giovedì 27 luglio 2017

E’ confermato: il carburante Jet-A1 è letale!

Nell'aprile del 2016 venimmo in possesso di alcuni campioni di carburante avio per uso civile (Jet-A1). Decidemmo perciò di contattare un paio di laboratori certificati all'estero affinché i campioni fossero esaminati. A distanza di più di un anno, possiamo divulgare i risultati delle analisi, condotte dal laboratorio francese Analytika, gestito dal Dottor Bernard Tailliez. Si noti che le immagini che seguono sono ingrandibili. Sarà sufficiente cliccare su di esse.





Il rapporto conferma in toto le precedenti acquisizioni che abbiamo pubblicato nel corso di questi anni. Le risultanze del dossier combaciano con quelle degli studi svolti dalla scienziata elvetica, Ulrike Lohmann, a rincalzo della loro veridicità. Inoltre, il Dottor Tailliez ha sottoposto ad ulteriori osservazioni i filamenti di ricaduta già studiati nel 2012 e nel 2013. Non solo, ha sottoposto ad esame campioni prelevati dall'abitacolo di aerei commerciali, confermando la presenza dei contaminanti neurotossici già noti: alluminio, bario, stronzio etc. I documenti in PDF e la breve introduzione sono visionabili qui.

Ringraziamo l'amico e collaboratore Jacques per il suo prezioso ed insostituibile contributo. Esprimiamo riconoscenza anche al Dottor Tailliez per la sua tenacia ed il suo encomiabile impegno a tutela della salute di tutti noi.

- Rapport 160503 du centre Analytika: constituants inorganiques des filaments aéroportés
- Rapport 160413 du centre Analytika: constituants inorganiques du carburant d'aviation Jet fuel A-1
- Syndrome aérotoxique - Aviation commerciale: nombreux contaminants chimiques organiques toxiques dans l'air des cabines et cockpits



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Range finder: come si sono svolti i fatti

domenica 23 luglio 2017

Focus extra: extra-disinformazione



Anche “Focus extra” (numero di maggio 2017), pubblicazione “sorella” di “Focus”, famigerata rivista pseudo-scientifica, prova a sdoganare la geoingegneria ufficiale, fingendo che sia un complesso di progetti per “salvare” la Terra dal cosiddetto riscaldamento globale.

E’ la solita solfa costellata di mezze verità, di plateali ambiguità: si accenna a programmi riguardanti il controllo del clima, ostentando preoccupazione per le possibili conseguenze sugli equilibri ambientali. Il dossier dedicato ai “cambiamenti climatici” ed alle “strategie” per affrontarli si riferisce a varie tecniche tra cui la diffusione nella stratosfera di carbonato di calcio, alluminio e polvere di diamante con lo scopo dichiarato di ridurre le temperature globali. Tra le ripercussioni paventate è annoverata, non a caso, la siccità.

Se comunque consideriamo il reportage di “Focus extra” non come un insieme di proiezioni, ma come uno spaccato di quanto accade ogni giorno da decenni, avremo il quadro della biogeongegneria reale, quella coincidente con una serie di devastanti e criminali operazioni, quella che sta portando il pianeta al collasso, intere popolazioni alla carestia.

Fonte: Disquisendo


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Range finder: come si sono svolti i fatti

giovedì 13 luglio 2017

Di inquinamento aereo si muore!

