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sabato 2 ottobre 2021

Particolato di ricaduta magnetico ed ossido di grafene nel carburante per aviazione?

Recentemente l'amico Enrico Gianini ha commissionato delle analisi (eseguite con il metodo della riflessione ai raggi x) di un campione di polvere di ricaduta che mostrava proprietà magnetiche. I risultati dei test evidenziano, oltre alla presenza dei soliti elementi già ritrovati in altre circostanze (alluminio, manganese, calcio, silicio etc.) la presenza di un'alta percentuale di carbonio, così come aveva denunciato lo stesso fisico nucleare statunitense J. Marvin Herndon (vedi il nostro articolo del settembre 2019). Il tecnico di laboratorio che ha eseguito le analisi ha ipotizzato che l'alta percentuale di carbonio, potrebbe indicare la presenza del tossico grafene ed in effetti la sua intuizione ha un fondamento, visto che, come vedremo di seguito, il grafene è impiegato anche nei carburanti avio, oltre che, come abbiamo visto, per la produzione degli pseudo-vaccini antiinfluenzali sino dal 2017. Il grafene ha caratteristiche magnetiche e per questo motivo la polvere di ricaduta è attratta dalla calamita al neodimio, come si vede nel filmato proposto da Gianini. I soliti negazionisti governativi grideranno alla "bufala", ma le cose non stanno esattamente così. Lo dimostra, in modo inconfutabile, la vasta documentazione scientifica che riportiamo di seguito.

Riferimento

Li, JM; Chang, PH; Li, L.; Teo, CJ; Koo, a.C.; Duan, H.; Mai, VC (2018). Applicazione dell'ossido di grafene Jet A-1 nell'atmosfera per migliorare il processo di combustione - Applicazione dell'ossido di grafene nel Jet A-1 nell'aria per migliorare il processo di combustione. 2018 - AIAA Aerospace Sciences Meeting, pp. 133-138. LINK

Introduzione

Dall'articolo sull'assorbimento di CO2 e, nello specifico, della presenza proprio di ossido di grafene negli aerosol in atmosfera, a seguito della combustione incompleta di aerei a reazione (Pöschl, U. 2005), l'indagine è stata aperta per il settore dei combustibili per l'aviazione. Ciò è dovuto al fatto che la presenza di ossido di grafene negli aerosol in atmosfera può essere dovuta solo al vettore aereo o alla contaminazione causata dai combustibili utilizzati dai motori a reazione, oppure all'effetto diretto o alla pratica di una dispersione intenzionale in alta quota. Va considerato che la "fumigazione" a bassissima quota, effettuata da aerei per il trattamento dei campi agricoli, non dovrebbe influenzare gli strati superiori dell'atmosfera, dove è stato effettuato lo studio di (Pöschl, U. 2005).
Fatti

Lo studio di (Li, JM; Chang, PH; Li, L.; Teo, CJ; Khoo, BC; Duan, H.; Mai, VC 2018) presenta chiaramente l'applicazione dell'ossido di grafene "GO" come additivo di Jet -A1 carburante per aviazione "indaga la fattibilità dell'applicazione di nanofogli di ossido di grafene (GO) al Jet A-1 per migliorare le sue prestazioni di combustione in atmosfera, come il ritardo di accensione della deflagrazione, la velocità della fiamma e il flusso di reazione indotto dallo choc”.

Nelle annotazioni degli autori, "I risultati indicano che una durata di vaporizzazione del Jet A-1 più lunga o una temperatura della camera più elevata si traduce in particelle GO più piccole e più densamente rugose che mantengono un'elevata superficie come potenziale microcatalizzatore, per migliorare le reazioni di combustione". Ciò significa che durante il processo di iniezione del carburante Jet-A1 nella camera di combustione del motore a reazione, converte l'ossido di grafene in particelle che bruciano meglio il carburante, il che favorisce la velocità con cui si innesca la reazione di accensione. Ciò è affermato come segue: "Il test di deflagrazione iniziale delle miscele GO-Jet-A1 mostra che l'aggiunta di nanofilti 'GO' accelera la velocità di combustione lineare iniziale e riduce i tempi di ritardo dell'accensione. "I dati dell'esperimento mostrano che per il 17,9% del carburante Jet A-1 in aria, l'aggiunta di GO nella proporzione di (2mg/ml) aumenta la velocità di combustione lineare iniziale da 4,52 m/s a 5,15 m/s (13,8%) e riduce i tempi di ritardo all'accensione di 8,195 ms a 3.045 ms (62,8 ms %)". Un dettaglio straordinario è che il carburante all'ossido di grafene GO-Jet-A1" ha proprietà di fotoaccensione e un'energia minima di accensione inferiore. Ciò è molto rilevante, poiché è più facile indurre la detonazione anche con un impulso di energia emesso da una camera flash allo xeno, rendendolo una risorsa appropriata per il combustibile solido per missili. Infatti, nello studio si riferiscono direttamente a tale fenomeno. "La schiuma GO imbevuta di etanolo ha dimostrato che la questa è in grado di accendere il vapore di etanolo quando viene innescato con una lampada flash allo xeno".

