A dimostrazione che i pericolosissimi PM 2.5 sono prodotti in gran parte dagli aerei, possiamo analizzare i dati del portale "aqicn.org". Questo sito ci permette di seguire, quasi in tempo reale, la situazione relativa alla formazione di nanoparticolato in diverse località francesi.
A mero titolo di esempio, riportiamo il link che rappresenta i dati di Nizza e, precisamente, quelli della zona identificata come "Nice Aeroport, PACA" (LINK).
Salta subito agli occhi la bandierina gialla (Moderate air pollution). Vi si indicano PM 2.5 pari al valore di "97", dove una stima attorno ai 27 (bandiera verde) starebbe a significare un livello accettabile (good). Osservando la mappa, si può notare come i PM 2.5 si concentrino proprio nell'area aeroportuale. A Milano Linate il valore è "93", a Pavia addirittura “107”. Non è proprio il caso si tirare un… sospiro di sollievo.
Secondo l’ISDE, il traffico aereo è ascrivibile tra le più importanti fonti di inquinamento ambientale e danno alla salute e devono quindi essere predisposti interventi, azioni e politiche nazionali e internazionali che ne prevedano una rapida quanto concreta razionalizzazione e riduzione. Durante i lavori sono emersi tutti i rischi derivanti da questa tipologia di mobilità. L’inquinamento acustico, atmosferico ed elettromagnetico che ne deriva comporta un fattore di danno inconfutabile per la salute e l’ambiente. Secondo la relazione del 2015 dell’Agenzia Europea per l’Ambiente- EEA ( LINK ), l’inquinamento atmosferico è il principale fattore di rischio ambientale per la salute in Europa e riduce la durata di vita delle persone, contribuendo alla diffusione di gravi patologie quali malattie cardiache, problemi respiratori e tumori (si stima che nel 2011 l’inquinamento atmosferico sia stato responsabile di oltre 430 000 morti premature in Europa!).
Secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità, ogni anno sono circa 12,6 milioni le morti attribuibili all’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo, alle esposizioni chimiche, ai "cambiamenti climatici" ed alle radiazioni ultraviolette; è quindi urgente e necessaria una riduzione dell’esposizione a fonti di inquinamento insieme con interventi di risanamento, bonifica e tutela dell’ambiente. Solo una minima parte della popolazione mondiale viaggia in aereo, mentre le drammatiche conseguenze degli sconvolgimenti climatici, derivanti anche dal trasporto aereo, ricadono sull’intera umanità in termini di desertificazione, alluvioni, cicloni, fenomeni così gravi che determinano distruzioni e carestie in aree sempre più estese del pianeta […].
QUI la mozione conclusiva della I Giornata nazionale di studio sugli effetti sanitari e ambientali del trasporto aereo. La mozione è stata approvata all’unanimità.
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Un’ennesima smentita alla balzana pseudo-teoria del riscaldamento globale giunge dall’autorevole voce del climatologo John Casey. Ha ragione l’astronomo Eric Dollar a sostenere che l’attività solare è, in questi ultimi tempi, debole: ne conseguirà più che un immediato influsso sul clima, ormai gestito in gran parte dai soliti noti, un’intensificazione delle attività chimiche, visto che la ionosfera è alimentata dall’energia elettromagnetica sprigionata dalla nostra stella. E’ un’intensificazione volta a creare uno strato elettroconduttivo nella bassa atmosfera indispensabile ai signori della guerra per i loro maledetti conflitti presenti e futuri. [1] Di seguito l’articolo in cui Casey, che è pur sempre un solarista con i pregi ed i limiti di questa categoria, preannuncia un raffreddamento planetario con tutte le ripercussioni facilmente immaginabili. Osserviamo infine che, se veramente il clima subirà una diminuzione delle temperature, probabilmente ciò sarà dovuto per lo più alle operazioni illegali in atmosfera e non tanto ad un Sole sonnacchioso, i cui effetti non si manifestano ex abrupto, da un anno all’altro, ma con estrema gradualità.
"Caro presidente Obama, si copra bene: farà freddo, freddissimo, per almeno trent’anni". Lo sostiene John Casey, già climatologo della N.A.S.A., ora direttore di un centro studi di Orlando, la “Space and science research corporation”. L’allarme: l’attività del sole sta rapidamente cambiando, la comparsa di nuove macchie solari lascia presagire un nuovo “grande inverno” per il pianeta, a partire dal 2015-2016, con conseguenze devastanti, fenomeni di assideramento di massa e addirittura il crollo del 50% della produzione alimentare a causa del collasso dell’agricoltura. E’ il drammatico contenuto della lettera che lo scienziato ha rivolto al capo della Casa Bianca già lo scorso aprile. Oggetto: “Richiesta di preparare gli Stati Uniti per un pericoloso clima freddo”. Casey chiede di prendere “provvedimenti immediati per garantire che gli Stati Uniti d’America siano pronti per lo storico e potenzialmente pericoloso clima freddo, che sta per arrivare”. Ma il problema non era il global warming, il surriscaldamento? Sì, fino a ieri. Da oggi, l’allarme è di segno opposto: neve, gelo, temperature sotto zero. A partire dai prossimi mesi.
