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giovedì 19 agosto 2021

Grafene... Chi era costui?

Grafene… Chi era costui? Ah, ecco dove avevamo già orecchiato questo termine, anzi, per la precisione, il vocabolo “grafite”: in un articolo relativo ad uno studio referato del geofisico statunitense, Marvin J. Herndon.

Il grafene è ottenuto dalla grafite, minerale del carbonio. Si presenta in cristalli tabulari a contorno esagonale o, più spesso, in forme lamellari, grigio-nere con lucentezza metallica, untuose al tatto. La grafite è un materiale morbido, caratteristica che le deriva dalla sua particolare struttura: infatti nella grafite gli atomi di carbonio sono disposti su strati paralleli costituiti da un reticolo di esagoni regolari. La presenza nel reticolo di elettroni mobili conferisce alla grafite elevata conducibilità elettrica, rendendola adatta per la costruzione di elettrodi. Possiede pure una notevole resistenza agli sbalzi termici.

Nella stessa ricerca è citata pure la magnetite. La magnetite (Fe2+Fe3+2O4) è un minerale ferroso con alto tenore di ferro (72,5%). È inoltre il minerale con le più intense proprietà magnetiche. In natura si presenta in cristalli neri, opachi oppure in masse granulari o compatte. È presente in piccole quantità nel corpo umano, dove è localizzata tra il naso e gli occhi, all'interno dell'osso etmoide (l'area guarda caso interessata dagli invasivi ed inutili tamponi PCR).

La magnetite è un materiale ferromagnetico. Il ferromagnetismo è una proprietà di alcuni materiali (ferro, nichel, cobalto etc.) che, sottoposti all’azione di un campo magnetico anche debole presentano permeabilità magnetica variabile e proporzionale al campo stesso. La permeabilità magnetica è la grandezza fisica che esprime l’attitudine di una sostanza a lasciarsi magnetizzare.

Ora, come abbiamo già avuto modo di osservare, la biogeoingegneria clandestina ha preparato il terreno a questa metamorfosi dell’essere umano in un apparato radioricevente. Si può immaginare quali sono e saranno le conseguenze della diffusione nell’organismo di composti ed elementi, magnetici e no, per mezzo di mascherine, tamponi e soprattutto grazie ai filtri magici (i cosiddetti vaccini) ammanniti dalla maga Circe…

Fonte: Enciclopedia delle Scienze, Milano, 2000, s.v. ferromagnetismo, grafite, permeabilità magnetica

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Range finder: come si sono svolti i fatti

domenica 14 luglio 2019

Tre segnalazioni bibliografiche



Diamo conto di tre pubblicazioni inerenti al tema della geoingegneria clandestina alias "scie chimiche". Sono volumi di notevole interesse e spessore.

M. Giaccio, Il climatismo: una nuova ideologia

Non esistono dati che provino una correlazione statisticamente significativa fra l'aumento della produzione di anidride carbonica di origine antropica (meno del 5% di quella naturalmente presente nell'atmosfera - si ricordi che il biossido di carbonio costituisce solo lo 0,07 per cento dei gas atmosferici) e il riscaldamento globale. L'aumento di temperatura, stimato in 0,8 °C negli ultimi 170 anni, è probabilmente legato all'attuale fase geologica di deglaciazione e quindi è di origine naturale. Se si esaminano le procedure con le quali vengono prodotti i rapporti dell'Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), si comprende facilmente che non sono documenti scientifici ma "istruzioni politiche". Una delle conseguenze dell'applicazione del protocollo di Kyoto, basato su una non provata responsabilità umana, è stata la creazione di un mercato finanziario (quello legato ai certificati dei crediti di biossido di carbonio) che ha assunto tutte le forme tipiche di detto mercato ed ha fornito agli speculatori ed ai truffatori un aggiuntivo strumento di speculazione e di frode. Le analogie fra l'attuale sistema dell'IPCC e quello che fu il Club di Roma del 1971 sono impressionanti. Hanno in comune, fra l'altro, l'attribuzione all'uomo di una catastrofe incombente ma non ineluttabile, in quanto l'uomo è ancora in tempo per riprendere il controllo del suo destino, modificando i suoi comportamenti. Hanno in comune l'idea che tutta la Terra è un organismo stazionario e che soltanto l'uomo è in grado di far mutare questo stato idilliaco del pianeta. Probabilmente il "climatismo" è uno strumento per eseguire prove generali per un governo globale, ovviamente monocratico e non sussidiario.