Un altro dettaglio interessante è la "Possibile inclusione di 'GO' e/o nanoparticelle metalliche (ad esempio, Fe, Au, Pt, Cu...) nei carburanti per aviazione, che aprirebbero un'altra strada per migliorare il passaggio dalla deflagrazione alla detonazione in un impulso motore”. Questa affermazione è rilevante perché significa che le nanoparticelle Fe3O4 con ossido di grafene, già menzionate nell'articolo sull'adsorbimento di CO2, sono compatibili con la miscelazione nei carburanti per aviazione.

Gli autori concludono che "La densità energetica del 'GO' e la sua elevata reattività associata alle nanoparticelle metalliche, li rende additivi per carburanti unici nelle formulazioni dei propellenti, per un rilascio di energia significativamente maggiore e più veloce". In realtà, non sono gli unici a studiarlo.

Altri studi

Il lavoro di (Askari, S.; Lotfi, R.; Rashidi, AM; Koolivand, H.; Koolivand-Salooki, M. 2016) affronta anche lo studio dell'ossido di grafene sotto forma di nanofluido, combinato con cherosene, per determinare le proprietà reologiche, termofisiche e di conservazione dell'energia. Curiosamente, per eseguire l'esperimento sono state utilizzate nanoparticelle di ossido di grafene combinate con Fe3O4, rivestite con acido oleico e miscelate con cherosene. Il nanofluido ottenuto ha aumentato la sua viscosità, rimanendo più di cinque mesi senza sedimentazione. Il massimo miglioramento nel trasferimento di calore è stato del 66% con un aumento di peso di solo lo 0,3% del combustibile.

La ricerca sugli additivi di cherosene ed ossido di grafene è proseguita nel lavoro di (Askari, S .; Rashidi, A .; Koolivand, H. 2019) per determinare il comportamento di un carburante combinato con MWCNT (Multi-Walled Carbon Nanotube) o nanotubi di carbonio a parete multipla, che sono essenzialmente nanotubi di ossido di grafene concentrici. Tra i risultati, hanno osservato un miglioramento del trasferimento di calore per convezione del 40,26%, rilevando l'"ultra- stabilità" del composto.

Un altro studio relativo ai nanotubi di carbonio MWCNT è quello di (Khaled, M. 2015) che ne orienta l'applicazione alla funzione catalitica di eliminazione del tiofene e del dibenzotiofene nel gasolio. Tra i loro risultati più rilevanti, ottengono un'eliminazione del 68,8% di questi composti.
La ricerca di (Agarwal, DK; Vaidyanathan, A.; Kumar, SS 2016) affronta anche l'impiego di nanofluidi di cherosene-grafene. In questo caso, l'applicazione del carburante sarebbe inquadrata nei motori a razzo. Oltre a corroborare un miglioramento delle prestazioni di combustione, è stata trovata una proprietà ideale per queste applicazioni che è "il raffreddamento rigenerativo dei motori a razzo semicriogenici".

Si è lavorato anche sugli additivi all'ossido di grafene per i combustibili industriali, al fine di ridurre le emissioni di ossido di zolfo, come spiegato da (Betiha, MA; Rabie, AM; Ahmed, HS; Abdelrahman, AA; El-Shahat, MF 2018). Scrivono: "Il processo di desolforazione ossidativa, che utilizza l'ossido di grafene, ha suscitato un notevole interesse nella rimozione dello zolfo dai combustibili". Inoltre, i ricercatori aggiungono: "L'impiego di combustibili fossili contenenti composti di zolfo ha impatto sulla negativo sulla salute umana e sull'ambiente circostante, nonché sull'economia". Questa affermazione sorprendente, considerando gli effetti oltremodo dannosi dell'ossido di grafene, che gli autori sembrano ignorare. A conclusione del loro studio indicano che "L'ossido di grafene 'GO' continua ad essere un tipo di catalizzatore ideale per ottenere un combustibile puro nel prossimo futuro grazie alle sue caratteristiche fisico-chimiche ammissibili".

Un altro esempio di carburante "ottimizzato" è quello di (Dai, Y .; Nie, G .; Gong, S .; Wang, L .; Pan, L .; Fang, Y .; Zou, JJ 2020) in cui un basso punto di congelamento, alta densità, alto potere calorifico e stabilità termica della combustione sono le caratteristiche peculiari. Per fare ciò, prendono come base biocarburanti a base di biomassa (derivati ​​della cellulosa) combinati sempre con ossido di grafene, in modo da migliorare l'emulsione dei reagenti aggiunti (ciclopentanolo, metilciclopentano e acido solforico). Ciò porta ad una miscela con una resa di carbonio dell'83,2% ed un miglioramento delle prestazioni, rispetto al carburante per aviogetti convenzionale, del 97,3%.

Un altro esempio di ossido di grafene nel carburante per aviazione è quello proposto (Feng, M .; Jiang, XZ; Mao, Q .; Luo, KH; Hellier, P. 2019) per migliorare l'ossidazione del propellente JP-10 con fogli di grafene funzionalizzato. Il JP-10 è un combustibile utilizzato in missili, motori a reazione militari, ramjet e scramjet, le cui caratteristiche sono alta energia e densità calorica, stabilità termica e basso punto di congelamento. I ricercatori confermano che "Le nanopiastre di grafene si comportano in modo eccezionale producendo un aumento di oltre il 7% nella velocità di combustione con solo lo 0,1% di carico di particelle". Nella discussione sui loro risultati affermano che "sia la pirolisi che l'ossidazione di JP-10 avanzano e migliorano in presenza di FGS (Foglio di grafene funzionale), che porta ad una precedente decomposizione di JP-10 ad una temperatura più bassa e ad una velocità di reazione più rapida", affermando: "Questa ricerca pone la base scientifica per il potenziale utilizzo di FGS come promettente catalizzatore per i sistemi di alimentazione JP-10". Queste affermazioni sono riconosciute anche dallo studio di (Yadav, AK; Nandakumar, K.; Srivastava, A.; Chowdhury, A. 2019).