Riportiamo un resoconto del National Geographic in merito ad uno studio condotto (nell'ormai lontano 2010) riguardante l'inquinamento provocato dall'aviazione civile e la correlazione diretta con un sempre maggior numero di decessi tra la popolazione. Al tempo della pubblicazione del dossier, gli scienziati del MIT auspicavano serie iniziative a tutela dei cittadini per opera delle autorità, una volta confermate le loro acquisizioni ma, a distanza di anni, bisogna constatare che nulla è stato fatto, anzi! Nei recenti accordi sul cosiddetto "cambiamento climatico", sottoscritti anche da Putin, considerato a torto un oppositore del Nuovo ordine mondiale, l'inquinamento atmosferico indotto dall'aviazione civile non è stato neppure contemplato e nel documento finale non è stato citato. Più recentemente ulteriori scrupolose ricerche sono state condotte al fine di confermare, semmai fosse ancora necessario, la reale tossicità (anche di tipo neurologico) legata ai carburanti per aviazione, sia civile sia militare. A questo proposito, si vedano le acquisizioni della ricercatrice svizzera, studiosa delle nubi, Ulrike Lohmann [1]. Ella ha accertato la presenza (in nanoparticelle) di ben 16 metalli, immessi nel Jet-A1. Ciò, senza ombra di dubbio, attesta che che la bassa atmosfera è gravemente compromessa. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: assenza di nuvolosità naturale, diminuzione cronica delle precipitazioni, diffusione di strati artificiali che ci privano della benefica luce solare e, come si diceva, aumento vertiginoso delle morti derivanti dagli scarichi degli aerei, spesso impegnati in attività di geoingegneria clandestina.



Se negli ultimi anni, gli incidenti aerei hanno ucciso circa mille persone l'anno, le emissioni inquinanti provocano circa diecimila vittime, secondo i ricercatori del MIT (Massachusetts Institute of Technology). Negli studi precedenti si presumeva che le emissioni inquinanti danneggiassero le persone durante le fasi di decollo ed atterraggio. La nuova ricerca è la prima a fornire una stima complessiva del numero di morti premature determinate dai gas di scarico dei velivoli.

Abbiamo riscontrato che le emissioni non regolamentate di aerei oltre i 914 metri da terra, sono la causa della maggior parte delle morti” afferma il responsabile della ricerca Steven Barret, un ingegnere aereonautico del MIT (Massachusetts Institute of Technology).

Gli scarichi degli aerei, come quelli degli autoveicoli, contengono una grande varietà di agenti atmosferici inquinanti, come biossido di zolfo ed ossidi di azoto. Per lo più queste particelle inquinanti sono minuscole, larghe la centomilionesima parte di un pollice (2,54 cm), più sottili di un capello umano. Le cosiddette polveri sottili sono le maggiori responsabili dei danni alla salute umana, specialmente se, una volta inalate, entrano in circolo attraverso il flusso sanguigno, affermano gli scienziati.

Barret ed i suoi colleghi hanno usato una simulazione computerizzata che ha confrontato dati riguardanti il percorso degli aerei, la media di combustibile bruciato durante i voli ed il valore delle emissioni inquinanti stimate. La simulazioni, basate su dati sperimentali, hanno registrato sia gli spostamenti delle particelle inquinanti nell'atmosfera sia le emissioni causate da trasporti internazionali, specialmente in Asia e Nord America. Lo studio ha tenuto conto della distribuzione della popolazione mondiale e di come le rotte aeree possono accrescere nel complesso il rischio di morte.

Globalmente, il gruppo di ricerca ha calcolato che 8.000 decessi all'anno sono il risultato di contaminazione derivante da velivoli che incrociano ad altitudini di circa 10.000 metri, mentre 2.000 sarebbero le vittime provocate dagli scarichi nocivi sprigionati durante le fasi di decollo e di atterraggio (non sono stati presi in considerazione i voli clandestini a quote cumulo - n.d.r.). Inquinamento atmosferico e conseguenti malattie respiratorie e cardiovascolari, compreso il cancro ai polmoni, sono le cause più comuni di danni anche letali, secondo quanto riferito dalla stessa Organizzazione Mondiale della Sanità.

Non solo nel tuo cortile

A sorpresa, i siti con il più grande numero di aeroporti attivi potrebbero non essere quelli a subire i maggiori impatti ambientali, suggerisce la ricerca. Quando un aereo vola ad altitudine da crociera, sopra le nuvole, i venti possono disperdere lontano gli inquinanti, cosicché i composti tossici ricadono al suolo anche a distanze pari sino a 10.000 km dalla rotta del vettore.