Weatherwar101, No natural weather: introduction to geoengineering 101, 2014 (con una prefazione a cura di S. Smallstorm)

C'era una volta in cui, in tutto il mondo si vedevano soffici nuvole bianche in un cielo blu. Oggi vediamo linee e strisce bianche e molti di noi, in parecchi paesi, vivono sotto uno strato di foschia bianca. I bambini non sanno come siano le nuvole reali. Vi ricordate i cirri d'alta quota, piumati e bianchi, composti da cristalli di ghiaccio? Non si vedono cirri veri da almeno quindici anni. Quello che si può osservare oggigiorno è ciò che la N.A.S.A. chiama "cirri artificiali" o "cirri creati dagli aerei", un'effettiva ammissione di qualcosa di innaturale.

"No natural weather" è un testo ben scritto sulla modifica dei fenomeni meteorologici e su molto altro, concepito per i neofiti, ma anche pieno di spiegazioni e chiarimenti che si aggiungeranno alle conoscenze di coloro che già hanno contezza del problema. E' un testo che ci permette di apprendere che il pianeta è alterato in modo tale che forse non potrà riprendersi. E' tempo di dar voce al nostro potere collettivo, ma prima bisogna condividere le informazioni.

E. Freeland, Under an Ionized Sky: From Chemtrails to Space Fence Lockdown, 2018

È difficile credere che il nostro pianeta sia stato trasformato in un'arma davanti ai nostri occhi, ma è esattamente quello che è successo. Innanzitutto, siamo stati sedotti dalle comodità e dai "vantaggi" di un mondo wireless; quindi, la sperimentazione atmosferica occultata dietro la frode dei "cambiamenti climatici" dovuti al biossido di carbonio, ha trasformato l'aria che respiriamo in un'antenna. Ora, la geoingegneria a cui siamo sottoposti da alcuni decenni è diventata qualcosa di abnormemente normale, mentre una sorta di "recinzione spaziale" sta per essere costruita attorno e dentro di noi. E' questa l'età spaziale che ci hanno promesso?

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domenica 1 novembre 2015

Nanotubi di carbonio trovati nelle vie aeree di bambini abitanti a Parigi



Una recente indagine medica ha potuto appurare che nei bronchi e negli alveoli polmonari di bambini residenti a Parigi, la Ville merde, sono presenti nanotubi di carbonio. La causa principale di questa condizione epidemiologica, secondo gli autori della ricerca, non è chiara, ma è ormai assodato che la comparsa dei nanotubi di carbonio non è un prodigio del mago Zurlì, essa si deve alla geoingegneria clandestina. Le chemtrails, come ha dimostrato tra gli altri il geofisico statunitense Michael J. Herndon, sono proprio collegate alla dispersione delle nanostrutture in oggetto. La ricerca conferma pure alcune nostre precedenti acquisizioni. E’ palese il collegamento tra inquinamento da aerosol chimico e patologie come l’asma, la mortale bronchiolite costrittiva e la polmonite atipica, affezioni la cui eziologia non è da ricondurre ad infezioni batteriche o virali, ma all’inalazione di pernicioso particolato fine ed ultrafine.

Particolato fine è stato reperito nei bronchi e negli alveoli di bambini asmatici. Nanotubi di carbonio di origine antropica sono stati trovati in tutti i campioni ad indicare altresì che gli esseri umani abitualmente respirano queste nanostrutture. […]
Questi nanotubi sono associati ad effetti negativi sulla salute anche nel range di concentrazioni inferiori a quelle raccomandate dall'Organizzazione mondiale della sanità. Abbiamo dimostrato che i nanotubi di carbonio (CNT) sono presenti nelle vie aeree dei bambini asmatici parigini. Queste nanostrutture sono simili a quelle presenti nelle polveri e negli scarichi dei veicoli, così come assomigliano a quelli precedentemente rilevati nell'atmosfera negli Stati Uniti d’America, in ragnatele (filamenti di polimeri, n.d.t.) esaminate in India e nel ghiaccio dei carotaggi. Questi risultati suggeriscono che gli esseri umani sono regolarmente esposti a nanotubi di carbonio.