Il grafene in polvere è stato anche combinato con carburante per aerei su mesoscala (Huang, X .; Li, S. 2016). Mesoscala significa che i test di accensione e combustione hanno simulato le condizioni atmosferiche. Tra i risultati e le conclusioni spicca che il grafene nanometrico nel carburante rimane stabile più a lungo, rispetto alla dimensione micrometrica. Quindi la dimensione più piccola tende a migliorare la miscela. Inoltre "l campioni di carburante contenenti polveri-pellicola di grafene liquidi possono determinare induzione con breve ritardo". Viene inoltre indicato che "la combustione del grafene precede l'accensione del combustibile vaporizzato nei reattori".
Conclusioni

L'uso dell'ossido di grafene nei carburanti per aviazione potrebbe spiegare la presenza di materiale di ricaduta con proprietà magnetiche, insieme alla fuliggine, determinata della pirolisi incompleta nei motori a reazione degli aerei commerciali e militari, come osservato (Pöschl, U. 2005). Infatti, tutte le indagini scientifiche consultate portano all'obiettivo (ufficiale) di migliorare le prestazioni e le qualità del carburante per aviazione, quando vengono aggiunti additivi e derivati all'ossido di grafene. Perciò, Si può affermare che il risultato della combustione o pirolisi del carburante per aviazione può generare tracce di ossido di grafene (oltre alla fuliggine ed allla polvere di carbone) sotto forma di "scie" spacciate per vapore acqueo e ghiaccio. Insomma... non bastavano l'alluminio, il bario, il manganese, notiriamente neurotossici. Si è aggiunto il grafene che, come sappiamo, induce, se inalato, polmonite. Ciò conferma, una volta di più, che i decessi spacciati perché originati da un virus peraltro mai isolato, hanno origini diverse da quelle sino ad ora dichiarate e per averne conferma basta dare uno sguardo al cielo, se non vi da noia.

Infine... se è vero come è vero che il grafene è presente nei tamponi rinofaringei, nelle mascherine, nei cosiddetti "vaccini", pur nella consapevolezza che questo induce problemi respiratori e coagulazione del sangue, con conseguenti trombosi, infarti, polmoniti bilaterali e morte, non sarà per caso che tutto questo non sia un mero errore? Sappiamo che il "Great reset" mira allo sfoltimento della popolazione, per cui il grafene sembra davvero il composto ideale per uccidere milioni di persone senza indurre sospetti sulle cause e sui mandanti. Pensateci. - Vaccini antitumorali del DNA (Shah, MAA; He, N .; Li, Z .; Ali, Z .; Zhang, L. 2014)
- Biocidi e fertilizzanti (Zhang, M .; Gao, B .; Chen, J .; Li, Y .; Creamer, AE; Chen, H. 2014)
- Assorbimento delle onde elettromagnetiche 5G (Ma, E.; Li, J.; Zhao, N.; Liu, E.; He, C.; Shi, C. 2013)
- Vaccini riformulati dal gene CRISPR (bbott, TR; Dhamdhere, G .; Liu, Y .; Lin, X .; Goudy, L .; Zeng, L .; Qi, LS 2020)
Danni da grafene ---> Si veda il repertorio bibbliografico QUI.

Bibliografia

1) Askari, S.; Lotti, R.; Rashidi, AM; Koolivand, H.; Koolivand-Salooki, M. (2016). Proprietà reologiche e termofisiche di nanofluidi Fe3O4 / Grafene ultra-stabili a base di cherosene per il risparmio energetico. Conversione e gestione dell'energia, 128, pp. 134-144. LINK

2) Askari, S.; Rashidi, A.; Koolivand, H. (2019). Indagine sperimentale sulle prestazioni termiche di MWCNT a base di cherosene ultra-stabili e nanofluidi di grafene. Comunicazioni internazionali nel trasferimento di calore e di massa, 108, 104334. https://doi.org/10.1016/j.icheatmasstransfer.2019.104334 Agarwal, DK; Vaidyanathan, A.; Kumar, SS (2016). Indagine sperimentale sulle prestazioni termiche del nanofluido di cherosene-grafene. Scienze termiche e dei fluidi sperimentali, 71, pp. 126-137. LINK

3) Betiha, MA; Rabbia, AM; Ahmed, SA; Abdelrahman, AA; El-Shahat, MF (2018). Desolforazione ossidativa mediante grafene e suoi compositi per carburante contenente tiofene e suoi derivati: una revisione di aggiornamento. Giornale egiziano del petrolio, 27 (4), 715-730. LINK

4) Dai, Y.; Nie, G.; Gong, S.; Wang, L.; Pan, L.; Zanna, Y.; Zou, JJ (2020). Emulsione migliorata con ossido di grafene ridotto per la sintesi one-pot di carburante per jet ad alta densità. Carburante, 275, 117962. https://doi.org/10.1016/j.fuel.2020.117962