Anche l’Italia dovrebbe già avvertirne gli effetti da questo dicembre. Gli ultimi studi compiuti confermerebbero l’arrivo di freddo e neve sull’Italia, infatti, già da capodanno. A condizionare la stagione invernale saranno i venti di Burian che si faranno sentire in modo particolare per due o tre volte quest’anno. La tesi di molti mesi rigidi e di un gennaio tra i più freddi della storia con temperature al di sotto dei 20 gradi sembra dunque confermarsi.
Casey cita le ricerche condotte negli ultimi decenni sulle cause del cosiddetti cambiamenti climatici. Il periodo passato del riscaldamento globale è un fenomeno naturale, prodotto principalmente dal Sole ed è finito”, scrive il climatologo nella sua Iceberglettera ad Obama. “Sono oltre diciassette anni che non viene registrata alcuna effettiva crescita delle temperature atmosferiche globali in troposfera. Ironia della sorte, questo significa che, mentre per la maggior parte del tempo la comunità internazionale ha avuto a che fare con il riscaldamento globale, quest’ultimo, non c’era! E’ quindi importante accettare che il riscaldamento globale è finito”. Non c’è più alcun riscaldamento globale, sostiene Casey. “La Terra – scrive – è in fase di raffreddamento da diversi anni, come gli oceani negli ultimi undici anni e l’atmosfera per la maggior parte del tempo”. Dei 24 parametri climatici monitorati dalla Space and science research corporation, registrati in resoconti trimestrali, ben 18 di essi mostrano un raffreddamento globale come tendenza dominante”. Quanto ai restanti 6, «si convertiranno verso lo stato di raffreddamento, entro i prossimi cinque anni».
Lo scienziato dichiara che il livello del mare ha già iniziato a calare, là dove alcune aree oceaniche stanno diventando più fredde. Il centro ricerche coordinato da Casey prevede una riduzione globale del livello del mare della durata di 30 anni, “che comincerà in qualsiasi momento tra quest’anno ed il 2020. Se queste tendenze cambiassero, il centro studi sarebbe il primo a segnalarlo - dice Casey - tuttavia, sulla base delle temperature globali effettive e dei modelli climatici più affidabili, c’è una sola conclusione sullo stato attuale clima della Terra: un nuovo clima freddo è arrivato”. Se questa “nuova era glaciale” procedesse come negli episodi passati (circa 200 e 400 anni fa), secondo Casey “dovremmo aspettarci di vedere notevoli danni alle colture a livello mondiale, sconvolgimenti sociali e politici e la perdita della vita”. […] Casey aggiunge che abbiamo poco tempo per prepararci: “Gli scienziati russi si sono spinti fino a parlare di una nuova “Piccola era glaciale” che principierà quest’anno”.
Secondo gli studiosi statunitensi, il nuovo clima freddo verrebbe imposto alla Terra “da un ripetuto ciclo, di 206 anni, del Sole”. Casey l’aveva già annunciato nel 2007. “Anche se molti altri ricercatori hanno scoperto questo ciclo o previsto un clima rigido in arrivo, sono stati ignorati”, scrive lo scienziato, nella sua lettera a Obama. “La fase di freddo di questo lungo ciclo di due secoli, è prodotta dalla riduzione drammatica dell’energia con la quale il sole scalda la Terra”. Lo chiamano “letargo solare” ed è stato confermato dalla N.A.S.A., dall’aviazione statunitense e dal “National solar observatory”. “La ricerca relativa a questi letarghi – aggiunge Casey – mostra anche che si verificano in concomitanza con i terremoti e le eruzioni vulcaniche più distruttive”.
Potenzialmente devastanti le conseguenze dello choc climatico sulla popolazione, a cominciare dalle categorie più esposte: “Credo che gli afro-statunitensi, altre minoranze ed i poveri soffriranno di più, per la nuova era glaciale e le vostre politiche climatiche”, scrive Casey al presidente (in realtà un fantoccio, un utile idiota, n.d.r.) […] “Senza adeguate contromisure governative, avverte lo scienziato, saremo impreparati ed incapaci di procurarci il cibo”. Inutile aggiungere che ci sarà un’impennata dei costi dell’energia, micidiale soprattutto per i più poveri. Casey rimprovera ad Obama di aver “creduto alla teoria del surriscaldamento globale” e gli rinfaccia la responsabilità per l’incolumità di 317 milioni di cittadini statunitensi di fronte al “grande freddo” che, giura, sta davvero per arrivare.