Abstract

Prove schiaccianti dimostrano che il particolato fine (PMS) dell'inquinamento atmosferico penetra nelle vie aeree inferiori e sono associate ad effetti negativi sulla salute. Lo studio instaura un collegamento tra contenuto di carbonio nei macrofagi alveolari (valutato solo al microscopio ottico) ed il declino della funzione polmonare. Tuttavia, per quanto di nostra conoscenza, questo tipo di particolato non era mai stato accuratamente localizzato all'interno delle cellule polmonari umane. L’origine delle componenti in primis responsabili della miscela di particolato è ancora sconosciuta. […] Abbiamo usato una trasmissione ad alta risoluzione elettronica e la spettroscopia a raggi X a dispersione di energia per caratterizzare il particolato fine presente nel liquido di lavaggio bronco-fluido-alveolare ed all'interno delle cellule polmonari di bambini asmatici. […]





© 2015 Pubblicato da Elsevier Inc.

Fonte: ebiomedicine

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martedì 9 novembre 2010

L’aggressione della nanotecnologia al D.N.A. ed all'ambiente

L'articolo che pubblichiamo riguarda gli abnormi danni provocati dalla nanotecnologia, ma anche implicitamente le scie chimiche: le chemtrails, infatti, contengono micidiali nanoparticelle. Non ci sembra sia necessario aggiungere altro: solo notiamo che l'autore dell'inchiesta ha lo stesso atteggiamento irresoluto e poco cristallino di chi sconsiglia l'uso della geo-ingegneria, mentre tonnellate di veleni vengono riversate ogni giorno nella biosfera. Così vengono paventate le possibili insidie di una tecnologia che, priva di veri benefici, ha già aggredito da tempo il pianeta ed i suoi abitanti.

Noi tutti pensiamo che gli articoli personali di uso quotidiano siano inoffensivi: cosmetici, lozioni abbronzanti, calze ed abbigliamento sportivo, ma questi prodotti potrebbero contenere particelle nanotech (novità sviluppata dalla cosiddetta nanotecnologia). Le minuscole particelle generate dalla nanotecnologia hanno dimostrato la loro capacità di far ammalare ed uccidere i lavoratori di fabbriche che usano questo tipo di tecnologia. I rischi conosciuti per la salute umana includono danni gravi e permanenti al polmone, mentre gli studi sulle cellule rivelano danni genetici al D.N.A. Estremamente tossiche per la fauna acquatica, le nanoparticelle comportano chiari rischi per molte specie e minacciano l’intera catena alimentare.

Le nanoparticelle sono state presentate dall’industria come il meraviglioso ingrediente di nuovi prodotti per l’igiene personale, il confezionamento degli alimenti, le vernici, le procedure mediche, gli articoli farmaceutici, gli pneumatici ed i pezzi di automobile, tra il numero sempre crescente di altri prodotti di consumo. Le compagnie cosmetiche aggiungono nanoparticelle di diossido di titano alle creme solari per renderle trasparenti sulla pelle. I produttori di abbigliamento sportivo hanno inventato vestiti inodori che contengono nanoparticelle d’argento, due volte più tossiche per i batteri rispetto alla candeggina. Le compagnie industriali automobilistiche hanno aggiunto nanofibre di carbonio per rinforzare pneumatici e pannelli di carrozzeria.

Secondo il "Progetto statunitense sulle Nanotecnologie Emergenti" (P.E.N.), gli articoli per la salute ed il fitness continuano a dominare l’offerta della produzione nanotecnologica, raggiungendo il 60% dei prodotti conosciuti. Il nanoargento è il nanomateriale più impiegato, grazie alle sue proprietà antimicrobiche: nella fabbricazione di gran parte di prodotti, infatti, ben 259 di essi lo contengono (il 26% di 1.000 articoli studiati). L’inventario aggiornato del PEN presenta i prodotti di 24 paesi, inclusi Stati Uniti, Cina, Canada e Germania.