5) Feng, M.; Jiang, XZ; Mao, Q.; Luo, KH; Hellier, P. (2019). Meccanismi di inizio della pirolisi e dell'ossidazione potenziate di JP-10 (exo-tetraidrodiciclopentadiene) in fogli di grafene funzionalizzato: approfondimenti da simulazioni di dinamica molecolare Approfondimenti dalle simulazioni di dinamica molecolare ReaxFF. Carburante, 254, 115643. LINK

6) Huang, X.; Li, S. (2016). Caratteristiche di accensione e combustione di film liquidi di carburante per aviogetti contenenti polveri di grafene su mesoscala. Carburante, 177, pp. 113-122. LINK

7) Khaled, M. (2015). Prestazioni di adsorbimento di nanotubi di carbonio multiparete e ossido di grafene per la rimozione di tiofene e dibenzotiofene dal carburante diesel modello. Ricerca sugli intermedi chimici, 41 (12), pp. 9817-9833. LINK

8) Poschl, U. (2005). Aerosol atmosferici: composizione, trasformazione, effetti sul clima e sulla salute = Aerosol atmosferici: composizione, trasformazione, effetti sul clima e sulla salute. Angewandte Chemie Edizione Internazionale, 44 (46), pp. 7520-7540. LINK

9) Rafique, I.; Kausar, A.; Anwar, Z.; Maometto, B. (2016). Esplorazione di resine epossidiche, sistemi di indurimento e compositi epossidici / nanotubi di carbonio progettati per materiali ad alte prestazioni: una revisione. Tecnologia e ingegneria delle plastiche polimeriche, 55 (3), pp. 312-333. LINK

10) Yadav, AK; Nandakumar, K.; Srivastava, A.; Chowdhury, A. (2019). Combustione di goccioline di cherosene di grado missilistico caricate con nanopiastrine di grafene — Una ricerca delle ragioni alla base dei carichi di massa ottimali. Combustione e fiamma, 203, pp. 1-13. LINK

Traduzione e adattamento a cura di Rosario Marcianò da: Corona2Inspect

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mercoledì 4 settembre 2019

Polvere di carbone, grafene, magnetite e ferro diffusi deliberatamente nella troposfera: la geoingegneria è la vera causa del riscaldamento planetario



Risale all'agosto 2018 la pubblicazione di uno studio referato, a cura del fisico nucleare statunitense Dott. J. Marvin Herndon (Transdyne Corporation) e del Dott. Mark Whiteside (Florida Department of Health in Monroe County). In questo rapporto sono chiariti gli aspetti relativi al "global warming" ed alle sue reali cause. Infatti si asserisce, dati alla mano, che per bloccare il riscaldamento globale, si devono interrompere immediatamente le attività di geoingegneria clandestina nella troposfera (hygroscopic cloud seeding) e gli incendi (dolosi) delle foreste. In particolare i due scienziati confermano che sono diffusi, tra gli altri elementi e composti, tramite aerei, cenere di carbone, magnetite e ferro, nell'ambito di programmi militari segreti. A proposito della magnetite, bisogna ricordare che, a seguito di precipitazioni piovose, si riesce ad attrarre con una calamita i depositi di polvere che si stratificano sulle carrozzerie e sui vetri delle auto. Per quanto riguarda la nostra esperienza, si può citare un episodio: facendo volare il drone in mezzo ad alcuni cumulonembi (decollo da area non antropizzata e priva di antenne o linee elettriche, posta a 1600 metri di altitudine), abbiamo riscontrato malfunzionamenti temporanei della bussola di bordo [1]. Il che conferma, in modo indiretto, che le nuvole sono inseminate con particelle di magnetite e ferro, materiale che, evidentemente, provoca i malfunzionamenti del sistema di orientamento del drone DJI, come se questo fosse avvicinato ad uno o più oggetti di metallo.

"Conseguenze geofisiche del riscaldamento dovuto al particolato troposferico: ulteriori prove del fatto che il riscaldamento globale antropogenico è principalmente causato dall'inquinamento da particolato".

J. Marvin Herndon
Transdyne Corporation, 11044 Red Rock Drive, San Diego, CA 92131, USA.
Mark Whiteside
Florida Department of Health in Monroe County, 1100 Simonton Street, Key West, FL 33040, USA.

ABSTRACT

La comunità delle Scienze del clima ed il Gruppo intergovernativo delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici hanno disinformato i governi del mondo, non riconoscendo la geoingegneria del particolato troposferico che è in corso da decenni con intensità e durata sempre crescenti e trattando il riscaldamento globale esclusivamente come un bilancio delle radiazioni. E' un problema che ha portato ad una comprensione seriamente incompleta e superficiale dei fattori fondamentali che influiscono sulle temperature sulla Terra.

Qui esaminiamo le conseguenze del riscaldamento dovute al particolato troposferico per assorbimento della radiazione solare ad onde corte e lunghe e radiazione delle onde lunghe dalla superficie terrestre.

Generalmente, il carbonio nero assorbe la luce sull'intero spettro solare; il carbonio marrone assorbe le lunghezze d'onda vicine ai raggi UV e, in misura minore, la luce visibile; gli ossidi di ferro sono buoni assorbitori, il più efficace è la magnetite.

La cenere volante di carbone pirogeno, derivante sia dalla combustione del carbone sia dalla geoingegneria troposferica, direttamente dispersa tramite aerei (per scopi militari e/o ingegneria del clima), contiene ossidi di carbonio e ferro, ematite (grafene) e magnetite.

