Gli “esperti”, i vari mercenari della “scienza” continuano ad identificare nel biossido di carbonio e negli altri gas serra, la causa principale, se non unica, del riscaldamento planetario. Senza trascurare l’incidenza del CO2 in tale fenomeno, occorre ripetere che l’aumento della temperatura è legato, in primo luogo, all’intensificazione dell’attività solare. È intuitivo: se la nostra stella sprigiona una maggiore energia, i valori termici conoscono un incremento che, non a caso, sono stati rilevati dai cosmologi anche sul lontano Plutone. Non dimentichiamo poi il probabile cambiamento della risonanza Schumann. Sta mutando l’aura di Gaia: sono variazioni naturali che è vano tentare di contrastare.Qualche disinformatore, come avevamo preconizzato, ha, in tempi recenti, ammesso a denti stretti che le scie chimiche (presenti, passate e future) possono essere un efficace (sic) sistema per mitigare il global warming. È questa una sesquipedale e vergognosa menzogna, poiché è vero il contrario: infatti le èlites, che detengono il potere economico, politico e religioso della Terra, consapevoli dei cambiamenti climatici, hanno escogitato vari stratagemmi per accelerarli. Lo scioglimento delle calotte polari, dei ghiacciai, la diminuzione delle precipitazioni presentano indubbi vantaggi per le società che intendono sfruttare le risorse naturali, dai giacimenti di idrocarburi e di metalli all’acqua, dal pesce ai diamanti. Sul controllo dell’acqua, ci siamo soffermati in Non piove, Ermione, cui perciò si rimanda. Qui ricordo soltanto che il valore economico dell’acqua è destinato ad accrescersi, quanto più l’indispensabile liquido scarseggerà.
Altri poi sono i benefici che trarranno società minerarie, petrolifere e per lo sfruttamento delle risorse ittiche: la fusione del pack libererà vaste aeree artiche e le regioni limitrofe dalla bianca coltre sotto la quale si estendono giacimenti di gas naturale e di oro nero. Russia, Norvegia, Danimarca, Canada, Stati Uniti già si contendono zone ricchissime di petrolio e di pesce. Inoltre lo scioglimento dei ghiacci polari consentirà di aprire nuove rotte commerciali che eviteranno lunghe e dispendiose circumnavigazioni.
Tutto ciò si inserisce in un quadro grottesco e mostruoso in cui le scie chimiche, soprattutto quelle notturne, che paiono ormai le più frequenti, adempiono una precisa funzione: H.A.A.R.P. e chemtrails non sono volte a diminuire il riscaldamento globale, ma ad accentuarlo. Anche lo zolfo, considerato un “ottimo” strumento a tale scopo, è, in realtà, un inquinante utile solo per generare piogge acide, assai nocive per la flora e gli ecosistemi soprattutto lacustri. Le precipitazioni acide, come è noto, sono quelle che corrodono i monumenti. Non esiste alcun vero interesse a risolvere, almeno in parte, i problemi ambientali: il dissennato sfruttamento delle risorse e la contestuale polluzione del pianeta sono i fini di una cricca la cui smisurata stoltezza ed avidità non sono comunque mai pari alla loro smania di distruggere.
Fonti:
Anonimo, L’Artico che si scioglie scopre vie, risorse e nuovi conflitti, 2007
L. Hecht, Falso il resoconto dell’IPCC, 2007
Zret, Cambiamenti cosmici, 2007
Id., Focus su Focus, 2007
Id., Non piove, Ermione, 2007






L’articolo che pubblichiamo conferma l’ipotesi secondo la quale le variazioni climatiche sono connesse a fenomeni esterni e naturali. Ciò non significa che le emissioni di CO2 non concorrano al riscaldamento della Terra, ma si tratta di un fattore del tutto marginale. Le piante, come è noto, con la fotosintesi clorofilliana assorbono biossido di carbonio: se si volesse arginare il “problema “ connesso alle emissioni dei gas serra, si dovrebbe porre un freno alla deforestazione, senza ricorrere alla geoingegneria con la diffusione di sostanze che, teoricamente, potrebbero riflettere i raggi solari. È ovvio che bisognerebbe poi ridurre il più possibile le varie cause di polluzione, ma, se gli avvelenatori hanno ideato ed attuato il progetto “HAARP –scie chimiche”, un piano scientemente volto a danneggiare in modo gravissimo Gaia e l’umanità, possiamo mai illuderci che essi intendano davvero contrastare l’inquinamento “involontario” in tutte le sue numerose forme?
L'ipotesi è stata avanzata da un gruppo di climatologi danesi in uno studio pubblicato dalla prestigiosa rivista della Royal Society britannica
Se fosse confermata, la scoperta (incoraggiante per l'industria petrolifera americana, disposta a pagare lautamente gli scienziati disposti a contestare l'effetto serra...) potrebbe portare, a detta del Times, ad una revisione delle teorie oggi più di moda nel campo della climatologia.




(1) Le nebbie che si formano sugli oceani e presso le coste sono definite nebbie d’avvezione. L’aria calda ed umida, proveniente da una superficie marina riscaldata, giungendo verso terra, una superficie più fredda, diminuisce la sua temperatura fino a condensarsi; per questo motivo le nebbie si formano sui litorali che guardano verso la direzione del vento che contribuisce al trasporto dell’aria. Il calore del sole disperde queste nebbie, soprattutto durante la stagione estiva.