[1] Spiega Dollar: “Sono cicli di ventidue anni, di inattività e di attività. Un ciclo cominciò agli albori del Rinascimento. Un picco si verificò durante la Seconda guerra mondiale ed ora nel ciclo 24 il Sole si addormenta, non crea la ionosfera, come se le fasi solari stessero per finire. Oggi il flusso solare è 140 circa e dovrebbe essere almeno 200: ora l’astro lavora a metà potenza per questa parte del ciclo, quindi non genera la ionosfera utile per comunicare. Col minimo solare si indebolisce così lo spettro radio: adesso siamo al massimo solare e non è meglio del minimo. Perciò la domanda è la seguente: quando il Sole entrerà nel minimo nei prossimi sette anni, quanto sarà ‘morto’? L'ultimo minimo è stato da primato: l’emissione energetica non è mai scesa sotto 60, mentre questa volta ha toccato 58 sicché non si poteva comunicare".
La flessione nelle prestazioni nelle comunicazioni ionosferiche fornisce un'indiretta indicazione per quanto concerne le attività di geoingegneria spacciate come "solar radiation management", volte a mitigare gli effetti dell'attività solare. In realtà è il contrario, ossia le operazioni di aerosol sono finalizzate al mantenimento di una coltre elettroconduttiva utile a bilanciare la diminuzione di efficienza dello strato ionosferico.
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Pubblichiamo un articolo sui danni che un misterioso "aggressore" (un fungo?) sta determinando alle colture cerealicole ed ortofrutticole negli Stati Uniti meridionali. E’ palese che l’inquietante fenomeno è, come correttamente osservano quasi tutti i lettori che hanno commentato la cronaca, una diretta conseguenza delle scie chimiche. Assistiamo ad una deliberata, criminale distruzione delle risorse agricole, secondo gli obiettivi indicati, ad esempio, nelle infami "Georgia guidestones". Devastare l’ambiente, affamare la popolazione e ridurne drasticamente il numero sono gli scopi perseguiti con successo: come sempre le chemtrails sono l’arma letale numero uno. Crisi agricola, carestie, assalti ai supermercati, penuria di viveri... sono scenari di un futuro non lontano?
I fatti: puntini sembrano "bruciare" le foglie; l'area interessata si trova nelle contee di Tipton e Shelby; gli agricoltori temono di perdere il loro intero raccolto.
Memphis, 6 giugno 2010. Un mistero riguarda le aziende agricole del MidSouth (regione del Mississippi).
Qualcosa sta uccidendo le colture, gli alberi, anche le erbacce e nessuno riesce a spiegare il perché. Gli agricoltori sono preoccupati per i loro raccolti che rischiano di essere distrutti da una "peste" misteriosa. [...] Piccoli punti sembrano aver bruciato le foglie di tutti i tipi di piante; essi appaiono diversi a seconda della pianta. Sugli steli e le foglie del mais, i puntini sembrano trasformarsi in grumi bianchi al centro. In altre piante, una polvere bianca macchia le foglie e poi le distrugge.
"Abbiamo trovato queste macchie su tutte le erbe, i fiori, sugli alberi di prugne, sulle erbacce", ha affermato Toni Holt, agricoltore biologico "E 'apparentemente su tutto".[...] A meno di dieci miglia dalle colture di Holt, la "piaga" potrebbe colpire centinaia di ettari di mais nelle fattorie Wilder.
Il primo pensiero è stato che un nuovo parassita o insetto stia provocando questi danni che sono identici nelle aziende biologiche come in quelle che usano insetticidi ed anticrittogamici. Holt ha anche trovato dei pulcini morti nei nidi.
"Siamo preoccupati per questo. Non sappiamo se la morte dei nidiacei sia connessa con i danni alle colture, ma è allarmante", ha detto Holt. "Abbiamo cavalli, siamo preoccupati per i cavalli. Abbiamo polli. Vendiamo le nostri uova al mercato."
Gli agricoltori che abbiamo interpellato sono convinti che qualcosa nell'aria ha causato questo disastro. Stanno chiedendo all'U.S.D.A. (Dipartimento dell’agricoltura degli Stati Uniti, n.d.t.) e ad altri esperti di esaminare il problema.