Il cambio di paradigma recentemente pubblicato rivela che la radice precipua del riscaldamento globale non è la ritenzione di calore da biossido di carbonio, ma l'inquinamento da particolato aviodisperso che assorbe le radiazioni, riscalda la troposfera e riduce l'efficienza della rimozione del calore atmosferico-convettivo dalla litosfera.

Oltre ai dati della Seconda guerra mondiale, sono esaminate altre tre linee indipendenti di prove a sostegno delle argomentazioni: (1) passaggio sopraelevato del Monte nonché il pennacchio vulcanico di Sant'Elena; (2) indagini sulla radioonde e sull'etalometro di Talukdar et al.; (3) soppressione della convezione sull'Atlantico settentrionale provocata dalla polvere soffiata dal Sahara. I rischi associati alla diffusione di particolati di aerosol nella stratosfera, in modo naturale, involontario o deliberato, come proposto per la gestione delle radiazioni solari, comportano la distruzione dell'ozono atmosferico. Per risolvere il riscaldamento globale l'umanità deve (1) fermare immediatamente la geoingegneria del particolato troposferico; (2) ridurre le emissioni di particolato dai forni industriali a carbone (specialmente in India e Cina) e dai gas di scarico dei veicoli; e, (3) eliminare gli additivi per carburanti (avio e per veicoli n.d.a) che formano particelle; (4) impedire lo scioglimento del permafrost, fenomeno con cui si sprigiona metano, potente gas serra (addendum nostro).

Qui lo studio in formato PDF.



[1] Il segnale GPS è necessario ma non è sufficiente per assicurare che il drone "torni a casa" in sicurezza. Anche la bussola del drone deve quindi essere relativamente libera da interferenze. Il segnale GPS serve a determinare solo la posizione del velivolo radiocomandato, mentre la bussola serve a definire il suo orientamento. Se si avvia la procedura RTH, il drone girerà e volerà verso il Punto base, ma se non sa in quale direzione voltarsi, può finire per volare da qualche altra parte.

L’applicazione DJI GO avverte se l’interferenza della bussola è eccessiva. Il Mavic Pro ed altri nuovi droni DJI hanno le bussole ridondanti, ma se una o entrambe sono in rosso, è una buona idea eseguire nuovamente la calibrazione o spostarsi in una zona in cui siano presenti meno interferenze.

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domenica 29 luglio 2018

Nuovo studio di Herndon: la geoingegneria clandestina ci porterà ad estinzioni di massa



Fifty years after ‘How to wreck the environment’: anthropogenic extinction of life on Earth”, ossia “Cinquant’anni dopo ‘Come distruggere l’ambiente’: estinzione della vita sulla Terra di origine non naturale”, è il titolo dell’ultimo articolo referato scritto dal geofisico statunitense Marvin J. Herndon assieme a Mark Whiteside e Ian Baldwin. Lo studio prende spunto da una comparazione tra la ricerca di J.F. Macdonald e le attuali operazioni chimiche in atmosfera (chemtrails o “guerra climatica”) per evidenziare il carattere sovranazionale, riferibile ad un governo ombra planetario, delle micidiali attività.

J. Marvin Herndon, Mark Whiteside and Ian Baldwin


Obiettivi

Cinquant'anni fa, il geoscienziato Gordon J. F. MacDonald scrisse un libro intitolato "Come distruggere l'ambiente ", in cui l'autore descrisse i metodi con cui uno Stato potrebbe alterare gli ecosistemi e come potrebbe infliggere clandestinamente danni ad una paese nemico. Il nostro obiettivo è rivedere i suggerimenti di MacDonald, le strategie di guerra ambientale alla luce dei successivi progressi tecnologici e nel contesto del dispiegamento effettivo dei metodi di guerra meteorologica e climatica da lui illustrati.

Metodi

Abbiamo esaminato la letteratura interdisciplinare: storica, scientifica e medica.

Risultati

MacDonald ha indugiato sulla guerra meteorologica palese e segreta basata sull'inseminazione imbrifera delle nuvole, volta appunto a causare le piogge. In seguito è stata sviluppata una serie di tecniche per inibire le precipitazioni, con la dispersione, per mezzo di aerei civili, di particolato igroscopico là dove si formano le nuvole. Da almeno due decenni sia ricercatori sia persone comuni osservano tale fenomeno.

Articoli referati

Herndon et al.; JGEESI, 16 (3): 1-15, 2018; art. JESIESI.42006

Indagini scientifiche e forensi dimostrano che sono diffuse, tra le altre cose (bario, alluminio, cadmio, stronzio, cesio etc.), ceneri di carbone. Intorno al 2010, l'irrorazione aerea del particolato è aumentata ad un livello quasi giornaliero, quasi globale. Presumibilmente, un accordo internazionale segreto ha imposto di disperdere composti con il pretesto di fungere da 'parasole' per la Terra. Tuttavia l'irrorazione aerea, piuttosto che raffreddare il pianeta, riscalda l’atmosfera, ritarda la dispersione termica dalla Terra allo spazio e provoca un incremento globale delle temperature. Lo stesso MacDonald discusse la possibilità di distruggere deliberatamente lo strato di ozono atmosferico e quella di innescare terremoti ed eruzioni vulcaniche, attività in effetti oggi possibili anche con l’impiego dei riscaldatori ionosferici (sistemi H.A.A.R.P.).

