
19 maggio 2016 Ore: 02:49. Precipita un velivolo (volo 804) della compagnia aerea Egyptair a 175 miglia (295 chilometri) al largo della costa egiziana. L’airbus A-320-232 era decollato da Parigi, scalo Roissy Charles de Gaulle, ed era diretto al Cairo. Ore 01:24. L'airbus entra nello spazio aereo greco. Ottiene il permesso a proseguire per una rotta sud-est. Dopo 60 minuti di volo, a sud dell'isola di Karpathos, gli è consentito di immettersi nel sentiero di discesa verso le coste egiziane. Comandante e copilota non segnalano alcun problema. L’aereo è in assetto e – per quanto riferisce l’Egyptair – non è stato rilevato alcun problema meccanico dopo l'incidente del 25 giugno 2013, quando un'avaria ad un motore costrinse il velivolo al rientro e ad un atterraggio di emergenza, dopo un decollo per Istanbul.
Tra l'1.48 e l'1.50, sulla verticale dell'isola di Kea, il controllo del traffico aereo greco ricontatta la cabina per comunicare il passaggio alle cure del centro di traffico meridionale ellenico. Il comandante è di buon umore. Scherza col controllore.
Ore 02.27. Ill nuovo centro di controllo greco, che ha preso in carico l'MS804, chiama il cockpit sulla frequenza radio regolarmente usata fino a quel momento. Come prevede il protocollo, deve segnalare ai piloti l'imminente uscita dallo spazio aereo ellenico e fornire le nuove coordinate radio con cui agganciare il controllo del traffico aereo egiziano. È una chiamata obbligatoria, come obbligatoria è la risposta, ma la cabina di pilotaggio dell'Airbus tace. Alle 02.28, nuovo tentativo di contatto. L'aereo procede a quota ed a velocità regolari. Anche questa seconda chiamata è "vuota". È l'indizio di un problema al punto che, alle 02.29 e quindi alle 02.30, la terza chiamata viene eseguita anche sulle frequenze radio di emergenza, immaginando che qualcosa sia accaduto o stia accadendo. Tutto, però, è inutile. Intanto l’unità è uscita dallo spazio aereo greco. Sono centottanta secondi di silenzio. L’aereo sta incrociando ad un'altitudine (dichiarata) di 38.000 piedi (11.000 metri circa), quando compie una brusca virata di 90 gradi a sinistra, seguita da una sterzata di 360 gradi a destra, quindi perde quota per cadere infine in mare. Muoiono 66 persone tra componenti dell’equipaggio e passeggeri. In un punto individuato dalle coordinate 33°32' Nord, 29°13' Est, i satelliti dell'E.S.A. fotografano una chilometrica lingua di cherosene, non lontano da dove sono poi recuperati alcuni rottami della fusoliera.

Le ipotesi e l’analisi
Quali sono le cause del disastro aereo? Alcuni media di regime chiamano in causa un possibile atto terroristico, sebbene l’azione non sia stata rivendicata. L’ipotesi dell’attentato è la solita versione di copertura: si inventa spesso ipso facto o a posteriori un’attribuzione di responsabilità per opera qualche gruppo “integralista” con tanto di scatti e di filmati artefatti.
• Si può congetturare, vista la dinamica degli eventi, che entrambi i piloti abbiano perso conoscenza per un guasto al sistema di pressurizzazione o per un episodio di “fumo in cabina” (sindrome aerotossica). Questo potrebbe spiegare perché non è stato lanciato il mayday. Aggiornamenti del 21 maggio 2016 si riferiscono a fumo nella cabina passeggeri prima dello schianto: l’impianto di sicurezza installato mostrerebbe alle 02:26 ora locale l’attivazione di un sensore antifumo, seguito a ruota da altri sei allarmi fino alle 02:29, ora in cui il dispositivo cessa le registrazioni. Da scartare la supposizione che il presunto incendio sia stato dovuto ad un ordigno: è probabile, però, che la “verità” ufficiale si impernierà sull’esplosivo a bordo collocato da un jihadista (sic).
• L’aereo potrebbe essere stato oggetto di un atto intimidatorio orchestrato dai servizi segreti statunitensi: è la pista, a nostro parere assai improbabile, indicata da Giulietto Chiesa.
• Le brusche virate dell’aereo lasciano intuire un problema ad un motore, ma provocato da che cosa? Le deviazioni sono altresì riconducibili a manovre del pilota intento a risolvere un’emergenza: ad esempio, la carenza di ossigeno e quindi la necessità di scendere velocemente di quota per depressurizzare.
• Il velivolo potrebbe essere stato colpito da un meteorite: le gragnole di questi corpi celesti stanno crescendo in numero ed intensità.
• L'indebolimento della magnetosfera potrebbe essere all'origine di danni ai sistemi elettronici (fly-by-wire) dell'aereo.
E’ comunque un evento di difficile analisi, giacché ci si deve basare sulle fonti ufficiali e sulle ricostruzioni della stampa mainstrream, la cui credibilità e veridicità sono notoriamente molto scarse. Due sono comunque le certezze: qualsiasi versione ufficiale sarà alla fine elaborata e diramata, dovrà essere considerata falsa, come per l’incidente occorso al Germanwings; viaggiare in aereo, tra sindrome aerotossica, manutenzione carente e superficiale, rendez vous con foo fighters, rarefazione della coltre magnetica che protegge dai raggi cosmici, azioni dei servizi segreti etc., è diventato sempre più pericoloso.

Le ultime informazioni, oltre a citare il possibile ritrovamento delle due "scatole nere" (notizia rivelatasi poi infondata), rafforzano l’ipotesi del “fume event”: infatti, poche ore prima dell’incidente in esame, un altro vettore della Delta Airlines, decollato da Francoforte e diretto a Kuwait City, in volo sulla stessa rotta, era stato intercettato da due caccia F16, poiché pilota e copilota non rispondevano ai controllori di volo; i due avevano perso i sensi con 140 passeggeri a bordo. In questo frangente è stata evitata la catastrofe, giacché era inserito il pilota automatico. Nel caso dell'Egyptair, invece, è andata come è andata, in quanto i piloti, quando hanno perso i sensi, avevano da poco cominciato la fase di discesa ed erano sul "manuale”.
Da alcuni anni, da quando soprattutto è entrata a regime l'operazione "geoingegneria clandestina", non si riescono più a stabilire le cause dei sinistri aerei: anche le "scatole nere" non sono ritrovate. Passati circa trenta giorni, diventa troppo tardi per il loro reperimento, poiché i dispositivi non emettono più segnali utili alla localizzazione. Alla fine tutto passa in cavalleria: si rincorrono altri eventi ed una distratta opinione pubblica è distratta da altre notizie vere o false che siano, sempre funzionali comunque ad ingannare e ad inebetire la massa.
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