Negli Stati Uniti i decessi per le emissioni inquinanti degli aerei ammontano a 450 ogni anno - appena un settimo di quanto atteso, se le sostanze perniciose scendessero perpendicolarmente verso terra dall'aereo. In India, invece, ammontano a circa 1.640 l'anno, circa sette volte di più di quanto previsto, basandosi sul numero di aerei che atterrano e decollano dal paese. Molte di queste morti non sono determinate dai voli sopra l'India, ma dalle emissioni provenienti da Europa ed America settentrionale: esse poi si spostano verso l'Asia, stando al report pubblicato nel numero di ottobre di Environmental Science & Technology.

Frenare l'inquinamento atmosferico

In definitiva, il numero delle vittime per inquinamento atmosferico ammonta, secondo il programma delle Nazioni Unite per l'ambiente, ad un milione l'anno. “I legislatori devono considerare esplicitamente l'impatto della polluzione aerea sulla salute umana” ha asserito Barret. "Ad esempio, lo zolfo, presente nei combustibili dei jet, è forse il maggior agente killer" (per non parlare degli additivi a base di metalli - ndr). Unfeng Liu, un chimico atmosferico dell'Università di Princeton, ha asserito che "lo studio approfondisce una tematica importante per la degradazione dei biomi”. Questi risultati potrebbero quindi influire un giorno sulla politica statunitense (come no! - n.d.r.), secondo quanto affermato da Lourdes Maurice, capo scienziato nonché consulente tecnico per l'ambiente della Federal Aviation Administration. “Se i rilevamenti verranno confermati dai prossimi studi, l'agenzia dovrà cominciare a pensare come regolare le emissioni inquinanti degli aerei per minimizzare il loro impatto sull'ambiente”, conclude Maurice.

Fonte:

Nationalgeographic.it


[1] Ulrike Lohmann è docente di Fisica dell’atmosfera presso l’ETH di Zurigo ed è specializzata in nefologia. Nel 2013 la professoressa Lohman eseguì delle analisi presso l'aeroporto di Zurigo, insieme con l’Ufficio federale dell’aviazione. Gli esami erano finalizzati a stabilire la composizione chimica dei gas di scarico delle turbine. Fu reperita in primo luogo fuliggine che è essenzialmente carbonio, come nel gas di scarico degli autoveicoli. Non solo, furono rilevati sedici (16) diversi metalli tra cui bario ed alluminio, ma anche ferro, nickel, piombo, rame oltre al calcio.


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giovedì 6 luglio 2017

Nesso tra bario e patologie neurodegenerative



Livelli tossici di bario possono essere all’origine della sclerosi multipla, della sclerosi laterale amiotrofica e dell’encefalopatia. Secondo una ricerca pubblicata sulla rivista Medical hypotheses, elevati livelli di questo metallo pesante tossico sono associati ad un’elevata incidenza di affezioni neurodegenerative.

Alle aree geografiche con la più alta contaminazione di bario corrisponde la maggiore incidenza della sclerosi multipla: ci si riferisce al Saskatchewan (Canada), Sardegna (presenza di poligoni militari e regione scelta per criminali esperimenti già dagli anni '60 del XX secolo), Massachusetts, Colorado (basi strategiche), Guam (installazione militare statunitense) e nord-est della Scozia [zona di sperimentazione con dispersione di bario, stronzio ed argento (scie chimiche/chemtrails): si vedano gli studi di Mark Purdey] in cui sono stati reperiti elevati livelli di bario nel terreno. Una quota media nociva di 1428 ppm di bario è stata confrontata con un livello medio "non tossico" di 19 ppm di bario, registrato nelle regioni adiacenti senza alta diffusione di sclerosi multipla.

Di seguito la traduzione dell'epitome dell’articolo scientifico intitolato “L’intossicazione cronica da bario blocca la sintesi dei solfato proteoglicani: un’ipotesi per l’origine della sclerosi multipla”.

Alti livelli di contaminazione legate a fonti naturali ed industriali del metallo alcalino-terroso bario (Ba) sono stati identificati negli ecosistemi e nei luoghi di lavoro che sono associati con alta incidenza di casi di sclerosi multipla (SM) ed altre malattie neurodegenerative, quali l'encefalopatia spongiforme trasmissibile o "morbo della mucca pazza" (EST) e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA). Analisi degli ecosistemi dove si trovano i più noti focolai di sclerosi multipla in Saskatchewan (Canada), Sardegna, Massachusetts, Colorado, Guam, Nord Est della Scozia, hanno dimostrato elevate concentrazioni di bario nel suolo (valore medio 1428 ppm – parti per milione) e nella vegetazione (valore medio: 74 ppm) rispetto ai parametri medi di 345 e 19 ppm rispettivamente registrati in regioni adiacenti ove non si rilevano alti casi di sclerosi multipla.