Finora i nanomateriali sono stati così poco compresi che gli scienziati non sono in grado di predire come si comporteranno e di testare la loro sicurezza (sic). Più di 1.000 articoli di consumo manifatturati con nanoparticelle, che possono essere fino a 100 volte più piccole di un virus, sono già sul mercato, nonostante la quasi totale assenza di dati certi sui pericoli che comportano per la salute umana e l’ambiente. Mentre queste particelle atomiche possono essere un beneficio in alcune applicazioni mediche (sic), scienziati ed ambientalisti richiedono maggiori studi. Fino ad oggi sono pochi gli effetti nocivi riscontrati di questa nuova tecnologia virtualmente non regolamentare. Ma questa mancanza potrebbe essere dovuta proprio agli scarsi studi che sono stati condotti nella fretta di trovare un sempre maggior numero di applicazioni nanotech redditizie.

La nanotecnologia, la scienza dell’infinitamente piccolo, è un’importante industria emergente, con un mercato annuale proiettato intorno a un trilione di dollari statunitensi entro il 2015. Essa implica la manipolazione o la produzione di nuovi materiali a partire da piccole porzioni di materia leggermente più grandi di atomi e molecole; argento e carbonio costituiscono i materiali base più importanti.

I nanomateriali sono più piccoli del diametro di un capello umano e possono essere osservati solo attraverso potenti microscopi. Un nanometro è la miliardesima parte di un metro, un capello umano misura circa 80.000 nanometri. Un atomo è pressappoco la terza parte di un nanometro e le nanoparticelle sono gruppi di atomi di solito più piccoli di cento nanometri. Le minuscole particelle di materiali presentano spesso proprietà uniche e diverse da quelle degli stessi materiali in scala più grande. Le nanoparticelle devono il loro successo alle straordinarie e, a volte, davvero insolite, proprietà che possiedono. Ad esempio, le racchette da tennis costruite con nanotubi di carbonio sono incredibilmente forti, mentre i pezzi più grandi di grafite si rompono facilmente. L’industria medica sta investendo enormemente sulle nanoparticelle per creare farmaci di precisione in grado di mirare a specifici tessuti, come le cellule cancerose (sic). Mentre alcuni di questi nuovi materiali possono avere applicazioni benefiche nelle procedure mediche, medicazioni di ferite e prodotti farmaceutici (?), cresce la preoccupazione sui possibili effetti tossici. Le nanoparticelle sono state collegate soprattutto alle malattie polmonari ed ai danni genetici.

Nel corso di un nuovo studio britannico, gli investigatori hanno riscontrato un processo mai visto prima, soprannominato “toxic gossip”, in cui le nanoparticelle di metallo danneggiano il D.N.A., perfino attraverso le barriere di tessuto epidermico intatte. I ricercatori hanno definito la scoperta come un’”enorme sorpresa”, poiché le nanoparticelle, sembra, abbiano indirettamente creato dei danni.

Adesso, per la prima volta, uno studio scientifico ha stabilito una relazione chiara e causale tra il contatto umano con le nanoparticelle e gravi problemi di salute. Secondo un articolo pubblicato sull’ European Respiratory Journal da un gruppo di ricercatori cinesi diretti da Yuguo Song, del "Dipartimento di Medicina del Lavoro e Tossicologia Clinica del Chaoyang Hospital" di Beijing (Pechino), sette giovani operaie si sono gravemente ammalate dopo aver lavorato in una fabbrica di vernici che usava la nanotecnologia. Le operaie hanno sofferto danni gravi e permanenti ai polmoni, oltre ad eruzioni cutanee su viso e braccia. Due di loro sono morte, mentre le altre cinque non sono ancora guarite, nonostante siano passati diversi anni.

Circa cinquecento studi hanno dimostrato la tossicità della nanotecnologia per gli animali, le cellule umane e l’ambiente. Sebbene l’articolo di Song provi per la prima volta l’evidenza della tossicità negli esseri umani, secondo la ricercatrice Silvia Ribeiro questo risultato potrebbe essere solo la punta dell’iceberg di un’industria estremamente rischiosa.

Gli agglomerati di nanoparticelle dello stesso materiale, invece, si comportano diversamente, in modo più potente, più tossico, ed hanno proprietà radicalmente differenti. Ciò che le rende così utili rende anche la loro sicurezza così incerta. È necessaria una ricerca immediata e approfondita sulla tossicità delle nanoparticelle. Gli effetti sulla salute umana e sull’ambiente derivano dalle nanoparticelle che si riversano nei condotti idrici attraverso il trattamento delle acque reflue, colpendo gli organismi che vivono nell’acqua e le persone che bevono e cucinano con quell’acqua.

