ascritti in modo fraudolento al fantomatico nuovo coronavirus ed alle sue fantomatiche varianti (delta, omicron...). Non esiste – lo ribadiamo – alcun coronavirus in grado di provocare i danni che, invece, sono indotti dall’ossido di grafene: ecco perché tra i “vaccinati” con una, due, tre o quattro dosi, si conclamano patologie anche severe; ecco perché continua la strage; ecco perché i reparti di terapia intensiva si riempiono esclusivamente di pazienti inoculati. Quando i media di regime pubblicano i bollettini sul numero dei decessi, dicono la verità e, nel contempo, mentono: dicono la verità, perché davvero si continua a morire; mentono, in quanto le morti sono da attribuire nel 100 per cento dei casi ad infezioni batteriche ospedaliere, ad affezioni gravi che non hanno alcuna attinenza con il Covid-19, infine alle pozioni velenose contrabbandate come “vaccini”.
Il mercato delle nanoparticelle di ossido di grafene è aumentato negli ultimi anni in modo importante. Le particelle di ossido di grafene si trovano ormai in ogni dove. Essendo una sostanza estranea al nostro organismo, può provocare intossicazioni. Pertanto è utile sapere quali sono i sintomi di avvelenamento da ossido di grafene e come si può provara ad ovviare al problema.

Ossido di grafene che cos’è

Negli ultimi due decenni sono state scoperte o sintetizzate numerose nuove forme di nanomateriali di carbonio, inclusi fullereni, nanotubi di carbonio e strati di grafene. Sono materiali promettenti per molti rami della nano-industria, poiché hanno proprietà elettroniche, elettromagnetiche, termiche, ottiche e di assorbimento uniche.

“Il grafene è composto da atomi di carbonio assemblati in una griglia piatta di esagoni articolati. Fondamentalmente, il grafene ha uno solo strato di atomi.”

Il più grande produttore di grafene si trova in Cina: è la società Ningbo Morsh Technology fondata nel 2012. Il grafene e i suoi componenti sono usati nell’elettronica, per la produzione di sensori per schermi di telefoni, vari tipi di sensori di biogas e gas e per altri dispositivi ad alta tecnologia.

Il grafene ha quattro elettroni nel guscio esterno ed è per questo è un ottimo conduttore di elettricità. Pertanto, il grafene è impiegato nella fotografia e nella tecnologia video, perché rileva i segnali molto più velocemente di altri materiali. Inoltre ha una buona conduttività termica, flessibilità ed elasticità ed è trasparente al 97%. Allo stesso tempo, il grafene è il più durevole dei materiali conosciuti, addirittura più resistente dell’acciaio e del diamante.

Dove si usa il grafene

Sono prodotti anche indumenti di grafene. Questi ultimi, in particolare, sono dotati di LED, che reagiscono alla respirazione ed alla temperatura corporea, cambiando colore. Le racchette da tennis di grafene pesano fino a 300 grammi in meno rispetto alle normali racchette da tennis a parità di forza d’impatto. Infine l’olio per motori al grafene è progettato per ridurre l’usura del motore.

Ricercatori cinesi hanno recentemente proposto un metodo per “rafforzare” le mascherine mediche “usa e getta” convenzionali, applicando il grafene.

Le nuove mascherine sono superidrofobiche, possono essere sterilizzate semplicemente al sole e riutilizzate. [...] Leffetto nocivo di queste nuove mascherine al grafene non è ancora stato studiato.

L’uso di grafene è previsto per il futuro prossimo anche per la realizzazione di pannelli solari economici, dispositivi di desalinizzazione dell’acqua di mare, display flessibili, giubbotti antiproiettile, microprocessori ultrasensibili, elementi per droni e razzi spaziali, telefoni a ricarica infinita e vestiti “intelligenti”.

Negli ultimi anni è addizionato alla miscela delle cosiddette “scie chimiche” con lo scopo ufficiale di assorbire il biossido di carbonio. Attualmente, dopo solo pochi anni dalla scoperta di grafene, nel mondo sono state registrate più di 50mila domande di brevetto con menzione del grafene. Più della metà appartiene alla Cina, seguita da Corea del Sud, Stati Uniti, Giappone e Taiwan.

Al grafene si sono interessati i colossi dell’industria aerospaziale, società elettroniche e addirittura la medicina. Per il momento sono pochi gli scienziati che si sono posti la domanda: “Ma tutto questo grafene ci farà bene?” Intanto alcuni degli studi hanno evidenziato alcuni sintomi dell’intossicazione da ossido di grafene.

La tossicità del grafene

Gli studi sulla tossicità del grafene sono ancora in corso, ma si è appurato che le nano.particelle di grafene, essendo minuscole, possono entrare nella cellula e ucciderla. Sintomi di avvelenamento da ossido di grafene

Alcune équipes di scienziati hanno studiato la tossicità specifica dell’ossido di nano-grafene, riscontrando i seguenti sintomi e patologie:

- polmonite bilaterale;
- crollo del sistema immunitario;
- gusto metallico in bocca;
- infiammazioni multiple;
- infiammazione delle mucose;
- elevata produzione di coaguli di sangue;
- movimenti incontrollati;
- atassia;
- possibili miocardite e pericardite irreversibili;
- perdita dell’olfatto e del gusto;
- trombosi che possono causare;
- afasie;
- ictus fatale;
- cecità in uno o entrambi gli occhi;
- embolia cardiaca fatale;
- embolia polmonare fatale;
- paralisi;
- sordità in una o entrambe le orecchie.

Per smaltire, almeno in parte, l’ossido di grafene che si accumula nell’organismo, oggigioprno soprattutto a causa degli “antidoti contro il Covid-19”, si può assumere l’N-Acetilcisteina (NAC), un amminoacido solforico chelante, cioè in grado di catturare elementi tossici (ad esempio, metalli) e di espellerli. L’N acetilcisteina è contenuta nelle carni, nei prodotti caseari, nelle uova, ma soprattutto nei broccoli, nelle cipolle e nell’aglio, in particolare se crudi. Esistono in commercio integratori a base di NAC.

Fonte: Giubberosse

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