Gli alti livelli di bario provenienti da estrazioni minerarie e/o dall’uso di questo metallo nelle attività collegate all’estrazione di petrolio e gas, alla lavorazione della carta e dei tessuti, alle industrie siderurgiche nonché al bario diffuso sotto forma di aerosol atmosferico per aumentare/rifrangere i segnali delle onde radio/radar lungo i corridoi aerei dei jet militari (E’ da anni disperso anche con gli aerei civili, n.d.r.), a quello impiegato nelle piattaforme per il lancio di missili etc.

E' considerato il fatto che la contaminazione cronica dei biomi con tipi reattivi di sali di bario può innescare la patogenesi della sclerosi multipla. L’unione del bario con i solfati liberi priva le molecole endogene di proteoglicani solfati (solfato di eparina) del loro co-partner solfato, bloccando così la sintesi degli S-proteoglicani ed inibendo la loro funzione cruciale nella segnalazione del fattore di crescita dei fibroblasti (fibroblast growth factor – FGF). Tale fattore stimola i progenitori degli oligodendrociti a regolare la crescita e l’integrità strutturale della guaina mielinica.

La perdita dell’attività degli S-proteoglicani spiega altri aspetti cruciali della patogenesi della sclerosi multipla, così come l’aggregazione delle piastrine e la proliferazione dello stress ossidativo generato dai perossidi. L’intossicazione da bario disturba la pompa ionica sodio-potassio: la disfunzione di tale meccanismo è un’altra sfaccettatura caratteristica della Sclerosi multipla. Il manifestarsi contemporaneo di casi di patologie neurodegenerative in questi ecosistemi contaminati dal bario suggerisce che queste malattie possono dipendere da una comune inibizione dei sistemi di segnalazione mediati dal fattore di crescita dei solfato proteoglicani. La genetica dell’individuo determina in fin dei conti quale particolare malattia insorga.

Mark Purdey, a margine della sua ricerca, così scriveva:

The billeting of the military in the MS affected communities of the Faroes, Iceland, Saskatche-wan-Alberta borders, Guam, the Gulf war zones, etc, has been associated with the onset of MS and other neurodegenerative epidemics, and this could be correlated to the sudden contamination of the local atmospheres following detonations of Ba based explosives during military conflicts or exer-cises, or due to other military uses of Ba such as radar ducting aerosols. Other routes of Ba exposure in the MS clusters involve the proximity of the indi- vidual's home, workplace or water supplies to quarry explosions or the spreading of spent Ba dril-ling mud across farmland – a waste product of the fast expanding oil and gas well industry that was observed in the Alberta-Saskatchewan MS clusters.

The levels of Ba recorded normal in the identical soil types of the MS-free adjoining area, suggesting that the high Ba re-corded beneath the MS affected jet flightpath zone derives from a pollutant source that is linked to the activities of the aircraft – such as a Ba based system of atmospheric cloud seeding for fog dispersion, or from the common practise of adding Ba into jet fuels for capturing sulphur, suppressing exhaust smoke, as well as creating a Ba ion atmospheric aerosol ducting path – for enhancing-refracting radio and radar signals during military jet practise or battlefield operations.

Another possible source of Ba contamination may have stemmed from the aerial dispersal of Ba based aerosols – such as the barium strontium titanate compounds used for enhancing radar/radio wave transmission – along the flight paths of the military jet 'low flying' test zones that operate over these specific MS affected valleys in Scotland. The author recorded high levels of Ba in all of these Aberdeenshire MS cluster ecosystems, which included levels of Ba at 46 and 694 ppm in the vegetation and soils lying beneath the flight path entering the local military airbase at Lossiemouth.

Articolo correlato: La strana storia di Mark Purdey, 2017

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