Conclusioni

Le decisioni assunte dai militari statunitensi di armare l'ambiente a livello nazionale e gli obiettivi di “sicurezza” furono accuratamente previsti da MacDonald, ma lo specialista non riuscì a capire che i singoli governi del mondo potrebbero essere tenuti a rispettare accordi internazionali segreti con lo scopo di condurre una guerra sul pianeta Terra, in tutti i biomi ed in relazione ai diversi processi biogeochimici. Se politici, mezzi d’informazione, scienziati etc. non affronteranno l’atroce realtà di ciò che sta accadendo davanti ai loro occhi e se non esigeranno collettivamente un’interruzione di queste attività tecnologiche, illegali e clandestine, siamo destinati a marciare verso la prima estinzione di massa determinata, non dalla Natura, ma dal complesso militare-industriale.

Qui lo studio.


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domenica 26 febbraio 2017

Scie chimiche: ulteriore studio referato dello scienziato J. Marvin Herndon



Lo scienziato statunitense J. Marvin Herndon non demorde: ha recentemente pubblicato un nuovo, fondamentale studio, provvisto di tutte le credenziali scientifiche ed inerente alla geoingegneria clandestina (alias scie chimiche, in inglese chemtrails). Come si ricorderà, la sua precedente ricerca referata fu rimossa dalla rivista in cui era stata inserita su pressione della potente cricca dei disinformatori. L’attuale articolo, corredato da un’ottima bibliografia e sitografia (fra i siti compulsati è menzionato, con buona pace dei negazionisti, pure Tanker enemy), riprende le acquisizioni della precedente indagine ed allarga il discorso alle modalità con cui i demoni del cielo riescono ad impedire le precipitazioni, strategie che descrivemmo già anni fa sulla base sia di una documentazione ad hoc sia dell’intuizione. Proponiamo la resa di un significativo estratto dallo studio intitolato “An Indication of intentional efforts to cause global warming and glacier melting”, ossia “Indicazioni circa le attività volte a causare in modo deliberato il riscaldamento globale e la fusione dei ghiacci”.



Il principio coinvolto nell’inibizione delle precipitazioni è semplice ed è ben noto attraverso gli studi sull’inquinamento. Il particolato ed il nanoparticolato, quando sono dispersi (dagli aerei impegnati nelle attività di geoingegneria illegale, n.d.t.) in una regione della troposfera dove si formano le nuvole (quota cumulo), mantengono le goccioline della coalescenza troppo piccole affinché formino stille sufficientemente ponderose per cadere come pioggia o neve. [1] Quando, però, l'umidità si accumula in modo parossistico in un’area circoscritta, le nuvole rilasciano il loro carico, causando tempeste e piogge torrenziali. Le implicazioni militari di queste tecniche sono chiare: diffondere particolato e nanoparticolato significa distruggere l'economia agricola, decimare il bestiame, provocare siccità e carestie. [...]

La geoingegneria troposferica si avvale principalmente di carbonio in cui è intrappolata la maggior parte dei metalli tossici. Quando sono diffuse nella troposfera, le ceneri di carbonio inibiscono la caduta della pioggia e della neve, assorbono l’umidità atmosferica, aumentano la conduttività elettrica dell’aria, riscaldano l'atmosfera ed intercettano la radiazione infrarossa che si sprigiona dalla superficie della terra, radiazione che, se non fosse bloccata dalle coltri chimiche, si dissiperebbe nello spazio. Quando il nanoparticolato di carbonio, in genere di colore grigio scuro, si deposita sulla Terra, assorbe la luce solare, cambia l'albedo della neve e del ghiaccio, favorendone la fusione. L’aerosol di nanoparticolato riscalda il pianeta, determinando un incremento delle temperature di origine e gravità ben diversa da quella attribuibile ai gas serra.

E’ questa cenere di carbonio che conferisce a ghiacciai e banchise il tipico colore grigiastro osservato in questi ultimi anni. Questa sostanza è la stessa che si deposita su edifici ed automezzi, in ogni dove.



Conclusione. I risultati di questa ricerca forniscono la prova che si tratta di un deliberato tentativo di accelerare lo scioglimento dei ghiacci polari (in primo luogo per sfruttare i giacimenti di idrocarburi sottostanti che fanno gola a Stati Uniti, Federazione russa, Norvegia etc… todos caballeros, n.d.t.) e di esacerbare il riscaldamento planetario (per continuare a sostenere la fandonia del global warming da CO2) ed imporre ulteriori balzelli.

J. Marvin Herndon

[1] In fisica, la coalescenza è il fenomeno per cui le goccioline più piccole d’un liquido disperse in un altro liquido non miscibile (ad esempio, goccioline d’olio in acqua) tendono ad unirsi alle più grandi, fornendo quindi aggregati di maggiori dimensioni.

[2] L’albedo è il rapporto tra la quantità di luce riflessa da un corpo e la quantità di luce da esso ricevuta.