Le nanoparticelle che destano maggiore preoccupazione sono tre: quelle d’argento, le nanofibre di carbonio e le cosiddette “buckyballs”, ovvero microscopiche strutture di carbonio a forma di pallone da calcio.

Il nanoargento è noto per la sua alta tossicità verso la vita acquatica. Mentre per gli esseri umani l’argento risulta più sicuro di altri metalli tossici come il piombo e il cromo, per gli organismi acquatici purtroppo non è così. L’argento è più tossico per molti organismi di acqua dolce e salata, risalendo dal fitoplancton (alla base della catena alimentare) fino agli invertebrati marini, come ostriche e lumache, e per i pesci, soprattutto nella loro fase di crescita. Molte specie di pesci e crostacei, così come i pesci di cui si nutrono, sono vulnerabili. La prolungata esposizione all’argento colpisce e spezza la salute dell’ecosistema. Il nanoargento è significativamente più tossico dei pezzi d’argento, perché le particelle microscopiche in una vasta area aumentano la loro capacità di interagire con l’ambiente. È stata comprovata la capacità del nanoargento di rompersi, scomporsi e infiltrarsi nell’acqua quando, per esempio, gli indumenti sportivi contenenti nanoparticelle d’argento per il controllo degli odori, vengono centrifugati nelle lavatrici. Secondo uno studio sulle nanoparticelle d’argento adoperate come antimicrobici nei tessuti, su sette campioni testati, quattro di questi hanno perso dal 20 al 35% dell’ argento al loro primo lavaggio ed una marca ha perso la metà del suo contenuto d’argento già dopo i primi due lavaggi, andando a finire direttamente nell’ambiente. Molti corsi d’acqua si stanno riprendendo dagli alti livelli d’argento introdotti dall’industria fotografica durante il ventesimo secolo. I nuovi prodotti contenenti nanoparticelle d’argento possono risultare altamente tossici per i livelli d’argento che verrebbero così reintrodotti nei fiumi e nei laghi attraverso gli impianti per il trattamento delle acque.

Le nanofibre di carbonio aggiunte agli pneumatici ed intessute nell’abbigliamento per produrre diversi colori senza usare tinte, sono tendenzialmente impiegate anche in prodotti attraverso i quali potrebbero essere inalate provocando danni ai polmoni. In uno studio pubblicato sul Journal of Molecular Cell Biology, i ricercatori cinesi hanno scoperto che una classe di nanoparticelle ampiamente sviluppata in medicina, i dendrimeri poliamidoaminici (PAMAM), causa danni ai polmoni, innescando un tipo di cellule programmate, conosciute come cellule mortali autofagiche. Inoltre, le “buckyballs” a base di carbonio hanno dimostrato di essere assorbite dagli organismi semplici, sollevando la preoccupazione che le sostanze tossiche contaminino la catena alimentare danneggiandola alla base.

Oggi, secondo il P.E.N., più di un mille prodotti basati sulla nanotecnologia, sono stati resi disponibili ai consumatori di tutto il mondo. Il più recente aggiornamento dell’inventario, risalente a tre anni e mezzo fa, riflette il crescente uso delle minuscole particelle in ogni cosa, dai prodotti convenzionali come gli utensili da cucina antiaderenti, accendigas, racchette da tennis più resistenti, fino a dispositivi sofisticati come sensori indossabili che monitorano la postura.

“L’uso di nanotecnologia nei prodotti per i consumatori continua a crescere rapidamente”, afferma il direttore del P.E.N. David Rejeski. "Quando abbiamo avviato l’inventario nel marzo 2006, c’erano soltanto 212 prodotti. Se l’introduzione di nuovi prodotti dovesse continuare a questo ritmo, il suo numero potrebbe avvicinarsi a 1.600 entro i prossimi due anni. Questo porterà a significative cause legali per negligenza contro organismi come la Food and Drugs Administration (Agenzia per gli Alimenti e i medicinali) e la Consumer Product Safety Commission (C.P.S.C.), che spesso adottano provvedimenti insufficienti ad identificare prodotti nanotech, prima che vengano introdotti sul mercato”.


Fonte: http://www.comedonchisciotte.org






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