sabato 28 novembre 2020

Ritratto dell'attivista, ossia del dissidente (prima parte)

Chi sono gli attivisti contro la geoingegneria clandestina e, più in generale, contro quelli che abbiamo definito “crimini governativi”? Abbiamo provato a tracciarne un ritratto di cui pubblichiamo la prima parte.

Eruditi… una volta pullulavano, oggi siamo circondati da ignoranti laureati. Quasi sempre sono laureati in materie scientifiche. Sono dei beoti, protervi depositari ed araldi dei dogmi accademici. Sono anche sovente persone di successo, ma consideriamo che lavorano per conto delle diaboliche multinazionali o comunque sono integrate in un sistema perverso. Oggigiorno chi è organico all’establishment, chi aderisce, volente o nolente, al modello politico-economico egemone, trova un impiego remunerativo e intraprende una carriera costellata di promozioni; gli altri di solito sono condannati alla sottoccupazione o alla disoccupazione, ad essere emarginati.

Nel mondo attuale chi miete insuccessi, nonostante, anzi a causa dei suoi talenti, delle sue capacità, è un individuo autonomo ed arguto. Gli stolti, gli indottrinati, i corrotti insegnano nelle università, dirigono importanti aziende, conducono programmi televisivi, possono vantare uno status prestigioso. Parafrasando il Messia, diremmo: “Beati i falliti, perché essi otterranno il riconoscimento del loro valore!”. E il vero valore non è nel denaro che guadagni, nei titoli e nelle onorificenze che collezioni, negli incarichi di “responsabilità” che ti sono affidati; il vero valore è nella caratura intellettuale ed etica. La reale grandezza è inversamente proporzionale all’apprezzamento che la nostra società sudicia e rozza riserva a ciascuno di noi.

Chi è magnificato è una nullità; chi è vilipeso è spesso un individuo eccezionale, è un’eccezione che va contro le regole assurde e inique imposte dalla casta tecnocratica. Colloquia con un anziano agricoltore di un villaggio, con un bimbo che ruzza in un prato, con una donna semplice che ha cresciuto dei figli, con un operaio temprato dalla fatica: ti elargiranno perle di sapienza, esempi di abnegazione, spunti per riflettere.

Colloquia con un accademico, con un funzionario, con un “esperto”, ne caverai solo luoghi comuni, banalità, pregiudizi inculcati da diseducativi educatori. Pensano di essere furbi, ma sono talmente babbei che abboccano ogni volta all’amo, ad esempio della falsa pandemia: increduli nei confronti delle verità, sono, però, altrettanto creduli nei rispetti delle menzogne.

L’umanità attuale è spezzata in due: gli schiavi che comandano da un lato, i liberi che sono oppressi dall’altro.

Ci siamo espressi con certa durezza nei confronti dei negazionisti e, più in generale, del campione della specie homo sapiens sapiens (?) che essi rappresentano. Il nostro giudizio non cambia, nondimeno dobbiamo confessare che il biasimo non è pronunciato a cuor leggero: infatti ci doliamo nel vedere una società snaturata a tal punto da essere più degna di compassione che di condanna.

Quale sentimento poi si prova verso bambini ed adolescenti, vittime di vittime-carnefici? Essi sono inconsapevoli ed inermi di fronte alle astuzie del sistema che, mentre li carezza con una mano, con l’altra li bastona. Eppure, a volte, si ha un atteggiamento duplice: da un lato si commisera la sorte di costoro, dall’altro si è insofferenti, perché le opportunità di coltivare il discernimento sono offerte a queste ultime generazioni come alle precedenti. Sono poche le occasioni, ma non mancano: sono libri, sono eventi, sono maestri, sono incontri, ma essi li ignorano oppure, se si imbattono in queste chances di crescita, le schivano, più per ignavia che per paura.

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lunedì 23 novembre 2020

Enclave

Noi corriamo spensierati verso il precipizio, dopo esserci messi dinanzi agli occhi qualcosa che ci impedisca di vederlo. (B. Pascal)

E' frequente che ci si occupi di quisquilie, mentre il mondo crolla: quanto più profondi sono i cambiamenti, radicali ed irreversibili, tanto più gli uomini diventano superficiali. Succede anche spesso che lo sguardo si appunta verso oggetti che non occupano la parte più importante del campo visivo: pensiamo, ad esempio, al recente conflitto tra Azeri e Armeni per il controllo del Nagorno-Karabakh o Artsakh: nell’indifferenza internazionale si è consumata una strage che ha ridisegnato l’assetto della regione caucasica. L’Artsakh, enclave a stragrande maggioranza armena, è stata, nell’arco di poche settimane, quasi del tutto conquistata dall’esercito azero, armato soprattutto da Turchia ed Israele. E’ stata siglata una pace umiliante per gli Armeni, mentre l’Azerbaigian ha conseguito una vittoria importante. L’accordo è stato firmato sotto l’egida dei Russi, di Putin (o chi per lui) che ha agito, dimostrandosi campione della Realpolitik: infatti, in base all’intesa tra i belligeranti, un contingente russo vigilerà sul rispetto della pace ed aprirà un corridoio tra l’Azerbagian ed il Naxçıvan, regione azera, confinante con la Turchia ed isolata dal resto dell’Azerbaigian.