Fonti:

- An Indication of Intentional Efforts to Cause Global Warming and Glacier Melting (by J. Marvin Herndon)
- An Indication of Intentional Efforts to Cause Global
Warming and Glacier Melting-PDF (by J. Marvin Herndon)

- An Indication of Intentional Efforts to Cause Global Warming and Glacier Melting-PDF (by J. Marvin Herndon)
- Studio scientifico statunitense conferma le operazioni di geoingegneria clandestina, 2015

Articolo correlato: Il Professor J. Marvin Herndon non si arrende, 2017


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sabato 5 dicembre 2015

Celle solari che si autoriparano

Un articolo concernente celle solari che si autoriparano getta una luce (sinistra) sulle biotecnologie, una fetta importante delle operazioni di biogeoingegneria clandestina. Per un corretto inquadramento del tema, connesso ad un orribile scenario transumanista, si leggano “Nanotubi di carbonio trovati nelle vie aeree di bambini abitanti a Parigi” e “Cervelli superveloci con i nanotubi”. Ringraziamo l’amico Emanuele per la segnalazione.



Un annuncio che sembra davvero fantascienza è arrivato da alcuni ricercatori statunitensi che stanno creando un nuovo tipo di cella solare progettata per auto-ripararsi a partire da nanotubi di carbonio e DNA, come i sistemi naturali di fotosintesi nelle piante. Gli obiettivi sono i seguenti: aumentare la durata e ridurre i costi.

“Abbiamo creato sistemi di fotosintesi artificiale, usando nanomateriali ottici per la raccolta di energia solare che è poi convertita in energia elettrica”, ha detto Jong Hyun Choi, professore di Ingegneria meccanica presso la Purdue University (Indiana, Stati Uniti d’America). Il progetto sfrutta le insolite proprietà elettriche di strutture chiamate nanotubi di carbonio a parete singola, impiegandole come “fili molecolari che raccolgono la luce nelle celle”, ha spiegato Choi, il cui gruppo di ricerca ha sede presso il Centro di nanotecnologia del Purdue Discovery Park.

“Credo che il nostro approccio sia molto promettente per una futura applicazione commerciale, anche se siamo ancora in una fase di ricerca di base,” ha chiarito Choi.

Le celle fotoelettrochimiche convertono la luce solare in energia elettrica ed usano un elettrolita – un liquido che conduce elettricità – per il trasporto di elettroni, generando la corrente. Le cellule contengono coloranti che assorbono la luce. Questi pigmenti sono chiamati cromofori e sono molecole simili a quelle della clorofilla: essi si degradano a causa dell’esposizione alla luce solare. “Lo svantaggio critico di celle fotoelettrochimiche convenzionali è proprio questo degrado”, ha detto Choi. La nuova tecnologia supera questo problema come fa la natura: sostituisce i coloranti danneggiati con nuovi composti.

L’idea potrebbe rendere possibile un innovativo tipo di cella fotoelettrochimica che continua a funzionare a pieno regime a tempo indeterminato, almeno finché sono aggiunti nuovi cromofori.

I risultati sono stati illustrati in una presentazione del simposio denominato “Mechanical Engineering International Congress and Exhibition”. Il convegno si tenne a Vancouver nel novembre del 2011. Il concetto è stato anche delucidato in un articolo inserito sul sito web di SPIE, una società internazionale di ottica.



I nanotubi di carbonio funzionano come una piattaforma per ancorare filamenti di DNA. Il DNA è stato progettato per avere specifiche sequenze di blocchi chiamati nucleotidi, permettendo loro di riconoscere i cromofori e di legarsi ad essi. Quando i cromofori sono pronti per essere sostituiti, essi possono essere rimossi tramite processi chimici o con l’aggiunta di nuovi filamenti di DNA.

Due elementi sono fondamentali per la tecnologia al fine di imitare il meccanismo di auto-riparazione della natura: il riconoscimento molecolare e la metastabilità termodinamica o la capacità del sistema di essere smontato e rimontato in modo continuo.

La ricerca è una prosecuzione di un lavoro che Choi ha compiuto con i ricercatori del Massachusetts Institute of Technology e delll’Università dell’Illinois. "La precedente ricerca ha usato i cromofori biologici prelevati da batteri. […] Tuttavia, servirsi di cromofori naturali è difficile; essi devono essere raccolti ed isolati dai batteri, un processo che sarebbe costoso da riprodurre su scala industriale. Così, invece di usare cromofori biologici, vogliamo usare quelli sintetici costituiti da coloranti definiti porfirine”.

Fonte: Peerates.org

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Range finder: come si sono svolti i fatti

domenica 22 novembre 2015

Segnalazioni di fine novembre 2015



Il geofisico J. Marvin Herndon ha organizzato un prelievo in quota per portare l’ennesima prova circa l’esistenza delle cosiddette “scie chimiche”. Il prelievo e l’analisi dei campioni saranno eseguiti con il contributo dell’associazione denominata National Crime Scene Cleanup Association (NCSCA). Il regista Michael J. Murphy documenterà l’evento. Il pilota che ha dato la sua disponibilità per compiere la “missione” si chiama Enzo Pagani. Auspichiamo che nessuno riesca a sabotare l’iniziativa e che niente si frapponga all’operazione onde si possa fornire un’ulteriore dimostrazione a proposito delle attività di geoingegneria clandestina. Se nondimeno, per qualche ragione, il progetto non dovesse andare in porto, continueremo a divulgare ed a denunciare le attività chimico-biologiche di cui esiste già ora una mole impressionante ed inconfutabile di prove.