Che gli Armeni siano stati sconfitti nell’arco di poche settimane si spiega con il sostegno blando di Mosca che non si è certo adoperata per arginare l’avanzata azera, mentre ha de facto consentito che Baku portasse quasi a termine l’invasione per poi proporsi come arbitro tra le parti.

Quanto è accaduto è istruttivo: ci insegna, anzi ci conferma, che la condotta dei potenti è improntata a spregiudicatezza, non ispirandosi ad ideali. Come attendersi dunque la “salvezza” dal liberatore di turno, quando costui è un figuro scaltro ed opportunista, anche se dietro la facciata di oppositore del Nuovo ordine mondiale? Il destino degli Armeni, già vittime nel 1915-16 di un genocidio su cui pesa il negazionismo (quello vero!) dei Turchi, è potente metafora della sorte che tocca e toccherà all’umanità superstite, un’umanità accerchiata, ultima roccaforte di valori e principi schiacciati dalla feccia globalista e dalla massa alleata, volente o nolente, con il potere. E’ una minoranza tanto perseguitata, quanto ignorata proprio come gli Armeni, popolo indoeuropeo che parla una lingua con molti termini simili a quelli dell’inglese, prima nazione cristiana, sopravvissuta miracolosamente fino ad oggi alla pressione ottomana ed islamica.

Succede spesso che lo sguardo si appunta verso oggetti che non occupano la parte più importante del campo visivo: è anche il caso delle cosiddette “scie chimiche”. Questi solchi, mentre tutto cambia (in peggio), continuano a scavare la pelle del cielo, ma pochissimi se ne accorgono. Eppure, se i soliti noti seguitano a spargere veleni nella biosfera, significa che la biogeoingegneria illegale riveste un ruolo strategico nel controllo e nella degradazione genetica della popolazione.

Giustamente ci si preoccupa dei vaccini di nuova concezione, quelli che saranno proposti o imposti per “proteggerci” dal mai isolato SARS-CoV2 e dai suoi “eredi”: non si comprende, però, che è tutto intrecciato, tutto programmato da molto tempo. Non solo, ci si arrocca su posizioni che rivelano egocentrismo: che cosa c’interessa di quello che avviene lontano, fuori dalla porta di casa nostra? Si è spesso egocentrici e poco lungimiranti: il governo, che ha sempre lesinato aiuti alle più diverse categorie, da qualche mese profonde indennizzi (a quali condizioni è facile immaginare) per commercianti ed imprenditori colpiti dalla crisi dovuta alla falsa pandemia. Quanti, però, si avvedono che è un "rimedio" peggiore del male? Ci si abitua ad essere sovvenzionati dallo Stato, chiudendo le proprie attività, senza più lavorare, ma la “cuccagna” non potrà durare per sempre.

Eppure, se non ci si decide uniti a diffondere la verità ed a contrastare senza remore l’ipocrita violenza del sistema, si rischia la capitolazione.

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martedì 17 novembre 2020

Julie, Scie chimiche

Pubblichiamo la recensione di un motivo composto dalla giovane cantautrice siciliana Julie. Il pezzo non è un capolavoro, ma è godibile e si apprezza soprattutto per il rimando alle cosiddette “scie chimiche”: è un cenno che Julie introduce per richiamarsi ad un problema reale ed indiscusso. E’ una questione che, in tempi di FINTA pandemia, non si deve e non si può ignorare.

Venerdì 4 settembre è stato pubblicato "Scie chimiche", il singolo d’esordio della giovanissima cantautrice siciliana Julie. La produzione uscirà per Carioca Records e sarà distribuita da Artist First.

‘Scie chimiche’ è un motivo pop dalle note spensierate e romantiche in grado di trasportare l’ascoltatore in un mondo musicale allegro e frizzante, mettendolo subito in una propensione positiva. Il ritmo è coinvolgente e il testo racconta di un amore giovanile vissuto con la leggerezza dell’adolescenza.

Tuttavia, dopo un ascolto più attento, si può cogliere un dualismo costante fra elementi che si contrappongono: il dolce e l’amaro di una storia d’amore ormai giunta al termine, la guerra e la pace, il giorno e la notte, il presente e il passato, la terra e l’universo, la prigionia e la libertà. […]

Biografia

Julie è al secolo Giulia Scroppo nasce nella primavera del nuovo millennio. Cresciuta a Campofranco (CL), piccolo centro dei Monti Sicani dove , sin da piccola, dimostra la sua indole artistica, prendendo lezioni di danza, cantando e recitando in vari spettacoli della compagnia teatrale locale. […]

Una volta maggiorenne, Giulia scopre il pianoforte e si ritrova a comporre le sue prime canzoni che sono incise e curate presso il Master Play Studio con Leo Curiale che ne cura gli arrangiamenti. A luglio 2020 firma per Carioca Records e i prossimi mesi vedranno la pubblicazione di due singoli.

Julie nelle sue canzoni è semplice ma mai banale. E’ leggera come un bacio che lascia il segno, senza filtri e diretta. Gioiosa e solare, canta di sé e dei suoi sogni con leggiadria ed emozione.

Fonte: expartibus.it

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