E’ recente la pubblicazione del nuovo saggio di David Icke, intitolato “L’imbroglio della realtà” (il titolo originale in inglese, “Perception deception”, è più efficace, poiché abbina due parole dalla notevole somiglianza fonica e semantica). Il monumentale tomo di Icke, circa mille pagine, è la summa delle ricerche condotte in più di due decenni dall’autore britannico. All’interno del capitolo “Intossicazione di massa”, Icke dedica una sezione, “Veleni dal cielo”, alle chemtrails. Sebbene la sezione non sia molto ampia, il saggista è esplicito ed offre informazioni per lo più aggiornate. Scrive, ad esempio, “Un’altra forma di avvelenamento di massa è rappresentata dalle scie chimiche rilasciate dagli aeroplani nell’atmosfera di tutto il mondo”, […] “Il programma delle scie chimiche è stato fortemente compartimentalizzato affinché solo i veri insiders sappiano davvero di che cosa si tratta. Ai piloti ed al resto del personale coinvolto è raccontata una storia di copertura, ad esempio che le chemtrails servono per schermare la luce del Sole al fine di arginare il riscaldamento globale”. Se colleghiamo le notizie riportate a proposito della geoingegneria illegale a tutte le altre squadernate nel volume e riguardanti gli innumerevoli e proditori attacchi sferrati dalle sedicenti élites all’umanità, ne emerge un quadro che, sia Icke più o meno attendibile, dovrebbe suscitare un’ondata mondiale di indignazione contro governi infernali ed i loro scandalosi lacché.

Non ha avuto la risonanza che avrebbe meritato lo scandalo circa la mancata differenziazione dei rifiuti in Provincia di Imperia ed altre “irregolarità”: sono “anomalie” denunciate dal Dottor Cavallone, sostituto procuratore del Tribunale di Imperia. Il Dottor Cavallone ha dato l’assenso a desecretare il contenuto della sua audizione avvenuta nella Commissione Parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti ad Imperia. Il Dottor Roberto Cavallone riferendosi anche alla Ditta Aimeri osserva: “[…] l’unica cosa che sappiamo è che in questo momento sta facendo una raccolta dei cassonetti della differenziata, per poi sversare tutto in discarica senza portarlo nei siti di riciclaggio. Questa ovviamente è una truffa ai danni del Comune di Sanremo, perché il Comune paga perché la ditta prenda la campana del vetro e la porti dove il vetro viene raccolto e riutilizzato e così per la plastica e la carta. Se la ditta butta tutto in discarica, ovviamente è un discorso diverso”. Il problema dei rifiuti, delle discariche e del mancato smaltimento dell’immondizia sembra esulare dalla questione “scie chimiche”, ma, come abbiamo dimostrato, fili sottili, eppure tenaci legano i due ambiti. Sorprende, anzi no, il silenzio pressoché assoluto dei media ufficiali sulla dirompente notizia.

Non meno ignominioso della censura sullo scandalo rifiuti in provincia di Imperia ci è parso l’intervento del filosofo Diego Fusaro, intervistato, meglio adulato da una testata di occultatori-negazionisti. L’esimio Fusaro si avventura in un’”analisi” di deprimente pressapochismo e banalità concernente la storia non ufficiale, la politica, l’economia, sciorinando luoghi comuni e termini tipici del peggior negazionismo. Il Nostro continua a tentare di interpretare la realtà contemporanea con gli strumenti ormai logori di un Marxismo arrugginito. Ci sembra di vedere un cavernicolo alle prese con un computer. Oggigiorno gli studi accademici conducono o ad una sterile erudizione o alla disinformazione: Fusaro riesce a centrare due bersagli, fallendo in tutto. Alcuni hanno affermato che Fusaro è solo uno dei numerosi “guardiani del cancello”. Può darsi, ma preferiamo pensare che colui sia solo un fanatico di Marx a tal punto che, invece che con l’orsacchiotto di peluche, va a dormire con una copia del “Capitale”.

Tralasciando le quisquilie per occuparci di temi rilevanti, segnaliamo i risultati di analisi tissutali e di altro tipo da cui si evince l’’intossicazione da metalli e da altri veleni. Questi gli inquietanti risultati dello studio: ”Sessantasei persone residenti tra la Basilicata e la Campania affette da patologie neoplastiche, tiroidee e neurodegenerative (sclerosi multipla, sclerosi laterale amiotrofica, Alzheimer e Parkinson), sono state esaminate nell’ambito del progetto ‘Un’analisi per la vita’, seguito dal Dottor Vincenzo Petrosino e dal Professor Giancarlo Tenore. Dai primi dati emersi, si evidenzia una costante: nella quasi totalità dei pazienti si è rilevata un’eccessiva presenza di alluminio. Citiamo il dottor Petrosino: ‘Confermo come notizia che tutti i campioni di sangue analizzato (63 su 66), contengono alluminio in valori superiori ai 33,3 microgrammi litro. Questo conferma il dato mondiale e ne terrò conto per lo studio”.

Come volevasi dimostrare [ LINK ]

Venerdì 20 novembre si è tenuta a Torino la presentazione del libro "Scie chimiche-la guerra segreta", presenti l'editore del volume e la sua collaboratrice. L'evento ha visto la partecipazione di un pubblico motivato e competente; il relatore, Rosario Marcianò, nell'illustrare i tratti salienti del testo, ha approfondito alcuni addentellati della biogeoingegneria clandestina. La documentazione del simposio è resa disponibile sul canale You-Tube dell'amico Tommaso Minniti, che ha effettuato le riprese. [ LINK ]

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